2021-08-17
La Società di pediatria sponsorizzata dai produttori di vaccini anti Covid
La Sip, il cui presidente è a favore dell'immunizzazione dei minori al contrario dei suoi colleghi inglesi, ha accettato contributi, fra gli altri, da Pfizer e Johnson & Johnson. Gli ultimi dati resi pubblici nel 2019.«È necessario diffondere conoscenza critica e coscienza civile», dichiarava lo scorso dicembre Annamaria Staiano, candidata unica alla presidenza della Sip, la Società italiana di pediatria. Venne poi eletta nel maggio scorso: prima donna in 123 anni di vita dell'associazione che riunisce 11.000 pediatri. La Staiano si è di recente detta «completamente favorevole alla vaccinazione anti Covid per chi ha 12-15 anni, in quanto certamente daremo a questa fascia di età i vantaggi della protezione individuale, e quelli di proteggere chi hanno intorno». La professoressa, docente all'università di Napoli Federico II e direttore della pediatria generale dell'Azienda ospedaliera universitaria partenopea, si dice convinta che non ci siano «evidenze scientifiche di nesso di causalità tra queste vaccinazioni ed eventi più severi, come qualcuno ha paventato». Anche il suo predecessore, Alberto Villani ritiene il vaccino contro Sars-CoV-2 «un'opportunità privilegiata» per i bimbi: somministrarlo significherebbe addirittura un «rispetto del loro diritto alla salute, come individui».Per l'attuale punto di riferimento dei pediatri italiani e per il past president, sembra scarsamente rilevante il fatto che negli under 18 l'infezione da Covid-19 si manifesti con un quadro clinico più favorevole rispetto all'adulto, che il 4,4% sia totalmente asintomatico e che il 94,1% presenti quadri clinici lievi o moderati. Né pare pesare il fatto che il Regno Unito, che primeggia in vaccinazioni massa, lo raccomandi solo per i minori considerati a rischio. Secondo la Staiano «i bambini costituiscono i serbatoi delle nuove varianti, sostengono la circolazione del virus», mentre Adam Finn, membro del Comitato congiunto per la vaccinazione e l'immunizzazione (Jcvi) ed esperto di pediatria presso l'università di Bristol, ha dichiarato: «Non possiamo immunizzare i bambini solo per i benefici degli adulti, se non ne traggono beneficio i bambini stessi». La posizione della Società italiana di pediatria non è interessante solo dal punto di vista sanitario: essa, come quella di altre associazioni o enti, influenza tanto il dibattito pubblico quanto il decisore politico, a maggior ragione in un momento come questo. È pertanto auspicabile che chi prende parte da posizioni professionalmente competenti sul tema favorisca il massimo della trasparenza sulla propria situazione. Del resto, la Sip lo fa da sempre: fino al 2019, pubblicava l'elenco degli sponsor dei congressi nazionali, ringraziandoli per la collaborazione. Nel 2016 per esempio figuravano, tra i tanti, Sanofi Pasteur msd (a fine luglio l'Ema ha avviato una procedura di valutazione per Vidprevtyn, un vaccino contro il Covid-19 sviluppato dalla casa farmaceutica francese), la britannica Glaxosmithkline (Gsk), multinazionale che produce e commercializza farmaceutici, vaccini e beni di consumo, Johnson & Johnson, produttrice del vaccino Janssen (uno dei quattro attualmente autorizzati dall'Ema, l'Agenzia europea del farmaco). Nel congresso del 29 maggio 2017 dal titolo I bambini crescono, crescevano anche gli sponsor. Comparivano pure Pfizer, l'azienda che assieme a Biontech oggi fa miliardi di dollari con Comirnaty, e Msd, consociata italiana di Merck & Co, conosciuta anche come Merck Sharp & Dohme, multinazionale farmaceutica. Tutto, appunto, molto trasparente e facilmente documentabile. Come la dichiarazione del professor Giancarlo Icardi (spesso interviene sul Covid), prima di fare il punto sulla vaccinazione anti Hpv, il papillomavirus, in una tavola rotonda del congresso Sip del 2017. Il direttore dell'unità operativa di igiene del Policlinico San Martino di Genova precisava che negli ultimi anni aveva «ricevuto rapporti anche di finanziamento con soggetti portatori di interessi commerciali in campo sanitario con Pfizer vaccini, Gsk vaccini, Sanofi Pasteur msd vaccini». Nel suo intervento, Icardi affermava che «il vaccino Hpv-9 valente rappresenta il nuovo standard per la più ampia e universale prevenzione delle patologie collegate al papillomavirus per il controllo di Hpv». Il vaccino Gardasil 9, autorizzato da Ema contro il papillomavirus, è prodotto da Msd, Merck Sharp and Dohm, tra gli sponsor di quel 73° congresso della Società italiana di pediatria. Lo sarà anche l'anno successivo, quando nel giugno 2018 a Roma si discuterà di tanti temi legati ai bambini, anche di malattie infettive, vaccinazioni e immunità di gregge. Ricompaiono Pfizer, Gsk vaccini, Sanofi Pasteur msd vaccini, Johnson & Johnson, che rimangono sponsor pure nel congresso di Bologna del maggio 2019, l'ultimo del quale compariranno le aziende farmaceutiche con la dicitura «sponsorizzazione non condizionante». Le aziende oggi produttrici dei farmaci anti Covid mettono sul mercato altri vaccini, altri farmaci: era ed è importante sapere se e quanto finanziavano la Sip nell'attività congressuale. L'associazione dei pediatri intanto continua a consigliare il paracetamolo in caso di febbre da Covid, mentre l'istituto di ricerche Mario Negri sostiene che «il paracetamolo non solo ha una bassa attività antinfiammatoria ma, secondo alcuni esperti, diminuisce le scorte di glutatione, una sostanza che agisce come antiossidante. La carenza di glutatione potrebbe portare a un ulteriore peggioramento dei danni causati dalla risposta infiammatoria, che si verifica durante l'infezione Covid-19». Tra gli sponsor dei congressi, poi oscurati in quelli del 2020 e del 2021, figuravano pure Menarini e Angelini, aziende che producono l'acetaminofene, conosciuto come paracetamolo. Il farmaco più utilizzato al mondo, il principio attivo a maggiore consumo in Italia nel 2020 secondo l'ultimo rapporto Aifa.
Nicola Pietrangeli (Getty Images)
Gianni Tessari, presidente del consorzio uva Durella
Lo scorso 25 novembre è stata presentata alla Fao la campagna promossa da Focsiv e Centro sportivo italiano: un percorso di 18 mesi con eventi e iniziative per sostenere 58 progetti attivi in 26 Paesi. Testimonianze dal Perù, dalla Tanzania e da Haiti e l’invito a trasformare gesti sportivi in aiuti concreti alle comunità più vulnerabili.
In un momento storico in cui la fame torna a crescere in diverse aree del pianeta e le crisi internazionali rendono sempre più fragile l’accesso al cibo, una parte del mondo dello sport prova a mettere in gioco le proprie energie per sostenere le comunità più vulnerabili. È l’obiettivo della campagna Sport contro la fame, che punta a trasformare gesti atletici, eventi e iniziative locali in un supporto concreto per chi vive in condizioni di insicurezza alimentare.
La nuova iniziativa è stata presentata martedì 25 novembre alla Fao, a Roma, nella cornice del Sheikh Zayed Centre. Qui Focsiv e Centro sportivo italiano hanno annunciato un percorso di 18 mesi che attraverserà l’Italia con eventi sportivi e ricreativi dedicati alla raccolta fondi per 58 progetti attivi in 26 Paesi.
L’apertura della giornata è stata affidata a mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso Fao, Ifad e Wfp, che ha richiamato il carattere universale dello sport, «linguaggio capace di superare barriere linguistiche, culturali e geopolitiche e di riunire popoli e tradizioni attorno a valori condivisi». Subito dopo è intervenuto Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, che ha ricordato come il raggiungimento dell’obiettivo fame zero al 2030 sia sempre più lontano. «Se le istituzioni faticano, è la società a doversi organizzare», ha affermato, indicando iniziative come questa come uno dei modi per colmare un vuoto di cooperazione.
A seguire, la presidente Focsiv Ivana Borsotto ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Vogliamo giocare questa partita contro la fame, non assistervi. Lo sport nutre la speranza e ciascuno può fare la differenza». Il presidente del Csi, Vittorio Bosio, ha invece insistito sulla responsabilità educativa del mondo sportivo: «Lo sport costruisce ponti. In questa campagna, l’altro è un fratello da sostenere. Non possiamo accettare che un bambino non abbia il diritto fondamentale al cibo».
La campagna punta a raggiungere circa 150.000 persone in Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente. Durante la presentazione, tre soci Focsiv hanno portato testimonianze dirette dei progetti sul campo: Chiara Concetta Starita (Auci) ha descritto l’attività delle ollas comunes nella periferia di Lima, dove la Olla común 8 de octubre fornisce pasti quotidiani a bambini e anziani; Ornella Menculini (Ibo Italia) ha raccontato l’esperienza degli orti comunitari realizzati nelle scuole tanzaniane; mentre Maria Emilia Marra (La Salle Foundation) ha illustrato il ruolo dei centri educativi di Haiti, che per molti giovani rappresentano al tempo stesso luogo di apprendimento, rifugio e punto sicuro per ricevere un pasto.
Sul coinvolgimento degli atleti è intervenuto Michele Marchetti, responsabile della segreteria nazionale del Csi, che ha spiegato come gol, canestri e chilometri percorsi nelle gare potranno diventare contributi diretti ai progetti sostenuti. L’identità visiva della campagna accompagnerà questo messaggio attraverso simboli e attrezzi di diverse discipline, come illustrato da Ugo Esposito, Ceo dello studio di comunicazione Kapusons.
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Mark Zuckerberg (Getty Images)