2025-04-12
L’inviato americano da Putin Usa verso l’ultimatum: tregua ad aprile o sanzioni
Steve Witkoff a San Pietroburgo. Il Cremlino: «Possibile una chiamata tra leader». Donald Trump, «frustrato» con Ucraina e Russia, incalza lo zar: «Deve muoversi, troppe vittime».Accordo o nuove sanzioni. Questo è il succo del messaggio, anticipato da Axios, portato ieri da Steve Witkoff (inviato speciale di Donald Trump in Medio Oriente) nell’incontro avuto con Vladimir Putin. Gli Stati Uniti sono impazienti di ottenere qualche risultato dalle trattative degli ultimi mesi, mentre il Cremlino è più cauto e punta a guadagnare tempo, che sul campo significa conquistare una posizione migliore. Con questo ultimatum il tycoon, consapevole che il protrarsi dei negoziati indebolirà Kiev, mostra anche di non essere disposto, nonostante la ferma volontà di porre fino al conflitto per concentrarsi su questioni di più stretto interesse statunitense, a piegarsi del tutto ai desiderata di Mosca.Prima del colloquio con Putin, a San Pietroburgo Witkoff ha incontrato Kirill Dmitriev, rappresentante speciale per gli investimenti e la cooperazione economica con i Paesi stranieri. Un segnale non indifferente, considerando quanto interessi commerciali convergenti possano avere un impatto positivo sulle relazioni diplomatiche. È noto, d’altra parte, l’obiettivo degli Usa di staccare la Russia dalla morsa cinese per coinvolgerla anche nella risoluzione di altre questioni, come il Medio Oriente e le rotte artiche. Messaggi di insofferenza sono stati mandati anche dallo stesso Trump, che la Casa Bianca ha definito «frustrato» da entrambe le parti per la mancanza di passi in avanti sui negoziati: «La Russia deve muoversi», ha scritto lui su Truth. «Troppe persone stanno morendo, migliaia a settimana in una guerra terribile e senza senso». La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha descritto il colloquio di ieri tra Putin e Witkoff un «altro passo nel processo di negoziazione verso un cessate il fuoco e un accordo di pace definitivo». Secondo Axios, Trump sarebbe pronto a imporre ulteriori sanzioni se non si arrivasse a un’intesa entro aprile.Mosca, invece, continua sulla via della prudenza. «Non c’è motivo di aspettarsi alcuna svolta qui», ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, prima dell’incontro. «È in corso un processo di normalizzazione delle relazioni e di ricerca delle basi per intraprendere la traiettoria di un accordo sulla questione ucraina». Dal punto di vista della Russia, più o meno strumentale, la strada per ristabilire la fiducia è ancora lunga: non si tratta solo del rapporto con Donald Trump, ma del futuro delle relazioni tra i due Paesi. È la stessa posizione che, dall’altra parte, ha espresso Giorgia Meloni nell’intervista al Financial Times: il premier ha detto di credere alle parole di Trump secondo cui la Russia rispetterebbe un eventuale accordo firmato sotto la sua presidenza, ma ha anche rilanciato: «Il problema è che cosa succede dopo», quando non sarà più lui a guidare gli Usa. A tal proposito, il ministro degli esteri russo, Sergej Lavrov, ha commentato il recente scambio di prigionieri tra Mosca e Washington evidenziando che esso «aiuta a rafforzare la fiducia», «ma ci vorrà molto tempo per ripristinarla definitivamente». Trump «sa che Zelensky odia i russi», ha anche dichiarato, e che, per mettere fine alla guerra, il presidente ucraino «dovrà accettare la perdita dei territori». Lavrov, inoltre, ha reso nota la richiesta russa di revocare le sanzioni sulla Aeroflot per consentire la ripresa dei voli diretti con gli Usa.Nel frattempo, l’ambasciatrice Usa a Kiev, Bridget Brink, ha lasciato l’incarico a causa di presunte divergenze con la Casa Bianca. Di recente, era stata criticata da Volodymyr Zelensky perché, in un post su X, aveva condannato l’attacco alla città di Kryvyi Rih (dove sono morte 16 persone di cui sei bambini) senza tuttavia menzionare esplicitamente i russi. Dalla stessa Kryvyi Rih, città natale del presidente ucraino, questi ha sottolineato il mese passato «da quando la Russia ha respinto la proposta statunitense di un cessate il fuoco completo e incondizionato. Un mese che ha reso completamente chiaro che la Russia è l’unica causa di questa guerra». «Senza la forza», ha aggiunto, «non ci sarà in Russia la volontà di accettare e attuare proposte di pace realistiche ed efficaci». Zelensky ha anche chiesto altri dieci sistemi Patriot, che «il mondo libero ha», per garantire la difesa aerea. Secondo il New York Times, Washington e Kiev avrebbero riaperto le trattative per l’accordo sui minerali critici. Il terzo incontro tra Witkoff e Putin è avvenuto nella Biblioteca presidenziale di San Pietroburgo. L’inviato americano si è portato la mano sul cuore prima di stringerla allo zar, apparso sorridente ma anche piuttosto freddo. Il colloquio, in cui il presidente russo ha espresso le sue preoccupazioni sulla risoluzione del conflitto, è durato diverse ore ed è stato, secondo l’agenzia Ria Novosti, «professionale». Oltre ai due interessati vi hanno preso parte anche l’assistente Yuri Ushakov e Dmitriev, già incontrato da Witkoff in mattinata. Il Cremlino ha anche annunciato che, dopo l’incontro di ieri, è «teoricamente possibile» una nuova telefonata tra Trump e Putin.
Ecco #DimmiLaVerità dell'8 settembre 2025. Il generale Giuseppe Santomartino ci parla dell'attentato avvenuto a Gerusalemme: «Che cosa sta succedendo in Medio Oriente? Il ruolo di Hamas e la questione Cisgiordania».