2019-03-30
Stretta della Chiesa sulle molestie. Obbligo di denunciare tutti gli abusi
A sette mesi dal memoriale Viganò, il Papa firma tre documenti: previste sanzioni per chi tace sulle violenze, i colpevoli saranno rimossi dagli incarichi. Divieto di comportamenti allusivi con i minori e no a foto sul Web.«L'acceleratore di luce leggerà i misteri dell'universo». Lo scienziato del Cern Lucio Rossi è stato nella squadra del Bosone di Higgs: «Non c'è mai un punto di arrivo, cerchiamo l'assoluto e Dio» .Lo speciale comprende due articoli.A sette mesi dalla pubblicazione del memoriale Viganò arriva una prima risposta concreta al dramma degli abusi. I tre documenti firmati dal Papa e pubblicati ieri arrivano a un mese dal termine del summit sulla protezione di minori avvenuto in Vaticano con tutti i capi dei vescovi del mondo dal 21 al 24 febbraio. Erano stati annunciati passi concreti, ed ecco quindi norme e linee guida che traducono nei fatti l'azione della Chiesa per contrastare la piaga degli abusi del clero.I testi, di cui uno in forma di Motu proprio, riguardano soltanto lo Stato del Vaticano. La legge CCXCVII ha la natura di legge penale (non canonica) e introduce alcune importanti novità, innanzitutto all'articolo 3 si parla di «obbligo di denuncia» per «il pubblico ufficiale, che nell'esercizio delle sue funzioni abbia notizia o fondati motivi per ritenere che un minore sia vittima», fatto salvo «il sigillo sacramentale», vale a dire il segreto confessionale. Chi non lo fa sarà sanzionato e la norma riguarda la stragrande maggioranza delle persone che lavorano nella curia romana e per la Santa sede, comprese le nunziature in giro per il mondo: tutti, infatti, svolgono un ruolo di «pubblico ufficiale» e ora sono obbligati, come recita il Motu proprio, «a presentare, senza ritardo, denuncia al promotore di giustizia presso il tribunale dello Stato della Città del Vaticano». Il principio è quello di far maturare «in tutti», si legge ancora nel Motu proprio, «la consapevolezza del dovere di segnalare gli abusi alle Autorità competenti e di cooperare con esse nelle attività di prevenzione e contrasto».Alla categoria del «minore» si equipara quella di «adulto vulnerabile» (articolo 1), che viene definito come «ogni persona in stato d'infermità, di deficienza fisica o psichica, o di privazione della libertà personale che di fatto, anche occasionalmente, ne limiti la capacità di intendere o di volere o comunque di resistere all'offesa». Per tutti i reati in questione (dalla violenza sessuale agli atti sessuali su minori, fino alla detenzione di materiale pedopornografico) si prevede la procedibilità d'ufficio, cioè anche in assenza di denuncia di parte. Viene quindi introdotta una prescrizione di vent'anni che, nel caso di vittima minorenne, inizia a decorrere dal compimento della maggiore età, un termine ben più lungo rispetto a quello finora vigente che era di quattro anni dal compimento del reato. Nello stesso tempo si istituisce, nell'ambito della Direzione vaticana di Sanità e Igiene, un Servizio di accompagnamento per le vittime di abusi.Queste sono novità che, ha dichiarato il giudice del Tribunale vaticano Carlo Bronzano a Vatican news, «si sostanziano in istituti finora inediti, che introducono strumenti sempre più moderni ed efficaci». Anche nel reclutamento del personale si sottolinea il principio per cui «deve essere accertata l'idoneità del candidato ad interagire con i minori».Quest'ultimo passaggio è articolato anche nelle Linee guida, sempre firmate dal Papa, e valide per il Vicariato della Città del Vaticano. Gli operatori pastorali, tra l'altro, devono evitare di «instaurare un rapporto preferenziale con un singolo minore; assumere comportamenti inappropriati o sessualmente allusivi; pubblicare o diffondere anche via web o social network immagini che ritraggano in modo riconoscibile un minore senza il consenso dei genitori o tutori». Chiunque sia dichiarato colpevole «sarà rimosso dai suoi incarichi» e se sacerdote incorrerà in tutto quanto già previsto dalle norme canoniche.Nel Motu proprio si precisa che deve essere garantito «agli imputati il diritto a un processo equo e imparziale, nel rispetto della presunzione di innocenza, nonché dei principi di legalità e di proporzionalità fra il reato e la pena». E, in questo senso, deve essere fatto «tutto il possibile per riabilitare la buona fama di chi sia stato accusato ingiustamente». L'obiettivo generale di tutte queste norme pubblicate ieri, spiega Bronzano a Vatican news, è quello «di garantire una tutela effettiva dei diritti dei minori e, più in generale, delle persone vulnerabili, prevenendo ogni forma di aggressione nei loro confronti e reprimendo, con assoluto rigore e massima priorità, ogni condotta illecita in loro danno». Nessun cenno esplicito, nel documento, viene fatto al tema dell'omosessualità nel clero, pur sollevato da Viganò.Secondo monsignor Charles Scicluna, un protagonista del summit del febbraio scorso in Vaticano, le linee guida pastorali valide per il Vaticano potrebbero servire come esempio e modello per le conferenze episcopali nel mondo. A questi documenti, che entreranno in vigore dal giugno prossimo, seguirà, come annunciato al summit dei vescovi, un vademecum anti abusi pubblicato dalla congregazione per la Dottrina della fede valido per la chiesa universale.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/stretta-della-chiesa-sulle-molestie-obbligo-di-denunciare-tutti-gli-abusi-2633172359.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="lacceleratore-di-luce-leggera-i-misteri-delluniverso" data-post-id="2633172359" data-published-at="1764334141" data-use-pagination="False"> «L’acceleratore di luce leggerà i misteri dell’universo» Nel 1989 cade il muro di Berlino, e con esso, la cortina di ferro. Nello stesso anno nasce il Web, che abbatterà molti «muri» costituiti dalla distanza fisica, spaziale. Il luogo in cui questo accade è il Cern di Ginevra. È grazie a questa invenzione che posso intervistare un «mostro» della scienza contemporanea, il professor Lucio Rossi, via Skype. Rossi è un fisico italiano già responsabile dei magneti superconduttori del mitico acceleratore di particelle, detto Large hadron collider (Lhc) del Cern: è uno dei protagonisti della scoperta del Bosone di Higgs, noto al pubblico con un'espressione più mediatica che scientifica: la particella di Dio. Ora dirige il progetto Lhc ad alta luminosità, volto a aumentare considerevolmente le prestazioni di Lhc. Ci può descrivere in poche parole cosa è il Cern? «Cern sta per European organization for nuclear research, organizzazione internazionale e intergovernativa per la ricerca in fisica nucleare e in fisica delle particelle. L'idea di base è mettere in comune le risorse per poter fare delle infrastrutture significative, con i grandi strumenti scientifici che il singolo Stato non può permettersi. Il Cern ha 22 Stati membri, di cui 21 europei, più Israele. Ci sono poi otto Stati associati, come India, Pakistan, Turchia e Ucraina, e tre Stati osservatori: Usa, Federazione Russa e Giappone. Inoltre cooperano una cinquantina di Stati, come l'Albania, l'Egitto, il Brasile e molti altri». Il direttore generale è un'italiana, Fabiola Gianotti. Qual è il nostro ruolo? «Uno dei padri fondatori è il fisico Edoardo Amaldi, primo segretario generale del Cern tra il 1952 e il 1954. Gli italiani amano collaborare, hanno una buona preparazione universitaria, che permette loro di avere spesso molto successo. D'altra parte le condizioni per la ricerca in Italia sono difficili e i nostri laboratori sono di taglia media. Veniamo dunque molto volentieri al Cern, portando nel nostro Dna l'amore per la scienza, retaggio della nostra cultura cristiana, quella da cui sono sorte le scuole e le università, che si fonda sulla convinzione che conoscere sia un'esperienza fondamentale dell'essere umano». Qual è il compito del «suo» acceleratore? «Prendiamo delle particelle molto piccole, le acceleriamo arrivando vicino, molto vicino alla velocità della luce, e le facciamo incrociare, collidere, l'una contro l'altra. Ricreiamo così delle concentrazioni di energia che esistevano nell'universo primordiale: andiamo verso il Big bang, gettiamo luce sull'origine dell'universo, che nel frattempo si è molto raffreddato. Questo ci permette di conoscere bene di quali mattoni e forze è fatto l'edificio dell'universo. Certo, da un lato conosciamo molto bene le cose che possiamo vedere, ma abbiamo capito che c'è qualcosa di molto importante che ci sfugge, per esempio la materia oscura, così detta perché non la vediamo. Ma non basta accelerare e far scontrare le particelle, ci vogliono anche occhi che vedono (i rilevatori di particelle), una notevole potenza di calcolo e tantissima teoria fisica per interpretare gli eventi». Quali devono essere le virtù dello scienziato? «Ci vogliono doti di natura, occorre masticare la matematica, avere un qualche intuito in fisica. Poi ci vuole la curiosità dei bambini, perché ci permette di porci delle domande. Il dubbio sistematico non porta a nulla. Al contrario, lo scienziato persegue in modo religiosamente fanatico delle intuizioni, delle idee. Domanda è per me sinonimo di apertura al mondo: attirati, catturati dalle bellezze del cosmo, ci domandiamo come e perché». Vengono in mente i pionieri della scienza sperimentale, uomini inclini alla ricerca filosofica e teologica, spesso molto religiosi... «Certamente, perché la religione dà, o cerca di dare delle risposte a delle domande . Chi è religioso ricerca il senso e vuole comprenderlo in modo sempre più approfondito. Le verità della fede, infatti, non sono statiche: vanno penetrate sempre più, perché avendo a che fare con l'essenza dell'umano sono inesauribili. Anche nella scienza accade qualcosa di analogo: la teoria sulla gravitazione di Isaac Newton è stata superata da quella di Albert Einstein e un domani avremo una teoria che sopravanzerà quella del fisico tedesco. Qui al Cern abbiamo trovato il bosone di Higgs, che poteva sembrare un punto di arrivo. E invece no, abbiamo delle discrepanze che ci spingono ad andare oltre». Oggi gli scienziati non sono più religiosi come un tempo… «Anche oggi molti scienziati hanno un senso religioso, del mistero. Che per me si identifica con Dio. Una volta c'erano persone religiose solo per moda culturale; oggi l'onda culturale va in un'altra direzione e ci si adegua. Difficile però trovare scienziati che si dichiarano fermamente atei; molti oggi preferiscono non esporsi, altri si definiscono agnostici o indifferenti. Siamo in un tempo di pensiero debole».
(Esercito Italiano)
Si è conclusa l’esercitazione «Mangusta 2025», che ha visto impiegati, tra le provincie di Pisa, Livorno, Siena, Pistoia e Grosseto, oltre 1800 militari provenienti da 7 diverse nazioni e condotta quest’anno contemporaneamente con le esercitazioni CAEX II (Complex Aviation Exercise), dell'Aviazione dell'Esercito, e la MUFLONE, del Comando Forze Speciali dell’Esercito.
L’esercitazione «Mangusta» è il principale evento addestrativo annuale della Brigata Paracadutisti «Folgore» e ha lo scopo di verificare la capacità delle unità paracadutiste di pianificare, preparare e condurre un’operazione avioportata in uno scenario di combattimento ad alta intensità, comprendente attività di interdizione e contro-interdizione d’area volte a negare all’avversario la libertà di movimento e ad assicurare la superiorità tattica sul terreno e la condotta di una operazione JFEO (Joint Forcible Entry Operation) che prevede l’aviolancio, la conquista e la tenuta di un obiettivo strategico.
La particolarità della «Mangusta» risiede nel fatto che gli eventi tattici si generano dinamicamente sul terreno attraverso il confronto diretto tra forze contrapposte, riproducendo un contesto estremamente realistico e imprevedibile, in grado di stimolare la prontezza decisionale dei Comandanti e mettere alla prova la resilienza delle unità. Le attività, svolte in modo continuativo sia di giorno che di notte, hanno compreso fasi di combattimento in ambiente boschivo e sotterraneo svolte con l’impiego di munizionamento a salve e sistemi di simulazione, al fine di garantire il massimo realismo addestrativo.
Di particolare rilievo le attività condotte con l’obiettivo di sviluppare e testare le nuove tecnologie, sempre più fondamentali nei moderni scenari operativi. Nel corso dell’esercitazione infatti, oltre ai nuovi sistemi di telecomunicazione satellitare, di cifratura, di alimentazione elettrica tattico modulare campale anche integrabile con pannelli solari sono stati impiegati il Sistema di Comando e Controllo «Imperio», ed il sistema «C2 DN EVO» che hanno consentito ai Posti Comando sul terreno di pianificare e coordinare le operazioni in tempo reale in ogni fase dell’esercitazione. Largo spazio è stato dedicato anche all’utilizzo di droni che hanno permesso di ampliare ulteriormente le capacità di osservazione, sorveglianza e acquisizione degli obiettivi.
La «Mangusta 2025» ha rappresentato un’importante occasione per rafforzare la cooperazione e l’amalgama all’interno della cosiddetta Airborne Community. A questa edizione hanno partecipato la Brigata Paracadutisti Folgore, la 1st Airborne Brigade giapponese, l’11th Parachute Brigade francese, il 16 Air Assault Brigade Combat Team britannica, il Paratrooper Regiment 31 e la Airborne Reconnaissance Company 260 tedesche, la Brigada «Almogávares» VI de Paracaidistas e la Brigada de la Legión «Rey Alfonso XIII» spagnole e la 6th Airborne Brigade polacca.
L’esercitazione ha visto il contributo congiunto di più Forze Armate e reparti specialistici. In particolare, l’Aviazione dell’Esercito ha impiegato vettori ad ala rotante CH-47F, UH-90A, AH-129D, UH-205A e UH-168B/D per attività di eliassalto ed elitrasporto. L’Aeronautica Militare ha assicurato il supporto con velivoli da trasporto C-27J e C-130J della 46ª Brigata Aerea, impiegati per l’aviolancio di carichi e personale, oltre a partecipare con personale paracadutista «Fuciliere dell’Aria» del 16° Stormo «Protezione delle Forze» e fornendo il supporto logistico e di coordinamento dell’attività di volo da parte del 4° Stormo.
A completare il dispositivo interforze, la 2ª Brigata Mobile Carabinieri ha partecipato con unità del 1° Reggimento Carabinieri Paracadutisti «Tuscania», del 7° Reggimento Carabinieri «Trentino Alto Adige» e del 13° Reggimento Carabinieri «Friuli Venezia Giulia». Il 1° Tuscania ha eseguito azioni tipiche delle Forze Speciali, mentre gli assetti del 7° e 13° alle attività di sicurezza e controllo nell’area d’esercitazione e alle attività tattiche di contro-interdizione.
Questa sinergia ha permesso di operare efficacemente in un ambiente operativo multi-dominio, favorendo l’interoperabilità tra unità, sistemi e procedure, contribuendo a consolidare la capacità di coordinamento e integrazione.
Oltre a tutti i Reparti della Brigata Paracadutisti «Folgore», l’esercitazione ha visto la partecipazione del: 1° Reggimento Aviazione dell'Esercito «Antares», 4° Reggimento Aviazione dell'Esercito «Altair», 5° Reggimento Aviazione dell'Esercito «Rigel», 7° Reggimento Aviazione dell'Esercito «Vega», 66° Reggimento Fanteria Aeromobile «Trieste», 87° Reparto Comando e Supporti Tattici «Friuli», 9° Reggimento d'Assalto Paracadutisti «Col Moschin», 185° Reggimento Paracadutisti Ricognizione Acquisizione Obiettivi «Folgore», 4° Reggimento Alpini Paracadutisti, 1° Reggimento «Granatieri di Sardegna», 33° Reggimento Supporto Tattico e Logistico «Ambrosiano», 33° Reggimento EW, 13° Reggimento HUMINT, 9° Reggimento Sicurezza Cibernetica «Rombo» e 4° Reparto di Sanità «Bolzano» e di assetti di specialità dotati di sistema d’arma «Stinger» del 121° Reggimento artiglieria contraerei «Ravenna».
Continua a leggereRiduci