2024-05-27
Stoltenberg spacca la Nato su Kiev. Altolà Crosetto: «Non attacchiamo»
L’Italia critica il segretario dell’Alleanza che apre a Zelensky sull’uso delle armi occidentali contro Putin. Il ministro della Difesa: «La Costituzione ce lo vieta». Pure Scholz bacchetta: «Ci sono delle regole chiare».Parola d’ordine: prudenza. In un momento difficile e instabile come questo le dichiarazioni del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg circa l’idea di concedere a Kiev la possibilità di colpire il territorio russo con le armi fornite dal blocco occidentale, hanno provocato un terremoto i cui danni devono ancora essere contati.Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è dovuta intervenire per mettere ordine e lo ha fatto su Rai 3 durante la trasmissione In mezz’ora. «Fermo restando che sono d’accordo sul fatto che la Nato deve mantenere la sua fermezza nel difendere l’Ucraina e che non bisogna dare segnali di cedimento come non intende farlo l’Italia, diciamo però che sono state molte le dichiarazioni in questi mesi che a me sono sembrate un po’ discutibili».Meloni si riferisce non solo a quanto detto da Stoltenberg ma anche alle parole del presidente francese Emmanuel Macron, che più volte ha suggerito l’opportunità di mandare delle truppe Nato in Ucraina. Il premier, alla fine, ha aggiunto: «Io consiglio maggiore prudenza, ciò non toglie che è importante che la Nato continui a mantenere il suo sostegno all’Ucraina per costruire la pace». La linea del governo è solida, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, in un’intervista rilasciata a La Stampa ha chiarito: «Non esiste un segretario Nato o una nazione che decide la linea per tutte le altre. Questo vale per Stoltenberg ma vale anche per Macron». Per quanto riguarda l’Italia ha spiegato che è la stessa Costituzione a imporre la linea: «Noi non possiamo attaccare. Possiamo solo difenderci». Poi il commento: «Ritengo che in questo momento sia sbagliato aumentare una tensione già drammatica. Occorre sì aiutare l’Ucraina a difendersi, perché se non la aiuti scoppia davvero la terza guerra mondiale. Se Putin conquista l’Ucraina si apre necessariamente, quasi automaticamente, la terza guerra mondiale. L’aiuto all’Ucraina serve a non fare scoppiare la guerra. Ma questo aiuto deve essere fatto in modo da lasciare aperta la possibilità della costruzione di una tregua immediata e la partenza di un tavolo di pace». Il prossimo vertice della Nato, in ogni caso, non si dovrebbe tenere prima di luglio, quando i leader dell’Alleanza si riuniranno a Washington. Fino a quel momento, secondo il nostro capo della Difesa, «le singole spinte valgono poco». Spinte che, però, creano e alimentano tensione. Inaccettabile per il vicepremier Matteo Salvini, tra i primi a reagire alle parole di Stoltenberg dopo il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Il leader della Lega è furioso tanto da chiedere le dimissioni del più alto vertice della Nato. «Stoltenberg o ritratta o chiede scusa o si dimette. Perché parlare di guerra, parlare di usare le bombe o i missili o le armi italiane che abbiamo mandato all’Ucraina per difendersi sul suo territorio e invece per combattere, colpire e uccidere fuori dal suo territorio, non è in nome mio, non in nome della Lega, non in nome del popolo italiano». Poi precisa: «Noi dobbiamo difendere l’Ucraina aggredita e lo stiamo facendo sin dal primo minuto, ma non siamo in guerra contro nessuno. Io non voglio lasciare ai miei figli la terza guerra mondiale alle porte». La posizione del Carroccio è compatta, tanto che il partito è pronto a depositare un atto parlamentare per censurare le parole di guerra del segretario generale della Nato. Il primo firmatario sarà il senatore Claudio Borghi. Fratelli d’Italia ha fatto sapere tramite il vicecapogruppo al Senato, Raffaele Speranzon, che valuterà il testo: «Di sicuro è inaccettabile che il segretario della Nato o un solo Paese membro possano dettare la linea dell’Alleanza atlantica».Tajani anche ieri ha ribadito la linea: «Noi non vogliamo che siano utilizzate le armi inviate dall’Italia al di là dei confini dell’Ucraina, e già chiaro, controlliamo l’utilizzo di tutto il materiale militare. Quindi, voglio ribadire che noi non siamo in guerra con la Russia, non manderemo neanche i nostri soldati a combattere in territorio ucraino. Siamo però per difendere il diritto all’indipendenza dell’Ucraina». Come ricordato da Crosetto e Meloni, anche Macron nelle scorse settimane ha lanciato dichiarazioni non distensive. In molti reagirono alle sue parole, anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz che rispose in maniera insolitamente dura spiegando che la Germania non aveva in programma il piano di inviare truppe in Ucraina. La Germania, oltretutto, non condivide l’entusiasmo di Macron per un’autonomia strategica europea che allontani il continente dagli Stati Uniti.Proprio la distanza tra i due Paesi ha condotto il capo dell’Eliseo a organizzare una visita di Stato a Berlino. L’ultima fu quella di Jacques Chirac nel 2000. E proprio ieri, nel primo giorno di visita, Scholz si è dimostrato fedele alla linea presa sull’Ucraina rispondendo anche alle dichiarazioni di Stoltenberg in maniera severa e concisa: «Ci sono regole chiare sulle armi tedesche, concordate con l’Ucraina, e che funzionano». Il punto è che le parole di Stoltenberg non arrivano a caso e non sono un fulmine a ciel sereno. Nei giorni precedenti sia il segretario di Stato americano, Antony Blinken, sia il ministro degli Esteri britannico, David Cameron, con dichiarazioni simili, avevano già avallato l’idea dicendo che spetta all’Ucraina decidere se utilizzare le armi ricevute contro le posizioni in Russia.