2024-09-17
I soldati egiziani sbarcano in Somalia e fanno arrabbiare gli etiopi
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Il presidente egiziano Abdel-Fattah al Sisi (Getty Images)
Accordo tra Egitto e Somalia per contrastare il terrorismo dei jihadisti di Al-Shabaab. Alta tensione tra Egitto ed Etiopia per le acque del Nilo, lo sbocco sul Mar Rosso e per il supporto del Cairo ai ribelli del Tigray. Mentre Ankara si disimpegna dalla missione Turksom.Non c’è pace nel martoriato Corno d’Africa che vede ancora una volta vicino lo scontro fra Egitto, Etiopia e Somalia. L’esercito etiope, negli ultimi giorni, ha infatti occupato una serie di aeroporti militari lungo il confine dei due stati per evitare che l’Egitto invii un contingente militare per supportare l’esercito somalo nella lotta al terrorismo degli al-Shaabab che ancora dominano intere province. Il Cairo e Mogadiscio hanno raggiunto un accordo a fine luglio per l’invio graduale di circa 10mila soldati egiziani forniti di mezzi corazzati e caccia bombardieri. L’Egitto si offerto di sostenere con i suoi uomini la nuova missione dell’Unione Africana che deve sostituire l’attuale ATMIS ( African Union Transition Mission in Somalia) con circa 5mila soldati, mentre altri 5mila saranno utilizzati in altro modo dal Cairo. Le truppe etiopi invece saranno escluse dai contingenti impegnati in Somalia dopo la mossa di Addis Abeba di voler utilizzare i porti del Somaliland, ventilando un possibile riconoscimento diplomatico del paese secessionista. L’accordo fra Egitto e Somalia arriva anche in un momento di alta tensione fra etiopi ed egiziani che non hanno mai chiarito la questione della gestione delle acque del Nilo. Il progetto della Gerd ( Grand Ethiopian Renaissance Dam) l’enorme diga lungo il Nilo Azzurro ha scatenato le proteste di Egitto e Sudan che vedrebbero un sostanziale abbassamento delle acque per quella che è un’arteria vitale della propria economia. Le minacce diplomatiche fra i paesi non sono mancate e l’Egitto si è anche premurato di fornire armi ed assistenza ai ribelli del Fronte di Liberazione del Tigray, vera spina nel fianco del governo di Addis Abeba che è da poco uscito da una lunga guerra civile. «L’Etiopia umilierà qualsiasi nazione che tenti di minacciare la sua sovranità», ha tuonato il primo ministro Abiy Ahmed, ma il grande paese del Corno d’Africa appare sempre più isolato. La mossa di cercare uno sbocco sul mar Rosso in Somaliland ha fatto infuriare il governo somalo che ritiene l’ex Somalia Britannica parte integrante dello stato e che ha minacciato Addis Abeba di interrompere ogni relazione diplomatica se continueranno i contatti. Il ministro degli Esteri egiziano in questi giorni si è recato in Eritrea per cercare di rompere l’alleanza con l’Etiopia, un accordo raggiunto dopo anni di guerra che ha fruttato il Nobel per la Pace al premier Abiy Ahmed. Il Cairo ha ribadito il suo desiderio di trovare un accordo, ma ha anche detto che il suo esercito è pronto a sostenere la lotta contro il terrorismo che i soldati etiopi nella lunga permanenza in Somalia non sono riusciti a sradicare. La Somalia sta cercando nuovi partner per rafforzare la sua posizione e l’avvicinamento all’Egitto è una risposta nei confronti della Turchia che si sta invece disimpegnando a Mogadiscio. I turchi erano arrivati ad avere circa 20mila soldati in Somalia all’interno dell’Operazione Turksom, ma gli scarsi risultati ottenuti sul campo hanno fatto cambiare i piani di Ankara nell’area. Egitto e Turchia dopo anni di estrema freddezza diplomatica hanno riallacciato i rapporti ed il presidente Abdel-Fattah al Sisi è stato in visita ufficiale nel paese. Erdogan ed il presidente egiziano hanno firmato un memorandum in dieci punti soprattutto su energia e fonti rinnovabili, ma senza dimenticare alcuni accordi militari. Proprio la Turchia sta cercando di mediare fra Etiopia ed Egitto per evitare uno scontro aperto. L’aviazione egiziana ha dirottato parte del contingente sull’aeroporto della capitale Mogadiscio, ma la tensione nella vitale regione di Ghedo resta altissima. Proprio qui era stato spostato il governo somalo durante gli anni più violenti del terrorismo, quando anche la capitale era totalmente fuori controllo. Sotto la protezione dell’Etiopia il governo somalo aveva scelto una città a ridosso del confine, a testimonianza di quanto il paese fosse diventato pericoloso. Oggi Mogadiscio resta una città che viene colpita quasi ogni settimana dagli attacchi degli al-Shaabab, ma il governo somalo sta cercando di rispondere con una serie di operazioni militari in tutte le province centrali e settentrionali. Un domino geopolitico complesso e che potrebbe scatenare ancora una volta la guerra distruggendo il fragile equilibrio del Corno d’Africa.
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