2025-07-31
Siria e Israele, nuovo incontro a Baku per ridisegnare i rapporti
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Il ministro israeliano per gli Affari Strategici Ron Dermer (Getty Images)
In Azerbaigian secondo colloquio in pochi giorni tra il ministro siriano al‑Shaibani e l’israeliano Dermer. Sul tavolo la sicurezza nel Sud della Siria, l’autonomia drusa e le alture del Golan, mentre resta fragile la tregua dopo i recenti scontri.Baku, la capitale dell’Azerbaijan, è diventata il teatro di un incontro ai massimi livelli fra Israele e Siria. Il Paese caucasico è stato scelto come sede di questo importante meeting che potrebbe cambiare gli equilibri geopolitici mediorientali.Il ministro degli Esteri siriano Asaad al-Shaibani e il ministro israeliano per gli Affari Strategici Ron Dermer, accompagnati da diversi funzionari diplomatici, si sono infatti visti per la seconda volta in pochi giorni allo scopo di ripensare i rapporti fra Damasco e Tel Aviv. I due ministri si erano incontrati il 24 luglio a Parigi, alla presenza anche dell’inviato statunitense per la Siria Tom Barrack. Il colloquio parigino era mirato a evitare un’escalation di violenza nella Siria meridionale e a fermare gli scontri fra i beduini e la minoranza drusa che, stando ad alcuni dati, avrebbero provocato circa 1400 morti in pochi giorni. Il responsabile degli esteri di Damasco si è anche recato a Mosca con l’obiettivo di riattivare i rapporti fra la Siria e la Russia. Dopo il crollo del regime di Assad nel dicembre del 2024 Mosca aveva iniziato a spostare navi e aerei dal Paese mediorientale che sembrava voler chiudere ogni tipo di rapporto. L’ex dittatore siriano Bashar al Assad aveva trovato rifugio proprio in Russia, dove già risiedeva la sua famiglia che era stata accolta sotto la protezione di Vladimir Putin. Questa visita a sorpresa permette ai russi di mantenere aperto un canale diplomatico e geopolitico e ridimensiona la sconfitta dovuta alla cacciata di Assad, un fedelissimo di Mosca.Un diplomatico che ha parlato in forma anonima con France Presse ha dichiarato che i temi sul tavolo fra Siria ed Israele sono diversi a cominciare dalla sicurezza regionale. Tel Aviv insiste per un confine de-militarizzato con un’ampia autonomia ai drusi che dovrebbero essere gli unici autorizzati al controllo del territorio. Al Shara vuole evitare un nuovo scontro militare con Israele, che ha già dimostrato di poter colpire la capitale quando vuole. La supremazia dei cieli garantisce agli israeliani un enorme vantaggio nei confronti della Siria, che non ha più un’aviazione e comunque non sarebbe mai stata competitiva con quella di Benjamin Netanyahu.Il possesso delle Alture del Golan sarà un altro tema che verrà toccato in questo delicato bilaterale, ma la Siria vuole soprattutto che Israele rinunci ai territori occupati nella ultime fasi della guerra civile.Il governo israeliano ha dichiarato che avrebbe difeso i drusi siriani con la forza se il nuovo governo damasceno avrebbe continuato a permettere che fossero attaccati. La Siria vuole concedere un’ampia autonomia alla minoranza delle regioni meridionali, ma non l’esclusività dell’uso della forza. Le milizie druse, appoggiate anche dai drusi israeliani, sono un’entità parastatale che amministra la propria area di competenza come una polizia ed ha frequenti schermaglie con le tribù beduine che vivono nella aree più desertiche del Governatorato di Suwayda. Siria e Israele restano ancora tecnicamente in guerra, ma questo secondo incontro in pochi giorni apre nuovi scenari. Dal 19 luglio una fragile tregua sta resistendo, ma la tensione rimane altissima in tutta la Siria meridionale.L’idea di questa serie di meeting partirebbe dal voler ripristinare l’accordo di disimpegno firmato nel 1974 fra i due Paesi, che aveva creato una specie di zona cuscinetto. Oggi la posizione di Israele appare geopoliticamente molto più forte con un rapporto sempre più consolidato con la Giordania ed con il Libano che ha Hezbollah ai minimi termini ed un presidente aperto al dialogo. Il peso di Tel Aviv è indubbiamente cresciuto in questi due anni ed ha soppiantato l’Iran che aveva sotto la sua ala sia la Siria, che il Libano, grazie all’ingombrante presenza del Partito di Dio. Se avverrà una normalizzazione dei rapporti israelo-siriani sarà l’ennesimo successo politico-diplomatico per Tel Aviv che si pone ormai come potenza regionale di riferimento.
Rifugiati attraversano il confine dal Darfur, in Sudan, verso il Ciad (Getty Images)
Dopo 18 mesi d’assedio, i paramilitari di Hemeti hanno conquistato al Fasher, ultima roccaforte governativa del Darfur. Migliaia i civili uccisi e stupri di massa. L’Onu parla della peggior catastrofe umanitaria del pianeta.
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