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2019-01-07
Spese pazze: buttano soldi pure per il galà del turismo tedesco
Ansa
Ci sono i 9 milioni di euro della Sardegna per estendere a oltre 5.000 guardaboschi l'applicazione del contratto regionale. Ci sono le assunzioni senza concorso dei collaboratori dei politici in Basilicata. C'è il bando per reclutare 1.400 operatori sociosanitari in Piemonte. In sei Regioni italiane si avvicinano le elezioni. E, nonostante la parola d'ordine degli anni Duemiladieci sia stata «austerità», in prossimità del voto i politici allentano i cordoni della borsa, sperando di farsi rieleggere.
Le urne si apriranno per prime in Abruzzo, il 10 febbraio. In seguito alle dimissioni dell'ex governatore pd, Luciano D'Alfonso, che si è trasferito sui banchi del Senato, la Giunta si sarebbe dovuta limitare all'ordinaria amministrazione. Ma il centrosinistra è andato in soccorso del portavoce del presidente del Consiglio regionale: scaduta la sua consulenza, pochi giorni fa lo ha riassunto per un mese tramite agenzia interinale, alla modica cifra di 5.925 euro. Un altro prorogato è il manager della Asl di Lanciano-Vasto-Chieti. Dove, a due mesi dal voto, è stato bandito un concorso per trenta infermieri e otto tecnici di radiologia. Tutti da inserire con contratto a tempo indeterminato.
Quello delle assunzioni nel comparto sanitario è un evergreen. Ma c'è anche qualcuno che s'inventa la contromossa: anziché bandirlo, il concorso se lo rimangia. In Calabria, a luglio, il commissario ad acta della sanità aveva sbloccato 1.253 assunzioni a tempo indeterminato. Si parlava di medici, infermieri, tecnici e amministrativi. Ma la Giunta, capitanata dal dem Mario Oliverio (per il quale il gip, a dicembre, nell'ambito di un'inchiesta per abuso d'ufficio, ha disposto l'obbligo di dimora nella cittadina in cui risiede), ha fermato tutto. Il Codacons ha denunciato quello che considera un «ricatto elettorale». Le elezioni non si terranno prima di novembre o dicembre 2019: un concorso pubblico di quella portata, in una terra affamata di lavoro e maglia nera per i Livelli essenziali di assistenza sanitaria, è meglio tenerselo nel cassetto fino al momento politicamente più opportuno.
Ovviamente, c'è chi è più furbo degli altri. E, anziché premiare gli amici degli amici, distribuisce risorse a valanga. Come l'Emilia Romagna: nell'ultimo bilancio della Regione del dem Stefano Bonaccini ci sono trovate geniali, a cominciare dall'abolizione del superticket sanitario. Un risultato da sbandierare davanti agli elettori, anche se la Giunta si è ben guardata dall'abolire la vera fonte di approvvigionamenti per le casse sanitarie: l'addizionale regionale.
Pure in Emilia Romagna si voterà tra novembre e dicembre 2019. Ma, prima di arrivare al rinnovo del Consiglio, ci saranno le amministrative in molti Comuni importanti: da Reggio Emilia a Cesena, da Modena, a Ferrara, a Forlì. E poi c'è la mina vagante, l'ex grillino disobbediente Federico Pizzarotti, sindaco di Parma. Uno che non esclude di candidarsi a governatore, uno che è capace di drenare parecchi voti a sinistra e che quindi va tenuto a bada. Magari, distribuendo qualche milioncino alla città da lui amministrata: basti pensare ai 12 milioni di euro per il potenziamento dell'aeroporto Giuseppe Verdi. Non bisogna lasciare indietro nemmeno le feste paesane: per la prima volta nella storia, la Regione foraggerà il carnevale di Cento (100.000 euro all'anno).
Qualche Giunta meno fortunata può solo aspirare a limitare i danni. Quella lucana, a luglio, è stata travolta da un terremoto giudiziario. Per il governatore, Marcello Pittella (fratello di Gianni, capogruppo dei Socialisti e democratici all'Europarlamento), erano scattati gli arresti domiciliari: secondo i magistrati, Pittella, costretto a dimettersi per effetto della legge Severino, era un vero e proprio dominus dei concorsi nella sanità. Al punto tale che, dinanzi ai «suoi» raccomandati, i funzionari sono stati intercettati a commentare: «Sia fatta la volontà di Pittella».
A settembre, i domiciliari sono stati revocati, ma a fine dicembre il Riesame ha confermato l'obbligo di non dimora a Potenza. La vicepresidente facente funzioni, Flavia Franconi, non ha potuto fare altro che posticipare il più possibile la data del voto, con la scusa dell'election day del 26 maggio. Comunque la Giunta, ad agosto, con la scusa di «rafforzare» il dipartimento Politiche agricole, aveva fatto in tempo a deliberare una convenzione biennale con il Ripam per l'impiego di 37 «esperti esterni», che secondo l'opposizione sarebbero selezionati con «i soliti critieri di dubbia trasparenza». Agli avversari della Franconi anche il rinvio della data del voto pare illegittimo: le precedenti consultazioni si erano svolte nel novembre del 2013 e, dunque, andavano indette di nuovo massimo entro il 20 gennaio 2019. Ma si sa: in politica, il tempismo è tutto.
Chiamparino recluta 1.400 operatori sanitari

Ansa
Promettere posti di lavoro in campagna elettorale: nemmeno l'equilibrato Piemonte fa eccezione. La Giunta regionale capitanata da Sergio Chiamparino ha deliberato, appena lo scorso ottobre, un piano straordinario di 1.400 assunzioni nel campo della sanità. Una delibera che dà priorità a infermieri, medici e operatori sociosanitari e che punta a riportare il numero di impiegati nel settore al livello precedente la partenza del pre-commissariamento.
Il piano di rientro, la cui fine è stata sancita nel 2017, era iniziato nel 2010 sotto la giunta Cota con l'obiettivo di riportare la spesa del servizio sanitario regionale sotto controllo. Grazie a sette lunghi anni di sacrifici da parte del personale in servizio, Sergio Chiamparino e Antonio Saitta, assessore regionale alla Sanità, possono permettersi di stappare lo champagne alla vigilia della scadenza elettorale. L'aumento della spesa, informano da Piazza Castello, sarà di 59 milioni di euro nel corso del prossimo biennio, che vanno a sommarsi ai 14 milioni già investiti per il 2018.
Di fronte a questi proclami, le opposizioni rimangono scettiche. «Si avvicinano le elezioni e si moltiplicano le promesse elettorali della Giunta, non ci fidiamo di un comunicato stampa di Saitta», ha dichiarato il capogruppo pentastellato in Consiglio regionale, Davide Bono, definendo il piano «una sparata elettorale bella e buona». Scettica anche Daniela Ruffino (Forza Italia), che parla di «troppi annunci e pochi fatti». Perplessità anche dalla locale sezione del sindacato degli infermieri Nursing Up. Il segretario regionale, Claudio Delli Carri, parla di «annuncio a effetto del quale non sfugge la tempistica e la malcelata portata elettorale».
500.000 euro per il galà del turismo tedesco

Ansa
Un galà da sogno per ospitare la sessantottesima edizione del congresso della Dvr, la federazione nazionale del turismo tedesco, costato alle casse della Regione Calabria oltre 500.000 euro. Grandiosa operazione di marketing che innescherà ricadute economiche positive secondo il governatore Mario Oliverio, immane spreco di denaro pubblico per altri.
La Regione si è accollata tutte le spese del meeting che si è tenuto dal 10 al 14 ottobre scorso tra Scilla e Reggio, ospitando un esercito di 600 operatori turistici. Come rivela un'inchiesta della testata locale LaCNews24, si va dai 270.000 euro per oltre 400 camere a 4 stelle, alla cena da 176.000 euro organizzata a Reggio, al press trip promozionale da 40.000 euro.
Spese sostenute a meno di un anno dalle elezioni e da più parti definite «pazze». Numeri che stridono con la situazione della sanità regionale, in crisi da un decennio. Un sospiro di sollievo poteva arrivare in questo senso dallo sblocco di 1.200 assunzioni nel comparto, deliberata lo scorso luglio dall'ex commissario ad acta, Massimo Scura, provvedimento poi bloccato dalla Regione.
La presa di posizione ha fatto infuriare il Codacons, che per bocca del vicepresidente nazionale Francesco Di Lieto ha minacciato un esposto alla magistratura «affinché vengano accertate tutte le omissioni che impediscono l'assunzione di tantissimi lavoratori in una regione atavicamente affamata di lavoro e con servizi erogati inaccettabili». Secondo Di Lieto, la prassi di bandire nuovi concorsi anziché attingere dalle graduatorie dei soggetti già idonei è «indissolubilmente legata alla prossima tornata elettorale» in quanto «consente di creare consenso e formare nuovi schiavi pronti a tutto per inseguire il miraggio della vittoria di un concorso pubblico».
Nomine contestate e super dirigenti prorogati

Ansa
Dopo le dimissioni dell'ex governatore,
Luciano D'Alfonso, la Giunta guidata dal facente funzioni, Giovanni Lolli, doveva limitarsi all'ordinaria amministrazione. Ma a fine dicembre ha fatto una delibera per Giovanni D'Amico, portavoce del presidente del Consiglio regionale. Non potendogli prorogare la consulenza, lo hanno assunto tramite agenzia interinale per un solo mese. Stipendio: 5.925 euro.
Le mani del governo regionale si sono allungate pure sulla sanità. Alla
Verità lo ha fatto notare il consigliere regionale di Forza Italia, Mauro Febbo, che ce l'ha con la proroga di tre mesi concessa dalla Regione al direttore generale della Asl di Lanciano-Vasto-Chieti, Pasquale Flacco. Il ministero della Sanità, interpellato dallo stesso Febbo, ha confermato che la Giunta abruzzese non poteva effettuare alcuna proroga (ribattezzata, nella delibera, «rideterminazione del termine contrattuale di durata»). E poi Flacco, secondo Febbo, è «appiattito sugli interessi elettorali del centrosinistra». Non a caso, la sua Asl, a fine dicembre, ha bandito un concorso per assumere a tempo indeterminato 30 infermieri e 8 tecnici di radiologia.
Caos nomine anche alla Asl di Avezzano-Sulmona-L'Aquila. Il deputato leghista
Luigi D'Eramo ha riferito alla Verità che il manager in scadenza, Rinaldo Tordera (escluso dall'elenco ministeriale degli idonei a ricoprire quell'incarico) vorrebbe rinnovare i direttori di dipartimento, a poche settimane dall'insediamento della nuova Giunta. E poiché i candidati metterebbero d'accordo entrambi gli schieramenti, qualcuno parla di inciucio. «Non so se si tratti di inciucio», ha commentato D'Eramo, «ma sebbene io abbia richiesto l'intervento degli ispettori del ministero della Salute, né dai diretti interessati, né dalla coalizione di centrodestra, è arrivata alcuna reazione…».
Soldi per tutti, a cominciare dal carnevale

Ansa
Taglio dell'Irap alle comunità montane: 15 milioni di euro. Potenziamento dell'aeroporto di Parma: 12 milioni di euro. Valorizzazione del patrimonio delle località turistiche costiere: 20 milioni di euro in tre anni. Riqualificazione delle strutture ricettive: 25 milioni.
Nell'ultimo bilancio licenziato dalla Regione Emilia Romagna, guidata dal dem Stefano Bonaccini, c'è di tutto. E anche se la cifra è molto più modesta rispetto a quelle appena riportate, spiccano i 100.000 euro annui promessi a Cento (Ferrara) per organizzare il carnevale. Cui se ne aggiungono altri 54.000 per i Percorsi guerciniani, che culmineranno con una mostra a marzo dedicata al pittore Guercino, nativo della cittadina emiliana.
Nella manovra espansiva, che secondo la Giunta di centrosinistra, lascia «meno tasse per cittadini e imprese», senza «alcun nuovo indebitamento», anche grazie all'utilizzo dei fondi europei, non potevano mancare le assunzioni: se ne promettono 1.000, tra stabilizzazioni e nuovi contratti a tempo indeterminato nel settore della sanità («infermieri, tecnici e operatori»). E siccome la salute è uno dei temi più caldi quando si parla di elezioni regionali, l'Emilia Romagna ha ottenuto anche la soppressione del superticket. Una mossa scaltra, quasi inattaccabile. Se non fosse che la Regione, a differenza del confinante Veneto, ha mantenuto l'addizionale regionale, che è la principale fonte di finanziamento per la sanità.
Bonaccini ha pensato pure alla distribuzione degli ecobonus: 5 milioni per rottamare gli Euro 4, 3 milioni per l'acquisto delle auto ibride, oltre ai 10 milioni per realizzare nuove piste ciclabili. Sarà stato il Natale a rendere così generosa la Giunta dem?
Ma a che servono davvero quei 37 consulenti?

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«La Regione non aveva un bilancio, tanto che il 28 dicembre è stato approvato l'esercizio provvisorio. Perciò finora è stato difficile elargire mance elettorali». Lo ha spiegato alla Verità il consigliere regionale lucano Gianni Rosa, di Fratelli d'Italia. «Ma sono sicuro che da ora, a esercizio provvisorio approvato, comincerà la distribuzione delle prebende».
Eppure il Pd, che governa la Basilicata e sul quale si è abbattuto il terremoto giudiziario che ha travolto l'ex presidente Marcello Pittella, cui è subentrata la vicepresidente Flavia Franconi, si è messo in moto. Il consigliere Rosa, pochi mesi fa, aveva puntato il dito su una delibera dedicata al «rafforzamento delle capacità istituzionale e amministrativa del dipartimento Politiche agricole e forestali» della Regione. In virtù di una convenzione biennale con il Formez, infatti, la Basilicata impiegherà 37 esperti esterni, al «costo complessivo di 1.216.000 euro». Una mossa che il consigliere di Fdi aveva definito «clientelismo spicciolo».
Come ha illustrato alla Verità un collaboratore di Rosa, Vincenzo Claps, la convenzione affida sì a un ente esterno il reclutamento, ma alla fine il Formez «risponde alla politica». E la politica «mette chi vuole», in barba a qualunque criterio di trasparenza. Non è finita. Il candidato dei 5 stelle, Antonio Mattia, appena prima di Natale ha annunciato un'interpellanza alla presidenza del Consiglio per verificare la legittimità delle assunzioni senza concorsi negli uffici regionali.
Si tratta di personale che fa già parte di società partecipate, che è transitato per almeno 5 anni negli uffici regionali e che ora, ci ha riferito Claps, entrerebbe «nelle segreterie dei gruppi consiliari». I sindacati, in effetti, parlano di «collaboratori» dei politici. E per i portaborse, il denaro pubblico non manca mai.
Agenzia Forestas, infornata di 5.000 dipendenti

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Raddoppiare, o quasi, i dipendenti sottoposti a contrattazione collettiva regionale in un colpo solo non è cosa facile per nessuno. A riuscire nell'impresa è stato, a novembre il Consiglio regionale sardo, il quale ha approvato una legge che d'emblée modifica l'inquadramento degli oltre 4.000 dipendenti dell'agenzia Forestas. La legge prevede un percorso di stabilizzazione anche per altri 1.300 precari. Questi ultimi vanno ad aggiungersi alle già 6.000 risorse impiegate dalla Regione Sardegna, facendo lievitare a oltre 10.000 il numero complessivo degli stipendiati da viale Trento. Un bel colpo per gli addetti di Forestas, l'ente che a livello locale si occupa della gestione dei boschi e delle foreste sarde, e che supporta l'attività di prevenzione degli incendi a supporto del Corpo forestale regionale.
Ne ha fatta di strada dal 1999 l'Ente foreste della Sardegna, ente strumentale trasformato in agenzia nel 2016 e ribattezzato per l'occasione, appunto, Forestas. D'ora in poi i suoi dipendenti godranno degli stessi diritti e del medesimo trattamento economico rispetto ai regionali. Una mossa dal sapore elettorale a una manciata di mesi dal voto, ma anche un «regalino» all'amministrazione che verrà, che si troverà a gestire un aggravio di oltre 9 milioni di euro. Cifra che va a sommarsi ai 170 milioni annui che la Regione già trasferisce all'agenzia, per complessivi 520 milioni nel bilancio di previsione 2018-2020.
Serpeggia il malcontento tra gli addetti del Corpo forestale regionale (appena 1.300 unità), che gli incendi si occupano non solo di prevenirli ma anche di spegnerli. Per questi, da anni, la contrattazione è al palo e l'ingresso in massa dei nuovi «colleghi» rischia di mettere le loro istanze in secondo piano.
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Infornate di forestali, assunzioni senza concorso e finanziamenti a pioggia. Ecco mance e regali dei sei governatori che si preparano alle elezioni nel 2019. Lo speciale contiene un articolo più sei box per ogni regione: Piemonte, Calabria, Abruzzo, Emilia Romagna, Basilicata e Sardegna.Ci sono i 9 milioni di euro della Sardegna per estendere a oltre 5.000 guardaboschi l'applicazione del contratto regionale. Ci sono le assunzioni senza concorso dei collaboratori dei politici in Basilicata. C'è il bando per reclutare 1.400 operatori sociosanitari in Piemonte. In sei Regioni italiane si avvicinano le elezioni. E, nonostante la parola d'ordine degli anni Duemiladieci sia stata «austerità», in prossimità del voto i politici allentano i cordoni della borsa, sperando di farsi rieleggere.Le urne si apriranno per prime in Abruzzo, il 10 febbraio. In seguito alle dimissioni dell'ex governatore pd, Luciano D'Alfonso, che si è trasferito sui banchi del Senato, la Giunta si sarebbe dovuta limitare all'ordinaria amministrazione. Ma il centrosinistra è andato in soccorso del portavoce del presidente del Consiglio regionale: scaduta la sua consulenza, pochi giorni fa lo ha riassunto per un mese tramite agenzia interinale, alla modica cifra di 5.925 euro. Un altro prorogato è il manager della Asl di Lanciano-Vasto-Chieti. Dove, a due mesi dal voto, è stato bandito un concorso per trenta infermieri e otto tecnici di radiologia. Tutti da inserire con contratto a tempo indeterminato. Quello delle assunzioni nel comparto sanitario è un evergreen. Ma c'è anche qualcuno che s'inventa la contromossa: anziché bandirlo, il concorso se lo rimangia. In Calabria, a luglio, il commissario ad acta della sanità aveva sbloccato 1.253 assunzioni a tempo indeterminato. Si parlava di medici, infermieri, tecnici e amministrativi. Ma la Giunta, capitanata dal dem Mario Oliverio (per il quale il gip, a dicembre, nell'ambito di un'inchiesta per abuso d'ufficio, ha disposto l'obbligo di dimora nella cittadina in cui risiede), ha fermato tutto. Il Codacons ha denunciato quello che considera un «ricatto elettorale». Le elezioni non si terranno prima di novembre o dicembre 2019: un concorso pubblico di quella portata, in una terra affamata di lavoro e maglia nera per i Livelli essenziali di assistenza sanitaria, è meglio tenerselo nel cassetto fino al momento politicamente più opportuno.Ovviamente, c'è chi è più furbo degli altri. E, anziché premiare gli amici degli amici, distribuisce risorse a valanga. Come l'Emilia Romagna: nell'ultimo bilancio della Regione del dem Stefano Bonaccini ci sono trovate geniali, a cominciare dall'abolizione del superticket sanitario. Un risultato da sbandierare davanti agli elettori, anche se la Giunta si è ben guardata dall'abolire la vera fonte di approvvigionamenti per le casse sanitarie: l'addizionale regionale. Pure in Emilia Romagna si voterà tra novembre e dicembre 2019. Ma, prima di arrivare al rinnovo del Consiglio, ci saranno le amministrative in molti Comuni importanti: da Reggio Emilia a Cesena, da Modena, a Ferrara, a Forlì. E poi c'è la mina vagante, l'ex grillino disobbediente Federico Pizzarotti, sindaco di Parma. Uno che non esclude di candidarsi a governatore, uno che è capace di drenare parecchi voti a sinistra e che quindi va tenuto a bada. Magari, distribuendo qualche milioncino alla città da lui amministrata: basti pensare ai 12 milioni di euro per il potenziamento dell'aeroporto Giuseppe Verdi. Non bisogna lasciare indietro nemmeno le feste paesane: per la prima volta nella storia, la Regione foraggerà il carnevale di Cento (100.000 euro all'anno).Qualche Giunta meno fortunata può solo aspirare a limitare i danni. Quella lucana, a luglio, è stata travolta da un terremoto giudiziario. Per il governatore, Marcello Pittella (fratello di Gianni, capogruppo dei Socialisti e democratici all'Europarlamento), erano scattati gli arresti domiciliari: secondo i magistrati, Pittella, costretto a dimettersi per effetto della legge Severino, era un vero e proprio dominus dei concorsi nella sanità. Al punto tale che, dinanzi ai «suoi» raccomandati, i funzionari sono stati intercettati a commentare: «Sia fatta la volontà di Pittella». A settembre, i domiciliari sono stati revocati, ma a fine dicembre il Riesame ha confermato l'obbligo di non dimora a Potenza. La vicepresidente facente funzioni, Flavia Franconi, non ha potuto fare altro che posticipare il più possibile la data del voto, con la scusa dell'election day del 26 maggio. Comunque la Giunta, ad agosto, con la scusa di «rafforzare» il dipartimento Politiche agricole, aveva fatto in tempo a deliberare una convenzione biennale con il Ripam per l'impiego di 37 «esperti esterni», che secondo l'opposizione sarebbero selezionati con «i soliti critieri di dubbia trasparenza». Agli avversari della Franconi anche il rinvio della data del voto pare illegittimo: le precedenti consultazioni si erano svolte nel novembre del 2013 e, dunque, andavano indette di nuovo massimo entro il 20 gennaio 2019. Ma si sa: in politica, il tempismo è tutto.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/sprechi-mance-e-regali-delle-regioni-che-tornano-al-voto-2625290225.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="chiamparino-recluta-1-400-operatori-sanitari" data-post-id="2625290225" data-published-at="1766923112" data-use-pagination="False"> Chiamparino recluta 1.400 operatori sanitari Ansa Promettere posti di lavoro in campagna elettorale: nemmeno l'equilibrato Piemonte fa eccezione. La Giunta regionale capitanata da Sergio Chiamparino ha deliberato, appena lo scorso ottobre, un piano straordinario di 1.400 assunzioni nel campo della sanità. Una delibera che dà priorità a infermieri, medici e operatori sociosanitari e che punta a riportare il numero di impiegati nel settore al livello precedente la partenza del pre-commissariamento. Il piano di rientro, la cui fine è stata sancita nel 2017, era iniziato nel 2010 sotto la giunta Cota con l'obiettivo di riportare la spesa del servizio sanitario regionale sotto controllo. Grazie a sette lunghi anni di sacrifici da parte del personale in servizio, Sergio Chiamparino e Antonio Saitta, assessore regionale alla Sanità, possono permettersi di stappare lo champagne alla vigilia della scadenza elettorale. L'aumento della spesa, informano da Piazza Castello, sarà di 59 milioni di euro nel corso del prossimo biennio, che vanno a sommarsi ai 14 milioni già investiti per il 2018. Di fronte a questi proclami, le opposizioni rimangono scettiche. «Si avvicinano le elezioni e si moltiplicano le promesse elettorali della Giunta, non ci fidiamo di un comunicato stampa di Saitta», ha dichiarato il capogruppo pentastellato in Consiglio regionale, Davide Bono, definendo il piano «una sparata elettorale bella e buona». Scettica anche Daniela Ruffino (Forza Italia), che parla di «troppi annunci e pochi fatti». Perplessità anche dalla locale sezione del sindacato degli infermieri Nursing Up. Il segretario regionale, Claudio Delli Carri, parla di «annuncio a effetto del quale non sfugge la tempistica e la malcelata portata elettorale». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/sprechi-mance-e-regali-delle-regioni-che-tornano-al-voto-2625290225.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="500-000-euro-per-il-gala-del-turismo-tedesco" data-post-id="2625290225" data-published-at="1766923112" data-use-pagination="False"> 500.000 euro per il galà del turismo tedesco Ansa Un galà da sogno per ospitare la sessantottesima edizione del congresso della Dvr, la federazione nazionale del turismo tedesco, costato alle casse della Regione Calabria oltre 500.000 euro. Grandiosa operazione di marketing che innescherà ricadute economiche positive secondo il governatore Mario Oliverio, immane spreco di denaro pubblico per altri. La Regione si è accollata tutte le spese del meeting che si è tenuto dal 10 al 14 ottobre scorso tra Scilla e Reggio, ospitando un esercito di 600 operatori turistici. Come rivela un'inchiesta della testata locale LaCNews24, si va dai 270.000 euro per oltre 400 camere a 4 stelle, alla cena da 176.000 euro organizzata a Reggio, al press trip promozionale da 40.000 euro. Spese sostenute a meno di un anno dalle elezioni e da più parti definite «pazze». Numeri che stridono con la situazione della sanità regionale, in crisi da un decennio. Un sospiro di sollievo poteva arrivare in questo senso dallo sblocco di 1.200 assunzioni nel comparto, deliberata lo scorso luglio dall'ex commissario ad acta, Massimo Scura, provvedimento poi bloccato dalla Regione. La presa di posizione ha fatto infuriare il Codacons, che per bocca del vicepresidente nazionale Francesco Di Lieto ha minacciato un esposto alla magistratura «affinché vengano accertate tutte le omissioni che impediscono l'assunzione di tantissimi lavoratori in una regione atavicamente affamata di lavoro e con servizi erogati inaccettabili». Secondo Di Lieto, la prassi di bandire nuovi concorsi anziché attingere dalle graduatorie dei soggetti già idonei è «indissolubilmente legata alla prossima tornata elettorale» in quanto «consente di creare consenso e formare nuovi schiavi pronti a tutto per inseguire il miraggio della vittoria di un concorso pubblico». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem3" data-id="3" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/sprechi-mance-e-regali-delle-regioni-che-tornano-al-voto-2625290225.html?rebelltitem=3#rebelltitem3" data-basename="nomine-contestate-e-super-dirigenti-prorogati" data-post-id="2625290225" data-published-at="1766923112" data-use-pagination="False"> Nomine contestate e super dirigenti prorogati Ansa Dopo le dimissioni dell'ex governatore, Luciano D'Alfonso, la Giunta guidata dal facente funzioni, Giovanni Lolli, doveva limitarsi all'ordinaria amministrazione. Ma a fine dicembre ha fatto una delibera per Giovanni D'Amico, portavoce del presidente del Consiglio regionale. Non potendogli prorogare la consulenza, lo hanno assunto tramite agenzia interinale per un solo mese. Stipendio: 5.925 euro. Le mani del governo regionale si sono allungate pure sulla sanità. Alla Verità lo ha fatto notare il consigliere regionale di Forza Italia, Mauro Febbo, che ce l'ha con la proroga di tre mesi concessa dalla Regione al direttore generale della Asl di Lanciano-Vasto-Chieti, Pasquale Flacco. Il ministero della Sanità, interpellato dallo stesso Febbo, ha confermato che la Giunta abruzzese non poteva effettuare alcuna proroga (ribattezzata, nella delibera, «rideterminazione del termine contrattuale di durata»). E poi Flacco, secondo Febbo, è «appiattito sugli interessi elettorali del centrosinistra». Non a caso, la sua Asl, a fine dicembre, ha bandito un concorso per assumere a tempo indeterminato 30 infermieri e 8 tecnici di radiologia. Caos nomine anche alla Asl di Avezzano-Sulmona-L'Aquila. Il deputato leghista Luigi D'Eramo ha riferito alla Verità che il manager in scadenza, Rinaldo Tordera (escluso dall'elenco ministeriale degli idonei a ricoprire quell'incarico) vorrebbe rinnovare i direttori di dipartimento, a poche settimane dall'insediamento della nuova Giunta. E poiché i candidati metterebbero d'accordo entrambi gli schieramenti, qualcuno parla di inciucio. «Non so se si tratti di inciucio», ha commentato D'Eramo, «ma sebbene io abbia richiesto l'intervento degli ispettori del ministero della Salute, né dai diretti interessati, né dalla coalizione di centrodestra, è arrivata alcuna reazione…». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem4" data-id="4" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/sprechi-mance-e-regali-delle-regioni-che-tornano-al-voto-2625290225.html?rebelltitem=4#rebelltitem4" data-basename="soldi-per-tutti-a-cominciare-dal-carnevale" data-post-id="2625290225" data-published-at="1766923112" data-use-pagination="False"> Soldi per tutti, a cominciare dal carnevale Ansa Taglio dell'Irap alle comunità montane: 15 milioni di euro. Potenziamento dell'aeroporto di Parma: 12 milioni di euro. Valorizzazione del patrimonio delle località turistiche costiere: 20 milioni di euro in tre anni. Riqualificazione delle strutture ricettive: 25 milioni. Nell'ultimo bilancio licenziato dalla Regione Emilia Romagna, guidata dal dem Stefano Bonaccini, c'è di tutto. E anche se la cifra è molto più modesta rispetto a quelle appena riportate, spiccano i 100.000 euro annui promessi a Cento (Ferrara) per organizzare il carnevale. Cui se ne aggiungono altri 54.000 per i Percorsi guerciniani, che culmineranno con una mostra a marzo dedicata al pittore Guercino, nativo della cittadina emiliana. Nella manovra espansiva, che secondo la Giunta di centrosinistra, lascia «meno tasse per cittadini e imprese», senza «alcun nuovo indebitamento», anche grazie all'utilizzo dei fondi europei, non potevano mancare le assunzioni: se ne promettono 1.000, tra stabilizzazioni e nuovi contratti a tempo indeterminato nel settore della sanità («infermieri, tecnici e operatori»). E siccome la salute è uno dei temi più caldi quando si parla di elezioni regionali, l'Emilia Romagna ha ottenuto anche la soppressione del superticket. Una mossa scaltra, quasi inattaccabile. Se non fosse che la Regione, a differenza del confinante Veneto, ha mantenuto l'addizionale regionale, che è la principale fonte di finanziamento per la sanità. Bonaccini ha pensato pure alla distribuzione degli ecobonus: 5 milioni per rottamare gli Euro 4, 3 milioni per l'acquisto delle auto ibride, oltre ai 10 milioni per realizzare nuove piste ciclabili. Sarà stato il Natale a rendere così generosa la Giunta dem? <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem5" data-id="5" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/sprechi-mance-e-regali-delle-regioni-che-tornano-al-voto-2625290225.html?rebelltitem=5#rebelltitem5" data-basename="ma-a-che-servono-davvero-quei-37-consulenti" data-post-id="2625290225" data-published-at="1766923112" data-use-pagination="False"> Ma a che servono davvero quei 37 consulenti? Ansa «La Regione non aveva un bilancio, tanto che il 28 dicembre è stato approvato l'esercizio provvisorio. Perciò finora è stato difficile elargire mance elettorali». Lo ha spiegato alla Verità il consigliere regionale lucano Gianni Rosa, di Fratelli d'Italia. «Ma sono sicuro che da ora, a esercizio provvisorio approvato, comincerà la distribuzione delle prebende». Eppure il Pd, che governa la Basilicata e sul quale si è abbattuto il terremoto giudiziario che ha travolto l'ex presidente Marcello Pittella, cui è subentrata la vicepresidente Flavia Franconi, si è messo in moto. Il consigliere Rosa, pochi mesi fa, aveva puntato il dito su una delibera dedicata al «rafforzamento delle capacità istituzionale e amministrativa del dipartimento Politiche agricole e forestali» della Regione. In virtù di una convenzione biennale con il Formez, infatti, la Basilicata impiegherà 37 esperti esterni, al «costo complessivo di 1.216.000 euro». Una mossa che il consigliere di Fdi aveva definito «clientelismo spicciolo». Come ha illustrato alla Verità un collaboratore di Rosa, Vincenzo Claps, la convenzione affida sì a un ente esterno il reclutamento, ma alla fine il Formez «risponde alla politica». E la politica «mette chi vuole», in barba a qualunque criterio di trasparenza. Non è finita. Il candidato dei 5 stelle, Antonio Mattia, appena prima di Natale ha annunciato un'interpellanza alla presidenza del Consiglio per verificare la legittimità delle assunzioni senza concorsi negli uffici regionali. Si tratta di personale che fa già parte di società partecipate, che è transitato per almeno 5 anni negli uffici regionali e che ora, ci ha riferito Claps, entrerebbe «nelle segreterie dei gruppi consiliari». I sindacati, in effetti, parlano di «collaboratori» dei politici. E per i portaborse, il denaro pubblico non manca mai. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem6" data-id="6" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/sprechi-mance-e-regali-delle-regioni-che-tornano-al-voto-2625290225.html?rebelltitem=6#rebelltitem6" data-basename="agenzia-forestas-infornata-di-5-000-dipendenti" data-post-id="2625290225" data-published-at="1766923112" data-use-pagination="False"> Agenzia Forestas, infornata di 5.000 dipendenti Ansa Raddoppiare, o quasi, i dipendenti sottoposti a contrattazione collettiva regionale in un colpo solo non è cosa facile per nessuno. A riuscire nell'impresa è stato, a novembre il Consiglio regionale sardo, il quale ha approvato una legge che d'emblée modifica l'inquadramento degli oltre 4.000 dipendenti dell'agenzia Forestas. La legge prevede un percorso di stabilizzazione anche per altri 1.300 precari. Questi ultimi vanno ad aggiungersi alle già 6.000 risorse impiegate dalla Regione Sardegna, facendo lievitare a oltre 10.000 il numero complessivo degli stipendiati da viale Trento. Un bel colpo per gli addetti di Forestas, l'ente che a livello locale si occupa della gestione dei boschi e delle foreste sarde, e che supporta l'attività di prevenzione degli incendi a supporto del Corpo forestale regionale. Ne ha fatta di strada dal 1999 l'Ente foreste della Sardegna, ente strumentale trasformato in agenzia nel 2016 e ribattezzato per l'occasione, appunto, Forestas. D'ora in poi i suoi dipendenti godranno degli stessi diritti e del medesimo trattamento economico rispetto ai regionali. Una mossa dal sapore elettorale a una manciata di mesi dal voto, ma anche un «regalino» all'amministrazione che verrà, che si troverà a gestire un aggravio di oltre 9 milioni di euro. Cifra che va a sommarsi ai 170 milioni annui che la Regione già trasferisce all'agenzia, per complessivi 520 milioni nel bilancio di previsione 2018-2020. Serpeggia il malcontento tra gli addetti del Corpo forestale regionale (appena 1.300 unità), che gli incendi si occupano non solo di prevenirli ma anche di spegnerli. Per questi, da anni, la contrattazione è al palo e l'ingresso in massa dei nuovi «colleghi» rischia di mettere le loro istanze in secondo piano.
Alessandro Morelli (Imagoeconomica)
Eh?
«Visitando i cantieri a Livigno per le Olimpiadi e per la Coppa del Mondo di sci (tenutasi ieri, Ndr) sono caduto e purtroppo mi sono rotto tre costole. Ma il giorno dopo ero a votare a Roma (tossisce, Ndr)».
Fa male tossire con le costole rotte. Vero?
«Ancora peggio starnutire».Perché manca il controllo. Un po’ come alla Lega che al Senato ha addirittura dato battaglia al suo ministro Giorgetti. Sicuro che va tutto bene?
«La Lega è solo una, con un unico leader: Matteo. Detto ciò, abbiamo due responsabilità: una di governo - che avvertiamo tutti - e una nei confronti dei nostri elettori».
Giù le mani dalle pensioni quindi…
«In realtà ancora una volta abbiamo trovato la quadra in questa legge di bilancio. Il Governo raggiunge i suoi obiettivi e gli obiettivi Lega sono stati raggiunti. Un segno di maturità nella discussione. Nessuna becera spaccatura».
Il Parlamento avrebbe fatto il suo lavoro. Anche se per poche ore. Solita legge di bilancio calata da Palazzo Chigi. Discussioni zero...
«L’opposizione dice che non si è dato il tempo di discutere».
Questo è vero, su!
«No! E le dico perché. È la settima legge di bilancio che io voto. È una di quelle che in assoluto ha avuto la maggiore discussione parlamentare. Tenga conto che la legge di bilancio si cucina in Commissione. E qui la discussione è stata ampia e approfondita. Come non mai. Poi la legge viene servita in aula. E qui i tempi sono più compressi. Ma la Commissione è Parlamento».
Ponte sullo Stretto. Avete rinunciato a un po’ di fondi per dare più soldi alle imprese.
«Ancora una volta il buonsenso di chi sa governare. Per non sollevare dubbi avremmo potuto lasciare lì quei fondi».
Ma?
«Ma il momentaneo stop della Corte dei conti non ci ha consentito spendere quanto avevamo preventivato nel 2025 (732 milioni) e da bravi amministratori abbiamo spostato quella cifra negli anni successivi. Dove avevamo previsto di spendere molto di più. E questo di più si aggiunge alle coperture extra di questa legge di bilancio. Il ministro Giorgetti ha abilmente sfruttato un ulteriore spazio di manovra».
È anche così che avete racimolato ulteriori 3,5 miliardi. Ieri il capogruppo alla Camera Galeazzo Bignami ha detto che ci sarà un intervento a favore dell’Ucraina a 360 gradi. Quindi vuol dire aiuti militari. E su questo la Lega ne ha fatto una battaglia identitaria. Cosa ci dobbiamo aspettare dal prossimo decreto Ucraina?
«Che nei 360 gradi ci sia un’assoluta priorità per gli investimenti legati alla difesa delle popolazioni civili. Quindi, per esempio, a strumenti che possono permettere anche la sopravvivenza in situazioni chiaramente di guerra. Pensiamo alla possibilità di produzione energetica, di riscaldamento o d’altro. Nei 360 gradi ci sta un’assoluta priorità relativamente alla difesa e alla tutela dei civili. Coerente con i nostri obiettivi. Per noi è fondamentale innanzitutto cambiare il decreto nella sua struttura. Che non sia fotocopia dei precedenti. Siamo in un momento, vedi l’incontro fra Trump e Zelensky, dove l’iniziativa diplomatica è sempre più avanzata. Fortunatamente in questo caso non abbiamo una flottiglia fra i piedi che per esigenze di visibilità mette i bastoni fra le ruote al processo di pace»
Però, le dico il mio pensiero, c’è l’Unione europea a mettersi nel mezzo. Un finanziamento da 90 miliardi per le esigenze belliche non aiuta secondo me il raggiungimento della pace. Mentre i servizi ucraini avrebbero smascherato un gruppo criminale organizzato per lucrare sugli aiuti. Dentro il quale ci starebbero anche alcuni deputati ucraini.
«Il problema è rappresentato sì dai 90 miliardi, ma ancora peggio dalla posizione che l’Europa continua ad avere. È rimasta a guardare i leader mondiali e non hanno giocato d’anticipo neppure sui leader europei. Ennesima prova che l’Ue è costruita su basi finanziarie più che politiche. L’auspicio è che ora Bruxelles non si metta di traverso di fronte agli sforzi di Trump».
Ultima domanda: Mohammad Hannoun, capo dei palestinesi in Italia, con l’accusa di collateralismo ad Hamas. Sotto sotto vi piace inchiodare l’opposizione alla manifesta vicinanza con questo soggetto.
«Il problema non è tanto Hannoun. Quanto piuttosto la connivenza della sinistra con una strategia politica che sta portando l’estremismo islamico dentro ai confini d’Europa. Cosa che sta avvenendo oramai da anni. I Fratelli musulmani sono considerati terroristi in molti Paesi arabi e invece sono spesso accolti a braccia aperte da noi E questa è solo la punta dell’iceberg. Questo è un caso puramente politico. Questa operazione che dimostra l’altissimo livello di efficienza del Ministero dell’Interno in tutte le sue compagini, dall’altra parte però ci palesa come una buona parte della sinistra sia connivente con frange sicuramente ostili alla nostra cultura e alla nostra politica. Consideri che ci siamo assuefatti alla violenza purtroppo. E glielo dice uno che per aver criticato questo mondo oggi ha le spalle guardate dai poliziotti. Quando arriva un ordine dall’alto pronunciato da un imam, a quel punto chiunque si sente autorizzato ad agire».
Una corsa a chi è più zelante nel realizzare quell’ordine…
«Consideri che i familiari di chi si sacrifica per obbedire all’ordine (oppure viene arrestato) viene poi sostenuta e finanziata dalle organizzazioni. Abitudine questa tipica nelle associazioni criminali organizzate come la mafia».
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Ursula von der Leyen e Volodymyr Zelensky (Ansa)
Non a caso sui cannoni compariva non di rado l’iscrizione: «Ultima ratio regum» e cioè ultimo argomento al quale i re, quali capi di Stato, ricorrevano a sostegno delle reciproche pretese. E le guerre finivano quando uno dei contendenti, senza essere stato totalmente debellato, si rendeva conto della inferiorità delle proprie forze e della convenienza, quindi, di venire a patti con l’avversario per evitare danni maggiori. Questo modello cominciò gradualmente ad affermarsi a partire dalla fine, nel 1648, della guerra dei trent’anni (ultima tra le guerre europee riconducibili a motivazioni di ordine religioso) e durò, sostanzialmente, fino all’inizio della prima guerra mondiale. Il primo segno della sua crisi fu costituito dalla pace di Versailles, che pose fine a quella guerra. Essa non fu, infatti, a differenza delle precedenti, frutto di vere e proprie trattative, ma assunse la forma del diktat nei confronti dei Paesi sconfitti, ai quali si volle addebitare anche la esclusiva responsabilità morale di quella che si era rivelata come un’imprevista e immane tragedia, della quale occorreva scongiurare il ripetersi.
La guerra cominciò, quindi, a non essere più considerata, secondo la nota formula di Karl von Clausevitz, una prosecuzione della politica con altri mezzi e, pertanto, un legittimo strumento di risoluzione delle controversie internazionali. Per metterla al bando fu creata la Società delle nazioni, seguita poi, dopo la fine della seconda guerra mondiale (che essa non aveva potuto impedire), dall’Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu), nel cui statuto era, per la prima volta, espressamente affermato, all’articolo 2, comma 3, che le controversie internazionali dovevano essere risolte solo «con mezzi pacifici». Si ammetteva soltanto, all’articolo 51, il diritto di autodifesa di ciascuno Stato a fronte di un attacco armato, ma solo «fintantoché il Consiglio di sicurezza non abbia preso le misure necessarie per mantenere la pace e la sicurezza internazionali».
Ma il Consiglio di sicurezza quasi mai si è dimostrato in grado di assolvere a tali compiti, essenzialmente a causa della pressoché costante contrapposizione, nell’ambito dei cinque membri permanenti, ciascuno dotato del potere di veto, tra Russia e Cina, da una parte, e Usa, Francia e Gran Bretagna, dall’altra. Di conseguenza le controversie internazionali hanno continuato imperterrite a dar luogo a conflitti armati non più preceduti, però, da formali dichiarazioni di guerra, essendo queste da evitarsi se non altro per non incorrere in una conclamata violazione dello Statuto dell’Onu. Ed ecco, allora, che l’azione di guerra viene, molto semplicemente, posta in essere ex abrupto, confidando nell’effetto sorpresa e nell’altrui acquiescenza al fatto compiuto. Fu questo il caso, ad esempio, dell’occupazione del territorio portoghese di Goa, nella penisola indiana, ad opera dell’India governata dal «pacifista» Jawaharlal Nehru, nel 1961; quello dell’occupazione di parte dell’isola di Cipro ad opera della Turchia, nel 1974 o, ancora, quello dell’occupazione delle isole Falkland, sotto sovranità britannica, da parte dell’Argentina, nel 1982. Caso, quest’ultimo, in cui, però, a differenza dei precedenti, l’aggressore ebbe a subire l’imprevisto, vittorioso contrattacco dell’aggredito. In altri casi, più recenti, le azioni di guerra, condotte da Usa e alleati vari (ivi compresa, talvolta, l’Italia) , sono state contrabbandate sotto mentite spoglie quali, ad esempio, quelle di: «operazione di polizia internazionale» (guerre contro l’Iraq di Saddam Hussein nel 1990 e nel 2003); «intervento umanitario» (guerra aerea, nel 1999, contro la Serbia di Slobodan Milosevic, presunta responsabile di violenze in danno degli abitanti del Kosovo); sostegno alla «primavera araba» (altra guerra aerea, nel 2011, contro la Libia del «dittatore» Muhammar Gheddafi). Non stupisce, quindi, che, alla luce di tali esempi, sia stata definita «operazione militare speciale» la guerra intrapresa nel 2022 dalla Russia di Vladimir Putin, volta a impedire l’adesione dell’Ucraina alla Nato e ad annetterne i territori a popolazione russofona.
Alla mancanza della dichiarazione di guerra fa poi da riscontro quella di un trattato di pace che la concluda. Le ostilità cessano per effetto del completo e irreversibile successo di uno dei due contendenti ovvero quando la loro prosecuzione si appalesa, per le più varie ragioni, almeno al momento e per un tempo più o meno lungo, come impossibile o inutile, senza che, però, ne segua una stabile definizione del contenzioso dal quale il conflitto armato ha avuto origine. E proprio quest’ultima, con riguardo al conflitto russo - ucraino, appare la più realistica delle ipotesi. La Russia, infatti, vincitrice o, comunque, in posizione di forte vantaggio sul campo, mai potrebbe accettare una vera e propria «pace» che non comportasse il riconoscimento del passaggio sotto la sua sovranità dei territori ucraini da essa rivendicati e, per buona parte, occupati. Ma a una tale soluzione non si rassegnano quanti - a cominciare dal presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, per finire alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, passando per il gruppo anglo-franco-tedesco dei cosiddetti - vogliono, in realtà, per occulte (ma non tanto) ragioni, la prosecuzione della guerra. E costoro hanno buon gioco nell’appellarsi al principio, chiaramente desumibile dallo statuto dell’Onu, secondo cui non sono ammissibili modifiche territoriali ottenute con la forza. Di qui una paradossale ma ineludibile conclusione: quella, cioè, che proprio il generalizzato divieto di uso della forza per la soluzione delle controversie internazionali, non essendo presidiato da un’autorità in grado di farlo rispettare, può finire per porsi come ostacolo - pretestuoso, forse, ma non per questo meno efficace - al conseguimento di quella che, come nel caso del conflitto russo-ucraino, appaia, piaccia o non piaccia, l’unica «pace» effettivamente possibile. Chissà se, allora, tutto sommato, non sarebbe forse meglio per tutti un ritorno a Von Clausevitz.
Pietro Dubolino
Presidente di sezione emerito della Corte di Cassazione
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D’accordo, le feste non sono ancora terminate, ma di sicuro un po’ di avanzi li avete già accumulati e, soprattutto pensando al cenone di San Silvestro, potete dare prova – stupendo gli ospiti – di una insospettata abilità di pasticceria semplicemente dedicandovi a uno dei dolci più tradizionali d’Italia che in questo caso trattiamo alla fiorentina, cioè a forma di zuccotto, con anche una finalità anti-spreco.
Ingredienti - 800 gr di panettone, 1L di latte, 8 cucchiai di farina 00, 8 cucchiai colmi di zucchero semolato, 4 uova, un limone non trattato, 4 cucchiai di cacao in polvere o 80 gr di cioccolata meglio se fondente, 125 cc di Alchermes (nel caso abbiate dei bambini e non volete usare alcol allora 125 ml di latte più una fialetta di colore rosso per dolci).
Procedimento - Iniziate a fare la crema scaldando in una pentolina capiente il latte, aggiungete a poco a poco la farina sempre girando con la frusta in modo che non si formino grumi, poi lo zucchero, la buccia del limone evitando di intaccare l’albedo e infine fuori fuoco le uova continuando a girare sempre con la frusta. Quando le uova si sono ben incorporate rimettete sul fuoco a fiamma molto bassa e fate addensare la crema sempre rigirando. A questo punto eliminate la scorza di limone e prendete un terzo della crema e versatela in un altro pentolino aggiungendo la polvere di cacao oppure la cioccolata sbriciolata. In questo secondo caso fate prendere ancora un po’ di calore per far sciogliere la cioccolata. Dovete sempre girare il composto per evitare che si formino grumi. Ora prendete una forma da zuccotto (basta una bastardella) e rivestitela di pellicola trasparente all’interno, vi faciliterà il distacco della zuppa inglese una volta freddata. Fate a fette abbastanza sottili il panettone e rivestite le pareti dello stampo. Bagnate con l’Alchermes poi versate la crema al cioccolato. Compattate bene e chiudete lo strato con altro panettone bagnato di liquore. Ora versate la crema bianca e chiudete con altre fettine di panettone. Sigillate con la pellicola e andate in frigo per almeno un’ora. Una volta che lo zuccotto si è consolidato, sformatelo sul piatto di portata togliendo la pellicola.
Come far divertire i bambini - Date a loro l’incombenza di rivestire lo stampo con le fette di panettone, scoprirete quanto sanno essere precisi.
Abbinamento - Abbiamo optato per un Marsala stravecchio, vanno benissimo un Sagrantino di Montefalco passito, una Vernaccia di Serrapetrona amabile oppure se volete un impatto più sofisticato un Torcolato di Breganze o una Malvasia delle Lipari passita.
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