2023-08-22
Su Sky il documentario sulle origini di Oppenheimer
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«To end all war: Oppenheimer & The atomic bomb» (Sky Documentaries)
L’emittente, alla vigilia dell’uscita italiana della pellicola, ha deciso di mandare in onda To end all war: Oppenheimer & The atomic bomb, storia vera di J. Robert Oppenheimer e del progetto rinominato Manhattan.Un film, insieme a Barbie, ha segnato l’estate: Oppenheimer, tanto virale da finire in un hashtag. L’ultima pellicola di Christopher Nolan, in Italia dal 23 agosto, si è diffusa sui social ben prima di finire in sala.#Barbieheimer, si è letto in rete, dove gli utenti sono impazziti nel tentativo di trovare un hashtag che sintetizzasse al meglio l’estate cinematografica. L’estate degli estremi, di una battaglia culturale ed emotiva, lo scontro fra il pop e l’epica, il rosa e il colore oscuro della guerra. Il fenomeno che ha indotto Variety a parlare di «evento cinematografico dell’anno». Oppenheimer, prima ancora di vedere il proprio debutto, è diventato il polo di una dialettica a lui estranea, la dialettica dell’arte, quella di cui si è parlato per tutto giugno e luglio fino ad agosto. Oppenheimer vs Barbie, Oppenheimer e basta, Oppenheimer di cui anche Sky Documentaries ha deciso di raccontare. L’emittente, alla vigilia dell’uscita italiana della pellicola, ha deciso di mandare in onda To end all war: Oppenheimer & The atomic bomb, storia vera di J. Robert Oppenheimer e del progetto rinominato Manhattan. Il filo, nel documentario, è avvolto per intero. Oppenheimer è lo scienziato scelto per dirigere il laboratorio di Los Alamos. E c’è una frenesia buona, la frenesia che precede la scoperta, nel suo vivere quotidiano. Oppenheimer studia, tenta, lontano ancora dalle consapevolezze cui la sua ricerca lo porterà. Nel documentario, in onda su Sky Documentaries alle 21.15 di martedì 22 agosto, è lo stesso Nolan a raccontare il giovane e il suo talento straordinario, la dedizione con la quale ha accettato, nel 1942, di mettersi al servizio degli Stati Uniti e dirigere il cosiddetto progetto Manhattan. Nolan parla di Oppenheimer insieme ad altri, nella produzione.Bill Nye, il nipote, Charles Oppenheimer, il sopravvissuto di Hiroshima Hideko Tamura. Sono diverse le figure chiamate a raccontare non il fisico ma l’uomo, il suo genio scientifico e la crisi di coscienza che ha saputo scatenare. «Sono diventato Morte, il distruttore di mondi», avrebbe detto Oppenheimer, morto nel 1967 per un cancro alla gola, dopo aver portato a termine il Trinity Test, nel deserto del New Mexico. Era il 16 luglio 1945, il cielo chiaroscuro che precede l’alba. Oppenheimer, insieme ai migliori fisici nucleari del mondo, doveva studiare la fissione nucleare e applicarla all’ambito militare. Creare nuove armi, nuovi congegni che potessero portare gli Alleati a vincere la Seconda Guerra Mondiale. Il 16 luglio 1945, nel bel mezzo del nulla, ci è riuscito. La detonazione di quella che sarebbe passata alla storia con bomba atomica è stata portata a termine. Ma nell’aria pesante e grigia del fungo atomico, dietro l’apparente successo, Oppenheimer non ha visto il proprio trionfo. Ha visto la fine, la propria e quella del mondo. Ha visto la potenza distruttiva che gli avrebbe roso la coscienza. Ha visto la Morte. Ed è di questo, della visione tra il fumo, della crisi che ne sarebbe derivata, che racconta To end all war: Oppenheimer & The atomic bomb, documentario raccomandato a chiunque voglia approcciarsi alla pellicola di Nolan con cognizione di causa.