2023-11-21
La Spectre di Moderna per censurare i social
Svelati i documenti da cui si scopre che, durante e dopo la pandemia, la società assoldò una Ong per oscurare le critiche all’obbligo vaccinale, a volte lavorando con l’Fbi. Dossier su Elon Musk e Novak Djokovic: «Un problema che abbia vinto gli Us Open, sponsorizzati da noi».Le vittorie di Novak Djokovic non inquietano soltanto Roberto Burioni. I più grandi rosiconi sono i vertici di Moderna. Registrato il trionfo agli Us Open di settembre da parte del campione serbo, la casa farmaceutica ha stilato un allarmato report interno su Nole, «incoronato eroe dei no vax»: «Vedere che Djokovic […] è tornato a una competizione sponsorizzata da Moderna e l’ha vinta», dice la relazione, «alimenta teorie […] secondo cui i vaccini e gli obblighi vaccinali sono inutili». Non ti vaccini, non ti ammali, arrivi primo in un torneo internazionale di tennis.Il documento è stato svelato da Lee Fang e Jack Poulson, giornalisti investigativi di UnHerd, i quali hanno descritto una sorta di sistema Spectre, messo in piedi dalla multinazionale durante e dopo l’emergenza Covid, per censurare i contenuti sgraditi online. Tra i personaggi influenti «ad alto rischio», la compagnia ha inserito l’asso della racchetta, nonché il magnate e proprietario di X, Elon Musk, per certi suoi cinguettii. In particolare, un video nel quale ridicolizzava le rassicurazioni di media e funzionari sull’efficacia dei rimedi a mRna. In tal guisa, egli avrebbe sottolineato che «l’inganno da parte delle autorità e del personale sanitario» ha condotto alla «sfiducia nelle fonti attendibili sulla sicurezza e l’efficacia del vaccino». Come osa un riccastro libertario affermare che, se si trattano i cittadini come idioti da manipolare, si finirà per distruggere il loro rapporto con gli esperti?Le carte in mano alla testata britannica ricostruiscono la capillare rete tessuta da Moderna per contrastare la presunta «disinformazione». Un impegno che la fine della pandemia ha reso ancor più impellente: il giro d’affari legato alla vendita delle dosi, difatti, si è parecchio ridotto. Gli ultimi resoconti sulle attività sovversive di Musk risalgono a ottobre: «Sta usando sempre di più la sua piattaforma», è la rimostranza, «per pompare marginali oppositori alla vaccinazione e teorici della cospirazione». Nella sua crociata - per il bene della scienza e non della saccoccia, eh - Moderna si è avvalsa dei servigi di una Ong sovvenzionata dal settore farmaceutico, Public good project (Pgp). L’organizzazione è in grado di lavorare a stretto contatto con social network, siti d’informazione e persino agenzie governative, allo scopo di «far cessare» prontamente la diffusione di supposte bufale. Pgp ha offerto consulenze a una rete di 45.000 professionisti della sanità Usa «su come replicare quando la disinformazione sui vaccini diventa dominante»: lo si apprende da un’email di Moderna, visionata dai due autori del reportage giornalistico. E un mese fa, insieme all’American board of internal medicine, ha organizzato dei corsi su Internet, dal titolo «Infodemic training program», per insegnare ai camici bianchi a identificare e neutralizzare le notizie false. Andiamo ben oltre l’avventore che domanda all’oste se il vino è buono. Siamo al paziente che chiede consigli a un dottore, istruito da chi produce il farmaco oggetto del consulto. Gli uomini ingaggiati da Moderna non si sono limitati a scandagliare Twitter e Facebook. Hanno monitorato anche i siti di gaming, tipo Steam e Medium, forse temendo che i fruitori dei giochi sfruttassero le chat per scambiarsi pericolose comunicazioni contro le punture anti Covid. È stata usata persino la potente intelligenza artificiale di Talkwalker, allo scopo di passare in rassegna i contenuti di 150 milioni di siti in 200 nazioni diverse. Non sono soltanto i metodi a ricordare l’agente 007 - o meglio, i suoi antagonisti. Pure il personale assunto, spesso, ha trascorsi in stile servizi segreti. È il caso di Nikki Rutman, ex analista dall’Fbi, poi passata alla divisione intelligence globale di Moderna e protagonista di incontri settimanali sulla cybersicurezza, tenuti dal Bureau proprio negli uffici della ditta farmaceutica, a Boston.Dal canto suo, Pgp, che si mantiene anche grazie a quasi 1 milione e 300.000 dollari di donazioni dal «sindacato» di Big pharma, intrattiene stretti legami con il potere e i gestori dei social. Ad esempio, prima dell’arrivo di Musk, aveva accesso al database di Twitter. E si teneva in contatto con Todd O’Boyle: durante la pandemia, egli era il tramite con l’amministrazione americana della società creata da Jack Dorsey. Una comunicazione di Vijaya Gadde, consigliera di Twitter, offre uno spaccato sulle entrature dell’Ong assoldata da Moderna: l’anno scorso, la dirigente raccomandava che si tenessero riunioni tra Pgp ed esponenti del governo, per calibrare misure contro le fake news. Dato lo scarso entusiasmo planetario per l’ennesima tornata di iniezioni, i risultati di un simile sforzo censorio non paiono eccelsi. Ma c’è molto materiale da approfondire. Inoltre, si deve capire se e quanto il colosso dei medicinali abbia interferito con il dibattito pubblico in Italia. Dovrebbe occuparsene la nascitura commissione parlamentare d’inchiesta. Anche perché, dopo le domande di UnHerd, Moderna si è trincerata dietro il «no comment». Funziona così: il Grande fratello ti osserva, ma se lo interroghi, non risponde.
Little Tony con la figlia in una foto d'archivio (Getty Images). Nel riquadro, Cristiana Ciacci in una immagine recente
«Las Muertas» (Netflix)
Disponibile dal 10 settembre, Las Muertas ricostruisce in sei episodi la vicenda delle Las Poquianchis, quattro donne che tra il 1945 e il 1964 gestirono un bordello di coercizione e morte, trasformato dalla serie in una narrazione romanzata.