2022-06-19
«Stop alle armi»: il M5s è pronto a esplodere
Luigi Di Maio e Giuseppe Conte (Ansa)
I grillini fedeli a Giuseppe Conte preparano una risoluzione per il voto di martedì in Senato. Ma la bozza anti escalation fa infuriare Luigi Di Maio: «Ci porta fuori dalla Nato e dall’Ue». Sergej Razov ne approfitta: «Non tutti condividono l’invio». La scissione del Movimento si avvicina.«Un futuro Luigi ce l’avrà sicuramente»: si avvicina il momento dell’addio di Luigi Di Maio (e dei suoi fedelissimi) al M5s, e anche i parlamentari a lui più vicini non escludono più il divorzio. Il duello con Giuseppe Conte ha ormai abbondantemente superato i livelli di guardia. L’appuntamento cruciale sono le comunicazioni del premier, Mario Draghi, in Senato, in programma dopodomani, martedì 21, in vista del Consiglio europeo del 23 e 24 giugno: le comunicazioni in Aula del capo del governo vengono seguite da una risoluzione di maggioranza, concordata con l’esecutivo, da votare. Ieri mattina l’ennesimo mistero pentastellato ha fatto fibrillare la maggioranza. Alcuni senatori grillini, infatti, hanno elaborato una risoluzione in autonomia rispetto al resto della coalizione, che se presentata provocherebbe una clamorosa spaccatura nella maggioranza. «Si impegna il governo», si legge nel testo, «a non procedere, stante l’attuale quadro bellico in atto, a ulteriori invii di armamenti che metterebbero a serio rischio una de-escalation del conflitto pregiudicandone una soluzione diplomatica». Finalmente una parola chiara, direte voi. Macché: a sconfessare il lavoro dei suoi senatori arriva fulminea la capogruppo del M5s a Palazzo Madama, Mariolina Castellone: «Stiamo lavorando a una risoluzione di maggioranza», dice la Castellone all’Adnkronos, «sono in corso riunioni tra capigruppo, presidenti delle commissioni Politiche Ue di Camera e Senato con il sottosegretario agli Affari europei Enzo Amendola. Il punto Ucraina sarà inserito lunedì (domani, ndr)». E il testo circolato in mattinata? «Forse», cade del pero la Castellone, «è uno dei tanti documenti circolati nei giorni scorsi che potevano essere punti di partenza, ma non è quella la risoluzione a cui stiamo lavorando». Se non fossimo di fronte a un argomento così drammatico, verrebbe da ridere: il capogruppo del M5s al Senato non sa (o finge di non sapere) cosa combinano i suoi senatori, o almeno una parte di essi. Quello che è successo lo spiega alla Verità una fonte di alto livello: «Il testo è stato redatto da senatori vicini a Conte», spiega il nostro interlocutore, «dopo che Di Maio aveva avvertito chiaramente tutti di non strumentalizzare il dramma ucraino per motivi propagandistici. Non lo hanno ascoltato ed è venuto fuori un pasticcio». Lo stesso Di Maio legge quel testo e va su tutte le furie: «Ho letto», sottolinea il ministro degli Esteri, «che in questo ore c’è una parte del Movimento che ha proposto una bozza di risoluzione che ci disallinea dall’alleanza della Nato e dell’Ue. Così mettiamo a repentaglio la sicurezza dell’Italia. Non possiamo fare cose che possono essere utilizzate dalla propaganda russa», aggiunge Di Maio, «per dire che l’Italia sta più con la Russia che con la Nato. Ci sono molti parlamentari che non sono d’accordo con questa linea».«Io di sicuro», argomenta il viceministro dell’Economia Laura Castelli, «non voterei una risoluzione, qualora presentata dal mio gruppo, che va fuori dalla collocazione storica dell’Italia». Coglie la palla al balzo l’ambasciatore russo a Roma, Sergej Razov: «La logica secondo cui la massiccia fornitura di armi all’Ucraina», dice Razov a Scenari Internazionali, «sarebbe un mezzo per arrivare alla pace mi sembra quantomeno bizzarra. Questa logica, a quanto mi risulta, è lungi dall’essere condivisa da tutti, anche in Italia». Il M5s a questo punto ingrana la retromarcia: «A differenza di quanto riportato da alcune ricostruzioni giornalistiche», scrivono in una nota congiunta i parlamentari pentastellati delle commissioni Politiche Ue ed Esteri, «il M5s sta lavorando compattamente, e con il coinvolgimento dei capogruppo di Camera e Senato oltre che delle commissioni competenti, sulla risoluzione di maggioranza che verrà votata prima del Consiglio europeo. La nostra linea è chiara», aggiungono con sprezzo del ridicolo i parlamentari, «vogliamo inserire nella risoluzione due concetti per noi basilari: la de-escalation militare e la centralità del Parlamento per ogni scelta sulla guerra in Ucraina».Vanno all’assalto di Di Maio i pretoriani di Conte: «Le parole di Luigi Di Maio», azzanna il vicepresidente del M5s, Michele Gubitosa, «sono fango inaccettabile sul M5s e la sua comunità, nonché un danno all’Italia tale da rappresentare un punto di non ritorno». «Se stiamo per cacciare Di Maio? Parlando in una certa modalità», aggiunge un altro vice di Conte, Alessandra Todde, «ci si sta ponendo fuori dal Movimento. Abbiamo organi interni in cui dibattere, il Consiglio nazionale. I nostri sostenitori o le persone che incontro ci chiedono di uscire dal governo, bisogna dire le cose come stanno», aggiunge la Todde, «detto ciò una forza politica seria non lavora per sentiment ma per responsabilità nei confronti del Paese».In sostanza, al di là dei diversi punti di vista sull’argomento Ucraina, nel M5s c’è chi ha una linea chiara (Di Maio) e chi sbanda in continuazione, ovvero Conte, il quale non vede l’ora di uscire dal governo per tentare di recuperare consensi ma non vuole rischiare di essere dipinto come un irresponsabile propagandista e sa bene che molti parlamentari non lo seguirebbero. «Dalle parole della Todde», riflette un big del M5s, «sembra che l’obiettivo di Conte sia uscire dal governo ma restando in maggioranza. Un appoggio esterno che finirebbe per scontentare tutti e far perdere ancora più credibilità all’intero M5s». Sarebbe l’ennesimo pasticcio pentastellato, il che rende l’ipotesi assai verosimile.