2020-01-06
Sorrentino visionario (ma non troppo) mette in scena San Pietro con due Papi
The New Pope, la nuova serie Sky che raffigura la Chiesa travolta dagli scandali. Il Papa di Paolo Sorrentino ha gli occhi dipinti di nero e la bocca contratta in quella forma di broncio, più adatta a un servizio fotografico che alle candide stanze del Vaticano. Appare molle, di quella mollezza femminea che si è soliti attribuire ad un Oscar Wilde. Ma, della sacralità del ruolo, dello stridore prodotto nell'incontro con i begli abiti costosi, sembra non avere intenzione di curarsi. «Sono indolente, sono presuntuoso, sono irresponsabile, sono vanitoso», sentenzia invece sua Santità, la barba coltivata con la cura di un hipster e la voce altezzosa della nobiltà inglese. Sir John Brannox, il Papa nuovo di Paolo Sorrentino, è un uomo distinto, figlio bistrattato dell'upper class britannica. Non è felice, e nemmeno cerca di apparire tale. Perciò, quando il cardinale Voiello, con la sua delegazione di ecclesiastici romani, si prende la briga di chiedergli di prestarsi a essere il Papa fantoccio, Brannox accetta di buon grado. Rimpiazzando Lenny Belardo, colto da un malore irreversibile sul finale di The Young Pope, sarebbe sfuggito alla prigionia del suo castello, a un passato turbolento e un giudizio familiare penoso. Non sarebbe, però, sfuggito alla prigionia dell'anima, a un senso di colpa che, di lì a poco, avrebbe riempito il Vaticano.The New Pope, al debutto su Sky Atlantic nella prima serata di venerdì 10 gennaio (mentre domani sera alle 21.15 su Sky Cinema 2 sarà trasmesso un documentario sul premio Oscar, Il mondo di Sorrentino), ha ripreso la narrazione delle vicissitudini papali laddove il regista l'aveva interrotta. Belardo, il Pio XIII interpretato, nella prima stagione della serie Sky Original, da Jude Law, è preda di un coma che si crede irreversibile. Così, la Chiesa decide di procedere a una nuova elezione. Ma trovare un accordo sembra impossibile. È Voiello, allora, lo straordinario cardinale cui presta il volto Silvio Orlando, a farsi strada nel caos, proponendo alla curia un Papa fantoccio, che accetti di essere eletto per governare la Chiesa secondo volontà d'altri. A salire al soglio pontificio, in prima battuta, non è John Brannox, ma un Papa nel quale Sorrentino sembra lasciare confluire reminiscenze storiche, di ieri e di oggi. In quel primo «Habemus papam», confluisce tutto, Bergoglio, Luciani, il lato oscuro di un mondo sul quale il premio Oscar ha, però, assicurato di non voler esprimere giudizi. The New Pope, che nei primi episodi incorona il Brannox di John Malkovich con il nome di Giovanni Paolo III, non è da leggersi come manifestazione di un giudizio personale. «È un racconto di uomini che sbagliano: c'è, oggi, un'inquietante corsa alla valutazione, alla certezza apodittica, al giudizio. Gli uomini che sbagliano, io voglio osservarli, non giudicarli», ha giurato Sorrentino a Vanity Fair Italia, spiegando come il realismo di cui la serie sembra pervasa sia frutto di una coincidenza tutta umana. «Certe malefatte sono poi avvenute davvero, ma non è che la Chiesa sia un luogo più scandaloso di altri. Semplicemente, nella Chiesa, la percezione dello scandalo si amplifica perché il clero poggia su una morale da cui lo scandalo dovrebbe essere escluso. Nelle figure come il Papa, simboli che rivestono un ruolo morale molto forte, questa contraddizione esplode». Ed è allora che The New Pope, nel cui cast meriterebbe una menzione d'onore lo strepitoso Maurizio Lombardi (il cardinale Mario Assente), tanto bravo con l'inglese da poter passare per un attore capitato in Italia da Oltremanica, si trasforma in un quadro pop, dove individuare il sottile tracciato che separa realtà e finzione è pressoché impossibile. La serie, che tra le guest star annovera Sharon Stone e Marilyn Manson, ha saputo ficcare parole vere in bocca a personaggi fittizi, raccontare piaghe antiche, pedofilia e abusi, la lobby omosessuale interna al Vaticano, senza mai sconfinare nei toni pomposi della denuncia. Si guarda The New Pope con l'interesse riservato ai pesci di un acquario, chiedendosi quanto sia davvero possibile comprendere di quell'universo sommerso. E ci si lascia ammaliare dai colori, dai suoni, dalle capacità dei protagonisti. Di John Malkovich, dalla cui voce sono scomparse le tracce dell'Illinois. Di Jude Law, che con fare beffardo, dal coma, si risveglia. Di Orlando e Lombardi, sontuosi entrambi. La si guarda, The New Pope, con la meraviglia dei bambini dipinta sul viso e i nasi schiacciati contro schermi di vetro, consapevoli di avere per le mani un mistero complesso, che urla solitudine, follia, repressione e potere. E consapevoli, pure, di non avere le chiavi per comprenderlo appieno.