2021-02-13
La squadra di Mr Bce: Giorgetti al Mise. E si rivedono anche Gelmini e Brunetta
Esecutivo a trazione «nordista». La Lega ottiene il dicastero per i disabili, però sparisce lo Sport, un settore da ricostruire.Incaricato Roberto Cingolani (ora in Leonardo): avrà deleghe su ambiente ed energia.Esecutivo a trazione «nordista». La Lega ottiene il dicastero per i disabili, però sparisce lo Sport, un settore da ricostruire.Il governo Draghi nasce alle 19.42 di ieri sera, quando il segretario generale del Quirinale, Ugo Zampetti, comunica che «Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ha ricevuto al Palazzo del Quirinale il professor Mario Draghi il quale ha accettato l'incarico di formare il governo. Il professor Draghi ha accettato l'incarico», aggiunge Zampetti, «e ha presentato al presidente della Repubblica le proposte relative alla nomina dei ministri». Il nuovo presidente del Consiglio, pochissimi minuti dopo, legge la lista dei ministri. L'esecutivo è un mix di tecnici e esponenti politici dei partiti che compongono la maggioranza. In particolare, sono 8 i ministri tecnici, e 15 i politici, di cui 9 facevano già parte del governo giallorosso guidato da Giuseppe Conte. La squadra è a trazione «nordista»: 9 ministri lombardi, 4 veneti, 2 dell'Emilia Romagna e uno a testa per Friuli, Liguria e Piemonte.Iniziamo dai tecnici: a guidare il ministero della Transizione ecologica, voluto da Beppe Grillo come condizione per l'ingresso del M5s nel governo, sarà il fisico Roberto Cingolani, Chief technology and innovation officer della società del settore difesa e aerospazio Leonardo. Ministro dell'Innovazione tecnologica e della transizione digitale sarà invece Vittorio Colao, ex manager della Vodafone, già a capo della task force che aveva il compito di elaborare e proporre misure per la ripresa dell'economia. La poltrona, importantissima, di ministro dell'Economia, va a Daniele Franco, dg di Bankitalia e presidente dell'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, uomo di fiducia di Draghi. Uno schiaffo umano ai 5 stelle, se è vero che (anche) a lui erano rivolti gli strali di un audio di Rocco Casalino che diceva, ai tempi del Conte 1: «Tutto il 2019 ci concentreremo a far fuori tutti questi pezzi di merda del Mef». Alla Giustizia va la ex presidente della Corte costituzionale, Marta Cartabia. All'Interno, confermata Luciana Lamorgese. Ministro dell'Università sarà Cristina Messa, che è stata rettrice dell'Università di Milano Bicocca dal 2013 al 2019, e vicepresidente del Cnr dal 2011 al 2015. Ministro dei Trasporti e delle infrastrutture è Enrico Giovannini, ex presidente dell'Istat, cofondatore dell'Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile; all'Istruzione va Patrizio Bianchi, che ha guidato la task force di esperti, voluta dalla ministra uscente Lucia Azzolina, per pianificare tempi e modi della ripartenza delle scuole durante la pandemia da coronavirus. Passiamo ai ministri «politici». Quattro posizioni vanno al M5s: Luigi Di Maio confermato agli Esteri; Filippo d'Incà ai rapporti col parlamento, Fabiana Dadone alle Politiche giovanili, Stefano Patuanelli all'Agricoltura. Tre ministri vanno al Pd: due conferme, Dario Franceschini ai Beni Culturali e Lorenzo Guerini alla Difesa, e una new entry, quella del vicesegretario del partito, Andrea Orlando, al Lavoro. Tre ministri anche alla Lega: Giancarlo Giorgetti va allo Sviluppo economico, Erika Stefani alla Disabilità, Massimo Garavaglia al Turismo, che diventa un ministero autonomo, scorporato dai Beni culturali, come sempre chiesto dal Carroccio. Anche Forza Italia ottiene tre ministeri: alla Pubblica amministrazione va Renato Brunetta, che aveva già ricoperto questo ruolo tra il 2008 e il 2011, nel governo guidato da Silvio Berlusconi. Ministro degli Affari regionali e autonomie sarà l'attuale capogruppo alla Camera, Mariastella Gelmini. Per Italia viva confermata Elena Bonetti alla Famiglia. Conferma anche al ministero della Salute, che resta a Roberto Speranza, di Leu. Sparisce il ministero dello Sport, un grande comparto che andava rimesso in piedi. Infine, Roberto Garofoli, navigatissimo giudice del Consiglio di Stato, sarà sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio. Dunque, nei posti chiave dell'esecutivo Mario Draghi ha piazzato una squadra di tecnici di sua fiducia. Scontata la conferma della Lamorgese al Viminale, così come la nomina a Guardasigilli della Cartabia. Per quel che riguarda i ministri politici, porta a casa un buon «bottino» il M5s, con quattro ministri e la conferma di Di Maio alla Farnesina; il Pd vede dimezzate le deleghe affidate a Franceschini, che nel Conte due aveva anche il Turismo, che va invece al leghista Garavaglia. La Lega, con tre ministeri, ottiene un ottimo risultato, anche se Giorgetti al Mise era una soluzione pronosticata. Un vero capolavoro quello di Silvio Berlusconi, che piazza ben tre esponenti di Fi nel governo: Brunetta, Gelmini e Carfagna. Una sorpresa la conferma di Elena Bonetti per Iv: alla vigilia, erano più alte le quotazioni di Teresa Bellanova ed Ettore Rosato, che restano a bocca asciutta. Possono dirsi soddisfatti dalle parti di Leu: la conferma di Speranza alla Salute era ipotizzata ma non certa, evidentemente ha pesato la volontà di garantire una continuità di azione nella lotta alla pandemia. Oggi alle 12 il giuramento del governo.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/squadra-giorgetti-mise-gelmini-brunetta-2650522078.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="alla-fine-la-transizione-ecologica-va-allo-scienziato-ammirato-dal-m5s" data-post-id="2650522078" data-published-at="1613170428" data-use-pagination="False"> Alla fine la Transizione ecologica va allo scienziato ammirato dal M5s Alla fine il ministero della Transizione tecnologica è nata. Una nuova entità che assorbirà quasi interamente quello dell'ambiente salvo assorbire tutti i temi dell'energia (impoverendo il Mise) e del digitale (depotenziando l'attuale dicastero dell'innovazione che per inciso andrà a Vittorio Colao). A vincere l'incarico è stato Roberto Cingolani attuale capo dell'innovazione del colosso della Difesa Leonardo. Allo scienziato sarà affidato il compito di gestire una buona fetta del Recovery fund e gestirà un team diverso da quello che immaginava Beppe Grillo quando sul suo blog ha lanciato il tema della «transizione». Sbaglia, però, Barbara Lezzi, la pasionaria dei 5 stelle, che ha twittato la sua forte delusione spiegando che alla fine le aspettative di Grillo sono state del tutto tradite. La carriera folgorante di Cingolani si deve alle sue geniali predisposizioni ai brevetti (ne ha registrati almeno un migliaio) ma anche al buon occhio dei 5 stelle che hanno avuto modo di osservare con interesse il suo passaggio da Genova (dove ha sede l'istituto italiano di tecnologia) a piazza Monte Grappa. E poi le sue attività successive. Insomma, la sua nomina al ministero nuovo di zecca non è certo una loro sconfitta. Certo, ciò che più va sottolineato è il background dello scienziato. Cingolani sale alla ribalta nazionale proprio quando nel 2005 diventa il primo direttore scientifico dell'Istituto italiano di tecnologia, centro di ricerca fortemente voluto dall'allora ministro dell'Economia Giulio Tremonti e dal direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli, che ne è presidente. L'idea era dare impulso allo sviluppo tecnologico del Paese con un istituto del tutto nuovo e dalla governance plasmata sulle migliori esperienze internazionali. Grazie ai fondi ingenti e alla dinamicità delle sue idee diventa una star mondiale nelle scienze dei materiali. È nanotecnologo - non poche le iniziative a Genova sul grafene - e dà impulso al progetto per l'umanoide iCub, il robot simbolo dell'Iit. Quando arriva a Leonardo nel 2019 contribuisce a un interessante riposizionamento verso Washington. Alessandro Profumo nomina in un colpo solo ben tre nuove prime fila. Sposta Giovanni Soccodato e oltre allo scienziato di Genova, importa dal Dis Enrico Savio. La presenza di Cingolani ha l'obiettivo di garantire a Leonardo un know rilevante nei campi della robotica e delle nanotecnologie e una rete fitta di relazioni con gli Usa. Ancor di più l'ingresso dell'ex 007. Savio è già stato nel 2008 capo di gabinetto di De Gennaro e porta con sé una lunga lista di contatti politici, industriali con gli Stati Uniti, un filo diretto con l'Fbi e in generale con i servizi dell'asse atlantista. Uno zoom sull'azienda di Piazza Monte Grappa che aiuta a capire quale possa essere il ruolo internazionale di una figura come Cingolani. Speriamo che aiuti a bilanciare il ruolo di Luigi Di Maio che assurdamente rimane a rappresentare all'estero il governo Draghi. Speriamo garantisca l'asse atlantista dell'esecutivo e bilanci la sinofilia dei 5 stelle. D'altronde all'esecutivo rimane al suo posto il titolare della Difesa, Lorenzo Guerini, il solo - assieme a Enzo Amendola - ad aver evitato che il Conte bis prendesse iniziative tecnologiche troppo filo Pechino.
Un appuntamento che, nelle parole del governatore, non è solo sportivo ma anche simbolico: «Come Lombardia abbiamo fortemente voluto le Olimpiadi – ha detto – perché rappresentano una vetrina mondiale straordinaria, capace di lasciare al territorio eredità fondamentali in termini di infrastrutture, servizi e impatto culturale».
Fontana ha voluto sottolineare come l’esperienza olimpica incarni a pieno il “modello Lombardia”, fondato sulla collaborazione tra pubblico e privato e sulla capacità di trasformare le idee in progetti concreti. «I Giochi – ha spiegato – sono un esempio di questo modello di sviluppo, che parte dall’ascolto dei territori e si traduce in risultati tangibili, grazie al pragmatismo che da sempre contraddistingue la nostra regione».
Investimenti e connessioni per i territori
Secondo il presidente, l’evento rappresenta un volano per rafforzare processi già in corso: «Le Olimpiadi invernali sono l’occasione per accelerare investimenti che migliorano le connessioni con le aree montane e l’area metropolitana milanese».
Fontana ha ricordato che l’80% delle opere è già avviato, e che Milano-Cortina 2026 «sarà un laboratorio di metodo per programmare, investire e amministrare», con l’obiettivo di «rispondere ai bisogni delle comunità» e garantire «risultati duraturi e non temporanei».
Un’occasione per il turismo e il Made in Italy
Ampio spazio anche al tema dell’attrattività turistica. L’appuntamento olimpico, ha spiegato Fontana, sarà «un’occasione per mostrare al mondo le bellezze della Lombardia». Le stime parlano di 3 milioni di pernottamenti aggiuntivi nei mesi di febbraio e marzo 2026, un incremento del 50% rispetto ai livelli registrati nel biennio 2024-2025. Crescerà anche la quota di turisti stranieri, che dovrebbe passare dal 60 al 75% del totale.
Per il governatore, si tratta di una «straordinaria opportunità per le eccellenze del Made in Italy lombardo, che potranno presentarsi sulla scena internazionale in una vetrina irripetibile».
Una Smart Land per i cittadini
Fontana ha infine richiamato il valore dell’eredità olimpica, destinata a superare l’evento sportivo: «Questo percorso valorizza il dialogo tra istituzioni e la governance condivisa tra pubblico e privato, tra montagna e metropoli. La Lombardia è una Smart Land, capace di unire visione strategica e prossimità alle persone».
E ha concluso con una promessa: «Andiamo avanti nella sfida di progettare, coordinare e realizzare, sempre pensando al bene dei cittadini lombardi».
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Francesco Zambon (Getty Images)
La deposizione in mare della corona nell'esatto luogo della tragedia del 9 novembre 1971 (Esercito Italiano)
Quarantasei giovani parà della «Folgore» inghiottiti dalle acque del mar Tirreno. E con loro sei aviatori della Royal Air Force, altrettanto giovani. La sciagura aerea del 9 novembre 1971 fece così impressione che il Corriere della Sera uscì il giorno successivo con un corsivo di Dino Buzzati. Il grande giornalista e scrittore vergò alcune frasi di estrema efficacia, sconvolto da quello che fino ad oggi risulta essere il più grave incidente aereo per le Forze Armate italiane. Alle sue parole incisive e commosse lasciamo l’introduzione alla storia di una catastrofe di oltre mezzo secolo fa.
(…) Forse perché la Patria è passata di moda, anzi dà quasi fastidio a sentirla nominare e si scrive con la iniziale minuscola? E così dà fastidio la difesa della medesima Patria e tutto ciò che vi appartiene, compresi i ragazzi che indossano l’uniforme militare? (…). Buzzati lamentava la scarsa commozione degli Italiani nei confronti della morte di giovani paracadutisti, paragonandola all’eco che ebbe una tragedia del 1947 avvenuta ad Albenga in cui 43 bambini di una colonia erano morti annegati. Forti le sue parole a chiusura del pezzo: (…) Ora se ne vanno, con i sei compagni stranieri. Guardateli, se ci riuscite. Personalmente mi fanno ancora più pietà dei leggendari piccoli di Albenga. Non si disperano, non singhiozzano, non maledicono. Spalla a spalla si allontanano. Diritti, pallidi sì ma senza un tremito, a testa alta, con quel passo lieve e fermissimo che nei tempi antichi si diceva appartenesse agli eroi e che oggi sembra completamente dimenticato (…)
Non li hanno dimenticati, a oltre mezzo secolo di distanza, gli uomini della Folgore di oggi, che hanno commemorato i caduti di quella che è nota come la «tragedia della Meloria» con una cerimonia che ha coinvolto, oltre alle autorità, anche i parenti delle vittime.
La commemorazione si è conclusa con la deposizione di una corona in mare, nel punto esatto del tragico impatto, effettuata a bordo di un battello in segno di eterno ricordo e di continuità tra passato e presente.
Nelle prime ore del 9 novembre 1971, i parà del 187° Reggimento Folgore si imbarcarono sui Lockheed C-130 della Raf per partecipare ad una missione di addestramento Nato, dove avrebbero dovuto effettuare un «lancio tattico» sulla Sardegna. La tragedia si consumò poco dopo il decollo dall’aeroporto militare di Pisa-San Giusto, da dove in sequenza si stavano alzando 10 velivoli denominati convenzionalmente «Gesso». Fu uno di essi, «Gesso 5» a lanciare l’allarme dopo avere visto una fiammata sulla superficie del mare. L’aereo che lo precedeva, «Gesso 4» non rispose alla chiamata radio poiché istanti prima aveva impattato sulle acque a poca distanza dalle Secche della Meloria, circa 6 km a Nordovest di Livorno. Le operazioni di recupero dei corpi furono difficili e lunghissime, durante le quali vi fu un’altra vittima, un esperto sabotatore subacqueo del «Col Moschin», deceduto durante le operazioni. Le cause della sciagura non furono mai esattamente definite, anche se le indagini furono molto approfondite e una nave pontone di recupero rimase sul posto fino al febbraio del 1972. Si ipotizzò che l’aereo avesse colpito con la coda la superficie del mare per un errore di quota che, per le caratteristiche dell’esercitazione, doveva rimanere inizialmente molto bassa.
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