2020-12-24
Solo il 31% delle aziende si appoggia alle banche per recuperare i crediti
La «supply chain finance» vale 483 miliardi, ma viene sfruttata troppo poco. Un'opportunità sprecata vista la mancanza di liquidità a causa della pandemia. Banca Ifis offre un portale con soluzioni su misura.Con la pandemia che ha messo in difficoltà molte aziende, l'anticipo e la gestione delle fatture e più in generale dei crediti ancora da pagare può essere una manna dal cielo. Gli addetti ai lavori lo chiamano «supply chain finance». Si tratta dell'insieme delle soluzioni che consentono a un'impresa di finanziare il proprio capitale circolante facendo leva sul ruolo che ricopre all'interno della filiera in cui opera e delle relazioni con gli altri attori. Il panorama degli strumenti è articolato e va dal tradizionale anticipo su fattura a factoring, reverse factoring e confirming, ma comprende anche l'invoice trading e il dynamic discounting, che utilizza la formula del prezzo ridotto o di uno sconto nei termini di pagamento. Del resto, secondo gli Osservatori digital innovation della school of management del Politecnico di Milano, il mercato potenziale della finanza legata alla catena del valore (in inglese supply chain finance), ovvero dei crediti commerciali a bilancio delle aziende italiane, vale 483 miliardi (dati 2019, +1,1% in un anno).Su un mercato che vale quasi mezzo miliardo, però, solo il 31% è già servito da soluzioni che consentono alle imprese di finanziare il capitale circolante facendo leva sul ruolo e le relazioni della filiera. Numeri alla mano, appena 150 miliardi su 483 sono gestiti per offrire velocemente liquidità. Il mercato, secondo lo studio, è diviso tra servizi di anticipo fattura (per 70 miliardi), factoring tradizionale (la cessione a una società specializzata dei propri crediti esistenti o futuri, al fine di ottenere subito liquidità, un mercato da 61 miliardi), cartolarizzazioni (8,5), reverse factoring (il servizio che consente ai fornitori di incassare anticipatamente i crediti vantati nei confronti dell'azienda debitrice attraverso una specifica convenzione con essa, un mercato da 6,2 miliardi), carta di credito (3 miliardi) e cessione crediti futuri (1). Ora, grazie alla digitalizzazione , il passo successivo nello sviluppo della finanza legata alla catena del valore è quello di creare una piattaforma per la gestione di fatture e crediti per le aziende. Banca Ifis, ad esempio, ha di recente deciso di dare il via a un portale che permette di sfoltire carte e burocrazia ma anche di rendere più fluidi i processi operativi. Si tratta di un portale di fornitura. Il procedimento di attivazione è gratuito e interamente gestibile da remoto: il riconoscimento del cliente avviene tramite videochiamata con rilascio di una firma digitale che potrà essere utilizzata per sottoscrivere il contratto ed eseguire tutte le operazioni all'interno del portale. Online l'utente ha una visione sempre aggiornata della propria situazione e può monitorare tutte le fatture cedute dai propri fornitori e monitorarne lo stato dei pagamenti.La piattaforma, già testata su una trentina di grandi debitori e che a breve sarà allargata a tutta la clientela in target, costituisce un primo e prezioso ingranaggio di Ifis4business, l'online hub presentato a gennaio 2020 con il piano industriale che andrà a completarsi nei prossimi anni con la digitalizzazione di tutti i processi di gestione e un market place ad hoc per le imprese.
Nicola Pietrangeli (Getty Images)
Gianni Tessari, presidente del consorzio uva Durella
Lo scorso 25 novembre è stata presentata alla Fao la campagna promossa da Focsiv e Centro sportivo italiano: un percorso di 18 mesi con eventi e iniziative per sostenere 58 progetti attivi in 26 Paesi. Testimonianze dal Perù, dalla Tanzania e da Haiti e l’invito a trasformare gesti sportivi in aiuti concreti alle comunità più vulnerabili.
In un momento storico in cui la fame torna a crescere in diverse aree del pianeta e le crisi internazionali rendono sempre più fragile l’accesso al cibo, una parte del mondo dello sport prova a mettere in gioco le proprie energie per sostenere le comunità più vulnerabili. È l’obiettivo della campagna Sport contro la fame, che punta a trasformare gesti atletici, eventi e iniziative locali in un supporto concreto per chi vive in condizioni di insicurezza alimentare.
La nuova iniziativa è stata presentata martedì 25 novembre alla Fao, a Roma, nella cornice del Sheikh Zayed Centre. Qui Focsiv e Centro sportivo italiano hanno annunciato un percorso di 18 mesi che attraverserà l’Italia con eventi sportivi e ricreativi dedicati alla raccolta fondi per 58 progetti attivi in 26 Paesi.
L’apertura della giornata è stata affidata a mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso Fao, Ifad e Wfp, che ha richiamato il carattere universale dello sport, «linguaggio capace di superare barriere linguistiche, culturali e geopolitiche e di riunire popoli e tradizioni attorno a valori condivisi». Subito dopo è intervenuto Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, che ha ricordato come il raggiungimento dell’obiettivo fame zero al 2030 sia sempre più lontano. «Se le istituzioni faticano, è la società a doversi organizzare», ha affermato, indicando iniziative come questa come uno dei modi per colmare un vuoto di cooperazione.
A seguire, la presidente Focsiv Ivana Borsotto ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Vogliamo giocare questa partita contro la fame, non assistervi. Lo sport nutre la speranza e ciascuno può fare la differenza». Il presidente del Csi, Vittorio Bosio, ha invece insistito sulla responsabilità educativa del mondo sportivo: «Lo sport costruisce ponti. In questa campagna, l’altro è un fratello da sostenere. Non possiamo accettare che un bambino non abbia il diritto fondamentale al cibo».
La campagna punta a raggiungere circa 150.000 persone in Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente. Durante la presentazione, tre soci Focsiv hanno portato testimonianze dirette dei progetti sul campo: Chiara Concetta Starita (Auci) ha descritto l’attività delle ollas comunes nella periferia di Lima, dove la Olla común 8 de octubre fornisce pasti quotidiani a bambini e anziani; Ornella Menculini (Ibo Italia) ha raccontato l’esperienza degli orti comunitari realizzati nelle scuole tanzaniane; mentre Maria Emilia Marra (La Salle Foundation) ha illustrato il ruolo dei centri educativi di Haiti, che per molti giovani rappresentano al tempo stesso luogo di apprendimento, rifugio e punto sicuro per ricevere un pasto.
Sul coinvolgimento degli atleti è intervenuto Michele Marchetti, responsabile della segreteria nazionale del Csi, che ha spiegato come gol, canestri e chilometri percorsi nelle gare potranno diventare contributi diretti ai progetti sostenuti. L’identità visiva della campagna accompagnerà questo messaggio attraverso simboli e attrezzi di diverse discipline, come illustrato da Ugo Esposito, Ceo dello studio di comunicazione Kapusons.
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Mark Zuckerberg (Getty Images)