2024-08-29
Stupro di gruppo, bufera a La7 e al «Domani»
Sara Giudice e Nello Trocchia (Imagoeconomica)
L’inviata di «Piazza Pulita» Sara Giudice e Nello Trocchia, cronista del quotidiano fondato da Carlo De Benedetti, sono accusati di aver violentato nel gennaio 2023 una giornalista, che era stata drogata. La pm ha chiesto l’archiviazione, ma la vittima si oppone.Nello Trocchia e Sara Giudice sono due volti noti del giornalismo d’inchiesta di sinistra. Coppia nella vita e nella professione, lavorano entrambi per Domani, il giornale di Carlo De Benedetti, tessera numero 1 del Pd, e per La7 di Urbano Cairo. Trocchia ha firmato decine di articoli e inchieste sul centrodestra e sull’attuale governo senza risparmiare durissimi atti d’accusa nei confronti dei vertici di Fratelli d’Italia e della Lega in particolare. Tra i suoi ultimi servizi: «Gli amici della fondazione An, i rapporti con camerati e boss»; «Fdi e il regalo agli abusivi: i fascisti non pagavano l’affitto»; «Meloni e l’indagine fantasma, anatomia del falso complotto»; «L’ultima estate da ministra, i nuovi guai di Santanchè»; «Le telefonate con i boss stragisti, indagine sul primo circolo forzista»; «Durigon e il giallo all’inglese, gli strani affari di Modaffari». L’elenco, in realtà, sarebbe molto più lungo. Per la sua attività di cronista Trocchia è sotto inchiesta, a Perugia, nello scandalo che ha travolto il sottufficiale della Guardia di finanza, Pasquale Striano, per i presunti dossieraggi su politici e vip. In qualità di «giornalista richiedente le informazioni», Trocchia avrebbe ottenuto dal militare notizie riservate, estrapolate abusivamente dalle banche dati, condensate in 11 files wetransfer.La Giudice, invece, lavora a Piazzapulita con Corrado Formigli ed è specializzata sui temi dell’immigrazione. Nel marzo 2023 fece scalpore la decisione del conduttore di farle mostrare in studio un paio di scarpette logore di un bambino annegato nel naufragio di Cutro (94 vittime su 180 profughi).Nello Trocchia e Sara Giudice sono indagati, a Roma, per l’articolo 609 octies e 609 ter: ovvero per violenza sessuale di gruppo con l’aggravante prevista nel caso di «sostanze alcoliche, narcotiche o stupefacenti o di altri strumenti o sostanze gravemente lesivi della salute della persona offesa». La pm titolare del fascicolo, secondo quanto risulta alla Verità, ha avanzato richiesta di archiviazione che sarà discussa nel prossimo dicembre anche e soprattutto alla luce dell’opposizione presentata dai legali della vittima, una collega giornalista, che contestano le conclusioni di fatto e di diritto del magistrato.La storia, che va raccontata per come emerge dagli atti giudiziari sottolineando la presunzione d’innocenza per i due indagati, tenacemente difesi dall’avvocato Grazia Volo, inizia il 2 febbraio 2023 quando la parte offesa denuncia alla Squadra mobile di essere rimasta vittima di violenza sessuale. La giovane, la sera del 29 gennaio, aveva trascorso la serata in un pub di Trastevere per festeggiare il compleanno di Sara Giudice. In quell’occasione, la vittima ricordava di aver bevuto una birra e due gin tonic ritirati al bancone del bar. Dopo mezzanotte, ricostruisce la pm nella richiesta di archiviazione, quando ormai il grosso della compagnia era andato via, la Giudice aveva iniziato ad assumere atteggiamenti disinvolti verso la sua ospite, dandole un bacio a stampo e passandole la panna della torta sulle labbra sì da suscitare i piccanti commenti di Trocchia.Qualche minuto più tardi, la vittima avrebbe bevuto da un bicchiere un sorso di rum o di whisky passatole da un soggetto non meglio identificato. Ed è questo il gesto attorno a cui ruota gran parte dell’inchiesta. È a quel punto, infatti, che i ricordi e la memoria della parte offesa si offuscano. È il buio. La vittima rammenta solo che la festeggiata le avrebbe detto: «Quanto sei bona...».Il locale frattempo si svuota e pure i pochi superstiti vanno via. I tre - Trocchia, la Giudice e la vittima - si ritrovano su un taxi diretto a casa dei due giornalisti, a San Giovanni in Laterano. La vittima è al centro sia del sedile sia delle attenzioni dei due amici-colleghi. I quali, c’è scritto nelle carte giudiziarie, la baciano a turno e la palpeggiano. Le dicono che passeranno la notte insieme. La giovane è incapace di reagire, si sente imbambolata. Arrivati a destinazione, i tre scendono dall’auto. Trocchia e la compagna, scrive il sostituto procuratore, insistono con la vittima affinché salga da loro. La giovane però riacquista un barlume di lucidità e riesce a fuggire. Tremando, raggiunge il taxi. Apre la portiera e si tuffa dentro. Il tassista confiderà poi agli investigatori di essersi accorto delle sue condizioni critiche e di aver voluto attendere qualche minuto in più per precauzione. La vittima trema sul sedile posteriore e chiede di tornare a casa. Lo spavento è tale da confessare al conducente di essere sconvolta dal comportamento dei due. È così impaurita che guarda in maniera sospetta lo stesso conducente che, intuendo la difficoltà, la rassicura. Giura che non vuole fare «come quell’altro lì e saltarle addosso». La vittima ritorna nella sua abitazione, dove ad attenderla c’è il compagno con cui si confida. Prima di andare via, il tassista le lascia il suo numero di cellulare per qualsiasi esigenza.L’indomani lo stato di confusione della vittima non passa, ed è strano perché il malessere e lo stato di impotenza della sera prima non sono spiegabili con una birra e due gin tonic. I ricordi si confondono dal momento in cui una mano ignota le ha allungato il bicchiere. I sospetti iniziano ad affollarsi nella sua mente. La vittima decide così di portare ad analizzare un campione di urina. Il responso è positivo al Ghb, l’acido gamma-idrossibutirrico meglio conosciuto come «droga dello stupro». Il campione viene acquisito dall’ospedale di Tor Vergata ma l’esame della Procura dà esito negativo. Punto quest’ultimo che la difesa della vittima respinge con una nuova consulenza che contesta metodologia e conclusioni del primo responso. La pm rigettata inoltre la richiesta di analisi del capello della vittima.L’iter della denuncia, intanto, va avanti.Il tassista, Patrizio F., viene interrogato dopo una settimana. E racconta quel che ha notato nell’abitacolo. Riferisce anzitutto di aver sentito Trocchia chiedere e ottenere dalla compagna il permesso di baciare la ragazza e di salire tutti e tre nell’appartamento. È Sara a comandare, a quanto pare. Una conferma del «carattere dominante» della Giudice così come emerso pure dalla denuncia della vittima. Il conducente segue la scena dallo specchietto retrovisore ma la visuale è ostacolata dai sediolini, come riferirà più volte ai poliziotti. E poi non vuole apparire troppo interessato alle avances che la coppia riserva alla ragazza. Questo però non gli impedisce, finita la corsa, di soffermarsi in strada e di aspettare come va a finire col trio. È una intuizione che consente alla vittima di ritornare a bordo e di farsi accompagnare al suo domicilio. Quando lei gli riferisce l’indirizzo e inizia a rivelare quel che è accaduto, il conducente si accorge che «sbiascicava». Un sintomo difficilmente spiegabile con un paio di drink e una birra.Quel che Patrizio F. ignora è che il suo telefono è sotto intercettazione. Lo è da quando Trocchia lo ha contattato e incontrato qualche giorno addietro per recuperare un cappello che sarebbe stato lasciato da Sara nel taxi. Un comportamento che allarma la vittima che lo rivela alla polizia. Così gli agenti della Mobile lo ascoltano mentre confida a un amico il motivo della convocazione in Questura e quel che lui ha visto quella notte: «Niente, era la storia de una che mi è entrata in macchina… uno che ha cominciato a provà con la moglie, ce provavano tutt’e due con questa... se la volevano portà a casa, io l’ho presa e l’ho riportata a casa a lei…».Partono gli interrogatori anche dei due indagati, a differenza invece della parte offesa che non sarà mai sentita dalla pm nonostante la norma sul Codice rosso ne preveda l’immediata convocazione. Trocchia conferma che sul sedile sia lui sia la compagna si sono baciati e toccati con la vittima ma che, al momento di andare con loro a casa, la ragazza aveva cambiato idea.La versione della Giudice è di fatto la quasi fotocopia di quella del compagno. Con una sola differenza: afferma che a prendere l’iniziativa sarebbe stata proprio la parte offesa a cui Sara avrebbe opposto un rifiuto a continuare le effusioni e a passare la notte insieme, sorprendendosi della audacia di lei (ricostruzione smentita da un amico che, in un messaggio Whatsapp, ammette che era la Giudice, invece, tra le due, a essere la «più spinta»).A conclusione delle attività d’indagine, la pm inoltra istanza di archiviazione ammettendo comunque due punti qualificanti: riconosce che la vittima era «non in grado di determinarsi» e conclude che gli indagati sarebbero «incorsi in errore in relazione al suo consenso alle condotte oggetto di denuncia».Toccherà ora al giudice delle indagini preliminari sciogliere alcune «ambiguità» nelle investigazioni. Come ad esempio l’identità di chi ha allungato alla vittima il drink che l’avrebbe mandata al tappeto (che cosa conteneva? E in quali quantità?). O ancora capire come sia possibile che la condizione della vittima, da diversi testimoni definita di alterazione psicofisica e di passività, non abbia rappresentato, nella disamina della pm, un elemento di riflessione ulteriore su quelli che sono stati i pesanti approcci di cui la giovane è stata bersaglio.
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