2024-02-16
L’ex collaboratore di Gino e Michele vince all’asta la licenza Smemoranda
Gino e Michele con Nico Colonna, già direttore di Smemoranda (Ansa)
Assegnata per 200.000 euro a Santoro Italia. Voci su un incarico all’ex direttore.In viale Ortles a Milano c’è una palazzina abbandonata che racconta meglio di qualsiasi articolo la crisi del gruppo Smemoranda, ovvero la società dei comici Gino e Michele (Luigi Vignali e Michele Mozzati) che per più di 40 anni ha prodotto la famosa agenda. Simbolo della sinistra radical chic milanese («interista e antifascista», come amano definirsi) la società è stata liquidata alla fine dello scorso anno con un buco di quasi 40 milioni di euro, 160 dipendenti licenziati e una lunga lista di creditori che sta ancora aspettando di ricevere il dovuto. Tra questi ci sono gli stessi Gino e Michele, che nonostante la voragine di debiti hanno pensato bene di inserirsi per chiedere indietro 45.000 euro. In viale Ortles la vecchia sede ormai cade a pezzi. Fuori si può ancora vedere la scritta Gut, società alle origini di Smemoranda group. Dentro c’è un cumulo di macerie. Eppure, nonostante il degrado della vecchia sede, sembra che per la Smemo ci sia ancora qualche speranza. Dopo che l’asta per rilevare il marchio dell’11 gennaio era andata deserta (il prezzo superiore ai 3 milioni di euro era stato considerato troppo alto), nei giorni scorsi il gruppo Santoro Italia (come aveva anticipato La Verità) ha rilevato la licenza su una base d’asta minima di 200.000 euro. Grazie a questo passaggio, quindi, il prossimo anno gli studenti di tutta Italia potranno avere di nuovo sui banchi la famosa Smemo. Il lancio vendite è partito lunedì scorso. La Santoro Italia aveva già rilevato in passato la distribuzione di Yankee candle home inspiration, le candele profumate americane. La licenza permetterà all’agenda di tornare nelle cartolerie questa estate, in attesa di una nuova asta a settembre per rilevare il marchio. Non è detto che a presentarsi sia solo il gruppo Santoro Italia, ma di sicuro questa azienda di Milano avrà la prelazione per presentare una nuova offerta per rilevare tutta la vecchia creatura societaria di Gino e Michele. Caso vuole che chi si occuperà del rilancio della Smemo non sia del tutto estraneo al vecchio management. Nella società che ha preso in licenza il marchio, infatti, fra i soci c’è Valerio Benini, in passato consigliere di Pick pack, poi inglobata da Gut. Benini era considerato molto vicino all’ex direttore di Smemoranda Nico Colonna, il terzo socio fondatore insieme con Gino e Michele, anche lui cresciuto nei collettivi di sinistra degli anni Settanta. Con la sua azienda Faboss, Benini ha prodotto per anni il cucito scuola di Gut, dagli zaini agli astucci. Anzi, secondo rumors non confermati sembra che lo stesso Nico Colonna avrà ancora un qualche ruolo nel rilancio dell’agenda, tanto da aver chiamato negli ultimi giorni nella sua squadra una ex redattrice e una ex grafica che quindi hanno accettato di tornare a lavorare per chi in fondo ha fatto fallire il gruppo in questi anni. L’altro socio della Santoro Italia è Lucio Santoro, residente a Londra e con diverse partecipazioni in società inglesi, noto per aver lanciato il personaggio Gorjuss. Sui motivi della crisi di Smemoranda si è già scritto molto. Dalla rottura con Feltrinelli all’avventato sbarco in Borsa, fino alle nuove catene di negozi C’Art in Cina e negli Stati Uniti. La stessa Zelig tv si è rivelata un fallimento. Negli ultimi mesi si erano anche aggiunte accuse anche di sessismo, riassunte in un articolo dello scorso mese del Manifesto, dove si raccontava di come «sarebbe bastato grattare sotto la superficie per capire quello che stava succedendo a Smemoranda», lavoro che La Verità è stato uno dei pochi quotidiani a portare avanti in questi mesi. Tra contributi non pagati e paghe sempre più basse, va ricordato che a fronte dei licenziamenti i dirigenti della Smemo comunque avevano continuato a godere di benefit e macchine aziendali. La sinistra milanese, nonostante le segnalazioni non ha mai mosso un dito, perché aveva continuato a fidarsi di Gino e Michele. Ora non restano che le macerie in viale Ortles, una lunga lista di creditori e più di due anni di contributi non pagati ai lavoratori che vengono ripianati dall’Inps, cioè dallo Stato, ovvero da noi.
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