2021-07-20
Tutte le bugie sul vaccino dei talebani delle chiusure
I farmaci salvano e proteggono dai sintomi gravi, ma non bloccano la circolazione del virus. Per convincere i dubbiosi però si ripete il contrario. E l'Iss conta come non immunizzato anche chi ha già avuto una dose. Guido Rasi, consigliere di Figliuolo, invita i genitori a far vaccinare i figli e auspica l'inoculazione anche per i minori di 12 anni. I vantaggi per i giovani si scontrano però con i casi avversi. E infatti Oms, Berlino e Londra frenano.Lo speciale contiene due articoli!function(e,i,n,s){var t="InfogramEmbeds",d=e.getElementsByTagName("script")[0];if(window[t]&&window[t].initialized)window[t].process&&window[t].process();else if(!e.getElementById(n)){var o=e.createElement("script");o.async=1,o.id=n,o.src="https://e.infogram.com/js/dist/embed-loader-min.js",d.parentNode.insertBefore(o,d)}}(document,0,"infogram-async");Il vaccino come unico mezzo per sconfiggere il virus e «per il bene degli altri». Con questi slogan ci stanno assordando, a reti unificate, incuranti delle contraddizioni che vanificano proclami allarmistici e non convincono scettici e indecisi. L'ultimo esempio arriva dalle tabelle del più recente report dell'Istituto superiore di sanità, che dovrebbero misurare l'impatto del farmaco sulla popolazione, differenziandola in vaccinati con ciclo incompleto, con due dosi e non vaccinati. La Verità ne ha già scritto più volte, far conoscere i benefici dell'essere immunizzati, assieme a dati attendibili della farmacovigilanza sulle reazioni avverse fino a oggi riscontrate, sarebbe l'unica operazione seria che governo e autorità sanitarie possono concordare per realizzare una campagna di sensibilizzazione. Altrimenti è terrorismo sociale, facendo leva sulla salute. Nell'ultimo documento dell'Iss leggiamo che l'efficacia complessiva della vaccinazione «è superiore al 70% nel prevenire l'infezione in vaccinati con ciclo incompleto» e «superiore all'88% per i vaccinati con ciclo completo». Nel prevenire l'ospedalizzazione arriva «all'80,8% con ciclo incompleto» e «al 94,6% con ciclo completo», scongiura i ricoveri in terapia intensiva rispettivamente all'88,1% e al 97,3%. Per quanto riguarda i decessi, con una sola dose sarebbero evitati nel 79% dei casi, con ciclo completo al 95,8% anche se l'lss spiega che non sono tenute in considerazione le «comorbidità», le patologie di cui i pazienti potevano soffrire e che possono avere aggravato il rischio, in caso di contagio da Covid. Questione non di poco conto, da chiarire. Vogliamo considerare un po' di numeri? Dal 21 giugno al 4 luglio, i positivi non vaccinati sono stati 8.047, quelli vaccinati con una dose sola 1.760, quelli con ciclo completo 790. Le ospedalizzazioni, sempre nello stesso ordine, furono 772, 89 e 80, mentre i dati relativi ai ricoveri in terapia intensiva passarono da 80 a 10, per diventare solo 4 tra coloro che hanno ricevuto le due dosi. Un vantaggio grande e progressivo con il progredire delle vaccinazioni, allora il farmaco funziona? Purtroppo i calcoli dell'Iss sono gravati da un errore sistematico (bias) dichiarato dallo stesso Istituto, che include tra i «non vaccinati» anche i cittadini che hanno ricevuto la prima dose «o mono dose entro 14 giorni dalla diagnosi stessa, ovvero prima del tempo necessario a sviluppare una risposta immunitaria completa al vaccino», e tra i «vaccinati con ciclo incompleto» anche i vaccinati con la seconda dose eseguita nelle due settimane riferite. Quindi non sono dati precisi. Non solo, proprio negli otto giorni o poco più successivi all'inoculazione è stato documentato da molte fonti e in molti Paesi un forte aumento dei casi di Covid-19. «L'incidenza giornaliera dei casi è circa raddoppiata dopo la vaccinazione fino circa all'ottavo giorno successivo», riportava a marzo il British medical journal (Bmj), una delle riviste di medicina generale più prestigiose, così pure lo segnalava nello stesso mese uno studio di coorte su 331.000 sanitari danesi. Sempre su Bmj, la patologa Clare Craig adombra anche una spiegazione legata alla transitoria caduta post vaccinale delle difese immunitarie di linfociti e granulociti neutrofili, riferite negli studi randomizzati sia con vaccini basati su mRna, sia con vaccino a vettore virale. «Sarà opportuno prendere in considerazione, per verificarle, le analisi dell'Iss quando avranno scorporato dai non vaccinati i soggetti che hanno ricevuto la prima dose nelle due settimane riferite allo studio, che sarebbero circa il 13,5% del totale», osserva Marco Alessandria, Phd ovvero dottore di ricerca in medicina e terapia sperimentale, mentre «coloro che ne hanno già fatte due entro i 14 giorni sarebbero circa il 31% del totale».Se consideriamo che gli over 60 con almeno una dose sono l'87,8% e dal 28 giugno all'11 luglio solo l'11 per cento dei nuovi contagi ha riguardato persone in questa fascia di età, non si può negare che il vaccino ha evitato molti ricoveri e decessi. Anche le vaccinazioni di cittadini tra i 12 e i 39 anni, con una letalità da Covid praticamente inesistente, ci dicono che l'8,1% ha ricevuto una dose, il 3,4% ha completato il ciclo. Il vaccino starebbe proteggendo chi si è fatto la punturina, ma non blocca la circolazione del virus. Da mesi i virologi lo stanno dicendo, loro malgrado, ma assieme ai nostri politici vorrebbero vaccinare tutti, sostenendo che lo si deve fare per dovere civico. Invece se c'è un interesse, è solo per chi vuole sentirsi sicuro con un siero anti Covid. Altro che No vax che costituirebbero «un grosso problema per la salute pubblica e un ostacolo serio sul piano della stabilizzazione della situazione sanitaria», come dichiarava ieri La Stampa. Il virus continua a circolare comunque, come è accaduto sull'ammiraglia della Royal Navy, la Hms Queen Elizabeth, nave da guerra da 3 miliardi di sterline partita dalla base navale di Portsmouth a maggio. A bordo ci sono 3.700 persone, tutte vaccinate con entrambe le dosi, è diretta in Giappone dove arriverà al termine di 28 settimane di navigazione eppure tra l'equipaggio sono stati registrati un centinaio di positivi al coronavirus. Un focolaio circoscritto, assicurano dal ministero della Difesa britannico, ma ciò non toglie che il virus ha potuto circolare pur tra marinai completamente immunizzati e che non hanno avuto occasioni di contagiarsi in losche taverne perché la portaerei non fa crociera toccando i vari porti. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/sono-i-dati-a-debellare-la-retorica-la-vaccinazione-non-ferma-i-contagi-2653852352.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="vogliono-la-puntura-pure-per-i-bimbi-ma-i-benefici-per-loro-sono-discutibili" data-post-id="2653852352" data-published-at="1626730227" data-use-pagination="False"> Vogliono la puntura pure per i bimbi. Ma i benefici per loro sono discutibili Bambini e ragazzi rappresentano il prossimo bersaglio della campagna vaccinale. Non si perde in giri di parole Guido Rasi, oggi consigliere del commissario per l'emergenza generale Francesco Paolo Figliuolo e già direttore dell'Agenzia europea per il farmaco, intervenuto ieri con un'intervista rilasciata per La Stampa. Prima quando definisce, poco elegantemente, «possibile serbatoio del virus» le fasce d'età più giovani. Poi, quando interrogato dal giornalista sullo scetticismo dei genitori in merito alla possibilità di somministrare ai più piccoli il siero anti-Covid taglia corto. «Capisco che la convenienza non sia immediata, ma ci sono rari casi pediatrici gravi», spiega Rasi, senza contare che «la variante Delta tra i dieci e i trent'anni sta creando qualche problemino». Infine, «la questione della protezione di massa: non possiamo permetterci che il virus continui a circolare tra i ragazzi». Tra le righe si legge la preoccupazione per il raggiungimento dell'immunità di gregge, minacciata dall'esitazione vaccinale degli over 60. Non si può negare che, in quest'ottica, i 3,4 milioni di italiani di età compresa tra i 12 e i 17 anni possano far comodo a Rasi, non fosse altro perché - tra la minaccia del ritorno alla Dad e il pericolo di ripristinare le restrizioni di carattere sociale - rappresentano una categoria assai più influenzabile. Un piccolo esercito a cui potrebbero aggiungersi gli oltre tre milioni di bambini tra i 6 e gli 11 anni, fascia d'età per la quale «probabilmente», sempre secondo Guido Rasi, il vaccino verrà autorizzato nel prossimo futuro. Noi della Verità abbiamo provato, numeri alla mano, a stilare un'analisi tra costi e benefici della vaccinazione tra i più giovani. Senza la pretesa di sostituirci alle raccomandazioni mediche e ben consci che la storia clinica di ciascuna persona fa storia a sé, non possiamo fare a meno di rilevare che la questione è leggermente più complessa di come la dipinge l'ex direttore dell'Ema. Secondo l'ultimo bollettino sull'epidemia di Sars-CoV-2 stilato dall'Iss e aggiornato al 14 luglio scorso, i casi riscontrati nella fascia d'età 10-19 anni (non perfettamente sovrapponibile a quella del vaccino, ma ci dobbiamo accontentare) sono stati 413.151, con un'incidenza pari a 7.240 casi ogni 100.000 abitanti. Incrociando il numero di casi con la condizione clinica dei contagiati, si ricava che più di nove soggetti su dieci sono asintomatici, paucisintomatici o con sintomi lievi. Per quanto riguarda i casi più gravi, i severi rappresentano appena lo 0,7% (incidenza 51 ogni 100.000 individui) mentre i critici il 2,3% del totale (incidenza 166 ogni 100.000). Stando al report pubblicato dall'Agenzia italiana del farmaco sulle reazioni avverse ai vaccini contro il coronavirus, nella fascia 12-19 anni l'incidenza delle reazioni avverse è stata pari a 126 ogni 100.000 dosi somministrate al 26 giugno. Numeri da prendere con le pinze, avvisa l'Aifa, dal momento che questi tassi «sono calcolati su una popolazione di vaccinati poco rappresentata», ma sufficienti a porsi quantomeno un interrogativo sul rapporto tra la sicurezza del siero e il giovamento che questo potrebbe arrecare al destinatario. Perché, occorre ricordarlo, la vaccinazione costituisce prima di tutto una protezione per chi la riceve. Riflessioni corroborate, a maggior ragione, dall'esiguo numero di decessi: 16 nella fascia 10-19 anni (0,2 ogni 100.000 persone) e 12 in quella 0-9 anni (0,25 ogni 100.000 persone), riscontrati nella maggior parte dei casi in bambini e ragazzi con gravi patologie preesistenti. Non è un caso, perciò, se quando si tratta di vaccinare i più piccoli anche l'Organizzazione mondiale della sanità ci vada con i piedi di piombo. «Bambini e adolescenti tendono ad avere sintomi più lievi rispetto agli adulti, perciò a meno che non facciano parte di un gruppo a maggior rischio di sviluppare forme gravi di Covid-19», si legge nelle raccomandazioni ufficiali divulgate al pubblico, «è meno urgente vaccinarli rispetto alle persone più anziane, i malati cronici e gli operatori sanitari». Tradotto, non c'è nessuna fretta di immunizzare i giovani. Non è tutto perché, sottolinea l'Oms, «sono necessarie maggiori prove sull'utilizzo dei vaccini nei bambini al fine di formulare a tal proposito indicazioni di carattere generale». Lo scorso giugno, la Commissione permanente per i vaccini tedesca (Stiko) si è espressa in favore della vaccinazione nella fascia 12-17 anni per i soli soggetti con patologie pregresse. E proprio ieri il ministro della Salute britannico Sajid David, anche sulla scorta delle miocarditi verificatesi a danno dei più giovani, ha annunciato di aver accettato un'analoga raccomandazione formulata dalla Commissione congiunta per le vaccinazioni. «Basandoci sul fatto che i bambini sani che contraggono il Covid-19 sviluppano sintomi lievi», ha dichiarato il vicepresidente della Commissione, il medico e docente dell'Università di Oxford Anthony Harnden, «abbiamo stabiliti che i benefici della vaccinazione in questa fascia d'età sono realmente contenuti».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)