2023-04-19
Redditi bassi e solo un terzo lavora. La balla dei migranti salva pensioni
Pasquale Tridico (Imagoeconomica)
Il saldo fra entrate per lo Stato e sussidi erogati, anche dagli enti locali, non può essere che fortemente negativo. Eppure il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, esulta. Forse è a caccia di un euroseggio con i 5 stelle.Non c’è niente da fare. Così come a politici e opinionisti non entra in testa la correlazione tra immigrazione clandestina e criminalità (ne ho scritto ieri, ricordando i libri del professor Marzio Barbagli, da anni considerato un’autorità in materia), onorevoli e commentatori non riescono ad accettare il fatto che non saranno gli stranieri a salvare il Pil e le pensioni degli italiani. Ieri, a sostenere la tesi dei benefici dell’immigrazione sui conti pubblici ci si è messo pure Pasquale Tridico che, essendo prossimo a lasciare la poltrona di presidente dell’Inps, forse va in cerca di una candidatura alle elezioni europee con i 5 stelle. Secondo l’uomo che ha tenuto a battesimo il reddito di cittadinanza, e i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti, i dati parlano da soli: «Il saldo per le casse dell’Inps con i lavoratori stranieri è decisamente positivo». Non serviva uno scienziato per arrivare a queste conclusioni, perché chi arriva in Italia ed è assunto con un contratto regolare, non ha né l’età né un ammontare contributivo che consenta in tempi brevi di percepire una pensione. Dunque, per l’istituto previdenziale il flusso migratorio non può che garantire, almeno per ora, un saldo positivo. Tuttavia, il problema non è solo se questo vantaggio lo assicurerà in futuro, come lascia intendere l’intervista concessa ieri da Tridico a La Stampa, ma anche se il contributo economico degli stranieri pareggia il conto con i costi. E qui, come nel caso degli studi del professor Barbagli - che, detto per inciso, è di sinistra - bisogna ricorrere alle ricerche di un altro docente, che sui conti pubblici si è preso la briga di smontare alcune balle, tra cui quella che gli immigrati ci pagheranno le pensioni. Alberto Brambilla alla questione ha dedicato un paragrafo del suo libro intitolato Le scomode verità. Secondo la tesi dell’accoglienza a oltranza, tra i quali va iscritto d’ufficio Tridico, le ondate migratorie contribuiscono con almeno 600 milioni l’anno al bilancio dello Stato. La cifra si ricava dalla differenza tra contributi previdenziali più tasse pagate dagli stranieri e spesa sociale complessiva per i nuovi arrivati. Peccato che Brambilla abbia rifatto i calcoli e scoperto che la somma finale dei contributi e delle imposte dirette sia inferiore di almeno cinque miliardi rispetto a quella che viene indicata. Scrive il professore: «In totale, con una stima ottimistica si possono quantificare le entrate totali tra i 16 e i 17 miliardi. Quanto ai costi, una popolazione di sei milioni di persone, per la sola assistenza sanitaria costa quasi ogni anno 11,6 miliardi (pari a 1.930 euro pro capite) e almeno altri 20, facendo una sottostima, per assistenza e istruzione». A queste spese ne vanno poi aggiunte altre, che politici e commentatori tendono di regola a dimenticare. Infatti, lo Stato ma soprattutto le amministrazioni locali, erogano molti altri servizi. Basti pensare alle case popolari, assegnate in gran parte ai migranti in quanto, avendo molti figli minori, scavalcano in graduatoria pensionati e nuclei composti da poche persone. Non si tratta anche questo di un costo per la collettività? Eppure, sfugge dai conteggi di politici e commentatori. Come dal totale sono espunti gli aiuti a pagare l’affitto o la bolletta, oppure i sussidi erogati dai Comuni. Scrive Brambilla: «Il saldo, come è evidente, è fortemente negativo e non potrebbe essere diversamente, perché in tutti i Paesi l’immigrazione, se controllata e razionale, è un investimento che produrrà i frutti dopo molti anni».Il problema è che in Italia il fenomeno non è né controllato né razionale. Prova ne sia che non siamo neppure in grado di stabilire quanti siano gli stranieri presenti nel nostro Paese. L’Istat li quantifica in cinque milioni, ma il dato non tiene conto degli irregolari e anche delle persone richiedenti protezione umanitaria o con permesso di soggiorno scaduto. Le stime più attendibili parlano di 517.000 clandestini, ma l’Assindatcolf, che raggruppa i datori di lavoro domestico, indica una cifra di 670.000 persone. Brambilla nel suo libro arriva a ipotizzare che gli stranieri regolarmente residenti, quelli che hanno ottenuto la cittadinanza italiana, i richiedenti asilo e i clandestini, facciano lievitare il numero degli immigrati a quota sette milioni, pari a circa il 12 per cento della popolazione, di cui però solo 2,3 milioni con un contratto di lavoro, mentre più di 1,3 milioni è inattivo e 352.000 sono in cerca di un lavoro.Ecco, più di quelli forniti da Tridico, i dati parlano chiaro: il contributo alle casse dello Stato arriva solo dal 30 per cento degli stranieri presenti in Italia. Se si aggiunge che gli immigrati hanno livelli occupazionali e di formazione assai bassi e dichiarano redditi medi di 12.700 euro l’anno, si capisce che la storia degli stranieri che ci pagheranno le pensioni è una colossale bugia.
Il ministro della Salute Orazio Schillaci (Imagoeconomica)
Orazio Schillaci e Giuseppe Valditara (Ansa)