2025-07-31
Sorpresa: San Siro non è vendibile
Altra tegola su Sala: malgrado il Comune abbia messo nero su bianco le valutazioni per la cessione dello stadio, una delibera del Duemila lo definisce bene indisponibile.Il sindaco Beppe Sala sembra sempre più solo nella sua corsa alla vendita dello stadio di San Siro a Milan e Inter. L’operazione, che prevede l’abbattimento del Meazza e la costruzione di un nuovo impianto affiancato da un vasto complesso immobiliare, si scontra non solo con un’opinione pubblica sempre più contraria, ma anche con un ostacolo politico e giuridico ignorato da settimane: la delibera della Giunta comunale del 16 giugno 2000, che definisce San Siro bene pubblico, facente parte del patrimonio indisponibile del Comune, destinato «alla partecipazione della cittadinanza alle manifestazioni calcistiche più prestigiose». A tirare fuori la carta è stato Luigi Corbani, ex vicesindaco migliorista. Quel documento, oggi ancora vigente, stabilisce che lo stadio può essere concesso in uso ma non venduto, se non cessano le funzioni sportive o se non è garantita la sua funzione pubblica. Nulla di tutto ciò è stato deliberato, ma il Comune ha già avviato le trattative con le società, ha messo nero su bianco valutazioni di vendita e addirittura una demolizione da 52 milioni di euro.A peggiorare la situazione, c’è il vuoto politico in cui questa manovra si sta consumando. Per far passare la delibera servono 25 voti in Consiglio comunale. La maggioranza ne ha formalmente 31, ma almeno sette consiglieri hanno già preso le distanze: Carlo Monguzzi, Francesca Cucchiara e Tommaso Gorini dei Verdi, Rosario Pantaleo e Alessandro Giungi del Partito democratico, Enrico Fedrighini del Gruppo Misto e Marco Fumagalli della lista Sala, critico ma ancora indeciso. «La delibera è politicamente insostenibile», spiega Monguzzi, «non è pensabile che sulla scelta urbanistica più importante degli ultimi decenni siano decisivi i voti dell’opposizione di centrodestra. È una questione di credibilità della maggioranza». Proprio per evitare la conta in aula, Giuseppe Bonomi, membro dello steering committee del nuovo stadio e manager vicino alla Lega, e Alessandro Pasquarelli, molto vicino al sindaco e parte del medesimo comitato, starebbero cercando di convincere consiglieri di Lega e Forza Italia a disertare la seduta, così da abbassare il quorum e far approvare la delibera senza affrontare il dissenso interno. Intanto, i conti di Palazzo Marino sono rimasti oscuri per anni: «Il Comune in sei anni non ha mai presentato i conti dei ricavi per la concessione, e neanche i costi di gestione dello Stadio Meazza» ricorda ancora Corbani. Eppure, i numeri sono chiari: 260 milioni incassati in 25 anni, 10,4 milioni di media annua, e uno stadio che «anche senza Milan e Inter, può coprire i costi, pari a circa 9,5 milioni»: si può vivere anche senza calcio. Secondo Corbani, «se un bene vale per il reddito che produce, il Meazza non può valere meno di 179 milioni», a fronte di una stima del Comune che fissa il valore a 73 milioni, cifra che definisce «una valutazione farlocca», aggiungendo: «Siamo alla città dei balocchi, si costruisce un grattacielo e si vendono le aree a 400 euro al metro quadrato».Il Meazza, inoltre, è tutto fuorché obsoleto. «Dal 2000 sono stati investiti oltre 100 milioni di euro nella manutenzione straordinaria e nell’innovazione per ottenere un edificio perfettamente funzionante ed efficiente in grado di ospitare l’inaugurazione delle Olimpiadi 2026». E mentre Milan e Inter definiscono lo stadio «strutturalmente critico» nei loro atti al Tar, lo stesso Comune ha rilasciato nel 2020 il certificato di idoneità statica, con validità decennale, basato sul monitoraggio continuo del Politecnico di Milano. «Ma se è obsoleto e con problemi strutturali», ironizza Corbani, «perché si svolgono le partite da qui al 2030? Il Comune dovrebbe chiuderlo e fare un attento monitoraggio».Il bilancio 2023-2024 di M-I Stadio srl, società di gestione, mostra un valore della produzione di oltre 36 milioni, di cui il 69% da attività extracalcistiche come concerti, museo e bar. «I ricavi da concerti sono stati di 11,9 milioni, quelli dal museo e tour 6,8 milioni, i bar 2,5 milioni. Il tutto con 268.524 presenze». Numeri che, secondo Corbani, smontano la narrativa di uno stadio economicamente superato.
Il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo (Imagoeconomica)
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