2023-11-18
Speranze finite per Giulia: il cadavere in un canalone. Fidanzato violento in fuga
Il corpo trovato nei pressi del lago di Barcis. Tracce del giovane in Austria. La ragazza voleva lasciarlo. Il procuratore: «Costituisciti, ormai è finita». Il corpo di Giulia Cecchettin, 22 anni, è stato ritrovato, a una settimana dalla scomparsa, a poca distanza da un parcheggio usato per i villeggianti sul lago di Barcis (Pordenone). Era in un canale che costeggia la strada che conduce alla stazione turistica di Piancavallo, in località Pian delle More. La ragazza indossava gli stessi abiti del giorno in cui si è incontrata con il suo ex fidanzato, Filippo Turetta (22 anni), ricercato per l’accusa di omicidio (è stato disposto un mandato d’arresto europeo). L’aggressione, filmata dalla telecamera di sicurezza del capannone di Christian Dior che fissava una delle arterie della zona industriale di Fossò (Venezia), si sarebbe consumata in due momenti ravvicinati: prima Turetta avrebbe colpito Giulia durante un litigio sul marciapiede, proprio nel punto in cui nei giorni scorsi sono state trovate tracce di sangue e ciocche di capelli; poi l’ha trascinata nella sua Fiat Grande Punto e quando lei ha tentato la fuga l’ha colpita di nuovo alla schiena. Da quel momento i due sono scomparsi. Ma il tragitto della Grande Punto è stato ricostruito tramite il sistema che rileva le targhe. È ricomparsa, infatti, al confine con il Veneto, a Caneva. Pochi minuti dopo era a Polcenigo. Poi ad Aviano. E infine a Piancavallo. Sabato notte però il sistema di monitoraggio delle targhe, però, era in tilt e il passaggio della Grande Punto è stato segnalato solo ieri mattina. Turetta ha quindi scaricato il cadavere di Giulia nel canale di Piancavallo fuggendo verso il Vajont. L’auto passa per Montereale Valcellina, Claut e Cimolais. Poi viene centrata da una telecamere in uscita da una galleria del Vajont, tra Erto e Casso e Longarone, in provincia di Belluno. Da lì Turetta è tornato in Veneto. E domenica mattina alle 9.07 la Grande Punto era tra Cortina e Dobbiaco, nella zona delle Dolomiti di Sesto. Mercoledì ricompare in Austria, a Lienz, nel Tirolo orientale. Cinque giorni prima, a Vigonovo, paesino alle porte di Padova, Turetta e Giulia sono sotto casa. Sono da poco passate le 23 e un vicino che era uscito a fumare sente che i due sono nel pieno di una lite. «Lasciami», avrebbe gridato lei secondo la testimonianza. Lui le avrebbe afferrato un braccio e l’avrebbe trascinata in auto. Gino, il padre di Giulia, è sul divano del soggiorno e riferirà di non essersi accorto di nulla. Il testimone, invece, si preoccupa e chiama i carabinieri. Probabilmente la lite era davvero molto accesa. Mentre l’uomo è a telefono con il centralino dell’Arma, però, la Grande Punto parte sgommando. All’arrivo dei carabinieri, infatti, non c’è più nessuno. Turetta era passato a prendere Giulia nel tardo pomeriggio, verso le 18, per trascorrere la serata in un centro commerciale di Marghera. Giulia avrebbe dovuto acquistare un paio di scarpe per la sua seduta di laurea, che era fissata per giovedì. Dopo un panino consumato velocemente ai tavolini del McDonald’s, i due si sono rimessi in auto per tornare verso la Riviera del Brenta. Alle 22.43 Giulia manda un ultimo messaggio Whatsapp alla sorella Elena, che vive in Austria. Sembra tranquilla, perché commenta l’acquisto delle scarpe. È nel momento in cui i due avrebbero dovuto salutarsi che deve essere accaduto qualcosa. Giulia era a un passo da casa, ma è rimasta travolta dalla furia di Turetta. Una volta in auto, ricostruiscono ora gli investigatori, i due raggiungono la zona industriale. Sulla Quinta strada, proprio dove da un lato c’è un tacchificio e dall’altro il capannone di Dior, avviene l’aggressione. E a questo punto le ipotesi diventano due: Giulia era ancora viva (probabilmente agonizzante) quando è stata buttata giù nel canale, oppure era già morta e quindi il giovane ha deciso di disfarsi del cadavere. La strada che porta al punto in cui è stato trovato il corpo di Giulia nel periodo invernale viene chiusa, perché impraticabile. Ma non è detto che Turetta fosse a conoscenza di questo particolare. Ignoto per ora anche il movente. L’ex fidanzato, secondo la zia di Giulia, «non era contento che si laureasse perché temeva che si potesse allontanare definitivamente da lui». Cosa che pare stesse accadendo davvero. Mentre la sorella ha ricordato che «aveva confidato alle amiche di aver avuto paura di Filippo in varie occasioni». L’unico che potrà chiarire cosa sia scattato nella sua testa è Turetta. Il cellulare del ragazzo risulta spento da sabato sera. La caccia all’uomo, coordinata dall’Interpol, ora è concentrata in Carinzia. Lì c’è una località, la vetta del Grossglockner, una delle più alte della catena montuosa, nella quale Turetta aveva più volte organizzato in passato delle escursioni. «Costituisciti», ha intimato il procuratore di Venezia Bruno Cherchi, che ha aggiunto: «La ricostruzione dei fatti che potrebbe fornire Turetta sarebbe molto importante, anche per se stesso. Per questo ribadisco, non continui questa sua fuga e si costituisca». Fino al momento in cui questo giornale è andato in stampa, però, il ragazzo sembra essere riuscito a trasformarsi in un fantasma.«Ho seguito con apprensione gli aggiornamenti sul caso e, fino alla fine, ho sperato in un epilogo diverso», ha commentato il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha aggiunto: «Il ritrovamento del corpo senza vita di Giulia è una notizia straziante. Ci stringiamo al dolore dei suoi familiari e di tutti i suoi cari. Mi auguro sia fatta presto piena luce su questo dramma inconcepibile. Riposa in pace».