2018-10-04
Stipendiati 16 anni per non fare nulla, chiedono 109.000 euro di indennizzo
La surreale storia di 14 dipendenti della Regione Calabria, assunti grazie a una legge poi mai attuata lamentano mancate indennità, impossibilità di avanzamenti di carriera e addirittura il danno biologico. Il bello è che il prossimo 24 gennaio, quando la causa andrà in udienza, dopo avere incassato uno stipendio pubblico per oltre 4.300 giorni rischiano di vedersi accordare il risarcimento richiesto.L'Astronave. Così i reggini chiamano il palazzo della Regione Calabria, una mega struttura da 65.000 metri quadrati inaugurata nel 2016: un po' per le sue linee avveniristiche, molto per il costo stellare (160 milioni di euro pagati, contro un preventivo di 53). Ma in effetti anche la storia che ieri è uscita dall'Astronave - raccontata dal Corriere della Calabria - sembra la classica cronaca marziana, per quanto è assurda e paradossale: la storia di 14 dipendenti regionali che da 16 anni non fanno assolutamente nulla, e che proprio per questo chiedono un ricco risarcimento al tribunale del lavoro.Il bello è che il prossimo 24 gennaio, quando la causa andrà in udienza, dopo avere incassato uno stipendio pubblico per oltre 16 anni (oltre 4.300 giorni di non-lavoro) senza alzare una penna, senza rispondere a un telefono, senza aprire un cassetto, i 14 dipendenti della Regione Calabria rischiano di vedersi accordare il risarcimento che chiedono: 109.000 euro a testa. Sì, rischia proprio di finire in beffa la surreale storia dei 14 «della legge 25», come tutti ormai li chiamano nell'Astronave. La loro triste vicenda comincia nell'ottobre 2001, ancora ai tempi della giunta di centrodestra presieduta dall'ex magistrato Giuseppe Chiaravalloti, quando la Regione Calabria vara la legge numero 25 che per l'appunto dà il nome al caso.Quella norma vuole creare una «struttura ausiliaria di supporto permanente ai gruppi e alle strutture speciali» del Consiglio regionale. La legge 25 dice che ogni gruppo consiliare disporrà dei nuovi dipendenti «in proporzione alle sue dimensioni»: un addetto per ogni gruppo fino a due consiglieri, due assunti per i gruppi con quattro consiglieri, tre assunti per i gruppi oltre quattro eletti… Per scegliere i nuovi ausiliari, com'è ovvio, è previsto un concorso per titoli e per esami, che si svolge regolarmente nel 2002. Ma la legge 25 stabilisce che un canale preferenziale abbiano gli ex collaboratori dei gruppi consiliari. Vengono così fatte alcune decine di assunzioni. E tutti i nuovi addetti ottengono un contratto di lavoro subordinato, a tempo pieno e indeterminato.Il problema è che gli anni passano, ma in Regione la «struttura ausiliaria di supporto» non decolla più. Così 14 tra i nuovi «collaboratori ausiliari» della legge 25 vengono dimenticati nei corridoi della Regione. Letteralmente, a sentir loro: perché per 16 anni non avrebbero mai avuto nemmeno un ufficio, una scrivania, una sedia. Così, almeno, scrivono i poveri 14 della legge 25 nel loro ricorso al tribunale. Il motivo, secondo quanto viene spiegato nell'atto, sarebbe politico: «I gruppi e le varie strutture consiliari che operano all'interno del Consiglio regionale», si legge, «hanno sempre preferito utilizzare personale estraneo al Consiglio stesso per espletare compiti che invece andavano affidati» ai vincitori del concorso di 16 anni fa. Una beffa nella beffa, insomma: perché accanto ai 14 stipendi inutilmente pagati dal 2002 a oggi, per quello stesso lavoro la Regione ha continuato a dare lavoro e soldi anche a una pletora di consulenti esterni.In realtà, a leggere bene il ricorso, i 14 della legge 25 lamentano di essere stati discriminati nella retribuzione rispetto ai colleghi assunti con il loro stesso concorso del 2012 e poi effettivamente assegnati alle strutture speciali del consiglio regionale: difatti, sul totale dei 109.00 euro a testa che chiedono, infatti, 72.000 euro sarebbero la compensazione del taglio del 40% dell'indennità percepita rispetto ai colleghi «fortunati»; altri 15.000 euro a testa risarcirebbero i mancati avanzamenti in carriera; e altri 22.000 euro compenserebbero infine il «danno biologico» sofferto.Paradosso nel paradosso, dopo l'entrata in vigore dell'ultimo regolamento approvato nel novembre 2017 dal consiglio regionale, i 14 della legge 25 lamentano anche di aver visto peggiorare la loro «condizione lavorativa». Pur continuando non lavorare, infatti, anche i 14 sono stati dotati del badge per la rilevazione della presenza in sede. Così si scopre che prima, per almeno 15 anni, non hanno avuto nemmeno l'obbligo di timbrare un cartellino.Non si può non sottolineare che questa commedia dell'assurdo va in scena in una Regione dove l'assenteismo sembra allignare come le pulci su un cane randagio. I casi più recenti? Gli ultimi sette dipendenti sono stati arrestati in flagranza di reato lo scorso settembre, e un mese dopo altri 41 addetti presunti assenteisti sono stati rinviati a giudizio. Non vi sembrerà strano, a questo punto, che la Regione Calabria continui ad assumere personale: gli ultimi 12 posti a tempo indeterminato li ha messi in palio lo scorso 10 settembre. Forse i nostri 14 «nullafacenti» non avrebbero potuto partecipare, in quanto «danneggiati biologicamente», chissà. Purtroppo non possono più provarci: proprio ieri, martedì 3 ottobre, si sono chiusi i termini per la domanda.