Il mercato delle tute guarda a una crescita a due cifre tra il 2020 e il 2026. Ancor prima che il coronavirus ci costringesse a restare in casa e lavorare da remoto, Forbes parlava di «Netflix & Chill generation». Già nel 2019, un’analisi di Edited mostrava come i brand di moda stessero iniziando a modificare la loro comunicazione, favorendo termini come «relax» (usata da 72 aziende) e «confortevole» (52 aziende). L’arrivo della pandemia non ha fatto altro che accelerare un trend che si stava già facendo strada, nonostante le critiche mosse negli anni da alcuni stilisti. È nota l’intervista di Karl Lagerfeld in cui affermava: «I pantaloni della tuta sono un segno di sconfitta. Avete perso il controllo della vostra vita se uscite con la tuta».
Sconfitta o meno, la categoria dell’«homewear» permetterà al settore moda di raggiungere gli obiettivi di fatturato previsti per quest’anno. Almeno secondo Fast Retail, il gruppo che gestisce oltre 800 punti vendita Uniqlo tra la Cina e il Giappone e che nel 2020 ha superato i 2.2 trilioni di yen in vendite. Ma non si tratta solo di comodità. Il loungewear è una delle scelte più sostenibili al momento, seconda solo allo shopping di seconda mano, e ben si adatta al trend «genderless» che molti brand hanno deciso di abbracciare negli ultimi anni.
Ecco come i grandi marchi di lusso hanno deciso di fare il loro debutto nel settore del «loungewear». Gucci, nella sua collezione «Epilogue», caratterizzata dalle stampe tratte dall’archivio del designer americano Ken Scott, ha così presentato tute da ginnastica per uomo e per donna con romantici fiori. Angela Missoni ha invece raccontato a Vogue Italia come «capi e accessori loungewear hanno espresso una necessità, quella di vestirsi con comfort e hanno fatto la loro apparizione del nostro armadio, nella nostra quotidianità». La maison che quest’anno celebra i 100 anni del suo fondatore, Ottavio Missoni, è sempre stata votata al comfort. Come spiega la stilista: »Ho recentemente ritrovato un’intervista a mio padre in cui dichiarava che tra vent’anni avremmo scelto un abbigliamento più comodo, in particolare la tuta. Lo diceva lui, un uomo che era solito indossarla. Era il 1983. Il comfort è nel dna di Missoni».
Per il report annuale stilato dalla piattaforma Pinterest - Pinterest Predict - questa nuova tendenza ha un nome specifico: «Athflow». Secondo il social, «l’athflow è uno stile abbastanza professionale per lavorare da casa, abbastanza elastico per una lezione di yoga e abbastanza confortevole per una piacevole serata sul divano». A confermare questo trend sono le ricerche sulla piattaforma: outfit confortevoli (+185%), tuta donna in cotone (+160%) e outfit coordinato a due pezzi (+30%).
Rappresentazione perfetta delle nuove tendenze è Pangaia, un brand nato solo due anni fa da un’idea di Miroslava Duma. Le sue tute vanno sold out in meno di 15 minuti e sono 100% green. La loro brand philosophy è “high-tech naturalism” che unisce natura e biotecnologie. E gli scarti alimentari sono una preziosa risorsa per creare nuovi materiali: «Dove parte della pianta diventa cibo, un’altra si trasforma in materiali o fonti energetiche… è questo il processo alla base di un’economia realmente circolare» ha spiegato Amanda Perkes, Chief Innovation Officer del marchio.