2019-05-15
Spese faraoniche e soldi buttati. Questa Europa ha la mani bucate
Tra organismi inutili e burocrazia elefantiaca, l'Ue si conferma la patria degli sprechi di ogni genere. Solo gli spostamenti dovuti alla doppia sede dell'Europarlamento ci costano 1 miliardo a legislatura.Con un viaggio di sola andata, da Londra ad Amsterdam, due mesi orsono Ema ha traslocato. L'acronimo sta per Agenzia europea del farmaco. Per capirci: quella che doveva essere trasferita in pompa magna a Milano. Ma oscure diplomazie, alla fine, preferirono la capitale olandese. Amen. Bye bye, euroscettica Inghilterra. Resta però un dettaglio da risolvere: l'affitto della vecchia sede. Voi, poveri contribuenti dell'Unione, fate contratti di locazione quadriennali? Ignari tapini. All'Ema si ragiona in grande: per decadi. I nostri eroi, incuranti del domani, s'erano difatti portati avanti: fino al 2038. E con una locazione blindata. Senza possibilità di recesso. Mettete quindi mano al portafoglio: ci restano da pagare 465 milioni. Per un palazzo, causa Brexit, completamente inutile. Così va l'Europa. A proposito: la prossima settimana accorrete fiduciosi alle urne. C'è da eleggere il nuovo Parlamento di Bruxelles. Dove, intanto, lo scorso 26 marzo sono stati definitivamente approvati i «discarichi» del 2017. Cioè: i mirabolanti esborsi serviti per tenere in piedi la baracca europea. Consigli, agenzie, uffici, autorità, società miste. Ben 53 organismi. Si occupano di tutto lo scibile continentale: dall'uguaglianza di genere alle celle a idrogeno. Panorama ha letto le corpose relazioni che giustificano gli stanziamenti. Scoprendo costi lunari, organici sterminati e sprechi iperbolici. Come appunto quell'affitto siglato, in saecula saeculorum, per gli uffici londinesi di Ema. Inciampo che lo stesso Parlamento «deplora profondamente». Orsù, dunque: «Agenzia e Commissione europea devono fare il possibile per ridurre al minimo l'impatto finanziario, amministrativo e operativo del contratto di locazione sfavorevole».Non ce ne vogliano gli stimati eletti. Ma è un po' come se il cornuto desse del bue all'asino. Tenere in piedi l'assise di Bruxelles, nel 2017, è costato quasi 1,9 miliardi di euro. «Lo spreco più macroscopico è quello della doppia sede» racconta l'eurodeputato leghista Angelo Ciocca: il mastino che osò «timbrare», con la suola di una scarpa, gli appunti del commissario europeo agli Affari economici Pierre Moscovici, reo di aver insolentito l'Italia. Sfrontatezza diventata iconica: i sovranisti che si ribellano al governo di Bruxelles. «Una volta al mese» aggiunge Ciocca «tutto il Parlamento trasloca a Strasburgo per la seduta plenaria. Lì rimane quattro giorni. E poi ritorna in Belgio. Una follia che ci costa, solo per gli spostamenti, più di un miliardo a legislatura». Basterebbe allora chiudere Strasburgo per realizzare sostanziosi risparmi. Facile, no? Mica tanto: sull'annosa questione decide il Consiglio europeo, formato dai capi di Stato. Con voto unanime. E dunque: l'ipernazionalista Francia rinuncerà al suo pleonastico palazzone? Giammai. Adelante quindi, ma senza juicio. Così, ogni anno, le sole trasferte assommano a 21,1 milioni. […] Fiore all'occhiello della burocrazia continentale è però il Servizio europeo per l'azione esterna: la Seae. Una sorta di diplomazia dell'Unione, che costa 660 milioni l'anno: 423 solo per tenere in piedi 146 ambasciatine, sparse nel mondo, altrimenti dette «delegazioni». Dove lavorano 2.081 persone: tra cui 583 emissari inviati da Bruxelles. E ricompensati con uno stipendio medio, tenetevi forte, di quasi 177 mila euro. Vite di stenti. A malapena rinfrancate dai luoghi lavorativi. Poco meno della metà di queste sedi fuori dall'Ue, rintuzza la relazione dal Parlamento, ha uno spazio medio di oltre 35 metri quadri a persona. Insomma: ogni dipendente ha un monolocale per ufficio. Veniamo però agli strabilianti dettagli. Fate fare un giro al mappamondo, chiudete gli occhi e appoggiate il dito. Ora poggiate lo sguardo sullo sperduto angolo di universo su cui è casualmente finito l'indice della vostra mano. Fate un sospiro di sollievo. Persino in quel remoto angolo del pianeta gli euroburocrati vivono e lottano insieme a voi. Anche lì l'Ue ha una sua delegazione. Combattiva. E ben nutrita. Avete puntato Trinidad e Tobago, perle dei Caraibi? Potete contare su trenta valorosi. Il dito è scivolato più a sud, verso la Guyana? Tranquilli: sono in 24. Oppure un po' più a nord, alle Barbados? Fate sonni sereni: i baldi al vostro servizio sono 47. Magari, nell'opposto emisfero, avete scelto le Isole Fiji. Dove ci sono 54 solleciti mandatari. Cominciate a chiedervi cosa diavolo ci sia fare laggiù per la diplomazia europea? Malignità. A Port Louis, a Mauritius, con l'Unione tatuata nel cuore, si dannano l'anima 32 impavidi. A Port Moresby, in Papua Nuova Guinea, 28 nostri indefessi agenti passano interminabili giornate a stringere mani e tessere alleanze. Nessun punto dell'orbe terracqueo è stato fortunatamente ignorato dalla burocrazia parallela di Bruxelles. Nove emissari sono arrivati perfino a Honiara, nelle Isole Salomone. Non sapete dove siano? Sprovveduti. L'arcipelago, immerso nella vegetazione lussureggiante, è nel bel mezzo all'Oceania, davanti all'Australia: luogo strategico per la diplomazia planetaria.Veniamo dunque alle 32 agenzie decentrate dell'Unione. Nel 2017 sono costate circa 2,3 miliardi: il 13 per cento in più rispetto al 2016. In ossequio a rigide regole spartitorie, sono sparse in ogni angolo del Vecchio continente. Così a Salonicco, in Grecia, il Paese con la maggior disoccupazione nell'Ue, ha opportuna sede lo storico Cedefop. Ovvero: il Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale. Necessita di 17,8 milioni all'anno e impiega 98 persone. Alla causa si dedica con ardore pure l'Etf. Ossia: la Fondazione europea per la formazione professionale, di stanza a Torino. Altri 20 milioni e 130 assunti. E sempre nel ramo, ci sarebbe anche il Cepol di Budapest: 10 milioni e 60 addetti allo scopo. Si adopera per le forze dell'ordine. In particolare, esulta il Parlamento, organizza seminari online per scongiurare odio e razzismo contro rom, omosessuali e transgender.