2024-04-05
Gli Stati Uniti mandano alla sbarra le più grandi riviste scientifiche
«Nature», «Science» e «Lancet» chiamate a dimostrare l’indipendenza dalla politica.È tempo di pulizie di primavera per le grosse riviste scientifiche, che nessuno spazio lasciarono a dubbi sull’origine del Covid e non ammisero contestazioni alla gestione della pandemia. La genetista Magdalena Skipper, a capo della rivista Nature e del team editoriale di ricerca, Holden Thorp di Science e Richard Horton di The Lancet sono stati chiamati a testimoniare il 16 aprile davanti alla Commissione ristretta sulla pandemia da Covid della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti. «Questa udienza esaminerà il rapporto tra le riviste scientifiche e il governo federale», si legge nelle lettere di comparizione e i vari direttori dovranno chiarire se hanno «concesso l’autorizzazione a un accesso inappropriato del governo federale alla revisione scientifica o al processo di pubblicazione, e se il governo federale ha censurato o manipolato in altro modo questi processi». Il rapporto dello scorso luglio, dal titolo «The proximal origin of a cover-up. Did the “Bethesda boys” downplay a lab leak?» (ovvero, «La probabile origine di un insabbiamento . I “Bethesda boys” hanno minimizzato una fuga di notizie dal laboratorio?»), già rivelò un’ampia influenza da parte del National institutes of health (Nih), agenzia del dipartimento della Salute e dei Servizi umani Usa.«Un’analisi imperfetta, combinata con un’allarmante mancanza di prove che hanno portato i coautori dell’articolo a sostenere un’origine zoonotica», cioè trasmessa da animali, dichiarò il senatore repubblicano dell’Ohio Brad Robert Wenstrup, a capo della Commissione ristretta. Nel rapporto sono inclusi messaggi dell’app Slack e di posta elettronica precedentemente non rivelati, tra i coautori di articoli sulle prestigiose riviste internazionali, trascrizioni integrali delle interviste e «un’analisi dettagliata dello sforzo coordinato per sopprimere la teoria delle perdite di laboratorio», ha reso noto il sottocomitato. Il 17 marzo 2020, pochi giorni dopo che l’Oms aveva dichiarato il coronavirus pandemia, Nature medicine pubblicò l’articolo «La probabile origine di Sars-CoV-2», nel quale un gruppo di esperti, tra i quali l’immunologo Kristian G. Andersen, escludevano che il virus di Wuhan fosse un costrutto di laboratorio o un virus deliberatamente manipolato. Si sarebbe evoluto naturalmente. L’ipotesi della fuga da laboratorio fu bocciata come teoria del complotto, con il pesante condizionamento del Nih, che avrebbe finanziato pericolose ricerche di «guadagno di funzione» nell’Istituto di virologia di Wuhan. Anthony Fauci, al tempo direttore dell’Istituto nazionale delle allergie e delle malattie infettive (Niaid), il dottor Francis Collins, allora direttore del Nih, «esercitarono un’influenza indebita sulla stesura e sulla pubblicazione di Proximal Origin», evidenziò il rapporto. «Soffocare il discorso scientifico ed etichettare coloro che credono nella possibilità di una fuga di dati dal laboratorio come “teorici della cospirazione” ha causato un danno irrefutabile alla fiducia del pubblico nei nostri funzionari sanitari», sostiene Wenstrup. Conclude: «Gli americani meritano di sapere perché l’onestà, la trasparenza e i fatti sono stati abbandonati».Nel febbraio del 2020, The Lancet pubblicò l’appello di scienziati che condannavano «le teorie della cospirazione che suggeriscono che il Covid-19 non ha un’origine naturale», di fatto silenziando il dibattito. «Le nostre analisi delle prove disponibili suggeriscono chiaramente che la pandemia è derivata da infezioni umane trasmesse da animali in vendita al mercato all’ingrosso di frutti di mare di Huanan a Wuhan alla fine di novembre 2019», dichiarò sempre Kristian Andersen in due studi su Science. Eppure, in un’email del 31 gennaio 2020, Andersen aveva annunciato ad Anthony Fauci che lui, Robert «Bob» Garry ed Edward «Eddie» Holmes avevano scoperto che «il genoma del Sars-CoV-2 è incompatibile con la teoria dell’evoluzione». In altre parole, forse era di origine artificiale.«Milioni di persone in tutto il mondo si sono affidate a Science, Nature e The Lancet per conoscere ricerche scientificamente accurate e imparziali durante la pandemia di Covid-19», fa sapere il senatore repubblicano. «Tuttavia, i documenti», rilasciati pubblicamente tramite il Freedom of Information Act (Foia) e quelli in custodia del Sottocomitato ristretto, «mostrano che il governo federale potrebbe aver censurato e manipolato i sacri processi di revisione scientifica». La questione che pone Wenstrup è cruciale e riguarda tante pubblicazioni: «Queste riviste scientifiche di fama mondiale avrebbero dovuto fare di più per proteggere il discorso scientifico e garantire che il processo di revisione tra pari fosse completato senza influenze esterne?».
Antonella Bundu (Imagoeconomica)
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