2023-05-23
Stangata Juve: -10 e fuori dalla Champions
Andrea Agnelli (Imagoeconomica)
La Procura federale chiedeva 11 punti di penalità, la corte ne ha risparmiato uno. I bianconeri finiscono per ora fuori dalle prime quattro, in attesa di capire se l’inchiesta sulla manovra stipendi costerà ulteriori sanzioni. Prosciolti invece i sette dirigenti. Obiettivo Juvexit, ma non troppo. Ovvero bianconeri quasi matematicamente fuori dalla Champions, ma non dalle altre coppe europee. La Corte federale d’appello ha inflitto una penalizzazione di 10 punti al club bianconero per il primo filone del caso plusvalenze. La procura ne aveva chiesti 11, insieme alla conferma delle condanne per sette tra ex dirigenti ed ex consiglieri, tra i quali Pavel Nedved, per i quali invece è arrivato il proscioglimento. Si tratta di una sentenza decisamente più clemente di quella appellata dalla Juve a fine gennaio, quando alla squadra di Massimiliano Allegri erano stati tolti 15 punti. A firmarla un giudice amministrativo napoletano, Ida Raiola, presidente di sezione al Tar del Veneto, insieme a un collegio interamente rinnovato. Il cuore, e se vogliamo anche un po’ la singolarità, di tutta questa vicenda della giustizia sportiva è il principio di afflittività della pena. Perché raggiunga il suo scopo, non basta che la sanzione sia più o meno commisurata alla gravità delle condotte attuate dalla Juventus e dai suoi ex vertici, guidati da Andrea Agnelli, Fabio Paratici e Maurizio Arrivabene, ma deve proprio punire in concreto il club e andare a incidere sul suo futuro. Seguendo questa logica, ieri mattina l’accusa rappresentata dal procuratore federale della Fgci Giuseppe Chiné aveva chiesto una penalizzazione di 11 punti, contro i 9 chiesti la volta precedente e i 15 ottenuti nella prima sentenza, poi appellata dalla Juventus con successo. Per formulare la sua nuova richiesta, è ragionevole pensare che Chiné abbia calcolato che, a due giornate dalla fine del campionato e al netto del risultato di ieri sera tra Empoli e Juventus (la partita è terminata quando questo giornale era già chiuso), levare 11 punti al club degli Agnelli Elkann sarebbe stata una punizione comunque sufficientemente pesante. Invece, con i 10 punti della sentenza arrivata in serata, la Juve scivola dietro alla Roma al settimo posto con 59 punti, mentre la zona Champions è rappresentata dal Milan, che è quarto a quota 64. Tuttavia, in caso di vittoria con l’Empoli, la Juve risalirebbe a 62 punti e potrebbe recuperare lo svantaggio con i rossoneri, con i quali è previsto lo scontro diretto proprio domenica prossima. Insomma, dovendo comunque stare in qualche modo sotto i 15 punti censurati dal Collegio di giustizia del Coni, ma volendo avere la certezza dell’esclusione dalle coppe europee, il numero veramente «afflittivo» sarebbe stato 14, sempre dando per scontata la vittoria bianconera a Empoli. E invece, alla fine, sono stati chiesti tre punti in meno del necessario e ne sono stati ottenuti tre in meno. L’udienza di ieri sul troncone delle false plusvalenze era iniziata poco dopo le 10 ed è stata il seguito logico della decisione del Coni, che aveva confermato la colpevolezza dei principali dirigenti juventini, a cominciare dall’ex presidente Andrea Agnelli e dall’ex amministratore delegato Maurizio Arrivabene, travolti dall’inchiesta «Prisma» della procura di Torino, le cui carte sono state fondamentali per imbastire anche i processi sportivi. I giudici di secondo grado avevano però già alleggerito la posizione di Pavel Nedved e di altri ex consiglieri di amministrazione, parlando di una «generica, ma indimostrata, consapevolezza diffusa». Per loro, la Procura ieri ha chiesto comunque otto mesi di inibizione, ma senza successo. Nelle tre ore dell’udienza di ieri, con le parti collegate in remoto, il procuratore Chiné ha dunque aumentato le sue richieste portandole a 11 punti di penalizzazione e ribadendo la gravità e l’intenzionalità delle condotte juventine nel gonfiare artatamente il valore di una serie di giocatori. I legali della Juventus (Maurizio Bellacosa, Davide Sangiorgio e Flavia Tortorella) hanno invece attaccato su più fronti, a cominciare dal concetto di «afflittività» per finire con il completo ricambio della dirigenza dopo lo scandalo. Ieri, da Torino, era collegato anche il nuovo presidente del club, Gianluca Ferrero, proprio a testimoniare il repulisti voluto dall’azionista Exor, con John Elkann in testa. La sentenza di ieri sera non esaurisce i problemi della Juventus. È appena arrivato il deferimento per l’altro filone d’inchiesta, quello che riguarda le manovre sugli stipendi dei giocatori ai tempi del Covid, e le sospette partnership della Juve con altre società, sempre per il calciomercato. Anche qui si rischiano nuovi punti di penalizzazione o, nell’ipotesi più estrema (e al momento poco probabile) una retrocessione diretta in serie B. Poi c’è il fronte europeo, che può in qualche modo superare le altalene italiane. Sulla base della documentazione finita sui giornali, l’Uefa ha aperto una propria indagine per capire se l’accordo transattivo dell’estate scorsa sul fairplay finanziario, firmato con la Juventus, sia basato su informazioni false (per esempio, la manovra stipendi inciderebbe sui bilanci). Se così fosse, l’accordo verrebbe disconosciuto e il club torinese rischierebbe l’esclusione per un anno dalle competizioni europee. Una sanzione che si applicherebbe non automaticamente nella stagione 2023-2024, ma alla prima occasione in cui la Juve si qualificasse. Un po’ di respiro arriva invece dal fronte penale, dopo che gli avvocati della Juventus hanno chiesto lo spostamento del processo da Torino a Milano o Roma. Nell’udienza preliminare del 10 maggio, il gup Marco Picco ha demandato la decisione sulla competenza territoriale alla Cassazione e una decisione è attesa per il 26 ottobre.
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