2024-01-17
Parlano di fascismo nell’aula sorda e vuota
Pina Picierno (Imagoeconomica)
A Strasburgo va in scena il teatrino del Pd, che rilancia un inesistente allarme camicie nere sfruttando l’eco dei saluti romani di Acca Larenzia. Ma ad ascoltarli non c’è nessuno. Agitare lo spauracchio serve solo a compattarsi in vista delle Europee.Tira aria di vigilanza democratica. Che l’allarme «fascismo à la carte» fosse solo un pretesto politico per provare a mettere in difficoltà il governo di Giorgia Meloni si era capito da giorni, ma nei corridoi di Strasburgo - a margine della risoluzione Acca Larenzia - prende forma qualcosa di più. Una novità vecchia come il mondo, insegnata nei comitati centrali italiani e francesi ai tempi dell’eurocomunismo: lanciare anatemi per compattare gli indecisi attorno a un nemico. Anche se non esiste. È ciò che avviene al Parlamento europeo, impegnato a tirare notte evocando fantasmi con il fez. A cascarci sono in pochi, quando comincia il dibbbattito (con tre b) l’aula è semivuota e il 90% dei delegati, alle chiacchiere, preferisce la cena a base di choucroute all’Alsatienne. La pantomima, soprattutto mediatica, è funzionale a una causa molto semplice: la ricerca di un collante comune per cementare alleanze in vista della campagna elettorale più divisiva e pericolosa (per l’ala sinistra dell’Europa) dalla fondazione. Non a caso, sullo pseudo continente in camicia nera convergono le preoccupazioni di Socialisti, Verdi e di quel Ppe che, pur avendo la maggioranza nell’eurogruppo, si è trasformato in leone da scendiletto delle istanze progressiste. A dare il «la» alla vigilanza democratica è Terry Reintke, pasionaria a capo degli ecologisti tedeschi in crisi. Dopo aver perso ogni elezione regionale possibile grida al lupo: «Le immagini viste dei fatti di Acca Larenzia ci hanno inquietato e ora le indagini in Germania rendono ovvio che l’Afd è un partito fascista. Tutti i democratici europeisti devono unirsi per fermare l’insorgere dell’estrema destra in Europa: la storia insegna che includere i fascisti al potere non funziona, a loro va messo un cordone sanitario. Per questo vogliamo che le forze democratiche si alleino per fermare questo fenomeno». L’alleanza dei presunti «buoni e giusti» è un obiettivo furbesco. I Socialisti applaudono e la capogruppo Iratxe Garcia Perez rivela che a ispirare la sceneggiata è stato il Pd. «Durante l’incontro con i suoi vertici a Roma abbiamo discusso dell’insorgenza dei neofascismi. Purtroppo il Ppe vuole aprire le porte all’estrema destra». Strano, perché il capogruppo dei Popolari, Manfred Weber, si aggiunge immediatamente alla claque. «Constatiamo un’atmosfera sempre più nazionalistica nel dibattito europeo, e noi siamo il partito dei padri fondatori dell’Unione che vogliamo proteggere: tutti coloro che vogliono lavorare con noi devono essere filo-europei, filo-Ucraina, e a favore dello stato di diritto». In conferenza stampa Weber cita Donald Tusk, il premier polacco in carica da un mese «come simbolo molto chiaro del messaggio che vuole dare il Ppe». Ovviamente senza fare cenno al fatto che Tusk, come primo atto da premier, ha tentato di chiudere la Tv pubblica.Mentre nell’aula semideserta si iscrivono a parlare titani del pensiero come Sandro Gozi, Brando Benifei e Pina Picierno, Weber coglie l’essenza del problema: la diffidenza dei popoli che compongono la Ue nei confronti delle politiche suicide legate alla transizione green. Altro che saluto romano. E prova a giustificarsi: «Mi auguro che ci sia un dibattito efficace sull’Europa. Sul Green Deal ad esempio, non voglio delle auto elettriche prodotte in Cina, voglio investimenti in Europa, dobbiamo rafforzare competitività e imprese, con meno burocrazia e più commercio» promettendo che «il Ppe preparerà su questi temi la campagna». Bentornato sulla Terra. Nel suo breve intervento, il capogruppo di Fratelli d’Italia Carlo Fidanza spiega che «oggi in Italia le minacce alla sicurezza pubblica vengono soprattutto dall’estrema sinistra e dal radicalismo islamico. Non c’è alcun rischio di ritorno al fascismo, la democrazia è al sicuro, difesa da Giorgia Meloni». Anche Nicola Procaccini (Fdi) tiene il punto: «L’obiettivo delle sinistre era diffamare l’Italia ed è stato raggiunto. Avremmo voluto parlare qui delle vittime del terrorismo, tutte. Ma non è stato possibile perché il Pd e la sinistra europea l’ha impedito. Quest’aula vuota, disertata dagli stessi che hanno chiesto il dibattito, dimostra che la sinistra non è ancora sazia di odio politico». La commissaria Ue agli Affari interni, Ylva Johansson, ha se non altro fatto i complimenti ad Antonio Tajani: «Il ministro degli Esteri italiano ha giustamente condannato il saluto romano fatto a Roma», ha detto. La serata di Strasburgo verrà ricordata come una delle più fantasmagoriche degli ultimi tempi. Anche perché, quattro anni fa, la prima risoluzione dell’era di Ursula Von der Leyen equiparò fra le polemiche i simboli comunisti a quelli nazisti e ne stigmatizzò l’uso pubblico. Allora a preoccupare il Parlamento era «la permanenza di monumenti e luoghi commemorativi che esaltano regimi totalitari, il che spiana la strada alla distorsione dei fatti storici». Ce l’avevano con falce e martello e pure con via Togliatti. Conseguenze nessuna, come col fascismo alla vaccinara. Buon appetito.