2024-08-30
In casa Stellantis strategie sbagliate. Infatti vende sempre meno vetture
Linea di produzione targata Stellantis (Ansa)
A luglio le immatricolazioni calate del 4,8% e anche la quota di mercato si è ridimensionata (14,9%). Vanno male tutti i marchi del gruppo. La situazione peggiora con la domanda che scende dovunque.Continuano i segni meno per il gruppo Stellantis. A due settimane dall’incontro con il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, per tracciare la traiettoria delle produzioni in Italia, si moltiplicano i segnali di allarme sulle vendite. L’ultima doccia fredda viene dalle rilevazioni di Acea, l’associazione dei costruttori europei, che ieri ha pubblicato i dati sulle immatricolazioni di luglio in Europa. E in un contesto generalmente piatto, che ha fatto registrare nella Ue, un modestissimo +0,2% e un +0,4% nell’Europa allargata anche a Efta e Uk, il gruppo guidato da Carlos Tavares ha messo a segno un risultato tra i peggiori. Lo scorso mese ha venduto nell’area UE+Efta+Uk, 152.830 vetture con un calo del 4,8% rispetto allo stesso mese di un anno fa, riducendo la sua quota di mercato dal 15,7% al 14,9%. Se guardiamo alla sola Unione europea, le immatricolazioni di Stellantis segnano una flessione del 5,2%, rispetto allo stesso mese del 2023, a 137.012 vetture, con una quota di mercato passata dal 17% al 16,1%. Il Vecchio Continente, ha visto un calo nel periodo gennaio-luglio, dello 0,2% con 1.161.517 immatricolazioni, in diminuzione dello 0,2% su anno, con una quota passata dal 18,5% al 17,8%. Vanno male tutti i marchi ex Fca: Fiat (-25,6%), Alfa Romeo (-21,9%) e Maserati (-48%).Si confermano le scarse performances delle auto elettriche che continuano ad esser poco attrattive. A luglio nella Ue, le immatricolazioni sono scese del 10,8% a 102.705 unità, restringendo ancora la quota di mercato dal 13,5% al 12,1%. A pesare in particolare la flessione della Germania (-37%) dove le bev non riescono proprio a sfondare. Anche per le ibride plug-in (cioè quelle ricaricabili alle colonnine) la flessione a luglio è addirittura del 14,1%. Positive invece le ibride elettriche (+25,7%), dove incidono molto le mild hybrid. Arretrano anche le auto a benzina (-7%), minacciate dalle scadenze europee del 2035 sullo stop ai motori endotermici, così come se la passano male le diesel con un -10,1%. La scarsa propensione dei consumatori a seguire le indicazioni dettate da Bruxelles per la transizione ecologica, si manifesta anche nei dati dei primi sette mesi dell’anno, dove le immatricolazioni delle auto a spina sono scese dello 0,4% e quelle delle ricaricabili del 4,1%.E’ interessante rilevare che a luglio il mercato Italiano cresce di più (+4,7%) della Ue (+0,2%) e anche dei partner Spagna (+3,4%), Francia (-2,3%) e Germania (-2,1%), questi ultimi due addirittura in negativo. Questi dati rafforzano la posizione del governo italiano di aver fatto la propria parte per sostenere le vendite e creare le condizioni per un aumento della produzione. Quindi c’è un contesto che sembra più attrattivo di quanto viene descritto, per gli investimenti, così da raggiungere quel milione di immatricolazioni di cui si è spesso parlato. Anche a fronte di un importante impegno da parte del governo che verrà ribadito da Urso al tavolo automotive di settembre.I guai per Stellantis non si limitano alle cattive performances di mercato. I dati arrivano in un momento particolare complesso per il gruppo di Tavares. Dopo le grane negli Stati Uniti, la casa automobilistica finisce ancora in tribunale, questa volta nei Paesi Bassi dove è stata avviata un’azione legale collettiva da parte della fondazione non-profit Fiat-Chrysler Investors Recovery Stitchingi. La tesi, secondo quanto riferito dalla Reuters, è che l’allora Fiat Chrysler Automobiles (Fca) abbia adottato nel triennio 2014-2017 un software per ingannare i test di omologazione e far risultare emissioni inferiori rispetto a quelle reali, senza mai renderlo noto ai suoi investitori, i quali, sempre secondo la fondazione, avrebbero subito danni economici significativi. Il gruppo ha definito la causa «infondata» e ha promesso di difendersi «vigorosamente». Il prossimo 4 dicembre si riunirà il Tribunale distrettuale dell’Olanda settentrionale per la prima udienza. Un tempo che la fondazione intende sfruttare per aumentare le adesioni alla class action.Non è la sola azione legale che vede impegnato il gruppo. Sempre la Reuters nei giorni scorsi ha anticipato che alcuni investitori americani il 15 agosto scorso hanno depositato presso il tribunale di Manhattan una citazione con la quale accusano Stellantis di aver «artificialmente gonfiato» il prezzo delle sue azioni per gran parte del 2024. Le grane negli Usa, per il gruppo, sono anche negli stabilimenti. Il sindacato United Auto Workers ha minacciato lo sciopero nazionale allarmato dalla pesante flessione delle vendite. Tavares e il presidente John Elkann sono volati a Detroit per rassicurare i dipendenti ma anche gli investitori con un piano di emergenza in grado di risollevare le sorti della multinazionale nel mercato statunitense. Il primo semestre del 2024 si è chiuso con un calo delle consegne del 18% rispetto all’anno precedente.
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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