2023-07-12
Lo studio sui morti di caldo che fa comodo all’Ue è stato finanziato dall’Ue
La ricerca dell’università Isglobal pubblicata su «Nature» che parla di 61.000 decessi ha ricevuto fondi europei. I socialisti alzano i toni per evitare il flop del Green deal.Avrete notato che da qualche giorno a questa parte il dossier clima ha subito una improvvisa escalation. Nei toni e nelle fantascientifiche conseguenze che deriverebbero dal ribollire della terra, frutto a sua volta non tanto dell’inquinamento ma della mancata adesione alle idee sulla transizione ecologica. Il gioco inizia all’indomani della fine del primo lockdown. Quello che per anni è stato un semplice riscaldamento ambientale (ricordiamo i vecchi tempi di Al Gore) è divenuto crisi climatica, poi con il passare dei mesi e con il parallelo tentativo dei socialisti europei di mettere a terra il Green new deal, è divenuto emergenza climatica. Adesso il passo successivo. Tre giorni fa un noto quotidiano italiano progressista titolava: «Arriva Cerberus». Il caldo che secondo gli esperti può causare «possibili danni a organi vitali e al cervello». Ciò che spinge ad alzare i toni è quanto sta avvenendo all’Europarlamento. La maggioranza Ursula rischia di spaccarsi, anzi di sciogliersi, di fronte al voto sulla legge Natura. Si tratta di uno dei pilastri principali del Green new deal così come è stato immaginato dai socialisti europei e realizzato dal vice presidente olandese Frans Timmermans. Il Ppe guidato da Manfred Weber ha fatto un passo indietro per due motivi. Uno di principio. Sembra aver compreso che questo modello di transizione possa portare solo il binomio ambiente e povertà e dunque deindustrializzare il Vecchio continente. Il secondo motivo è più opportunistico. Serve al Ppe per sganciarsi dal Pse e muovere verso nuove alleanze in vista delle elezioni del giugno prossimo. Fatto sta che oggi in Aula è previsto il voto. Il rischio che venga bocciato tutto il pacchetto della legge Natura c’è. Così ieri abbiamo assistito al livello ulteriore dell’allarme. «La strage del clima», titolava La Repubblica. «In Europa si muore di caldo: la scorsa estate 61.000 vittime». Insomma, poco meno del Covid. La conta del devastante effetto - ovviamente imputabile alle destre che si oppongono al modello socialista - è stata fatta in Catalogna dove un gruppo di studio ha lavorato a un report pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature. La ferale scoperta è firmata dall’università Isglobal di Barcellona. Non tocca a noi qui entrare nel merito dei numeri. C’è un altro pezzo in pagina (e online) a firma Sergio Barlocchetti che spiega nel dettaglio come gli studiosi siano arrivati a conteggiare tale cifra di morti. Spiega benissimo come i numeri siano stati accostanti senza dimostrazione di correlazione. Il punto per noi è un altro. Chi ha pagato la ricerca. Il dato è pubblico ed è contenuto nelle note a piè pagina. Ma ovviamente l’Unione europea in prima istanza grazie a due grandi progetti di finanziamento che transitano dallo schema Horizon 2020. Si tratta dell’European research council consolidator grant early- adapt. Un gruppo misto che si occupa di correlare analisi di inquinamento e morti precoci. L’altro elemento di sostegno del progetto è Catalyse: una sorta di think tank che si dedica alle analisi dei benefici della transizione ecologica sull’uomo. Altri fondi sono arrivati da università spagnole e, sempre tramite i precedenti aggregatori da un network ampio che tra i divulgatori contiene pure il dipartimento di epidemiologia del servizio sanitario regionale Lazio. Celebre ai tempi del Covid e di Nicola Zingaretti. Insomma, una rete che a sua volta ha il compito di amplificare un messaggio che già ha tanti megafoni. Ma non finisce qui. Proseguendo nella lista dei finanziatori di Isglobal si legge che c’è pure il Marie Skłodowska-Curie actions postdoctoral fellowship. Un sistema di borse di studio sostenuto economicamente dalla Commissione Ue. Tutto ciò se rimaniamo nell’ambito del report diffuso ieri. Se poi andiamo a prendere la lista dei sostenitori di Isglobal, al primo posto c’è guarda caso la Commissione con il 28% del totale e al terzo posto, con un 13%, Bill & Melinda Gates foundation. Insomma, il solito giro del fumo. Non è difficile immaginare che, almeno stando alla tempistica, ci sia più di una coincidenza. Alla Commissione alimentata dal socialista Timmermans serve alzare i toni e l’allarme per chiudere il cerchio del proprio potere ed ecco che spunta la ricerca che - guarda caso - conferma le esigenze legislative della maggioranza Ursula. A questo punto vediamo che succederà oggi, ma speriamo di fermarci qui. Altrimenti il prossimo studio dimostrerà che siamo già tutti morti e non ce ne siamo accorti. Credo che non servano altri commenti. Solo una segnalazione. Se si scorre il sito di Early-Adapt l’ultimo pubblicizzato è ovviamente lo studio oggetto di questo articolo. Il penultimo, confessiamo, ce lo eravamo persi. Pubblicato, stavolta su Lancet, dimostra che il 4% delle morti dovute al caldo è da attribuire alla mancanza di alberi nelle città. Strage che si potrebbe evitare piantando il 30% di piante in più. Tutto rigorosamente scientifico.
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