
Grida vendetta la collaborazione della sua fondazione Osf con un regime antisemita e liberticida. Nel silenzio dell'Europa.La Verità è in grado di proporre ai suoi lettori - primi sulla stampa europea - una notizia clamorosa. La bomba l'ha sganciata - rispondendo in Parlamento a interrogazioni e domande - uno dei protagonisti dell'opaca vicenda, il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Zarif: la notizia è che il regime islamista di Teheran ha lavorato strettamente con Osf (Open society foundations), cioè l'organizzazione del miliardario George Soros. Osf è un network che opera in più di 100 Paesi. Curiosamente, sul sito Internet opensocietyfoundations.org, cercando la voce «Iran» troverete solo pochi documenti ormai vecchi, risalenti al 2014, al 2009, al 2007: insomma Osf non sembra desiderosa di far sapere di più. Ma, sfortunatamente per Soros, è stata la stessa controparte iraniana a dire che l'attività di collaborazione è iniziata prima che lui stesso - Zarif - assumesse nel 2013 la sua attuale carica.La cosa è letteralmente incredibile. Osf, nella presentazione che fa di sé stessa nel proprio sito, si vanta di «supportare in tutto il mondo individui e organizzazioni che lottano per la libertà d'espressione, perché i governi rendano conto del proprio operato, e per società che promuovano giustizia e uguaglianza». Ciascuno può immaginare se questo identikit si adatti al regime fondamentalista dell'Iran. Vale la pena di ricordare che l'Iran non è un partner qualunque: l'America lo considera tuttora un Paese sponsor del terrorismo islamista. L'Iran è retto da un regime teocratico che pratica la segregazione delle donne e la persecuzione degli omosessuali; incarcera e spesso uccide i dissidenti politici; reprime le proteste di chi si batte per una maggiore libertà; lapidazioni e impiccagioni sono all'ordine del giorno. Serve altro?C'è di più. Torniamo al sito di Osf e alla biografia (o all'agiografia) di Soros pubblicata in homepage. Si legge che «Soros ha vissuto in prima persona l'esperienza dell'intolleranza. Nato in Ungheria nel 1930, è sopravvissuto all'occupazione nazista che produsse l'assassinio di oltre mezzo milione di ebrei ungheresi». Il sito dà voce a una toccante testimonianza dello stesso Soros: «Invece di subire il nostro destino, resistemmo a una forza del male che era molto più potente di noi, eppure riuscimmo a prevalere. Non solo ci salvammo, ma aiutammo altri».Quindi, c'è un uomo di origini ebraiche che è scampato alle persecuzioni naziste. E che fa ora la sua Osf? Collabora con un regime islamista (potremmo dire: nazislamista) che ha come obiettivo dichiarato la distruzione dello Stato di Israele, e propone cartine geografiche (nei libri e alla tv) in cui Israele è - appunto - cancellata.Secondo quanto riferisce Israel national news, l'Osf di Soros avrebbe finanziato una serie di enti abituati ad attaccare la politica di Gerusalemme (in molti casi, secondo i media israeliani, mettendo in circolazione accuse esagerate o versioni unilateralmente antisraeliane), da Human Rights watch» a J Street (quest'ultima ha invitato alle sue conferenze i promotori del boicottaggio contro Israele, e incoraggia i militari israeliani a rifiutare le onorificenze). Tra i beneficiari dei finanziamenti sorosiani ci sarebbe anche l'Institute for Middle East understanding, i cui dirigenti hanno accusato Israele di crimini di guerra, e lo definiscono «Stato dell'apartheid».Per ora non sono giunte smentite: e la contraddizione tra le prediche a favore di democrazia e diritti umani e la collaborazione con un regime antisemita e liberticida, grida vendetta. Chissà se Soros e i suoi spiegheranno l'affare.Chi dovrebbe dare spiegazioni è Barack Obama, l'architetto dell'apertura a Teheran. Di più: il consigliere di Obama, Ben Rhodes, un paio di anni fa, fu al centro di una polemica per aver ammesso la creazione di una narrazione ad hoc per «spingere» e «vendere» all'opinione pubblica Usa la bontà dell'Iran deal, ora smontato dall'amministrazione Trump. Dunque, tra Casa Bianca obamiana e lavoro «culturale» di enti come l'Osf sorosiana, si era realizzata una grande operazione, al di qua e di là dell'Atlantico, per sostenere anche mediaticamente Teheran. Non stupisce che personalità politiche come la commissaria Ue Federica Mogherini, spesso apparsa (velata) impegnata ad omaggiare i tiranni di Teheran, abbiano fatto la loro parte. Ora, dopo le notizie sulla fondazione sorosiana, si può forse dare una risposta anche agli interrogativi che molti avevano avanzato anche sui toni incredibilmente morbidi verso il regime di Teheran di un'altra amica italiana di George Soros, Emma Bonino.
2025-11-10
Indivia belga, l’insalata ideale nei mesi freddi per integrare acqua e fibre e combattere lo stress
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In autunno e in inverno siamo portati (sbagliando) a bere di meno: questa verdura è ottima per idratarsi. E per chi ha l’intestino un po’ pigro è un toccasana.
Si chiama indivia belga, ma ormai potremmo conferirle la cittadinanza italiana onoraria visto che è una delle insalate immancabili nel banco del fresco del supermercato e presente 365 giorni su 365, essendo una verdura a foglie di stagione tutto l’anno. Il nome non è un non senso: è stata coltivata e commercializzata per la prima volta in Belgio, nel XIX secolo, partendo dalla cicoria di Magdeburgo. Per questo motivo è anche chiamata lattuga belga, radicchio belga oppure cicoria di Bruxelles, essendo Bruxelles in Belgio, oltre che cicoria witloof: witloof in fiammingo significa foglia bianca e tale specificazione fa riferimento al colore estremamente chiaro delle sue foglie, un giallino così delicato da sfociare nel bianco, dovuto a un procedimento che si chiama forzatura. Cos’è questa forzatura?
Zohran Mamdani (Ansa)
Nella religione musulmana, la «taqiyya» è una menzogna rivolta agli infedeli per conquistare il potere. Il neosindaco di New York ne ha fatto buon uso, associandosi al mondo Lgbt che, pur incompatibile col suo credo, mina dall’interno la società occidentale.
Le «promesse da marinaio» sono impegni che non vengono mantenuti. Il detto nasce dalle numerose promesse fatte da marinai ad altrettanto numerose donne: «Sì, certo, sei l’unica donna della mia vita; Sì, certo, ti sposo», salvo poi salire su una nave e sparire all’orizzonte. Ma anche promesse di infiniti Rosari, voti di castità, almeno di non bestemmiare, perlomeno non troppo, fatte durante uragani, tempeste e fortunali in cambio della salvezza, per essere subito dimenticate appena il mare si cheta. Anche le promesse elettorali fanno parte di questa categoria, per esempio le promesse con cui si diventa sindaco.
Ecco #DimmiLaVerità del 10 novembre 2025. Il deputato di Sud chiama Nord Francesco Gallo ci parla del progetto del Ponte sullo Stretto e di elezioni regionali.






