2019-08-09
«Sono leghista e gay. Macché omofobia, bisogna farla finita con l’ideologia Lgbt»
Umberto La Morgia è stato il consigliere più votato a Casalecchio di Reno (Bologna) ed è in prima linea contro lo strapotere arcobaleno in Emilia.Umberto La Morgia, trent'anni, è consigliere della Lega a Casalecchio di Reno, grande Comune della provincia bolognese. Da giorni è in prima linea per denunciare le storture prodotte dall'ideologia Lgbt in Emilia Romagna, che si tratti della legge contro l'omotransnegatività appena approvata in Regione o dei fatti di Bibbiano. Leghista e gay. Ma la Lega non è il partito dell'odio e della discriminazione?«C'è uno storytelling della sinistra molto stereotipato che tende a enfatizzare i luoghi comuni sulla Lega, come del resto avviene anche con i piatti di pasta di Salvini, le cubiste e le foto a torso nudo… Poi c'è la realtà dei fatti e su questo la sinistra ha molto meno da dire». Come si è avvicinato alla Lega?«Inizialmente attraverso la scuola di formazione politica di Milano. Io ho origini abruzzesi, ma sono nato e vissuto a Roma. Poi per caso mi sono trasferito a Bologna. Ho chiesto agli organizzatori della scuola di formazione leghista cosa potessi fare per rendermi utile, e mi hanno inserito nel gruppo giovanile di Bologna e provincia. Poi mi è stata data la possibilità di candidarmi alle amministrative. Ero molto scettico, all'inizio, non avevo mai pensato a candidarmi. Poi ho dato la mia disponibilità per Casalecchio di Reno, dove lavoro, e alla fine sono stato il consigliere più votato della Lega». Come hanno reagito i militanti quando ha dichiarato di essere gay? «Su Facebook ci sono stati i soliti hater che mi hanno scritto “potevi dirlo prima di essere eletto, chissà adesso che cosa ti diranno". E invece ho ricevuto un grandissimo entusiasmo da tutti i miei elettori. Mi sembra che i cittadini mi amino molto di più di prima. Anche dal partito ho ricevuto apprezzamenti». La Lega è omofoba?«No. Anzi, nella Lega, come in tutti i partiti, ci sono omosessuali. Solo che la Lega non strumentalizza la vita privata e i gusti personali della gente per rivendicare presunti diritti o per proporre modelli alternativi di famiglia. Quanto all'omofobia, bisognerebbe anche capire che cosa sia, perché a volte mi sembra che si stia parlando del sesso degli angeli...».Appunto: che cos'è l'omofobia secondo lei?«Me lo chiedo anche io. So che esistono il bullismo e la violenza, che sono sempre deprecabili, qualunque categoria di persone colpiscano. Non penso che si debbano fare dei distinguo tra le violenze solo perché sono rivolte a una persona che ha un determinato orientamento sessuale. Non stiamo mica parlando di panda che hanno bisogno di tutele particolari o di vivere in una riserva naturale. La violenza è violenza, contro chiunque la si eserciti. Penso che l'omofobia sia un concetto troppe volte utilizzato in maniera strumentale per mettere a tacere o gettare discredito sul pensiero che si discosta dalla filosofia dei gruppi Lgbt». Si spieghi meglio.«È omofobo chi difende la famiglia naturale, chi è contro l'utero in affitto o l' inseminazione artificiale delle lesbiche? È omofobo chi pensa che nelle scuole non si dovrebbe insegnare ai bimbi che possono cambiare sesso quando vogliono? Se questa è omofobia allora io sono omofobo...».Immagino che ci siano attivisti Lgbt che la considerano proprio così: omofobo. «Mi dicono che ho l'omofobia interiorizzata» (ride, ndr). Quindi lei è omosessuale, ma visto che non concorda con i gruppi Lgbt allora è omofobo e odia pure sé stesso. «Fa parte delle accuse che mi rivolgono le associazioni politicizzate Lgbt. Fanno così: ti dicono che hai l'omofobia interiorizzata, che sei represso... Oppure ti dicono che sei contro i diritti, che vuoi punire chi difende i diritti. E qui noto un'altra cosa». Dica. «Oggi, nel 2019, quando si parla di diritti è sottinteso che siano quelli Lgbt, non c'è altro. Per “diritti" intendono i diritti loro, quelli di una minoranza nella minoranza. Invece non si parla, per esempio, dei diritti dei bambini. C'è molta attenzione al diritto dell'adulto e al suo egoismo, ma non alle esigenze dei bimbi. Io penso che i figli non siano un diritto, a proposito di utero in affitto». A proposito di diritti, lei ha molto contestato anche la legge sull'omotransnegatività dell'Emilia Romagna. «Certo. Perché è stata un'operazione che io definisco di camouflage. Dietro la presunta lotta alla discriminazione si cela la volontà di veicolare contenuti sull'omogenitorialità. La legge è una scusa per erogare corsi di formazione per dipendenti pubblici, e per diffondere l'ideologia. Una volta il genere era quello grammaticale: maschile e femminile, per altro l'italiano non prevede il neutro. Ora il genere ha sostituito il sesso. Dico questo perché sono convinto che il linguaggio è potere, modificare il linguaggio è il primo passo per prendere il potere. Pensiamo anche all'aborto: lo chiamano Igv, per renderlo più accettabile. E l'utero in affitto? Così lo chiamano gli omofobi, si dice “gestazione per altri"... Per farlo passare come gesto d'altruismo». Ovviamente lei all'utero in affitto è contrario. «Assolutamente sì, è una barbarie. Guardi, io ritengo un progressista, un innovatore. Ma questo non vuol dire che tutto ciò che è possibile grazie al progresso scientifico sia eticamente giusto. Si mercificano donne che hanno bisogno di soldi e per questo vengono trattate come schiave. È una cosa da film horror. Poi c'è un'altra cosa di cui si parla pochissimo». Quale?«L'inseminazione artificiale delle coppie lesbiche. Non se ne parla perché le attiviste lesbiche sono le vere menti, sono le più forti. Ci sono tantissime coppie che vanno, per esempio, in Germania, entrano in una banca del seme ed ecco che ci sono i bambini con due mamme. E quando questi bimbi chiederanno alle mamme chi è il loro papà, cosa risponderanno? Che è una provetta?».Il sindaco di Bologna, Virginio Merola del Pd, ha fatto sapere che registrerà la figlia di due madri ancora prima che nasca tramite il cosiddetto «riconoscimento in pancia». «Questa è una cosa molto curiosa della sinistra. Si prodiga per fare il riconoscimento in pancia quando le fa comodo. Poi quando c'è da parlare dei diritti del nascituro, del diritto alla vita, allora il feto improvvisamente diventa solo un grumo di cellule. Se bisogna compiacere le coppie arcobaleno, allora il feto ha persino diritto alle due mamme. Se bisogna compiacere le femministe, il feto si può buttare via. Un po' incoerente, no? Credo siano in tanti a pensarla come me». Anche fra gay e lesbiche?«Sì. Il fatto è che le associazioni che organizzano i gay pride e che fanno lobby non rappresentano affatto la totalità del mondo omosessuale. Hanno i mezzi per poter gridare molto forte, dunque possono fare pressioni sulla politica e influenzare l'opinione pubblica pur rappresentando solo una piccola parte di questo mondo. Sono davvero minoranza nella minoranza. Però qui parlano solo Luxuria, Imma Battaglia... Io non ho bisogno di farmi definire da una lettera della sigla Lgbt. Ai gay pride ci va chi non ha una forte identità, e va lì per cercarla. Ma non è quello il modo per avere una identità». Lei si sta occupando molto di Bibbiano. Anche lì l'ideologia Lgbt ha un ruolo rilevante. «Sì, ed è un aspetto della questione che viene passato sotto silenzio. Federica Anghinolfi, una delle protagoniste dell'inchiesta, era una attivista Lgbt, faceva convegni sugli affidi e le famiglie arcobaleno. Se al suo posto ci fosse stato un prete i media lo avrebbero massacrato». Lei ha espresso queste idee anche sui social. E non tutti le hanno accolte benissimo...«Ho pubblicato su Facebook il vostro articolo sulla piccola Katia affidata a due mamme e poi tolta perché veniva maltrattata. Ho scritto: “Famiglie arcobaleno. Come si fanno? Così"». Che è successo?«Ho ricevuto insulti. Una tizia ha commentato: “Becero stronzetto, lo menerei". Poi ho scoperto che questa signora fa parte dell'associazione Lgbt Omphalos di Perugia. E questi sarebbero i democratici contro l'odio… Vogliono una società più inclusiva, dicono. Poi mettono nel calderone tutti i loro totem: gay, migranti... Ma perché un gay deve essere per forza a favore dell'immigrazione di massa? Queste associazioni parlano di migranti perché cercano nuovi adepti, visto che molti gay non si sentono rappresentati da loro».