
Secondo Prometeia, l’impatto sul Pil europeo sarà di circa 0,1-0,2 punti, mentre quello sull’inflazione sarà «trascurabile». «Meno del 15% delle esportazioni Ue sarà interessato». Bruxelles continua a trattare con Washington per attenuare le tariffe.I dazi voluti da Donald Trump colpiranno l’economia europea solo marginalmente. A dirlo è uno studio di Prometeia, istituto che si occupa di consulenza e ricerca economica. «Per l’Europa si ipotizza che», spiega il documento, «oltre ai dazi su acciaio e alluminio, gli Stati Uniti incrementino i dazi sulle importazioni di autoveicoli, e che su alcuni prodotti alimentari, specialmente quelli con il maggior disavanzo commerciale Usa, vengano introdotti dazi di reciprocità, con misure attive intorno alla metà del 2025. Con queste premesse, meno del 15% delle esportazioni complessive europee nel mercato statunitense sarebbe interessato dagli aumenti dei dazi americani. L’Europa adotterebbe poi misure protezionistiche analoghe su alcuni prodotti importati dagli Stati Uniti, in linea con quanto già fatto da Cina e Canada. Tutto ciò graverebbe sulla crescita del Pil europeo solo per circa 0,1-0,2 punti percentuali all’anno nei primi tre anni dall’incremento dei dazi, mentre l’impatto sull’inflazione del Vecchio continente risulterebbe trascurabile». Secondo l’indagine, ci sarebbe persino uno spazio per un cautissimo ottimismo. «Tutti gli indicatori congiunturali elaborati nei modelli di nowcasting (previsionali, ndr) Prometeia prospettano una prosecuzione della crescita del Pil italiano in questa prima parte del 2025 su ritmi ancora modesti, seppur con qualche possibilità di una piccola accelerazione rispetto alla seconda parte del 2024».Certo, va detto che la politica dei dazi crea comunque preoccupazione sui mercati e si teme che l’economia italiana potrebbe subire ripercussioni negative sulle esportazioni, in particolare se il deprezzamento del dollaro dovesse far aumentare i costi dei prodotti realizzati in euro. Secondo Prometeia, il nostro Paese potrebbe quindi registrare una contrazione del Pil compresa tra lo 0,1% e lo 0,3% nei prossimi due anni.S&P global ratings ha ritoccato al ribasso le stime di crescita per l’Italia. Secondo il Global Economic Outlook del secondo trimestre, in un contesto di rallentamento globale, accentuato dalla nuova politica commerciale americana, l’Italia registrerà una crescita dello 0,6% quest’anno, in calo rispetto al +0,9% previsto a novembre scorso. Si prevede poi una lieve accelerazione nel 2026, con un +1% (rispetto al +1,1% stimato precedentemente) e nel 2027 (+1% invece del +0,9%), mentre nel 2028 la crescita dovrebbe attestarsi allo 0,9%.Roberto Vavassori, presidente dell’Anfia, l’Associazione della filiera dell’auto, ha attaccato le tariffe: «I dazi sono ingiustificati», ha detto, ricordando che per il comparto l’export fra Usa e Italia vale 5 miliardi.Dal canto suo, l’Ue sta valutando quali concessioni offrire per ottenere la rimozione parziale dei dazi statunitensi. Secondo Bloomberg, durante una serie di incontri a Washington, funzionari europei hanno appreso che non sarà possibile evitare l’imposizione di nuovi dazi, che l’esecutivo statunitense intende attuare dal 2 aprile.In questo contesto, la Commissione ha avviato la redazione di un «term sheet», un documento che definisca i punti di partenza per future trattative. Tra gli elementi in discussione, c’è la possibilità di abbassare alcune tariffe, incentivare investimenti reciproci con gli Stati Uniti e semplificare alcune normative. I dazi, del resto, sono stati concepiti per contrastare quelle che l’amministrazione Trump definisce imposizioni ingiuste, che riguardano sia gli aumenti sui prodotti americani sia le barriere non tariffarie, come le normative interne e i sistemi di tassazione (inclusa l’Iva, le tasse digitali e altre regolamentazioni). L’Ue, da parte sua, sostiene che il proprio sistema di imposta sul valore aggiunto sia equo e non discriminatorio, applicato in modo uniforme a beni domestici e importati. Intanto, non sono mancati i commenti da parte di alcuni politici italiani, anche contro il governo Meloni. «Se davvero Donald Trump mettesse il 25% di dazi sulle importazioni europee, i primi a pagarlo saranno lavoratori, imprese, artigiani, agricoltori italiani», ha detto ieri Elly Schlein, segretario del Pd, «È questo che con forza stiamo dicendo davanti anche all’ambiguità di questa presidente del Consiglio che solo qualche mese fa si proponeva come pontiera tra Trump e l’Europa e in poche settimane già ha voluto ridursi al ruolo di vassallaggio funzionale a un progetto di disgregazione dell’Unione europea su cui dobbiamo fare estrema attenzione». Giorgia Meloni, in un’intervista al Financial Times, aveva detto che sui dazi bisogna mantenere la calma. Secondo il premier, va detto che «ci sono grandi differenze sui singoli beni. È su questo che dobbiamo lavorare per trovare una buona soluzione comune».Ieri inoltre Trump ha parlato con il premier canadese Mark Carney e ha definito la telefonata «estremamente produttiva, siamo d’accordo su molte cose e ci incontreremo subito dopo le prossime elezioni canadesi per lavorare su elementi di politica, affari e tutti gli altri fattori, che finiranno per essere grandiosi». Carney ha ribadito che il Canada reagirà ai dazi.
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2025-09-17
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