2021-06-08
Slitta ancora il vertice della destra

Antonio Tajani e Giorgia Meloni (Ansa)
Ennesimo rinvio del tavolo sulle comunali. La coalizione aspetta la decisione di domani sulla presidenza del Copasir. Incognita sulle mosse di Fi e dei renzianiMancano ormai poco più di tre mesi alle elezioni comunali. E il centrodestra non ha ancora trovato la quadra. Non è riuscito a stilare la lista dei candidati comuni. Non lo farà nemmeno oggi. Si sarebbe dovuto infatti tenere il vertice sulle amministrative. È saltato per l’ennesima volta. A data da destinarsi. D’altronde comporre il puzzle è difficilissimo. Domani ci sarà una riunione tra i vertici della Lega e di Forza Italia per cercare di dare una spinta e una accelerazione al progetto di fusione voluto da Silvio Berlusconi. Inutile dire che in molti dentro Fi sono più o meno apertamente recalcitranti. A rallentare quella che sarebbe una decisione già presa nella testa del Cavaliere non sono tanto le proteste dei colonnelli, ma il rischio di perdere voti a Sud. E di lasciare sguarnita una intera fascia di elettori a favore di Giorgia Meloni. Il progetto, come appare ovvio, impatta sulle candidature e al tempo stesso raffredda ulteriormente i rapporti già tesi tra Lega e Fratelli d’Italia. Domani infatti non c’è solo l’appuntamento per decidere la fusione a freddo di un pezzo di centrodestra, ma anche la convocazione del Copasir per la votazione del nuovo presidente. Alle 14 a palazzo San Macuto si troveranno i dieci esponenti del Comitato parlamentare per la sicurezza. Con la lettera della scorsa settimana, i presidenti di Camera e Senato hanno di fatto dichiarato il Copasir abile e arruolato per tornare alle proprie funzioni nonostante le dimissioni dei due membri leghisti. Dopo un pesante tira e molla sulla presidenza di Raffaele Volpi, che ha visto Fdi invocare la legge 124 del 2007, nella quale si prevede espressamente il ruolo di vertice per l’opposizione. Una motivazione semplice che serve ad attivare pesi e contrappesi. Adesso si arriva al un redde rationem. Domani si capirà chi sta con chi. Pd e 5 stelle dovrebbero votare allineati. La Lega avrebbe difficoltà a sfilarsi dal voto. Le incognite stanno nella scelta di uno dei due rappresentanti di Fi e soprattutto nel rappresentante di Italia viva. Una miniatura di quanto sta accadendo al di fuori del Parlamento. Attenzione. Utilizzare le stesse logiche della fusione tra Lega e Forza Italia o del braccio di ferro per le comunali e applicarlo al Copasir ha delle gravi controindicazioni. Non tanto perché le logiche dietro il Comitato dovrebbero essere esclusivamente istituzionali e non politiche, ma anche perché se la votazione saltasse si imporrebbe l’azzeramento e la nuova nomina. Quanto tempo richiederebbe? Tanto. Innanzitutto più di un partito cercherebbe di spingere affinché «Alternativa c’è» (fuoriusciti dei 5 stelle) diventi un gruppo e quindi possa fornire parlamentari al Copasir. A quel punto ci sarebbe un altro partito d’opposizione. Peccato che sia più un desiderio dei leghisti che degli stessi rappresentanti di Alternativa c’è. In ogni caso ci vorrebbero parecchie settimane e il Pnrr non aspetta: la creazione della nuova agenzia di cyber security è un perno decisivo per incardinare una buona parte delle spese del Pnrr. Per avviare la nuova agenzia serve un Copasir operativo, perché l’attuale legge prevede che sia proprio il Comitato l’interlocutore e non il Parlamento. In sintesi, applicare al Copasir logiche politiche significherebbe rallentare e non di poco i piani del governo. Insomma, i tasselli del puzzle sono difficili da incastrare e senza un pezzo gli altri restano orfani. Non a caso all’uscita dall’incontro con Mario Draghi, Matteo Salvini ha glissato sulle tempistiche del vertice del centrodestra: «Sarà in settimana», ha detto. Intanto Giorgia Meloni e Antonio Tajani hanno del tempo in più per trovare un punto di caduta rispetto alle esigenze divergenti. Perché tutti sanno che una soluzione va trovata, proprio nel momento in cui Pd e 5 stelle sono ai minimi storici.
Giancarlo Fancel Country Manager e Ceo di Generali Italia
Rifugiati attraversano il confine dal Darfur, in Sudan, verso il Ciad (Getty Images)
Dopo 18 mesi d’assedio, i paramilitari di Hemeti hanno conquistato al Fasher, ultima roccaforte governativa del Darfur. Migliaia i civili uccisi e stupri di massa. L’Onu parla della peggior catastrofe umanitaria del pianeta.