2023-10-22
«Soldato morto per il vaccino». La sentenza: nessun colpevole
Il paradosso a Catania: il giudice stabilisce un nesso diretto tra il decesso del militare Stefano Paternò e una dose di Astrazeneca. Ma assolve sia i medici che l’hanno somministrata sia i vertici della casa farmaceutica.Non è stato nessuno. Alla fine, il caso di un soldato morto a Catania dopo essere stato vaccinato e che, secondo una sentenza del tribunale locale, è deceduto a seguito dell’iniezione anti Covid, non ha alcun responsabile. Sì, il poveretto non aveva patologie in grado di spiegare il repentino decesso e la sola correlazione possibile è quella dell’inoculazione del siero anti pandemico. Però il giudice non se l’è sentita di buttare la croce addosso ai sanitari che hanno inserito l’ago nel braccio della vittima. E nemmeno è riuscito a trovare altri colpevoli. Dunque, alla fine, sebbene sia accertato che l’uomo è morto a causa del vaccino, il magistrato non ha condannato né i sanitari che avevano vaccinato la vittima, né i vertici del ministero che hanno preordinato le iniezioni. Tutti assolti, dunque, per non aver commesso il fatto. Ma il fatto esiste, ed è quel corpo che giudici e medici hanno davanti agli occhi, ma che rifiutano di vedere. E che invece andrebbe visto, fino alle indagini sulle cause del decesso e sulle estreme conseguenze avvenute per un forcing vaccinale che sarebbe poi diventato obbligo, imposto al fine di consentire di lavorare e viaggiare. Già, forse qualcuno dimentica che l’Italia è stato il solo Paese democratico a imporre l’obbligo di offrire il braccio alla patria, pena essere privati del diritto al lavoro e della libertà di salire su un mezzo pubblico. Nel caso della vittima, l’uomo aveva già contratto il Covid, ma avere un alto numero di anticorpi naturali non era comunque considerato un lascia passare sufficiente per poter esercitare i diritti sanciti dalla Costituzione. Dunque, si sottopose all’iniezione e, come previsto per poter ricevere il vaccino, fu costretto a sottoscrivere una liberatoria in cui si assunse tutti i rischi delle conseguenze collaterali, morte compresa. Così, sgravata la coscienza e la responsabilità dei sanitari e pure quelle delle autorità che disposero l’obbligo di farsi inoculare il siero, la colpa del decesso cade in capo alla vittima, che firmando la liberatoria non si è resa conto di sottoscrivere una condanna a morte.Sì, lo so che la situazione risulta paradossale. Pensare che il colpevole sia il deceduto è un insulto al buon senso oltre che alla logica. Ma purtroppo la legge è legge e le liberatorie che vengono fatte sottoscrivere a ignari pazienti spesso servono a questo, ossia a lavarsene le mani e sgravare le istituzioni dalle possibile conseguenze. Nel caso di specie, era noto che le multinazionali del farmaco avevano già ottenuto per contratto una sorta di salvaguardia dalle responsabilità dei possibili effetti collaterali. Adesso apprendiamo che anche chi ha eseguito l’iniezione e pure le strutture che l’hanno disposta sono garantite da uno scudo penale.Tutto ciò dimostra una cosa, ossia che c’è urgente bisogno di una commissione d’inchiesta parlamentare che scandagli le responsabilità di quanto è accaduto. Per due anni abbiamo assistito, con il beneplacito delle istituzioni che dovrebbero vigilare sul rispetto della Costituzione, alla violazione dei diritti delle persone e adesso, a epidemia ormai lasciata alle spalle, assistiamo alle conseguenze delle forzature di legge. Dai licenziamenti abusivi, oggi sanzionati nei tribunali, ai decessi sospetti, ora indagati negli ospedali. Molto resta da scoprire di quella stagione e anche se, approfittando della guerra in Ucraina e in Palestina c’è chi spera di avviare la commissione d’inchiesta su un binario morto, ora più che mai c’è la necessità di fare luce su ciò che è accaduto. Sappiamo che Mattarella non vuole (lo ha detto) ed è noto che i giornali sono a caccia più dell’ultima registrazione fuori onda di Andrea Giambruno che della penultima annotazione sulle morti inspiegabili. Però, prima o poi, qualcuno dovrà rispondere di quello che è successo. E di certo sarà più interessante delle ultime battute dell’ex compagno del premier.
La Global Sumud Flotilla. Nel riquadro, la giornalista Francesca Del Vecchio (Ansa)
Vladimir Putin e Donald Trump (Ansa)