2018-12-05
La fattura elettronica regala alle Entrate le chiavi delle aziende
True
Con l'entrata in vigore della fatturazione elettronica l'Agenzia delle entrate verrà a conoscenza di informazioni che poco hanno a che fare con le verifiche fiscali: dati su beni venduti, con tanto di descrizione, di sconti applicati, di fidelizzazioni, di abitudini di consumo. Per questo l'authority ha posto il veto: rischio privacy ma anche ulteriori accertamenti.Un anno fa Ecofin pubblicò l'elenco dei paradisi fiscali extra Ue con l'obiettivo di impedire scandali come i Panama papers. Ma alcuni stati membri che hanno deciso di favorire giurisdizioni extra Ue amiche, hanno finito per depotenziare gli sforzi europei di creare una lista seria e concreta. La lista Ocse si è rivelata molto più efficiente.La commercialista Rosanna Acierno spiega come funziona la superanagrafe dei conti correnti e aggiunge «La rottamazione ter riguarda le contestazioni di somme già passate in riscossione e permette di avere uno sconto su sanzioni, interessi di mora e aggio di riscossione».Lo speciale contiene tre articoli.!function(e,t,s,i){var n="InfogramEmbeds",o=e.getElementsByTagName("script")[0],d=/^http:/.test(e.location)?"http:":"https:";if(/^\/{2}/.test(i)&&(i=d+i),window[n]&&window[n].initialized)window[n].process&&window[n].process();else if(!e.getElementById(s)){var r=e.createElement("script");r.async=1,r.id=s,r.src=i,o.parentNode.insertBefore(r,o)}}(document,0,"infogram-async","https://e.infogram.com/js/dist/embed-loader-min.js");Cosa si compra e come lo si fa saranno dati noti all'Agenzia delle entrate a partire dall'anno prossimo. La fattura elettronica riuscirà infatti a convogliare, in uno o più file, una mole di dati che l'Amministrazione fiscale non avrebbe mai immaginato di poter avere. Negli anni scorsi si era infatti più volte pensato di iniziare a scannerizzare i vari social network, alla caccia di maggiori informazioni per scoprire gli evasori, ma l'Italia non ha mai adottato una norma simile, a dispetto di Paesi come Francia e Canada, dove già da tempo è una prassi consolidata. Eppure, a partire dal 2019, con l'entrata in vigore della fatturazione elettronica l'Agenzia delle entrate verrà a conoscenza di dati su beni venduti, con tanto di descrizione, di sconti applicati, di fidelizzazioni, di abitudini di consumo, di informazioni legate al mondo della sanità, le diverse tipologie di consumi, la fatturazione dettagliata, la regolarità di pagamenti, e l'appartenenza a particolari categorie. Una quantità di informazioni che poco c'entrano con le verifiche fiscali dell'Agenzia. L'archiviazione di queste informazioni sarà possibile dato che l'Amministrazione fiscale giocherà un ruolo centrale all'interno del processo di invio-ricezione e conservazione della e-fattura.L'Agenzia, dopo aver recapitato le varie fatture elettroniche, dovrà infatti archiviare tutti i dati presenti su queste, e dunque, non solo quelli necessari ad assolvere gli obblighi fiscali. Conseguenza del fatto che si andranno a conservare la fattura vera e propria in formato Xml, che conterrà sia le informazioni fiscali sia i vari allegati inseriti dall'operatore. Il fatto che con la fattura elettronica sarebbero entrati in circolo una mole così importante di informazioni private era però risaputo dalla stessa Agenzia delle entrate, tanto che nel provvedimento n. 89757, di aprile 2018 si fa esplicito riferimento a dati che nulla c'entrano con gli adempimenti fiscali (a integrazione delle informazioni obbligatorie, il file della fattura consente di inserire facoltativamente ulteriori dati utili alla gestione del ciclo attivo e passivo degli operatori). Il problema è dunque la non azione da parte dell'Amministrazione fiscale. Da aprile a dicembre non si sono infatti fatti passi avanti nell'identifica di qualche misura specifica per cercare di tutelare i dati personali del contribuente. A rendere di dominio pubblico, il problema di "dati non fiscali", è stato a metà novembre il Garante della Privacy che ha bacchettato l'operato dell'Agenzia delle entrate, chiedendo spiegazioni sull'intero sistema di fattura elettronica. Chiarimenti che a meno di un mese dalla partenza della e-fattura non sono ancora arrivati. Potenzialmente l'Agenzia delle entrate potrebbe dunque riuscire a disegnare una sorta di mappa, abbastanza precisa della vita quotidiana e delle abitudini dei contribuenti italiani. Informazioni che, se analizzate potrebbero dare il via a una serie di verifiche fiscali a tappeto, alla ricerca dell'evasore di turno. Indagini che non deriverebbero dall'analisi del 730 o da una segnalazione da parte di un operatore del settore, ma direttamente da dati che il contribuente non voleva di certo comunicare all'Agenzia delle entrate.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/speciale-fisco-2622458795.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="la-lista-dei-paradisi-fiscali-targata-ue-non-ha-prodotto-alcuna-sanzione" data-post-id="2622458795" data-published-at="1757930484" data-use-pagination="False"> La lista dei paradisi fiscali targata Ue non ha prodotto alcuna sanzione Il 5 dicembre del 2017 il Consiglio economia e finanza dell'Ue (Ecofin) pubblicò la prima lista di paradisi fiscali extra Ue. Sarebbe dovuto essere un progetto ambizioso, che avrebbe ristabilito l'ordine fiscale e le regole tra i vari paradisi fiscali, per impedire che si verificassero, ancora, scandali come i Panama papers. E sarebbe dovuta essere anche migliore rispetto alla lista Ocse, che attualmente contiene solo un paradiso fiscale. Intenzioni che non sono state rispettate a causa dell'intromissione politica da parte di alcuni stati membri, che hanno deciso di favorire giurisdizioni, extra Ue amiche. E dunque la Francia con il Marocco, il Regno Unito con tutti i suoi territori d'oltremare e molti altri Paese Ue, con i loro agire, hanno finito per depotenziare gli sforzi europei di creare una lista dei paradisi fiscali seria e concreta. A prendere le distanze dall'esito del risultato finale è stato anche lo stesso Pierre Moscovici, commissario europeo per gli affari economici e monetari, che qualche settimana prima dell'annuncio, da parte dell'Ecofin, ha dichiarato come «questa lista non è una proposta della Commissione, voglio essere chiaro». Lista che in effetti è stata redatta dal Gruppo del codice di condotta dell'Ue, che lavora da sempre a stretto contatto con la Commissione. Una lista, che rispetto al lavoro dell'Ocse non ha nulla di innovativo. Molti criteri, per selezionare le "cattive" giurisdizioni sono infatti stati presi direttamente dall'Ocse, così come (in parte) il metodo di analisi. Inoltre, a depotenziare ulteriormente l'iniziativa del gruppo del codice di condotta ci sono due elementi: l'esclusione dei Paesi membri Ue dalla lista e la non introduzione delle sanzioni.Il 5 dicembre 2017 quando venne pubblicata la prima lista dei paradisi fiscali extra Ue, si disse infatti che il Gruppo del codice di condotta stava lavorando a delle sanzioni, non meglio specificate. Annunci che sono proseguiti per tutto il 2018, senza però arrivare mai alla creazione di sanzioni vere e proprie. Altro aspetto che caratterizza la lista Ue è la velocità con cui sono state tolte giurisdizioni dalla lista nera per metterle in quella grigia (quando si è dato il via alla lista dei paradisi fiscali, si è deciso di creare due liste: quella nera, per i Paesi che non avevano risposto alle lettere mandate dall'Ue per modificare i propri regimi fiscali e quella grigia dove erano presenti le giurisdizioni che avevano iniziato a collaborare con l'Ue per modificare i regimi fiscali considerati dannosi). In un anno la lista nera che contava 17 Paesi è arriva a contenerne meno di sette. Il passaggio da una lista all'altra è risultato essere dunque molto semplice. Bastava infatti presentare una lettera di intenti dove si prometteva all'Unione europea di modificare i regimi fiscali considerati dannosi o di impegnarsi a rispettare parametri Ocse o di entrare a far parte di diversi Forum fiscali, che ci si assicurava un posto nella lista grigia. Caso particolare, e mai avvenuto a distanza di 12 mesi dall'annuncio della prima lista, il passaggio dalla lista grigia a quella nera. Opzione che si sarebbe potuta verificare nel caso in cui una giurisdizione della lista grigia non avesse rispettato gli impegni presi con la Commissione. Eppure, pochissime giurisdizioni, presenti all'interno della lista grigia, hanno iniziato a intraprendere i lavori per modificare i propri regimi fiscali. Molte altre, avendo invece fissato come deadline date lontane (2021 o il 2022) si sentono legittimate a mantenere i regimi fiscali "nocivi" ancora in vigore. La lista Ocse, tanto criticata a livello Europeo ha però lasciato andare i Paradisi fiscali selezionati, molto meno velocemente. Ci sono infatti voluti circa due anni prima che la lista Ocse si iniziasse a svuotare. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/speciale-fisco-2622458795.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="anche-chi-ha-gia-aderito-alle-precedenti-rottamazioni-potra-avere-una-dilazione-dei-pagamenti" data-post-id="2622458795" data-published-at="1757930484" data-use-pagination="False"> «Anche chi ha già aderito alle precedenti rottamazioni potrà avere una dilazione dei pagamenti» Superanagrafe, conti spiati, grande fratello fiscale. Ecco le parole tornate di moda negli ultimi tempi parlando di lotta all'evasione, ma cosa c'è di vero? Ne abbiamo parlato con la commercialista Rosanna Acierno, una delle massime esperte di contenzioso tributario in Italia. Dottoressa, qual è la vera novità a proposito di verifiche e accertamenti dell'amministrazione finanziaria nei confronti dei contribuenti?«Da quest'anno accedere, a scopo di analisi, all'archivio dei Rapporti finanziari dell'Anagrafe tributaria potrebbe non essere più prerogativa della sola Agenzia delle entrate, potendo farlo, in virtù di un emendamento al Dl fiscale, anche la Guardia di finanza».Ma cos'è esattamente questa anagrafe? «Si tratta di una banca dati che raccoglie tutte le informazioni fiscali di persone fisiche e giuridiche (unione organizzata di uomini e beni dotata di propria capacità giuridica, ad esempio società) e viene utilizzata per selezionare i soggetti «da verificare», ovverosia quelli che, dall'analisi svolta sulle informazioni contenute nella banca dati, rientrerebbero tra i contribuenti potenzialmente a rischio evasione. In sostanza, l'amministrazione finanziaria è in grado di riscontrare la compatibilità del reddito dichiarato dal contribuente con il suo tenore di vita». Da quanti anni esiste?«È stata istituita nel lontano 1973 e rappresenta un valido strumento poiché in essa confluiscono periodicamente e automaticamente numerosissime informazioni sui contribuenti, quali le spese sostenute in un determinato anno di imposta, i contributi previdenziali, le rate del mutuo, le spese mediche, i premi assicurativi, luce, gas e tutte le utenze domestiche, le ristrutturazioni edilizie, immatricolazioni di veicoli e motocicli, spesometro - ovverosia le operazioni Iva con importi rilevanti - e altro ancora». Al suo interno è stata creata una sottoanagrafe, chiamata “archivio dei rapporti": di cosa si tratta?«Essa contiene i dati, a partire dal periodo di imposta 2005, ed in maniera più strutturata dal 2009, relativi all'accensione, variazione e la cessazione di qualunque tipo di rapporto intrattenuto da qualsiasi contribuente, anche se residente all'estero, con banche, Poste e altri intermediari finanziari italiani e, dal 2012, anche le informazioni sui saldi e sulle movimentazioni dei rapporti». Quindi se si apre o si chiude un conto? «Il dato finisce nell'archivio». Da chi viene effettuata l'analisi di rischio sui dati dei contribuenti?«Deve essere effettuata attraverso algoritmi, che valutano i dati comparati relativi a tutti i contribuenti per evitare violazioni della privacy. Spieghiamo meglio: non è il singolo funzionario dell'Agenzia delle entrate o della Guardia di Finanza che prende visione dei dati e decide chi sottoporre a verifica (che è una attività preliminare a quella dell'accertamento, quindi non sono la stessa cosa), ma a farlo dovrà esserlo un software molto sofisticato, realizzato da Sogei su precise indicazioni di Agenzia delle entrate e GdF. Questa analisi di rischio assegna specifici punteggi a ciascun contribuente dai quali scaturisce una lista di soggetti "meritevoli di ulteriori attenzioni"». Come mai un software? Non è un metodo troppo razionale, forse imperfetto nella sua essenza matematica?«In realtà la scelta di utilizzare un software è stata indotta dall'esigenza di evitare il c.d. spionaggio fiscale, cioè di evitare possibili distorsioni nell'uso dello strumento informativo o eccessiva intrusività del singolo funzionario dell'Agenzia delle entrate o miliare della Gdf nel condurre verifiche verticali su specifiche persone. Questi ultimi, infatti, posso, ad oggi, accedere all'archivio dei rapporti solo previa autorizzazione dei loro vertici e soprattutto possono farlo limitatamente al singolo codice fiscale (relativo a persona fisica o giuridica) del contribuente che gli è stato ordinato di verificare (cioè controllare nel dettaglio)». Chi fa l'accertamento vero e proprio nei confronti del contribuente?«Guardia di Finanza e Agenzia delle entrate svolgono entrambe le verifiche fiscali, cioè le attività istruttorie volte a constatare eventuali violazioni agli obblighi tributari, ma l'accertamento vero e proprio è di competenza della sola Agenzia».E se vengono constate violazioni?«Nel caso in cui un contribuente sia oggetto di verifica, ha la possibilità di fare il ravvedimento, un istituto che permette di correggere la mancata dichiarazione delle maggiori imposte con le sanzioni ridotte a un quinto, che potrebbe così evitare l'accertamento vero e proprio». Tornando per un attimo alla cronologia delle innovazioni apportate dal legislatore, l'anagrafe dei rapporti negli anni si è ulteriormente arricchita…«Esatto. Se inizialmente l'amministrazione finanziaria disponeva dei soli dati identificativi dei rapporti bancari, dal 2011 (grazie al d.l. 201/2011 ndr) la stessa dispone di ulteriori e più rilevanti informazioni. Pertanto, nel sistema attuale, come abbiamo detto, l'obbligo di comunicazione comprende anche i dati, per ogni anno, relativi ai saldi iniziali e finali di ciascun conto ed all'importo complessivo di tutte le movimentazioni effettuate. Oggi, secondo gli obblighi comunicativi di legge, l'Archivio dei rapporti contiene dati relativi a tutti i rapporti continuativi esistenti al 1° gennaio 2005 o costituiti dopo quella data e alle operazioni extra-conto». Lo stesso decreto del 2011 ha previsto ulteriori obblighi di comunicazione per gli intermediari, quindi banche, Poste…«Sì. Una ulteriore integrazione ai dati da trasmettere è stata richiesta dal direttore dell'Agenzia con un provvedimento del 2015, che ha previsto, tra le informazioni da fornire all'Anagrafe, anche la giacenza media dei rapporti finanziari in ciascun un anno».Con una circolare del 2007 l'Agenzia aveva chiarito che devono essere comunicate anche altre tipologie di rapporti: quali?«Ad esempio rapporti coperti dal c.d. “scudo fiscale", ma anche quelli che fanno capo a soggetti non residenti o che hanno come controparte intermediari finanziari».Quindi anche eventuali conti aperti tramite società fiduciarie, che per anni sono state le roccaforti dei grandi imprenditori?«Proprio così, sono ormai trasparenti anche quelli». E le operazioni extra conto?«Anch'esse sono oggetto di comunicazione. Esse sono caratterizzate dal fatto di non essere riconducibili a un rapporto continuativo e vi rientrano ad esempio gli acquisti e le vendite di valute estere, i bonifici sull'estero e i servizi eurogiro e moneygram». Arrivando, infine, alle novità nel Decreto fiscale allo studio del Parlamento, forte dei successi degli anni precedenti, esso introduce la c.d. rottamazione ter: chi riguarda?«Riguarda le contestazioni di somme già passate in riscossione – relative ai carichi dal 2000 al 2017 – e permette di avere uno sconto su sanzioni, interessi di mora e aggio di riscossione (percentuale che si prende l'Agenzia riscossione ndr). Sarà possibile rottamare anche per chi ha già aderito alle precedenti rottamazioni, avendo altresì una dilazione dei pagamenti. Insomma, un bel risparmio, soprattutto per chi ha debiti con il Fisco molto vecchi».Maria Elena Capitanio
Il presidente di Generalfinance e docente di Corporate Finance alla Bocconi Maurizio Dallocchio e il vicedirettore de la Verità Giuliano Zulin
Dopo l’intervista di Maurizio Belpietro al ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, Zulin ha chiamato sul palco Dallocchio per discutere di quante risorse servono per la transizione energetica e di come la finanza possa effettivamente sostenerla.
Il tema centrale, secondo Dallocchio, è la relazione tra rendimento e impegno ambientale. «Se un green bond ha un rendimento leggermente inferiore a un titolo normale, con un differenziale di circa 5 punti base, è insensato - ha osservato - chi vuole investire nell’ambiente deve essere disposto a un sacrificio più elevato, ma serve chiarezza su dove vengono investiti i soldi». Attualmente i green bond rappresentano circa il 25% delle emissioni, un livello ritenuto ragionevole, ma è necessario collegare in modo trasparente raccolta e utilizzo dei fondi, con progetti misurabili e verificabili.
Dallocchio ha sottolineato anche il ruolo dei regolamenti europei. «L’Europa regolamenta duramente, ma finisce per ridurre la possibilità di azione. La rigidità rischia di scoraggiare le imprese dal quotarsi in borsa, con conseguenze negative sugli investimenti green. Oggi il 70% dei cda delle banche è dedicato alla compliance e questo non va bene». Un altro nodo evidenziato riguarda la concentrazione dei mercati: gli emittenti privati si riducono, mentre grandi attori privati dominano la borsa, rendendo difficile per le imprese italiane ed europee accedere al capitale. Secondo Dallocchio, le aziende dovranno abituarsi a un mercato dove le banche offrono meno credito diretto e più strumenti di trading, seguendo il modello americano.
Infine, il confronto tra politica monetaria europea e americana ha messo in luce contraddizioni: «La Fed dice di non occuparsi di clima, la Bce lo inserisce nei suoi valori, ma non abbiamo visto un reale miglioramento della finanza green in Europa. La sensibilità verso gli investimenti sostenibili resta più personale che istituzionale». Il panel ha così evidenziato come la finanza sostenibile possa sostenere la transizione energetica solo se accompagnata da chiarezza, regole coerenti e attenzione al ritorno degli investimenti, evitando mode o vincoli eccessivi che rischiano di paralizzare il mercato.
Continua a leggereRiduci
Intervistato da Maurizio Belpietro, direttore de La Verità, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin non usa giri di parole: «Io non sono contro l’elettrico, sono convinto che il motore elettrico abbia un futuro enorme. Ma una cosa è credere in una tecnologia, un’altra è trasformarla in un’imposizione politica. Questo ha fatto l’Unione Europea con la scadenza del 2035». Secondo Pichetto Fratin, il vincolo fissato a Bruxelles non nasce da ragioni scientifiche: «È come se io oggi decidessi quale sarà la tecnologia del 2040. È un metodo sovietico, come le tavole di Leontief: la politica stabilisce dall’alto cosa succederà, ignorando il mercato e i progressi scientifici. Nessuno mi toglie dalla testa che Timmermans abbia imposto alle case automobilistiche europee – che all’epoca erano d’accordo – il vincolo del 2035. Ma oggi quelle stesse industrie si accorgono che non è più sostenibile».
Il motore elettrico: futuro sì, imposizioni no. Il ministro tiene a ribadire di non avere pregiudizi sulla tecnologia: «Il motore elettrico è il più semplice da costruire, ha sette-otto volte meno pezzi, si rompe raramente. Pensi al motore del frigorifero: quello di mia madre ha funzionato cinquant’anni senza mai guastarsi. È una tecnologia solida. Ma da questo a imporre a tutti gli europei di pagare la riconversione industriale delle case automobilistiche, ce ne corre». Colonnine e paradosso dell’uovo e della gallina. Belpietro chiede conto del tema infrastrutturale: perché le gare per le colonnine sono andate deserte? Pichetto Fratin replica: «Perché non c’è il mercato. Non ci sono abbastanza auto elettriche in circolazione, quindi nessuno vuole investire. È il classico paradosso: prima l’uovo o la gallina?». Il ministro racconta di aver tentato in tutti i modi: «Ho fatto bandi, ho ripetuto le gare, ho perfino chiesto a Rfi di partecipare. Alla fine ho dovuto riconvertire i 597 milioni di fondi europei destinati alle colonnine, dopo una lunga contrattazione con Bruxelles. Ma anche qui si vede l’assurdità: l’Unione Europea ci impone obiettivi, senza considerare che il mercato non risponde».
Prezzi eccessivi e mercato bloccato. Un altro nodo è il costo delle auto elettriche: «In Germania servono due o tre annualità di stipendio di un operaio per comprarne una. In Italia ce ne vogliono cinque. Non è un caso che fino a poco tempo fa fossero auto da direttori di giornale o grandi manager. Questo non è un mercato libero, è un’imposizione politica». L’errore: imporre il motore, non le emissioni. Per Pichetto Fratin, l’errore dell’Ue è stato vincolare la tecnologia, non il risultato: «Se l’obiettivo era emissione zero nel 2035, bastava dirlo. Ci sono già veicoli diesel a emissioni zero, ci sono biocarburanti, c’è il biometano. Ma Bruxelles ha deciso che l’unica via è l’elettrico. È qui l’errore: hanno trasformato una direttiva ambientale in un regalo alle case automobilistiche, scaricando il costo sugli europei».
Bruxelles e la vicepresidente Ribera. Belpietro ricorda le dichiarazioni della vicepresidente Teresa Ribera. Il ministro risponde: «La Ribera è una che ascolta, devo riconoscerlo. Ma resta molto ideologica. E la Commissione Europea è un rassemblement, non un vero governo: dentro c’è di tutto. In Spagna, per esempio, la Ribera è stata protagonista delle scelte che hanno portato al blackout, puntando solo sulle rinnovabili senza un mix energetico». La critica alla Germania. Il ministro non risparmia critiche alla Germania: «Prima chiudono le centrali nucleari, poi riaprono quelle a carbone, la fonte più inquinante. È pura ipocrisia. Noi in Italia abbiamo smesso col carbone, ma a Berlino per compiacere i Verdi hanno abbandonato il nucleare e sono tornati indietro di decenni».
Obiettivi 2040: «Irrealistici per l’Italia». Si arriva quindi alla trattativa sul nuovo target europeo: riduzione del 90% delle emissioni entro il 2040. Pichetto Fratin è netto: «È un obiettivo irraggiungibile per l’Italia. I Paesi del Nord hanno territori sterminati e pochi abitanti. Noi abbiamo centomila borghi, due catene montuose, il mare, la Pianura Padana che soffre già l’inquinamento. Imporre le stesse regole a tutti è sbagliato. L’Italia rischia di non farcela e di pagare un prezzo altissimo». Il ruolo del gas e le prospettive future. Il ministro difende il gas come energia di transizione: «È il combustibile fossile meno dannoso, e ci accompagnerà per decenni. Prima di poterlo sostituire servirà il nucleare di quarta generazione, o magari la fusione. Nel frattempo il gas resta la garanzia di stabilità energetica». Conclusione: pragmatismo contro ideologia. Nelle battute finali dell’intervista con Belpietro, Pichetto Fratin riassume la sua posizione: «Ridurre le emissioni è un obiettivo giusto. Ma un conto è farlo con scienza e tecnologia, un altro è imporre scadenze irrealistiche che distruggono l’economia reale. Qui non si tratta di ambiente: si tratta di ideologia. E i costi ricadono sempre sugli europei.»
Il ministro aggiunge: «Oggi produciamo in Italia circa 260 TWh. Il resto lo importiamo, soprattutto dalla Francia, poi da Montenegro e altri paesi. Se vogliamo davvero dare una risposta a questo fabbisogno crescente, non c’è alternativa: bisogna guardare al nucleare. Non quello di ieri, ma un nuovo nucleare. Io sono convinto che la strada siano i piccoli reattori modulari, anche se aspettiamo i fatti concreti. È lì che dobbiamo guardare». Pichetto Fratin chiarisce: «Il nucleare non è un’alternativa alle altre fonti: non sostituisce l’eolico, non sostituisce il fotovoltaico, né il geotermico. Ma è un tassello indispensabile in un mix equilibrato. Senza, non potremo mai reggere i consumi futuri». Gas liquido e rapporti con gli Stati Uniti. Il discorso scivola poi sul gas: «Abbiamo firmato un accordo standard con gli Stati Uniti per l’importazione di Gnl, ma oggi non abbiamo ancora i rigassificatori sufficienti per rispettarlo. Oggi la nostra capacità di importazione è di circa 28 miliardi di metri cubi l’anno, mentre l’impegno arriverebbe a 60. Negli Usa i liquefattori sono in costruzione: servirà almeno un anno o due. E, comunque, non è lo Stato a comprare: sono gli operatori, come Eni, che decidono in base al prezzo. Non è un obbligo politico, è mercato». Bollette e prezzi dell’energia. Sul tema bollette, il ministro precisa: «L’obiettivo è farle scendere, ma non esistono bacchette magiche. Non è che con un mio decreto domani la bolletta cala: questo accadeva solo in altri regimi. Noi stiamo lavorando per correggere il meccanismo che determina il prezzo dell’energia, perché ci sono anomalie evidenti. A breve uscirà un decreto con alcuni interventi puntuali. Ma la verità è che per avere bollette davvero più basse bisogna avere energia a un costo molto più basso. E i francesi, grazie al nucleare, ce l’hanno a prezzi molto inferiori ai nostri».
Continua a leggereRiduci
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
Giorgetti ha poi escluso la possibilità di una manovra correttiva: «Non c'è bisogno di correggere una rotta che già gli arbitri ci dicono essere quella rotta giusta» e sottolinea l'obiettivo di tutelare e andare incontro alle famiglie e ai lavoratori con uno sguardo alle famiglie numerose». Per quanto riguarda l'ipotesi di un intervento in manovra sulle banche ha detto: «Io penso che chiunque faccia l'amministratore pubblico debba valutare con attenzione ogni euro speso dalla pubblica amministrazione. Però queste sono valutazioni politiche, ribadisco che saranno fatte solo quando il quadro di priorità sarà definito e basta aspettare due settimane».
Continua a leggereRiduci