2020-10-24
Speranza si vergogna e si censura
Ritirato dalle librerie il volume con il quale il ministro della Salute celebra sé stesso per come ha affrontato il Covid, bacchetta i colleghi e mette in imbarazzo il premier per l'attuale impreparazione. La Verità però ne ha una copia e vi offre altre «perle». Roberto Speranza, lo avevamo già intuito, non è un uomo baciato dalla fortuna. Ieri era prevista l'uscita in tutte le librerie del suo saggio intitolato Perché guariremo. Dai giorni più duri a una nuova idea di salute, per l'editore Feltrinelli. Tuttavia il volume, per volontà del ministro, è stato tolto dagli scaffali. La versione più o meno ufficiale è che la situazione attuale non consente a Speranza di occuparsi adeguatamente della promozione. Il diretto interessato lo ha ribadito ieri ad Accordi e Disaccordi, il programma di Andrea Scanzi e Luca Sommi sul Nove: «È chiaro che io in questo momento non posso impegnare il mio tempo per presentare un libro, sono impegnato 24 ore al giorno per gestire questa emergenza». Dunque l'uscita è rimandata a data da destinarsi. Però il volume esiste: è stato scritto, è stato stampato e aveva pure iniziato il percorso di distribuzione, tanto che in alcune librerie italiane, giovedì mattina, i cartoni con le copie sono arrivati. Poi, dall'alto, è giunto l'ordine di far sparire il prezioso manufatto. Che ora risulta irreperibile presso i rivenditori in Rete, i distributori e i negozi fisici. Abbiamo fatto un piccolo test in una Feltrinelli. Il libraio di turno, quando gli abbiamo richiesto il volume, è subito andato a controllare sugli espositori: gli sembrava di ricordare che, in effetti, fosse stato consegnato e pure messo in vendita il giorno precedente. Ma, dopo qualche minuto di vana ricerca e un controllo sul computer, si è manifestata l'amara realtà: l'opera non si può mettere in commercio. Solo che noi della Verità - nonostante la solerzia nel farlo svanire - il libro «autocensurato» ce lo abbiamo e lo abbiamo persino letto. Ve ne abbiamo anticipati ieri diversi passaggi, i quali già bastano a far intendere quale sia la reale motivazione dello stop alla distribuzione. Il punto è che il libro del ministro della Salute è, quanto meno, inopportuno per il governo. Anzi, dal punto di vista politico rappresenta un clamoroso ceffone sulle guance morbide dell'esecutivo, perché esprime giudizi perentori e contiene affermazioni che fanno passare Giuseppe Conte e colleghi per una manica di sprovveduti. Ad esempio il brano in cui Speranza sentenzia: «Dopo questa esperienza […] nessuno di noi potrà dire “non lo sapevo". Non possiamo più permetterci di essere colti disarmati di fronte alla violenza di una eventuale nuova pandemia». Il problema - come dimostra la situazione attuale - è che i giallorossi si sono fatti cogliere impreparati eccome, e le parole del ministro li inchiodano alle loro responsabilità. Per altro, nel testo il concetto è ribadito più volte. Gran parte del volume è organizzata sotto forma di diario, e nel capitoletto datato 22 febbraio 2020 leggiamo: «Dirò anche chiaramente che, alla fine, la responsabilità è nostra. È della politica». La sensazione, pagina dopo pagina, è che Speranza abbia fatto il passo più lungo della gamba. Può darsi, come ha scritto qualcuno, che il libro gli sia stato sollecitato, ma forse avrebbe potuto intuire fin da subito l'inopportunità di tutta l'operazione. Il ministro utilizza il testo per rivendicare i propri meriti, per sostenere che lui, fin dai primi giorni, era a favore della «linea dura» (l'unico ripensamento di cui parla riguarda la chiusura totale: «Se tornassi indietro con quello che so ora il lockdown deciso il 7 marzo lo estenderei all'intero Paese e non solo alle regioni più colpite»). Soprattutto - benché qua e là faccia qualche esercizio di prudenza - egli ha la tentazione di presentarsi come un vincitore. E sorge il sospetto che questo atteggiamento, questa sorta di rilassamento (anche comprensibile), si sia diffuso fra i membri del governo durante l'estate. Viene da pensare, insomma, che invece di risolvere i problemi ancora sul piatto (le scuole, i trasporti, i posti negli ospedali, gli aiuti economici…) i ministri abbiano preferito crogiolarsi nell'autocompiacimento. Il tutto sarebbe perfino perdonabile, se non fosse che, nei riguardi dei cittadini, l'esecutivo ha esibito tutt'altro comportamento. Quante volte siamo stati accusati - come italiani - di essere irresponsabili, di aver dimenticato l'emergenza, di aver tirato i remi in barca troppo presto? E quante volte i rappresentanti delle istituzioni ci hanno ringhiato in faccia intimandoci di comportarci meglio? Lo stesso ministro, a pagina 190 del suo piccolo capolavoro, scrive: «Una pandemia non è uno sprint ma, purtroppo, una maratona che richiede tenuta di lungo periodo e resistenza. Probabilmente è per questi motivi che la mia sveglia biologica si è assestata alle 4.30, massimo alle 5 del mattino. E di certo è per questi motivi che ascoltare le dichiarazioni irresponsabili di alcuni mi fa letteralmente soffrire. Come si può perdere così in fretta la memoria di un trauma come quello che abbiamo vissuto? E com'è possibile far finta di credere che questa crisi sia definitivamente alle nostre spalle?». Beh, il primo a comportarsi come se tutto fosse dietro di noi sembra proprio essere Speranza. Altrimenti non avrebbe scritto un libro del genere, il cui incipit suona così: «Non ci sono dubbi. Guariremo». Poco oltre si legge: «Sento la necessità di trasmettere un messaggio positivo, di cui credo abbiamo bisogno tutti. Le difficoltà sono tante, e non le ho mai sottovalutate, ma settimana dopo settimana dobbiamo guardare al futuro con fiducia». A quanto pare, questo «messaggio positivo» il governo non vuole diffonderlo. Non per nulla il pur pacato ottimismo del volume confligge con il ritorno del terrore mediatico a cui abbiamo assistito nelle ultime settimane.Confliggono con la realtà, invece, affermazioni come quella che si trova a pagina 14: «Ci sono segnali incoraggianti anche dal punto di vista della ripresa economica e sociale. Il Covid ha determinato una rilevante e fondamentale novità politica: l'Unione Europea ha smesso di essere la grande assente, divisa e bloccata da miopi interessi nazionali». Come abbiamo scritto, i soldi del Recovery fund dovremo aspettarli ancora a lungo, dunque la latitanza dell'Ue prosegue eccome. Quanto alla «ripresa economica», le nuove strette rischiano di produrre l'esatto contrario: il colpo di grazia alle categorie produttive che, nonostante gli sforzi, erano già sfiancate dalla chiusura e che ora si trovano di nuovo a pagare lo scotto delle restrizioni. L'elenco dei cortocircuiti e delle contraddizioni è davvero sterminato. Citiamo solo un altro caso, che ci sembra tra i più emblematici. A pagina 59 del libro si parla dei famosi verbali del Cts, quelli che il governo avrebbe voluto occultare. Secondo il ministro, la discussione sul tema è stata una «desolante polemica da campagna elettorale. Il governo non ha mai secretato nulla. [...] È importante ripeterlo: la trasparenza è stata sin dall'inizio un nostro punto di forza». Già, dev'essere per ragioni di trasparenza che il responsabile della Salute si è censurato il libro da solo... Su un punto, però, Speranza ha totalmente ragione. Quando scrive, a pagina 187: «Credo che chiunque abbia avuto e abbia responsabilità di governo in questi mesi difficili debba essere pronto a rendere conto in ogni sede di quello che ha fatto. Vale per tutti: dal capo dell'Oms al sindaco del più piccolo Comune, passando per ministri, presidenti o assessori regionali». Esatto: dovrebbero rendere conto. E alla svelta, possibilmente.