2025-07-16
Starmer fa l’ultrà della remigrazione. «I clandestini tornano in Francia»
Il premier britannico stringe un patto con Macron per respingere gli immigrati irregolari, ma intanto il titolare dell’Interno concede visti agli stranieri sulla base di selezionate competenze: esperti di politiche woke e poeti.Quando ha bisogno di raccogliere consensi, il premier britannico Keir Starmer non esita a mostrare la faccia dura. Giusto ieri, su X, ha pubblicato una dichiarazione che avrebbe potuto serenamente uscire dalla bocca di un tifoso della remigrazione: «I cittadini britannici hanno tutto il diritto di chiedersi perché i loro soldi vengano spesi per gli alberghi per richiedenti asilo invece che per i servizi pubblici», ha scritto. «Ecco perché ho concordato con la Francia un progetto pilota innovativo. Per la prima volta, chi tenta di attraversare illegalmente il confine si ritroverà al punto di partenza». Ecco qui il più robusto governo di sinistra europeo pronto a respingere i migranti clandestini, rimandandoli in Francia, cioè nel luogo da cui sono partiti a bordo di barchini di fortuna. Sembra quasi un blocco navale. E non è tutto: nei giorni scorsi, l’esecutivo britannico ha annunciato che ridurrà notevolmente i costi per il mantenimento dei richiedenti asilo, dopo che il National Audit Office ha reso noto che i costi per l’accoglienza raggiungeranno i 15,3 miliardi di sterline nei prossimi dieci anni, una cifra enorme che corrisponde a circa il triplo dell’importo stanziato dal ministero dell’Interno.Il governo ha fatto sapere di aver predisposto un piano per abbandonare l’utilizzo degli hotel come sistemazione per i migranti: a partire dal 2029 si risparmierà 1 miliardo di sterline all’anno tagliando le spese per gli alberghi e costruendo strutture di accoglienza gestite dallo Stato. Il cancelliere Rachele Reeves ha anche promesso che saranno stanziati 200 milioni di sterline per «ridurre l’arretrato delle richieste di asilo, esaminare più ricorsi e rimpatriare le persone che non hanno il diritto di stare qui». A quanto pare, dunque, i laburisti al potere - anche per arginare l’avanzata di movimenti di destra come Reform di Nigel Farage - stanno tentando di rispondere agli elettori che da tempo chiedono una stretta sull’immigrazione. È in questo quadro che rientra il «rivoluzionario» progetto pilota di Starmer per respingere i clandestini in arrivo dalla Francia. Starmer e il presidente francese Emmanuel Macron hanno annunciato di avere trovato un accordo giovedì nella base militare di Northwood: «Nell’ambito del programma pilota one in, one out», ha scritto il Guardian, «i funzionari britannici arresteranno alcuni di coloro che attraversano la Manica e li rimanderanno in Francia, accogliendo in cambio una persona che abbia fatto richiesta di asilo in Francia e che possa dimostrare di avere legami familiari in Gran Bretagna». In pratica, sarà espulso un clandestino e accolto un richiedente asilo con parenti nel Regno Unito. «Non esiste una soluzione miracolosa, ma con uno sforzo congiunto, nuove tattiche e un nuovo livello di intenti, possiamo finalmente ribaltare la situazione. Per la prima volta in assoluto, i migranti che arrivano su piccole imbarcazioni saranno trattenuti e rimpatriati in Francia in tempi brevi», ha detto Starmer. Il problema dei laburisti, però, è lo stesso che affligge tutte le sinistre europee. Dopo aver magnificato le bellezze dell’immigrazione per anni, soprattutto quando al potere c’erano le destre, faticano a giustificare (prima di tutto a sé stesse) il cambio di atteggiamento necessario quando ci si trova a governare. Il Regno Unito, poi, è stato infettato più in profondità dalla cultura woke rispetto ad altre nazioni, e ora ne paga duramente lo scotto. Sia perché certi deliri sull’antirazzismo hanno esasperato una buona fetta della popolazione, sia perché è difficile liberarsi delle tare ideologiche quando sono così pervasive. E così, mentre da un lato i laburisti vogliono mostrarsi inflessibili nella difesa dei confini, dall’altro continuano a sfornare trovate oltre il limite del grottesco. L’ultima è stata rivelata dal Telegraph. Yvette Cooper, ministro degli Interni, a maggio ha annunciato che avrebbe ristretto le maglie per gli ingressi regolari in Inghilterra, spiegando che sarebbero stati concessi visti «collegati alle competenze e alla formazione». È stato dunque stato stilato un elenco di professionisti di cui il Regno Unito sarebbe carente, in modo da facilitare l’ingresso di lavoratori qualificati e utili. Si potrebbe supportare dunque che saranno accolti rapidamente medici, infermieri, ingegneri e simili. E in parte è così, ma l’elenco redatto dal governo riserva sorprese. Saranno infatti concessi visti a persone qualificate per il ruolo di «responsabile per l’uguaglianza e la diversità». Già, proprio quelli che debbono occuparsi di mettere in atto nelle aziende e negli uffici pubblici le politiche woke, facendo rispettare le quote etniche e le altre assurde regole imposte dal politicamente corretto. Come scrive il Telegraph, «negli ultimi anni, tali posizioni sono diventate controverse per aver promosso concetti come l’idea di “privilegio bianco”. La professione è stata descritta come una piaga per il settore pubblico, e la sola Pubblica amministrazione ha speso 27 milioni di sterline di denaro pubblico in un anno per i responsabili della diversità. Oltre 13 milioni di sterline vengono spesi ogni anno per gli stipendi dei responsabili della diversità dai trust del Servizio sanitario nazionale. Questi ruoli rientrano nel codice dei visti per personale qualificato per la categoria di “responsabili delle risorse umane e delle relazioni industriali”». Non è tutto. Nella lista dei lavori qualificati di cui il Regno Unito avrebbe bisogno compaiono anche i blogger e i poeti. Lee Anderson del partito Reform ha avuto gioco facile a sbertucciare il governo: «Nella terra di Shakespeare e Wodehouse non abbiamo bisogno di importare poeti», ha detto. Ed è difficile dargli torto. Sono stupidaggini come queste ad aver contribuito, in questi anni, ad aumentare la rabbia popolare nei riguardi della migrazione di massa. Alle legittime istanze dei cittadini sono arrivate dai governi europei per lo più risposte evasive o, peggio, modellate sulla retorica dell’inclusione. Chi giustamente chiedeva confini chiusi si è visto recapitare l’accusa di razzismo, e il risultato è stato che ovunque i progressisti hanno clamorosamente perso terreno. Nei rari casi in cui si sono trovati a governare, hanno comunque dovuto riadattare le linea sull’immigrazione, ma il problema è che spesso (come nel caso inglese) si tratta semplicemente di una facciata. Certo, anche le destre non hanno ottenuto risultati sconvolgenti sull’immigrazione di massa. Ma almeno evitano di prendere per i fondelli la popolazione importando poeti e responsabili dell’inclusione.
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)