2024-09-14
Stati Uniti e Uk rallentano sui missili a lungo raggio Kiev chiede a noi altre armi
Volodymyr Zelensky (Ansa)
Dopo le minacce del Cremlino, rinviato il via libera di Joe Biden e Keir Starmer all’uso dei razzi Intanto, l’Ucraina mette gli occhi sui nostri mezzi bellici usati e batte cassa da Antonio Tajani.Se è vero, come dicevano i latini, che «si vis pace para bellum» («se vuoi la pace, prepara la guerra»), le pressioni di Volodymyr Zelensky per lanciare armi a lungo raggio occidentali sul territorio russo non stridono neanche tanto con l’annuncio dello stesso presidente ucraino di voler presentare entro fine mese al presidente americano Joe Biden il suo «piano di vittoria» per porre fine a due anni e mezzo di guerra con la Russia e convocare a novembre 2024 - nello stesso mese in cui i cittadini americani andranno alle urne per scegliere il futuro presidente Usa - il prossimo vertice globale sulla pace, cui «la Russia è invitata». Al netto del fatto che Kiev gioca il tutto per tutto per alzare il tiro, una cosa è certa: «Non esiste una decisione collettiva» sull’utilizzo che l’Ucraina farà delle armi donate dai Paesi che hanno deciso di aiutarla, come ha precisato ieri il ministro della difesa italiano Guido Crosetto, perché «l’uso delle armi è disciplinato dai rapporti che l’Ucraina ha con ogni singolo Paese». E l’Italia da parte sua, nell’esprimere «forte sorpresa e contrarietà per le misure russe contro i giornalisti italiani Stefania Battistini e Simone Triani», ha deciso però di non aderire all’escalation: «L’Italia non ha autorizzato l’uso di materiale militare italiano fuori dall’Ucraina», ha dichiarato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Pour cause: le reazioni russe sono state prevedibilmente molto aspre, a cominciare da quella del presidente Vladimir Putin, che ha dichiarato che se Kiev lancerà missili occidentali contro la Russia, usando dunque armamenti dei Paesi Nato a scopo offensivo e non soltanto difensivo, vorrà dire che «i Paesi Nato sono in guerra con la Russia». È anche per questo che, nel corso dell’incontro che si è tenuto ieri a Washington tra il presidente Biden e il premier britannico Keir Starmer, gli Usa si sono limitati a dichiarare, per voce del portavoce del consiglio nazionale della Casa Bianca John Kirby, che «non c’è alcun cambio nella nostra politica» sulla riduzione dei vincoli per l’utilizzo sul suolo russo, da parte dell’Ucraina, delle armi ricevute dagli alleati occidentali, senza però che questo via libera si sia trasformato in un vero e proprio annuncio. Gli Usa, dunque, sono sempre pronti a dire sì all’uso di armi a lungo raggio per raggiungere la Russia (purché non fornite dagli Usa ma dagli alleati europei come la Gran Bretagna) e il Regno Unito ha confermato l’intenzione di concedere i missili a lungo raggio Storm Shadow, ma non intendono al momento scatenare né i russi né gli alleati. Secondo la testata Politico, l’accordo potrebbe essere confermato questo mese davanti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, ma con ogni probabilità tutto resterà più o meno in sospeso fino alle elezioni americane.L’Ucraina, intanto, ha presentato a Roma la propria «lista della spesa», come confermato dal nuovo ministro degli esteri ucraino Andrii Sybiha: dopo un colloquio telefonico con Tajani, che pubblicamente si era limitato a confermare il «convinto sostegno del governo italiano per l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza ucraina (…) fino al raggiungimento di una pace giusta», il diplomatico ha scritto su X di avere discusso «la spedizione del prossimo pacchetto di aiuti militari e del potenziamento dello scudo aereo ucraino». Gli ucraini sono interessati all’usato bellico italiano: Sybiha preme per gli «equipaggiamenti italiani decommissionati», ossia riserve di armi che giacciono nei magazzini. Alcune sono state già offerte dal governo di Mario Draghi (che ha inviato cannoni FH70, obici semoventi M109, cingolati trasporto truppe M113 e cingolati da montagna BV206) e altre (i missili terra aria Samp-T prodotti da Mbda) sono state donate dal governo di Giorgia Meloni. Kiev ha messo gli occhi anche sui vecchi lanciatori per missili terra-aria americani Hawk, sulle batterie di missili contraerei Aspide (una delle quali già inviata agli ucraini dal governo Meloni), sulle potenti autoblindo Centauro prodotte quarant’anni fa e soprattutto sugli obici M56 degli alpini, prodotti dalla Oto Melara ed esportati in diversi Paesi tra cui la Spagna, che ne ha donati dieci all’Ucraina: si tratta di armi che erano state dismesse ma da qualche anno sono state recuperate dalla difesa italiana.Oltre alle armi donate, ci sono anche quelle acquistate: secondo l’ultima relazione del governo sull’esportazione di materiale bellico, nel 2023 sono state vendute all’Ucraina armi per 417 milioni di euro, due cannoni destinati alla marina e prodotti dall’azienda Leonardo, altri cannoni Skynex prodotti dalla Rheinmetall Italia (pagati però non da Kiev bensì dal governo tedesco) e quantità ingenti di proiettili. «Abbiamo notato buone prospettive per una ulteriore collaborazione tra le nostre industrie della difesa», ha dichiarato il ministro ucraino Sybiha al termine del colloquio con Tajani. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano conferma: a quanto pare le forniture militari italiane, partite come donazioni dello Stato, dal 2023 vedono un «sempre maggiore apporto da parte del settore privato».