Stellantis ha più del 40% del mercato italiano dei veicoli commerciali: le immatricolazioni reggono perché la quota dell’elettrico è bassa. Il ministero delle Imprese chiede garanzie di investimenti ad Atessa (Ducato). Il gruppo ripensa al termico su alcune auto.
Stellantis ha più del 40% del mercato italiano dei veicoli commerciali: le immatricolazioni reggono perché la quota dell’elettrico è bassa. Il ministero delle Imprese chiede garanzie di investimenti ad Atessa (Ducato). Il gruppo ripensa al termico su alcune auto.Dove vuol andar a parare Stellantis in Italia? La domanda che si pongono da mesi economisti e politici non riesce a trovare una risposta convincente. A meno che non si voglia considerare convincente la tesi dell’azienda secondo la quale il nostro resta un mercato centrale e l’obiettivo di vendere un milione di vetture all’anno è ancora alla portata della multinazionale franco-italiana. Il problema è che questa tesi si scontra con i fatti: oggi la produzione è poco sopra quota 500.000 vetture (esclusi i veicoli commerciali leggeri) e tutti gli stabilimenti fanno un’enorme fatica. Mirafiori, che assembla Maserati e 500e, tra cassa integrazione e solidarietà, è praticamente ferma. Melfi arranca e si porta dietro l’indotto che rappresenta buona parte della ricchezza di quell’area. Pomigliano ha appena scioperato e le sicurezze sui posti di lavoro e sulle batterie «realizzate» nella nascente gigafactory di Termoli iniziano a vacillare. Si potrebbe continuare, ma non è solo un problema di numeri. Anzi. Quelli volendo è possibile ribaltarli, se ci fosse una strategia lungimirante. Ma non esiste. Stellantis in Italia punta sul full electric, la nuova frontiera che però non sfonda. Soffre in generale e ancor di più in Italia dove la quota è ferma tra il 2 e il 4% contro il 14% medio dell’Europa, e dove (eccezion fatta per il centro delle grandi città) si fa davvero fatica a capire perché una «famiglia media» debba acquistare un’auto da almeno 25.000 euro, con scarsissima autonomia e alti costi di manutenzione. Di ragioni ce ne sono poche. E per questo nella prima parte dell’anno in Italia sono state vendute circa 500 (scusate il gioco di numeri) 500e, mentre a livello globale le immatricolazioni di 600e raggiungono a malapena quota 2.600 unità (la maggior parte in Francia). Il punto è che se aspettiamo di svelare l’arcano rischiamo di perdere anche quel po’ di produzione e lavoro che Stellantis garantisce all’Italia. Serve un cambio di visione. E alcuni spunti arrivano dagli ottimi dati delle vendite dei veicoli commerciali. Autobus di linea, autocarri, furgoni di piccola grande e media dimensione, auto da noleggio ecc. Nel primo quadrimestre 2024 «i commerciali» del gruppo hanno confermato la leadership nel mercato italiano. Ad aprile la casa fronco-italiana ha immatricolato oltre 6.360 veicoli commerciali arrivando nell’anno a quota 30.000 (41,3% del totale). Fiat Professional è il brand leader (18.250 immatricolazioni) grazie in particolare al Ducato, con oltre 7.500 immatricolazioni, e al Doblò van. Ma non ci sono solo il Ducato e il Doblò. Nello stabilimento di Atessa (Chieti) vengono realizzati, sempre nel segmento dei Large Van, anche il Peugeot Boxer, Citroën Jumper e Opel Movano. Ecco un primo passo per Stellantis in Italia sarebbe quello di garantire la produzione italiana dei veicoli commerciali. Anzi di rafforzarla. E qui torna in ballo il discorso dell’elettrico.Fatte le debite distinzioni tra due diversi segmenti di mercato, proprio la scarsa quota di veicoli elettrici rappresenta uno dei segreti del successo dei veicoli commerciali rispetto ai privati. «Le normative europee», spiega alla Verità il segretario nazionale della Uilm Gianluca Ficco, «impongono di vendere delle quote di veicoli elettrici, pena severe multe. Ovvio che ciascuna casa faccia delle scelte ed è altrettanto naturale che le aziende di automotive preferiscano continuare a produrre e vendere più veicoli commerciali diesel e benzina perché sono quelli che trasportano merci e necessitano di avere garanzie sulle lunghe percorrenze che a oggi l’elettrico non dà». Insomma, nei veicoli commerciali ancor di più che per le vetture dei privati si percepisce quanto il consumatore sia restio a passare all’elettrico e quanto la nuova tecnologia sia immatura. E non è solo una questione di motori. «C’e anche», continua il sindacalista, «un discorso di know how e di eccellenza italiana nel settore. Il sito di Atessa riesce a fornire un mix produttivo e una capacità di assemblaggio dei diversi veicoli con molteplici varianti dello stesso modello che ha pochi pari. Per non parlare dell’Iveco e del modello Daily prodotto a Suzzara. Non chiediamo solo garanzie sui siti, ma anche iniziative per tutelare l’indotto, un grande bacino di occupazione per quelle aree». Il governo continua a incalzare, diversi i tavoli convocati, l’azienda che intanto ha subito una sforbiciata del target price (prezzo obiettivo) da parte di Barclays. La banca Usa pensava che il titolo valesse 28,50 euro e adesso, complici gli ultimi conti deludenti, non lo quota sopra i 24 euro. Insomma, i campanelli d’allarme si moltiplicano e anche il management (il direttore finanziario Natalie Knight in testa) apre alla possibilità di offrire versioni termiche di alcuni modelli inizialmente lanciati come veicoli solo elettrici. Si parla della Jeep Recon e della Wagoneer S, ma anche delle nuove Alfa Romeo Stelvio e Giulia. Speriamo sia un viatico che porti buone nuove (la produzione di modelli ibridi) anche per l’Italia.
Toni Capuozzo (Ansa)
Il giornalista: «Il tycoon ragiona fuori dalle ideologie. Dopo Gaza è più forte e ora in Ucraina adotta lo stesso metodo. Il summit in Ungheria è uno schiaffo alla Ue».
Ansa
Israele risponde con un raid a un attacco subito vicino a Rafah. Hamas: «Non siamo stati noi». L’ipotesi di milizie fuori controllo. Washington invita Netanyahu a reagire «in modo proporzionato». Vance, Witkoff e Kushner presto di nuovo a Gerusalemme.
Il premier dalla National Italian American Foundation di Washington: «Il Columbus Day non si cancella, e' qui per restare».
«Ci sono forze che cercano di dividerci, di ridefinire la nostra storia e di distruggere le nostre tradizioni condivise. La chiamano la cultura woke». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in un video messaggio al gala 50esimo anniversario della National Italian American Foundation a Washington. "È un tentativo di cancellare la storia fondamentale degli italoamericani e di negare il loro posto speciale in questa nazione. Non glielo permetteremo. Il Columbus Day è qui per restare», ha aggiunto il presidente del Consiglio ringraziando Donald Trump per aver ripristinato quest'anno la celebrazione.
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L'amministratore delegato e direttore generale di Gruppo FS Stefano Antonio Donnarumma premiato a Washington
L’amministratore delegato del Gruppo FS Italiane ha ricevuto il Premio Dea Roma della National Italian American Foundation per il contributo alla modernizzazione delle infrastrutture di trasporto e alla crescita sostenibile del Paese.
La NIAF (National Italian American Foundation) ha conferito a Stefano Antonio Donnarumma, amministratore delegato e direttore generale del Gruppo FS Italiane, il Premio NIAF Dea Roma come leader nell’eccellenza ingegneristica per la crescita nazionale e l’infrastruttura sostenibile.
La cerimonia si è svolta sabato 18 ottobre 2025 durante il Gala del 50° Anniversario della NIAF, all’Hotel Washington Hilton di Washington D.C. negli Stati Uniti d’America. Il riconoscimento è stato assegnato per evidenziare il ruolo cruciale svolto da Donnarumma nella trasformazione e modernizzazione delle infrastrutture di trasporto italiane, con un forte impegno verso la sostenibilità e l’innovazione.
«È un vero onore ricevere questo premio che ho il piacere di dedicare a tutti gli italiani che creano valore sia nel nostro Paese che all’estero e diffondono principi volti a generare competenze specifiche nell’ambito dell’ingegneria, della tecnologia e dell’innovazione. Nel Gruppo FS Italiane abbiamo avviato quest’anno un Piano Strategico da 100 miliardi di euro di investimenti che rappresenta un motore fondamentale per la crescita e lo sviluppo del Paese». ha dichiarato Stefano Antonio Donnarumma.
Sotto la guida di Donnarumma, il Gruppo FS sta promuovendo importanti progressi nello sviluppo di linee ferroviarie ad Alta Velocità e nelle soluzioni di mobilità sostenibile, contribuendo a collegare le comunità italiane e a supportare gli obiettivi ambientali nazionali. Il Piano Strategico 2025-2029 include diversi interventi per migliorare la qualità del servizio ferroviario, costruire nuove linee ad alta velocità e dotare la rete del sistema ERTMS per garantire maggiore unione fra le diversi reti ferroviarie europee. Più di 60 miliardi è il valore degli investimenti destinati all'infrastruttura ferroviaria, con l'obiettivo di diventare leader nella mobilità e migliorare l’esperienza di viaggio. Questo comprende l’attivazione di nuove linee ad alta velocità per collegare aree non ancora servite, con l'obiettivo di aumentare del 30% le persone raggiunte dal sistema Alta Velocità. Sul fronte della sostenibilità, inoltre, il Gruppo FS - primo consumatore di energia elettrica del Paese con circa il 2% della domanda nazionale – si pone l’obiettivo di decarbonizzare i consumi energetici attraverso la produzione da fonti rinnovabili e l’installazione di oltre 1 GW di capacità rinnovabile entro il 2029, pari al 19% di tutti i consumi del Gruppo FS, e di circa 2 GW entro il 2034. Fondamentale è anche il presidio internazionale, con una previsione di crescita del volume passeggeri pari al 40%.
Il Gruppo FS ha infatti inserito lo sviluppo internazionale tra le sue priorità, destinando una quota significativa degli investimenti al rafforzamento della propria presenza oltre confine. L’obiettivo è consolidare il posizionamento del Gruppo in Europa, ormai percepita come un’estensione naturale del mercato domestico, e promuovere una rete ferroviaria sempre più integrata e in linea con i principi della mobilità sostenibile.
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