Sala si gioca il mandato con le Olimpiadi e gli scandali del Cio rischiano di favorirlo
- Il sindaco di Milano attende il 24 giugno, giorno in cui verranno assegnati i giochi del 2026, come data spartiacque del suo mandato.
- Il capoluogo lombardo pare essere in vantaggio di una manciata di voti. Gli equilibri precari all'interno del comitato possono favorire la candidatura italiana che vanta un dossier più corposo rispetto all'avversaria Stoccolma.
- In Svezia si è dimesso il presidente della società che gestisce gli impianti sciistici per un «comportamento inappropriato». Al Paese scandinavo non resta che puntare sullo storytelling modello Greta Thunberg.
- Già a partire dai giochi invernali di Pechino 2022 saranno introdotte sette nuove discipline: dallo snowboard cross a squadre al monobob femminile.
Lo speciale contiene quattro articoli.
Da un po' di tempo il sindaco di Milano Giuseppe Sala viene spesso fotografato con uno sguardo preoccupato. Anche durante il Salone del Mobile, vetrina del capoluogo lombardo, lo si può vedere spesso serioso e circospetto. Un motivo, a sentire chi frequenta i corridoi di palazzo Marino, c'è. Il 24 giugno, giorno in cui a Losanna si assegneranno le Olimpiadi invernali che si svolgeranno dal 6 al 22 febbraio del 2026, si avvicinano. E con tutta probabilità quel giorno potrebbe essere lo spartiacque dell'esperienza di Sala come sindaco del capoluogo lombardo. Milano si gioca tutto. Proprio come ai tempi dell'Expo 2015, quando però c'era un altro governo e un altro primo cittadino, di centrosinistra e centrodestra, che però collaborarono per portare a casa la manifestazione universale. Altri tempi.
Oggi invece la rissa interna al governo 5 stelle-Lega rischia di far perdere il risultato. E soprattutto i 980 milioni di euro che il Cio potrebbe portare in dote in caso di vittoria. D'altra parte non è stato facile in questi mesi mettere tutte le anime d'accordo. Sul dossier lavorano il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, i due presidenti di Lombardia e Veneto, Attilio Fontana e Luca Zaia e infine il primo cittadino milanese. Soprattutto è al lavoro Giovanni Malagò, presidente del Coni che sta cercando di tenere i bandoli della matassa. Le foto delle strette di mano dopo la presentazione della candidatura però appaiono già ingiallite. In questi mesi i litigi sono stati all'ordine del giorno. E il clima da campagna elettorale perenne non aiuta. La Lega sta attaccando Sala un giorno sì e un altro anche, da ultimo sull'aumento del biglietto Atm che a luglio passerà a 2 euro.
La sfida con Stoccolma è più equilibrata di quanto possa sembrare. Al momento pare essere in vantaggio di una manciata di voti Milano-Cortina. Tra i punti a favore del capoluogo lombardo c'è sicuramente quello relativo ai costi. Considerando che i Giochi invernali del 2026 saranno a costo ripagato, con appunto i 900 milioni messi sul piatto dal Cio e gli altri 300 milioni spalmati nel corso degli anni a carico degli enti locali più le varie partecipazioni di aziende private e i ricavi dalla vendita di biglietti. Nel dossier di 127 pagine presentato al Cio, il doppio rispetto a quello svedese, Milano si impegna a costruire il palazzetto di Milano Santa Giulia, un'arena multiufunzionale da 18.000 posti nella maxi area alle spalle della stazione di Rogoredo. Per approvare il progetto c'è tempo però fino al 2020, mentre per la costruzione è stata fissata come deadline il 2023. Per tutte le altre infrastrutture, invece, sarà necessario eseguire lavori di ristrutturazione, a cominciare dal Forum di Assago e dallo stadio San Siro.
In sostanza se da un lato la Svezia può disporre di armi diplomatiche da mettere in campo per ribaltare il voto, dall'altro i litigi creano problemi a livello internazionale. D'altra parte in questi mesi l'Italia si è mossa dal punto di vista diplomatico con difficoltà. I rapporti con la Francia sono ai minimi termini. Sul caso del Venezuela siamo stati ondivaghi, con i 5 stelle a favore di Nicolas Maduro, mentre la Lega critica. Non solo. Dopo aver perso l'Ema, l'Agenzia del farmaco aggiudicata poi a Amsterdam, anche l'ultima mozione approvata alla Camera dalla maggioranza sull'ufficio brevetti ora assegnato a Londra, quindi vacante per la Brexit, non ha convinto la politica cittadina. Il provvedimento, approvato nelle scorse settimane, porta la firma di Riccardo Molinari (Lega) e Francesco D'Uva (M5s), impegna appunto il governo a spostare in Italia, nel post-Brexit, la nuova sede del Tribunale unificato dei brevetti oggi assegnata alla capitale britannica. Nello specifico la mozione «considerata l'entrata in vigore del decreto legislativo n. 18 del 2019 e in vista della piena operatività del Tribunale unificato dei brevetti (Tub), anche alla luce del futuro nuovo assetto delle relazioni post-Brexit tra Unione europea e Regno Unito in materia di tutela della proprietà intellettuale». Critica Forza Italia che aveva invece presentato mozioni che specificavano la sede milanese. «La decisione della maggioranza di bocciare la mozione di Forza Italia che indicava Milano come la sede naturale della Divisione centrale del Tribunale unificato dei brevetti europeo ci lascia molto perplessi» ha spiegato Andrea Mandelli, primo firmatario di una delle tre mozioni respinte.
In sostanza c'è grande confusione. E a pagarne le conseguenze può essere Milano. In ogni caso il 24 giugno sarà una data spartiacque per il primo cittadino. C'è chi sostiene che non abbia ancora deciso se ricandidarsi nel 2021. Altri sostengono di sì ma che, in ogni caso, il suo obiettivo sarebbe la politica nazionale: un salto in lungo da Olimpiadi.
L'ultimo scandalo del Cio ha portato alle dimissioni del giapponese Takeda. Malagò va a caccia di voti in Asia e Africa, la Lombardia vanta il dossier migliore
Tra 63 giorni le Olimpiadi invernali del 2026 avranno un Paese ospitante. Il 24 giugno il Comitato internazionale olimpico si riunirà a Losanna, in Svizzera, per scegliere tra le due candidature rimaste in lizza: l'accoppiata italiana Milano-Cortina oppure per quella svedese Stoccolma-Aare-Sigulda.
A due mesi dalla votazione è fondamentale capire quali sono gli equilibri all'interno del Cio che possono spostare voti importanti da una parte o dall'altra. Equilibri non nitidissimi, visto che giusto un mese fa è emerso un caso di presunta corruzione all'interno del Cio stesso che ha portato alle dimissioni del presidente del Comitato olimpico giapponese Tsunekazu Takeda. Secondo i magistrati francesi, il settantunenne avrebbe autorizzato nel 2013 il pagamento di tangenti per aiutare la capitale nipponica a vincere la gara per l'assegnazione dei giochi estivi del 2020, vinti poi da Tokyo. Sempre secondo l'inchiesta, i pagamenti sospetti corrisponderebbero alla cifra di 2 milioni e 800.000 dollari versati alla Black Tidings, società di Singapore riconducibile a Papa Massata Diack, figlio dell'ex presidente della Iaaf (International association of athletics federations, ovvero l'Associazione internazionale delle federazioni di atletica leggera) Lamine Diack che nel 2013 figurava proprio tra i membri del Cio. Quella riguardante Takeda è solo l'ennesima ombra che vede coinvolto il Cio negli ultimi anni. Un anno fa un'inchiesta vide protagonisti ben 27 membri accusati di corruzione in quanto avrebbero accettato delle tangenti in cambio di contratti di marketing e sponsorizzazione. Proprio queste dinamiche all'interno del Comitato internazionale olimpico potrebbero favorire la candidatura italiana che, a detta di molti, ha messo sul tavolo il dossier più completo rispetto a quello svedese.
I membri del Cio votanti a Losanna tra due mesi saranno 88, escludendo appunto Takeda, i membri onorari che non votano e i membri italiani e svedesi. Bisognerà arrivare quindi a 44 voti. A quanto ci risulta Milano-Cortina al momento sarebbe di poco in vantaggio. Ma gli svedesi hanno molta influenza sui paesi del Commonwealth. E poi chi sta seguendo il dossier ricorda che con la Svezia abbiamo spesso perso, come agli europei del 2004 con un gol di Zlatan Ibrahimovic. Due settimane fa il Comitato olimpico ha fatto visita agli impianti di Milano e Cortina, analizzando il corposo dossier di 127 pagine. «Abbiamo ricevuto una straordinaria candidatura, il team ha messo impegno, passione ed esperienza; tutto ciò rende decisamente la candidatura di Milano-Cortina molto solida» ha spiegato Octavian Morariu, alla guida della delegazione del Cio. Il presidente del Coni Giovanni Malagò ha mostrato ottimismo: «In Italia - ha detto - non è così facile che si riesca a ottenere un'unità di questo tipo e sono molto fiero di essere riuscito a unire due regioni per una sola candidatura di Milano-Cortina e devo riconoscere un importante sostegno da parte del governo. Penso che governo si sia convinto giorno dopo giorno dell'importanza di questa candidatura con un budget ridotto, ma allo stesso tempo la decisione di cogliere l'opportunità di utilizzare l'Agenda 2020 e stiamo scommettendo sul 2026».
Proprio Malagò, che a ottobre scorso è stato nominato membro a titolo individuale del Cio, si sta adoperando per raccogliere i voti necessari per portare a casa i Giochi. Le dimissioni di Takeda in questo senso rappresentano un voto perso per l'Italia. «Bisogna lavorare sui singoli voti e io lo sto facendo già da molto tempo. poi già so come va a finire questa storia: se si vince sono bravi tutti, se si perde è colpa di qualcuno». La sensazione è che il numero uno del Coni debba cercare i voti più in Asia e Africa che in Europa, dove sicuramente è già appannaggio della Svezia il voto della principessa Anna d'Inghilterra, vista la parentela con la famiglia reale svedese, così come, seppur per motivi totalmente diversi, le preferenze della Francia. I transalpini godono di tre preferenze con Guy Drut, Tony Estanguet e Jean-Christophe Rolland. Tornando all'Asia e all'Africa, Malagò è stato di recente a Bankok per trovare il membro thailandese Khunying Patama Leeswadtrakul, ha stretto buonissimi rapporti con Sheikh Ahmad Al Fahad Al Sabah, sceicco del Kuwait il quale può portare in dote circa una decina di voti. Tra chi dovrebbe, il condizionale qui è d'obbligo, votare in favore dell'Italia ci sono anche i tre membri cinesi (Zaiqing Yu, Lingwei Li e Hong Zhang) e i due russi (Shamil Tarpischev e Yelena Isinbaeva), ricambiando di fatto i voti decisivi italiani per i Giochi invernali di Pechino 2022 e quelli di Sochi 2014. Restando in Asia ci sono poi Buthan e Afghanistan, con il principe Jigyel Ugyen Wangchuk e Samira Asghari in ottimi rapporti col presidente del Coni. E poi, appunto, c'è l'Africa. Qui bisognerà muoversi con estrema cautela: i Paesi votanti sono Marocco, Nigeria, Burundi, Namibia, Djibouti, Zimbabwe, Kenya, Etiopia, Senegal, Sudafrica, Ruanda, Uganda e Gambia. Tredici voti che possono pesare molto.
La Svezia è in difficoltà, ma sfrutterà il fenomeno Greta
Quando può influire Greta Thunberg sull'assegnazione delle Olimpiadi Invernali a Stoccolma il 24 giugno prossimo? A sentire i diplomatici poco, ma è di sicuro molto affascinante l'idea che le Olimpiadi del 2026 vengano assegnate al Paese con la ragazzina che lotta per un ambiente migliore, la scorsa settimana in visita in Italia, celebrata dalle nostre istituzioni in lungo e in largo. Per di più se il mondo dovesse davvero finire nel 2030, quando non si potrà più tornare indietro per salvarlo sostiene la sedicenne svedese, quale migliore vetrina se non quella proprio della sua città natale per raccontare la svolta ambientalista mondiale? Del resto dietro di lei ci sono think tank ambientalisti da milioni di dollari, ma soprattutto c'è un mondo che la continua a osannare, dal Papa fino ai capi di Stato. Greta sembra essere una delle ultime risorse per poterla spuntare sulla candidatura di Milano-Cortina, anche perché le ultime notizie in arrivo dal mar Baltico non sono delle migliori.
La Svezia, effettivamente, non se la passa benissimo. Tanto per cominciare il dossier presentato da Stoccolma sembrerebbe inferiore a quello milanese sia dal punto vista quantitativo che qualitativo. Altre ombre sono sorte invece dopo la recente visita del Cio nel Paese scandinavo, la quale non ha prodotto sensazioni del tutto positive, anzi. Proprio in quei giorni, mentre la delegazione del Comitato visionava impianti e strutture, su tutti gli organi di stampa è emersa la notizia delle dimissioni di Pär Nurder, già ministro delle Finanze e presidente della società che gestisce gli impianti sciistici di Aare, la SkiStar. L'accusa è quella di aver assunto un «comportamento inappropriato» durante i campionati mondiali di sci dello scorso febbraio, tenutisi proprio ad Aare. Campionati che, tra l'altro, si sono rivelati un mezzo disastro, tra una discesa libera accorciata e uno slalom della combinata disputato su una neve in condizioni non proprio eccellenti e con diversi atleti che si sono lamentati. Uno scandalo che potrebbe compromettere la corsa svedese ai giochi del 2026, anche se Octavian Morariu, ex rugbista rumeno ora alla guida della delegazione del Cio, ha detto che non ci saranno impatti relativi a questa vicenda sulla decisione finale, e dalle parti di Stoccolma provano a sgonfiare il caso affermando che Nurder non faceva parte della delegazione di SkiStar che ha incontrato la commissione di valutazione del Comitato e che non ha avuto alcun ruolo attivo nella campagna che ha condotto fin qui la candidatura. Lo stesso Nurder si è difeso così alla tv svedese Svt: «Mi hanno ucciso come nelle peggiori storie di mafia. Non ho oltrepassato nessun confine, queste sono voci malevole».





