2021-08-04
Ombre sugli studi ostili alla cura De Donno
Il plasma iperimmune è usato in Russia, in Africa e fu dichiarato efficace dalla Fda americana. Ma per l'Aifa non ha alcun valore. Anche «Lancet» smontò la terapia. Ma ricerca e stampa medica spesso hanno sbagliato: come nel caso dell'idrossiclorochina.Hanno fatto scalpore le parole della Lucarelli «Il suicidio di un uomo è un evento tragico, ma non c'è stato nulla di eroico nello spacciare per miracolosa una cura che non funzionava, nell'offendere Burioni, nel gettare ombre sulle case farmaceutiche, nel soffiare sulle teorie di complotto e crearsi fake per darsi ragione». Queste parole sono sicuramente molto crude, ma si basano sulle affermazioni di ricercatori, che non hanno confermato i risultati del professor De Donno.Il professor De Donno ha dichiarato di aver guarito in poche ore 58 malati somministrando loro il plasma di pazienti guariti ricco di anticorpi anti Covid. Le alternative sono due, o questa affermazione è vera oppure è falsa. Se fosse falsa le parole della Lucarelli sarebbero giustificate: vorrebbe dire che 58 pazienti erano attori e che hanno tenuto il segreto i medici e gli infermieri del reparto. Per verificare le affermazioni del professor De Donno l'Aifa ha approvato uno studio, dal nome Tsunami, che somministrando plasma iperimmune non ne ha rivelato alcuna efficacia. L'isola Mauritius adotta la cura col plasma e dichiara ottimi risultati. La Fda statunitense ha autorizzato l'uso del plasma iperimmune autorizzazione sotto Trump, nell'agosto 2020, e fu considerata un'arma elettorale. È onestamente difficile avere un'adeguata documentazione sospendendo la somministrazione, quindi la ricerca è stata portata avanti da altri, in particolare da ricercatori indiani: uno studio aperto Placid, è stato pubblicato sul British Medical Journal, su 39 ospedali non rileva variazioni significative o modificazione del decorso clinico somministrando plasma iperimmune. Quindi da un lato abbiamo il professor De Donno, l'isola Mauritius e una serie sparsa di ospedali africani che testimoniano risultati ottimi e la Fda statunitense che dichiara all'inizio risultati incoraggianti, dall'altro due colossi della ricerca, l'Aifa e il Bmj che dichiarano che la cura non ha alcun valore. Si aggiunge The lancet, con uno studio pubblicato nel maggio del 2021: il plasma non funziona. È possibile che la ricerca e la stampa medica scrivano cose non esattamente vere? Nel 2020 la rivista Lancet pubblica un incredibile studio dove si afferma una terrificante pericolosità della idrossiclorochina, vecchio ed economico farmaco che stava dando risultati molto convincenti nella terapia del Covid. La raccolta dati è stata affidata a una società molto ambigua, i dati erano senza senso e quando è stato evidente i tre medici che avevano presentato il lavoro hanno ritirato il loro nome. Siamo di fronte a un inganno non solo gravissimo, ma ridicolo. In base a quest'unico studio, incredibilmente, il 25 maggio l'Oms sospende le sperimentazioni con idrossiclorochina sui pazienti Covid e una maggioranza delle agenzie del farmaco del mondo si adegua. L'articolo pubblicato da Lancet è stato rapidamente demolito da tutti medici degni di questo nome, definito una farsa. Otto giorni dopo viene ritirato, ma il danno è fatto. Che la gente di Lancet possa essersi fatta ingannare da uno studio così rozzamente falso è francamente inverosimile, ma è successo. L'Oms alla luce di ciò ha riammesso l'idrossiclorochina in alcuni trial sperimentali, ma, in una situazione normale, avremmo dovuto assistere alla dimissione in massa dei funzionari che l'avevano tolta. Incredibilmente l'Aifa ne ha vietato l'uso il 26 maggio, e continua a vietarlo, ma solo per il Covid. Il professor Cavanna è riuscito a sbloccare questa follia, ma ci sono parti di Italia dove tuttora l'idrossiclorochina salva vita per il Covid può essere prescritta solo dal reumatologo. La letteratura medica può essere in conflitto di interessi talmente grave da essere senza valore. La letteratura mondiale ha affermato che l'idrossiclorochina è tossica e non funziona: l'idrossiclorochina non è tossica e funziona. Le stesse strutture e le stesse riviste che dichiarano che il plasma non funzionano, affermano però che funzionano gli anticorpi monoclonali. Plasma iperimmune e anticorpi monocolonali sono entrambi basati su anticorpi, se funzionano gli uni, funziona anche l'altro. Se dicessero che gli anticorpi monoclonali funzionano 100 e il plasma funziona meno perché non è standardizzato, la frase avrebbe un senso logico. L'affermazione che gli anticorpi monoclonali funzionano e il plasma non funziona affatto non ha senso perché sono entrambi basati su anticorpi. In luoghi come il terzo mondo il fatto che il plasma abbia un costo bassissimo lo rende l'unico farmaco possibile. La terapia con plasma continua a essere usata con successo in alcuni ospedali italiani ma, soprattutto, in moltissimi ospedali africani, in particolare all'isola Mauritius. Il plasma è usato in Russia: nell'ultimo anno migliaia di donatori hanno donato il plasma e migliaia di riceventi ne sono guariti. Le vite salvate dal professor De Donno sarebbero molte di più di 58. Sono migliaia. Mentre la rivista Science Magazine pubblica lo studio sull'efficacia di quattro anticorpi isolati dal plasma iperimmune, Wikipedia corregge la pagina del professor De Donno dando per scontato che il plasma iperimmune sia una burla.
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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