2024-03-05
Anche aziende della difesa nel mirino. Spiati i top manager della Beretta
Pietro Fiocchi (Imagoeconomica)
A febbraio e a luglio del 2022, con la guerra in Ucraina in corso, Pasquale Striano monitora i fratelli alla guida della nota fabbrica di armi. Controllato pure l’eurodeputato di Fdi Pietro Fiocchi: l’impresa di famiglia confeziona munizioni.Tra le centinaia di accessi abusivi alle banche dati riservate alle forze dell’ordine che la Procura di Perugia contesta al finanziere Pasquale Striano, fino a pochi mesi fa in servizio presso la Direzione nazionale antimafia, una manciata di nominativi bastano da soli per parlare a ragion veduta di rischi per la sicurezza nazionale. Non ci sono solo quelli già noti sul ministro della Difesa Guido Crosetto, i cui contenuti sono poi finiti, nell’ottobre 2022, in tre articoli pubblicati sul quotidiano Il Domani, a firma di Emiliano Fittipaldi (non indagato) e Giovanni Tizian, nei confronti del quale i pm perugini ipotizzano, in concorso con Striano, i reati di accesso abusivo a sistema informatico e rivelazione di segreti d’ufficio. Il luogotenente della Guardia di finanza ha infatti svolto verifiche sui alcuni nominativi di persone che fanno parte delle famiglie che controllano due delle più importanti aziende italiane del comparto difesa, la Beretta e la Fiocchi. È il 7 febbraio 2022, quando, mentre tra l’Occidente e la Russia soffiano già i venti di guerra, Striano entra nella banca dati Siva e, tramite il portale analisti, verifica l’esistenza di eventuali segnalazioni di operazione sospetta a carico di dei fratelli Pietro Gussalli Beretta e di Franco Gussalli Beretta, rispettivamente presidente della Beretta Holding (la capofila del gruppo, con sede in Lussemburgo) e presidente della Fabbrica d’armi Pietro Beretta spa. La holding è un colosso del settore delle armi, nel 2022 ha effettuato vendite nel mondo per 1,4 miliardi di euro, con il 48% delle vendite in Nord America e il 30% in Italia. Apparentemente in quei giorni non ci sono notizie di stampa riguardanti il gruppo Beretta che possano aver stimolato l’attenzione di Striano, unico tra i 14 indagati noti a cui viene attribuito il controllo su quei nominativi. Che però si ripete, per il solo Pietro Beretta, il 12 luglio 2022, con il conflitto tra Russia e Ucraina già deflagrato, e 16 giorni prima che il finanziere indagato effettuasse un accesso sul nominativo di Crosetto, all’epoca a capo dell’Aiad, la Federazione aziende italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza di Confindustria. E l’ipotesi di un suo ritorno in Parlamento era considerata a dir poco improbabile. Del «sindacato» dei fabbricanti di armi all’epoca guidato dal fondatore di Fratelli d’Italia fa parte anche la Fabbrica d’armi Pietro Beretta. Le verifiche sui fratelli Beretta potevano potenzialmente rivelare tutta una serie di informazioni sensibili, sia da un punto di vista lavorativo che da un punto di vista personale, su due manager del settore Difesa. Il tutto nel pieno di un conflitto che, proprio per la fornitura di armamenti, coinvolge le aziende del settore di tutta Europa. Tra le quali anche la Fiocchi munizioni spa (anch’essa associata Aied), fondata dall’omonima famiglia, che ne detiene tutt’ora una quota di minoranza, mentre il controllo della società, a fine 2022, è passato alla Csg, con sede in Repubblica ceca, che ha rilevato il 70% delle azioni. Tra i nomi controllati da Striano si trova anche un’esponente della famiglia Fiocchi, l’europarlamentare di Fratelli d’Italia Pietro, anche lui controllato il 12 luglio 2022, come il suo omonimo della famiglia Beretta. Nella «dichiarazione degli interessi privati dei deputati» di Pietro Fiocchi sul sito del Parlamento europeo, aggiornata a dicembre scorso, il politico risulta avere ancora un ruolo manageriale all’interno dell’azienda di famiglia, che nel 2022 ha avuto un fatturato di circa 200 milioni di euro. Al momento, negli atti della Procura di Perugia, non più coperti da segreto, non esistono spiegazioni sui motivi degli accessi sui nominativi dei fratelli Beretta e di Fiocchi né tantomeno se gli eventuali risultati possano anche riguardare le aziende dei due gruppi. Le risposte potrebbero arrivare dall’analisi dei supporti informatici sequestrati a Striano, che è stata completata ed è già agli atti della procura di Perugia. Già dalle prime verifiche tecniche fatte svolgere dai magistrati di Roma nella fase iniziale del procedimento, prima che il fascicolo fosse trasferito per competenza a Perugia, sarebbero emersi elementi ritenuti utili per l’inchiesta. Dagli inquirenti non viene comunque escluso che alcuni file possano essere stati cancellati prima del sequestro. Tra le ipotesi che la Procura di Perugia, guidata da Raffaele Cantone, sta vagliando, per adesso senza riscontri, c’è anche quella che la lunga serie di accessi possa avere avuto uno o più mandanti. Intanto i pm di Perugia stanno lavorando per riprogrammare l’interrogatorio di Antonio Laudati, rinviato una prima volta sembra su sua richiesta. Il magistrato in forza alla Direzione nazionale antimafia è indagato per concorso con Striano in relazione alla creazione di alcune richieste di apertura di dossier preinvestigativi. Il suo difensore ha già annunciato che Laudati intende rispondere per «chiarire la completa estraneità̀ ai fatti contestati».
Gattuso e la Nazionale lasciano San SIro al termine del match perso per 4-1 contro la Norvegia (Ansa)
(Arma dei Carabinieri)
L’organizzazione era strutturata per assicurare un costante approvvigionamento e una capillare distribuzione della droga nelle principali piazze di spaccio del capoluogo e della provincia, oltre che in Veneto e Lombardia. Il canale di rifornimento, rimasto invariato per l’intero periodo dell’indagine, si trovava in Olanda, mentre la gestione dei contatti e degli accordi per l’invio della droga in Italia era affidata al capo dell'organizzazione, individuato nel corso dell’attività investigativa. L’importazione della droga dai Paesi Bassi verso l’Italia avveniva attraverso corrieri ovulatori (o “body packer”) i quali, previa ingestione degli ovuli contenenti lo stupefacente, raggiungevano il territorio nazionale passando dalla Francia e attraversando la frontiera di Ventimiglia a bordo di treni passeggeri.
Lo schema operativo si ripeteva con regolarità, secondo una cadenza settimanale: ogni corriere trasportava circa 1 chilogrammo di droga (cocaina o eroina), suddiviso in ovuli termosaldati del peso di circa 11 grammi ciascuno. Su ogni ovulo era impressa, con pennarello, una sigla identificativa dell’acquirente finale, elemento che ha permesso di tracciare la rete di distribuzione locale. Tutti i soggetti interessati dal provvedimento cautelare risultano coinvolti, a vario titolo, nella redistribuzione dello stupefacente destinato alle piazze di spaccio cittadine.
Dopo due anni di indagini, i Carabinieri sono stati in grado di ricostruire tutta la filiera del traffico di stupefacenti: dal fornitore olandese al promotore che in Italia coordinava la distribuzione alla rete di corrieri che trasportavano la droga in ovuli fino ai distributori locali incaricati dello spaccio al dettaglio.
Nel corso delle indagini è stato inoltre possibile decodificare il linguaggio in codice utilizzato dagli indagati nelle loro comunicazioni: il termine «Top» era riferito alla cocaina, «Spa» all’eroina, «Pantaloncino»alle dosi da 5grammi, mentre «Fogli di caramelle» si riferiva al contante. Il sequestro di quaderni contabili ha documentato incassi giornalieri e movimentazioni di denaro riconducibili a un importante giro d’affari, con pagamenti effettuati tramite bonifici internazionali verso conti correnti nigeriani per importi di decine di migliaia di euro.
Il Gip del Tribunale di Venezia ha disposto la custodia cautelare in carcere per tutti i venti indagati, evidenziando la «pericolosa professionalità» del gruppo e il concreto rischio di fuga, considerati anche i numerosi precedenti specifici a carico di alcuni appartenenti all’organizzazione.
L’esecuzione dei provvedimenti restrittivi e delle perquisizioni è stata condotta con il concorso di Carabinieri di rinforzo provenienti da tutti i Comandi Provinciali del Veneto, con il supporto dei Reparti Mobili e Speciali dell’Arma, delle Unità Cinofile Antidroga e del Nucleo Elicotteri Carabinieri, che hanno garantito la copertura aerea durante le operazioni.
L’Operazione «Marshall» rappresenta un importante risultato dell’attività di contrasto al narcotraffico internazionale e alle organizzazioni criminali transnazionali, confermando l’impegno costante dell’Arma dei Carabinieri nel presidio del territorio e nella tutela della collettività.
Continua a leggereRiduci