2021-01-29
La strategia perdente di Arcuri scritta in un paragrafo inesistente
Come si legge nel bando per le Primule, il piano vaccini deve rifarsi a indicazioni elencate nell’articolo 9. Ma ce ne sono solo 8. Sciatteria o prova dell’esistenza di un documento non ancora pubblicato?Nel disciplinare di gara per l’affidamento della realizzazione delle Primule si legge che il piano vaccini, adottato con decreto del ministero della Salute in data 2 gennaio 2021, è finalizzato a garantire il massimo livello di copertura vaccinale sul territorio nazionale attenendosi, in particolare, al paragrafo 9 del suddetto piano in materia di «Punti vaccinali, organizzazione delle sedute vaccinali e figure coinvolte». Il problema è che il piano cui si fa riferimento nel bando dei padiglioni si ferma al paragrafo 8. Che fine ha fatto la parte del decreto, cioè del piano? Prima di provare a svelare il mistero del paragrafo scomparso facciamo un passo indietro. Come fa notare la giurista Vitalba Azzollini, la versione del 12 dicembre del Piano strategico di vaccinazione è stato redatto dal ministero della Salute, Istituto Superiore di Sanità e Aifa, ma non è passato dal Parlamento. Così la legge di Bilancio ha disposto che fosse il ministro della Salute, Roberto Speranza, ad adottare «con proprio decreto avente natura non regolamentare il piano strategico nazionale dei vaccini». Il decreto, pubblicato nei giorni scorsi, si limita a recepire il generico piano vaccinale di dicembre aggiornando - per altro solo parzialmente - la tabella delle consegne alla luce dei nuovi acquisti Ue delle dosi di Pfizer e Moderna. Ma comunque, non ha alcun paragrafo 9. Le spiegazioni di questo giallo potrebbero essere due. La prima, è che potrebbe trattarsi di un refuso: nel piano strategico per la vaccinazione il paragrafo su «punti vaccinali, organizzazione delle sedute e figure coinvolte» è il numero 4, non il 9. Ma sta a pagina 9 del documento. Chi ha compilato il bando delle Primule potrebbe dunque essersi confuso, trascrivendo come riferimento la pagina e non il numero del paragrafo. La seconda ipotesi, un po’ più complottista, è che esista un piano vaccinale «segreto» mai reso noto pubblicamente che contiene anche il misterioso paragrafo 9. Magari un documento circolato sul tavolo delle varie conferenze tra Stato e Regioni in cui sono state aggiunte alle generiche indicazioni del piano di dicembre alcune disposizioni, aggiunte o modifiche in corso d’opera. Non dettagli, sia chiaro. In alcune slide sulla campagna vaccinazione anti-Covid pubblicate sul sito della Regione Lombardia si legge infatti che nella Fase 1 è stata individuata una popolazione di 340.000 unità, di cui 320.000 circa aderenti alla campagna, «rivista con l’aggiornamento dei criteri della struttura commissariale» che definisce come soggetto a vaccinazione in Fase 1 «l’operatore a qualunque titolo presente in struttura». Ciò significa anche dirigenti, impiegati, addetti alle pulizie o anche medici in pensione. E i quasi 50.000 volontari delle Croci, che non sono giuridicamente operatori sanitari in senso stretto (mentre altre Regioni, come la Toscana, li classifica come «sanitari»). I numeri iniziali dei vaccinandi lombardi erano inferiori rispetto a quelli attuali. Agli atti della prima Conferenza Stato-Regioni del 7 dicembre risultavano 308.494 persone da vaccinare nella Fase 1 in Lombardia e a metà dicembre Arcuri ha riservato per la la Regione di Fontana 304.955 dosi del vaccino, tra quelle previste nella prima consegna destinata all’Italia. Numeri più bassi rispetto ai 340.000 vaccinandi indicati nelle recenti slide della Regione. Significa che i «giochi» su alcuni punti del piano non sono finiti il 16 dicembre ma sono andati avanti aggiungendo per esempio altre persone agli elenchi iniziali? O aggiungendo in corsa altre interpretazioni? Chissà. Nel caso della prima spiegazione del mistero del paragrafo scomparso - il refuso di un burocrate distratto - si tratterebbe di sciatteria, nel secondo di scarsa trasparenza che genera un grande caos di cui la differente classificazione di persone con la stessa qualifica in diverse regioni è solo la punta dell’iceberg. Dal punto di vista operativo, però, non cambia molto. Perché già adesso esistono di fatto almeno 21 piani vaccinali tanti quanti sono le Regioni e le province autonome. E il numero potrebbe addirittura quadruplicare se si considerano anche le singole province che si sono messe in moto per organizzare gli hub dove verranno fatte le somministrazioni di massa. L’Agenzia di Tutela per la Salute dell’Insubria, ad esempio, ha individuato tre hub territoriali in provincia di Varese e Como, per un totale di circa 800.000 persone. Uno sarà al Terminal 2 dell’aeroporto di Malpensa (Varese), uno all’interno della Villa Erba a Cernobbio (Como) e uno a Lario Fiere Erba (Como). Nelle province di Como e Varese la Fase 2 prevede una platea di 1.283.000 persone. Tra fine marzo e inizio aprile la sanità locale metterà in campo le Asst con le loro sedi vaccinali nei presidi, che accoglieranno le persone più a rischio di complicanze (poliallergici, fragili), i medici di base con i loro ambulatori e le stretture messe a disposizione dei Comuni, dove saranno convogliati i più anziani, e appunto gli hub territoriali. Le grandi manovre sono partite anche nel Lazio - dove saranno 85 i punti di somministrazione (35 nella città di Roma) per la vaccinazione degli over 80 che partirà l’8 febbraio - e in Toscana, che avrà almeno 88 punti vaccinali, uno ogni 40.000 abitanti. A leggere questi piani, dunque, sembra che l’unico e teorico potere del Commissario Arcuri sia quello di decidere se a aprire e chiudere i rubinetti delle dosi alle Regioni. Complicando così la programmazione a chi l’ha fatta per tempo.
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