2020-12-01
Soldi, audio segreti e patti carbonari: il M5s in ginocchio da Big Pharma
I grillini sponsorizzati dai lobbisti vicini alle multinazionali farmaceutiche. Occhi puntati sull'ex renziano Piero Di LorenzoErano il movimento dei No vax, delle scie chimiche, dei terrapiattisti, delle sirene e chi più ne ha, più ne metta. Si sono trasformati in poco tempo nel partito di Big Pharma, delle aziende farmaceutiche mondiali. Stiamo parlando dei 5 stelle, oggi criticati da chi alle parole di Beppe Grillo aveva creduto e ora si sente tradito. Certo ad attaccare il nuovo corso è uno strano esercito di negazionisti del Covid, di gente che non crede all'atterraggio sulla Luna e pensa che imporre la mascherina e il coprifuoco sia un attentato alle libertà individuali. Ma come dicevano le nostre nonne anche gli orologi rotti per due volte al giorno segnano l'ora esatta.Colpisce come i vertici dei 5 stelle siano diventati ultrà di Piero Di Lorenzo, il giuslavorista esperto di comunicazione e lobbismo (è autore del libro Lezioni di lobby), che i giornali trattano come uno scienziato ogni volta che parla di vaccini. La sua Irbm spa (costituita nel 2009 e presieduta da Di Lorenzo) è in pool (anche se sui giornali internazionali il nome dell'azienda italiana viene spesso omesso) con l'università di Oxford e con la multinazionale Astrazeneca per arrivare a produrre un vaccino anti Covid.Di recente il curioso episodio secondo cui il «trial» vaccinale della casa sarebbe approdato a un maggior tasso di successo grazie a un errore di somministrazione nel dosaggio è stato accolto con simpatia e compiaciuta serendipity dalla stampa italiana, mentre quella internazionale ha posto qualche dubbio in più sulla affidabilità dell'intero sistema.Negli anni scorsi Di Lorenzo è saltato sul carro di Matteo Renzi e lo ha finanziato con 160.000 euro alla fondazione Open (più altri 20.000, che i titolari dell'inchiesta fiorentina considerano riconducibili al magnate del farmaco).Il giuslavorista con un passato da sindacalista della Cgil ha anche flirtato con Nicola Zingaretti e i principali giornali italiani e persino un noto sito solitamente poco amato dai potenti rilanciano ogni suo sospiro.Alla lista dei corifei si sono aggiunti esponenti di punta del Movimento 5 stelle. Vito Crimi nei giorni scorsi ha segnalato ai probi viri l'eurodeputato Dino Giarrusso colpevole di aver ricevuto come un Renzi qualsiasi donazioni da Carmela Vitter, la moglie di Di Lorenzo (a lei erano intestati i bonifici di alcune delle «erogazioni liberali» alla fondazione di Alberto Bianchi). Giarrusso ha risposto di aver accettato solo dopo aver saputo che nel 2018 la lobbista Ezia Ferrucci socia del lobbista Di Lorenzo nella Bdl lobbying aveva finanziato la campagna elettorale dei 5 stelle.L'eurodeputato, su Facebook, dopo aver incassato il sostegno, aveva mostrato troppo entusiasmo, alla Roger Rabbit: «In Italia abbiamo grandi eccellenze. Tra queste l'istituto Irbm di Pomezia che mi auguro possa scrivere una pagina di storia e aiutare l'intera umanità in questo momento difficile».Ma anche il padre nobile del movimento, Beppe Grillo, è andato a baciare l'anello di Di Lorenzo, come si apprende dal sito personale di quest'ultimo. Il 4 luglio 2019 l'Elevato è atterrato alla Irbm: «Grillo - si legge in una nota della società - ha avuto parole di particolare apprezzamento per la straordinaria collezione di composti chimici dell'Irbm che il Cnccs manutiene e gestisce in favore di tutta la ricerca pubblica italiana grazie ad un finanziamento del ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca».Ricordiamo che il Cnccs (di cui Irbm detiene il 70%), nel 2017, ha incamerato da governo Gentiloni e Regione Lazio di Zingaretti ben 11.300.000 euro di contributi: in particolare, si tratta di 2.150.000 riconducibili al Cipe, di altri 6.300.000 del Miur e di 2.850.000 erogati dall'ente presieduto dal segretario dem. Ma non sono certo gli unici contributi pubblici afferenti alla galassia di Di Lorenzo. Dal 2010 (pochi mesi dopo la costituzione della Irbm) al 2020, al ritmo di 6 milioni l'anno, il consorzio Cnccs ha ricevuto 60 milioni di euro di contributi, con appositi decreti a valere sul Fondo ordinario enti di ricerca. E secondo l'Anpri (Associazione nazionale professionale per la ricerca), citato da un atto di sindacato ispettivo del Senato del luglio scorso, «almeno l'80% dei fondi pubblici assegnati dal ministero alla Cnccs sarebbe finito nelle casse del socio maggioritario», ovvero la stessa Irbm di Di Lorenzo. Quanto alla Regione Lazio, vanno ricordati i 10 milioni assegnati nel 2014 a un progetto del Cnr: il grosso dei fondi, infatti, viene gestito dal consorzio Cnccs e nel bilancio dell'anno successivo, il fatturato della società passa da 8 milioni a 13,5, «grazie alla collaborazione con la Regione Lazio».Da segnalare, infine, la delibera numero 58 del 30 gennaio 2019, con la quale l'Anac definisce «non coerenti con le previsioni del combinato disposto» di tre decreti legge e «dell'avviso espresso dalla stessa Anac» e «dall'adunanza plenaria del Consiglio di stato numero», le modalità di costituzione del consorzio Cnccs: in sostanza, il Cnr, con il lasciapassare del Miur, avrebbe individuato nell'azienda di Di Lorenzo il socio privato omettendo il ricorso a una procedura di evidenza pubblica, che è necessaria quando il socio in questione detiene quote superiori al 50%.Non è finita. L'Irbm ha pure uno spazio dedicato sul sito ufficiale del comune di Pomezia, a guida grillina. Secondo la deputata Sara Cunial, che ha presentato un'interrogazione parlamentare sui rapporti tra Di Lorenzo e i pentastellati, il 27 giugno 2020 il M5S locale avrebbe addirittura «ringraziato la Irbm e Di Lorenzo per aver portato il nome di Pomezia, ancora una volta, all'attenzione del mondo intero». Mancava solo il ringraziamento urbi et orbi di papa Francesco.Nella stessa interrogazione si evidenzia come, nel maggio del 2017, Beppe Grillo abbia fatto una giravolta completa sulla politica delle vaccinazioni, sostenendo sul proprio blog che «era doveroso reintrodurre l'obbligo vaccinale per l'accesso a scuole e asili». Per esempio, il 16 giugno 2017, a seguito dell'approvazione del cosiddetto «decreto Lorenzin» sull'obbligo vaccinale, la deputata Giulia Grillo, allora all'opposizione, dichiarava che avrebbe fermato il decreto e un anno e mezzo dopo, da ministra, esclamava in tv che «vaccinarsi è fondamentale» e che «l'obbligatorietà la decide la politica in base alla situazione epidemiologica».Ma veniamo ai giorni nostri. Per farlo dobbiamo recuperare un video di Andrea Tosatto, ex candidato al Senato dei 5 stelle e oggi tra i più critici sulla «muta» del movimento.Tosatto, per molti un provocatore, è però tutt'altro che un cretino. Laureato in filosofia a Genova e in psicologia a Pavia, ha fatto per anni lo psicologo clinico a Dubai. Il quarantasettenne ligure è anche autore di cliccatissime canzoni satiriche e i suoi video con le canzoni sul Pd, Renzi e su Big Pharma (prima di Povia) hanno totalizzato milioni di visualizzazioni. Certo la sua satira non piace a tutti e c'è chi si indigna per le battutacce su Michelle Obama e Joe Biden.Il 30 ottobre ha pubblicato l'audio integrale di Eva Reali (morta due anni fa), ex infermiera e candidata alla Regione Toscana, già referente al tavolo sanità del M5S nel 2013-2014. La donna prima di morire ha inciso due file audio che dovevano rappresentare la sua «eredità». In essi diceva che il tavolo sanità «funzionava molto bene perché eravamo una quarantina di persone, fra medici, sanitari, amministrativi, economisti». Ma la parte più delicata è un'altra: «Fui contattata in modo non esattamente pulito, da un'azienda che in pratica forma i quadri degli Stati, cioè i dirigenti degli Stati europei, asiatici. Fui contatta dal responsabile del Mediterraneo, il quale volle un incontro con me. Io chiesi tramite una persona molto vicina a Beppe se dovevo incontrarlo, cosa dovevo fare. E loro mi dissero, vai e senti e che vuole. Io insomma andai a sentire che voleva. Non si capiscono i vaccini, secondo me, se non si capisce chi c'è dietro a tutta questa riforma sanitaria internazionale» dice la Reali con la voce affaticata. L'audio continua e inquieta: «Dietro la riforma sanitaria internazionale c'è la… (omettiamo il nome per ovvie ragioni, ma qui la donna cita una società internazionale di consulenza manageriale, ndr). È una multinazionale che appunto sviluppa i quadri degli Stati e loro mi hanno detto che avevano questo progetto mondiale di risistemazione del sistema sanitario. Trovano delle difficoltà perché non tutti gli stati erano malleabili in questo senso. Lui mi riportò che secondo loro, il modello di sanità in assoluto migliore era quella di Israele. Mi fece tutta una serie di nomi che ultimamente hanno collaborato, collaborano con i presidenti di Regione. E lui disse che era allievo di Walter Ricciardi, che all'epoca non era ancora il direttore del servizio sanitario nazionale». La Reali avrebbe riferito tutto quello che le era accaduto via mail a Grillo e dopo la «portarono a parlare con la Grillo». Dagli audio della Reali emerge un ritratto della ex ministra non proprio edificante: «All'epoca me la presentarono come la persona a cui dovevo riferire le cose che mi erano successe, questo incontro che avevo avuto e dentro comunque in questa cosa della (ripete il nome della società internazionale, ndr) c'era Riccardo Fraccaro, l'Antitrust, c'era Giovanni Pitruzzella, il magistrato. Io tutta questa roba all'epoca la riportai, ma non servì a niente è rimasta un buco nell'acqua». La Reali è convinta di essere stata utilizzata solo per portare un messaggio: «Che loro erano disponibili ad aiutare il Movimento 5 stelle a fare in modo che il piano sanitario delle varie Regioni fosse come loro lo volevano». Secondo la donna il piano delle persone che l'avevano contattato sarebbe andato in porto, «perché poi la Giulia Grillo con Walter Ricciardi, coi vaccini ha continuato l'opera della Lorenzin».Nei suoi audio la donna riferisce anche di aver subito minacce e confessa il timore di essere stata avvelenata. Una complottista? Può darsi. Ma la sua testimonianza sta creando più di una discussione dentro al Movimento. Tosatto l'ha sintetizzata così: «E se dietro a tutto ci fosse la […]? Se i governi fossero stati corrotti? Ecco i file audio che la chiamano in causa. Qualcuno è disposto a indagare?».Dopo questo video Tosatto è stato attaccato dall'influencer Selvaggia Lucarelli che lo ha definito «ciarlatano» e lo ha accusato di aver sulla coscienza «un negazionista buono» morto di Covid. Lo psicologo-filosofo-cantautore replica serafico: «A me, attacchi personali a parte, mi interesserebbe sapere se le cose dette dalla signora Reali abbiano un fondamento. Vorrei che qualcuno le approfondisse».Chi non ama il Tosatto «virologo», potrebbe, però, apprezzare la sua ultima clip musicale, «Voglio fare il politico. Nel testo ci sono riferimenti che non paiono casuali: «Voglio fare il politico con la macchina blu e i lobbisti al telefono che mi danno del tu». Oppure: «Voglio servi che applaudono e non fischiano mai». La Reali, nei suoi audio, aveva avuto da ridire sull'indipendenza di due big pentastellati (di cui omettiamo i nomi). Sulla prima: «Mi parlava di Beppe come del padrone, ha usato proprio la parola padrone». Sul secondo: «Mi raccontò del suo primo incontro con il gruppo Generali, in Sicilia su questa terrazza a prendere l'aperitivo, e me ne parlava come un servo alla tavola dei padroni».Ieri abbiamo provato a contattare tutti i personaggi citati dalla Reali. Pitruzzella ci ha detto: «Non ho mai avuto rapporti con la società di consulenza e non so chi sia la signora Reali». Per la Grillo ha risposto un collaboratore, ma l'ex ministra non ci ha ricontattato. I telefoni dell'omonimo Beppe hanno squillato a vuoto tutto il giorno. Neanche Fraccaro ci ha richiamato e Ricciardi ci ha detto di essere impegnato. Neppure lui si è fatto più vivo.