Il portavoce della missione che costa mezzo miliardo sostiene di non dovere disarmare Hezbollah. La risoluzione 1701 dice il contrario. Così in 12 mesi partiti 43 razzi al giorno.
Il portavoce della missione che costa mezzo miliardo sostiene di non dovere disarmare Hezbollah. La risoluzione 1701 dice il contrario. Così in 12 mesi partiti 43 razzi al giorno.«La missione Unifil non era quella di disarmare Hezbollah, ma quella di assistere l’esercito libanese per far sì che ci fosse una zona nel Sud del Libano senza armi». Le dichiarazioni rilasciate giovedì sera dal portavoce di Unifil, Andrea Tenenti, contrastano con quanto recita la risoluzione 1701 approvata dal Consiglio di sicurezza dell’Onu l’11 agosto 2006, il cui obiettivo è, si legge in uno dei punti, «prevenire la ripresa delle ostilità, mantenendo tra la Blu line (la linea di demarcazione che definisce il confine tra il Libano e Israele, ndr) e il fiume Litani un’area cuscinetto libera da personale armato, assetti e armamenti che non siano quelli del governo libanese e di Unifil», con duplice riferimento agli attacchi di Hezbollah e alle operazioni militari di Israele. A 18 anni di distanza esistono elementi e fatti sufficienti per poter dire che la missione dal costo di oltre mezzo miliardo di dollari all’anno, affidata dal Palazzo di vetro ai caschi blu, è pressoché fallita in entrambe le direzioni. L’attacco di ieri delle Forze di difesa israeliane contro le basi, in cui sono rimasti feriti due peacekeeper cingalesi, ne è una chiara dimostrazione. A tal proposito va spiegato come nella strategia militare di Israele ci sia la ferma necessità di eliminare qualsiasi postazione di Hezbollah da cui ogni giorno partono centinaia e centinaia di razzi e missili verso il Nord dello Stato ebraico. Motivo per cui Tel Aviv chiede e pretende una sorta di lasciapassare dalle forze Onu, visto e considerato che la maggior parte delle infrastrutture utilizzate dai miliziani del Partito di Dio si trova proprio in prossimità delle basi Unifil e un eventuale bombardamento israeliano le vedrebbe inevitabilmente coinvolte. È eloquente il report pubblicato dal blog specializzato Debuglies, secondo cui dal 7 ottobre 2023 Hezbollah ha fatto partire da questa zona cuscinetto qualcosa come 16.000 razzi, 43 al giorno facendo una rapida media, sfruttando aree civili e le posizioni di Unifil come copertura per attaccare e colpire Israele. Il tutto sotto gli occhi dei caschi blu, il cui obiettivo doveva essere liberare l’area «da personale armato diverso dall’esercito libanese», per citare di nuovo il testo della risoluzione Onu 1701, e quindi disarmare Hezbollah. Di fatto, si tratta di 538 milioni di dollari all’anno spesi per mantenere in vita una missione che non ha portato a casa nessun risultato. Anzi, l’organizzazione sciita filo iraniana si è addirittura rinforzata negli anni. Il governo israeliano ha manifestato più volte la propria preoccupazione in merito al fatto che Unifil non stesse facendo il necessario per impedire e contrastare il riarmo di Hezbollah, compreso il contrabbando di armi dalla vicina Siria. Per quanto riguarda il contributo che il nostro Paese dà alla missione, sono tre le basi nella zona all’interno delle quali operano 1.068 militari italiani sui 10.058 caschi blu presenti in Libano. Sempre secondo il report di Debuglies, affinché la situazione possa cambiare in positivo, la comunità mondiale dovrebbe riconoscere che «discriminare Israele per essersi difeso da una minaccia persistente e ben armata come Hezbollah non solo è ingiusto, ma anche pericolosamente miope», spiega il report, in quanto «Hezbollah, con il sostegno dell’Iran, rappresenta una minaccia non solo per Israele, ma anche per la stabilità regionale del Medio Oriente». Per le ragioni esposte, la missione Unifil ha avuto in questi 16 anni una funzione solo teorica, evidenziando parecchi limiti. «Se deve servire a uno scopo significativo, deve essere rafforzata con un mandato più forte che includa la prevenzione attiva della militarizzazione del Libano meridionale da parte di Hezbollah», conclude il report, «Anche i doppi standard del mondo nei confronti di Israele devono essere affrontati, altrimenti, Israele continuerà a subire critiche ingiustificate mentre difende i suoi cittadini dall’assalto terroristico orchestrato dall’Iran e dai suoi delegati».
Nelle Marche il governatore uscente spera nella conferma. Lo sfidante è alle prese con le indagini sul suo conto, che in Calabria, stando ai sondaggi, non danneggiano Occhiuto, dato davanti a Tridico. Per Campania, Puglia e Veneto, election day a novembre.
2025-09-16
Costa: «La Ue migliori la gestione delle frontiere per contrastare l'immigrazione illegale»
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