2023-06-26
«Sinistra nemica della verità su Ustica»
Leonardo Tricarico (Ansa)
L’ex capo di stato maggiore dell’Aeronautica militare Leonardo Tricarico: «Il disastro fu causato da una bomba nella toilette. Non si è indagato nella direzione giusta anche perché i progressisti hanno alimentato la mistificazione».Alle 20.59 del 27 giugno 1980, esattamente 43 anni fa, il Dc-9 Itavia precipitava sulla verticale dell’isola di Ustica. Morirono 81 persone tra passeggeri ed equipaggio. È uno dei grandi misteri dell’Italia: depistaggi, addirittura presunte firme false del presidente della Repubblica Sandro Pertini, accuse incrociate tra libici, americani e francesi, un Mig libico precipitato misteriosamente sulla Sila. La tesi che va per la maggiore, ma non avvalorata dalle sentenze e dai periti, è che il Dc-9 fu abbattuto da un missile durante un conflitto aereo sui cieli della Sicilia. Da tutto questo è scaturito un iter processuale infinito, ci sono morti sospette che per Rosario Priore, il pm che ha indagato a lungo, tali non erano perché a morire erano coloro i quali avevano a che fare col Dc-9 che è precipitato, scrive Priore, «a seguito di azione militare di intercettamento; il DC-9 è stato abbattuto, è stata spezzata la vita a 81 cittadini innocenti con un’azione, che è stata propriamente atto di guerra, guerra di fatto e non dichiarata, operazione di polizia internazionale coperta contro il nostro Paese, di cui sono stati violati i confini e i diritti». Ma resta in piedi anche l’ipotesi di un attentato: che l’areo trasportasse una bomba. Ipotesi che è stata accantonata in fretta nella narrazione politicamente corretta perché meno suggestiva, o forse più scomoda, di quella della battaglia aerea. La vicenda giudiziaria non si è ancora conclusa, tant’è che il 13 giugno vi è stata la definitiva condanna dei ministeri della Difesa e delle Infrastrutture a pagare 330 milioni di euro circa ad Aerolinee Itavia (era la compagnia di armamento del Dc-9) fallita a seguito della strage di Ustica. C’è ancora bisogno di fare luce e per questo il generale Leonardo Tricarico, capo di stato maggiore dell’Aeronautica militare dal 2004 al 2006, accetta di parlarne con La Verità. Il generale è stato consigliere militare di tre presidenti del Consiglio: Massimo D’Alema, Giuliano Amato e Silvio Berlusconi. Oggi è presidente dell’Icsa la fondazione che si occupa della sicurezza sotto ogni aspetto. A cominciare dalle informazioni militari. Partendo da qui parla dell’attentato di Ustica e lo fa con la consueta schiettezza di trentino di roccia e la nettezza di argomentazioni di chi è abituato a stare in cabina di comando. Indicando in un attentato con estrema certezza la causa della strage e addossando alla sinistra la responsabilità della mancata individuazione dei colpevoli. Secondo Tricarico la vulgata dell’azione di guerra ha fatto premio, e a ha fatto comodo, sulla verità fattuale. Quello del generale è un preciso atto di accusa ai vertici del Pd e chiama in causa Elly Schlein perché non offra più il destro ad una narrazione infedele. Della strage di Ustica si è infatti appropriata la sinistra bolognese attraversando dal Pci al Pd tutte le stagioni politiche per il fatto che l’aereo decollò da Bologna ed era diretto a Palermo. A Bologna ha sede l’Associazione familiari vittime di Ustica e Daria Bonfietti che ne è stata a lungo presidente è entrata in Parlamento - dal 1996 al 2006 - seguendo tutte le evoluzioni dal Pds fino all’Ulivo.Generale Tricarico possibile che a 43 anni di distanza sulla strage di Ustica non ci sia ancora una certezza definitiva. Fu atto di guerra, fu un attentato, o cos’altro?«Si è trattato di un attentato. Quel velivolo precipitò in mare a causa di una bomba collocata nella toilette posteriore. Una verità emersa come unica tecnicamente possibile, e provata in maniera incontrovertibile, nel corso di un lungo processo penale giunto fino in Cassazione che ha inequivocabilmente bollato come fantasiosa la tesi della battaglia aerea. La giustizia civile poi, facendo invece riferimento all’impianto accusatorio di Rosario Priore - quello smontato impietosamente dai giudici penali - condannò il governo ad indennizzare gli aventi titolo (proprietà Itavia e parenti delle vittime) con alcune centinaia di milioni di euro di denaro pubblico. Per un fatto mai accaduto e con cospicuo danno al pubblico erario».Lei così ribalta l’opinione consolidata. Possibile che in tutti questi anni non sia emersa la responsabilità di chi materialmente avrebbe messo la bomba? «Se non si è mai indagato nella giusta direzione per scoprire gli autori dell’attentato lo si deve, in parte dirimente, alla sinistra italiana, nelle sue declinazioni politiche, mediatiche ed istituzionali. Perfino il presidente Giorgio Napolitano, parlando di “opacità di comportamenti da parte di corpi dello Stato” nel suo intervento in occasione del trentesimo anniversario dell’attentato, ha implicitamente fatto sua la versione totalmente falsa della battaglia aerea e del missile. Le affermazioni fuorvianti dello scorso anno di Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia e poche settimane fa di Matteo Lepore, sindaco di Bologna, sono solo i più recenti esempi, tra gli innumerevoli ormai occorsi nel mondo della sinistra, che hanno fatto da cassa di risonanza al copione della mistificazione. Una pesante responsabilità quella di non aver aiutato -anzi di aver addormentato- la giustizia a far luce su una terribile strage, di cui un giorno dovranno rendere conto agli italiani, se qualcuno metterà il loro comportamento sotto la giusta luce. Staremo a vedere se Elly Schlein almeno in questo, vorrà marcare una discontinuità, incoraggiando la magistratura ad indagare nella giusta direzione e prendendo le distanze da chi la ha preceduta, come avvenuto per altri dossier. O se vorrà far proprie le menzogne incistate nel suo partito da oltre quaranta anni».Ma un’indagine per cercare gli attentatori non è stata mai veramente promossa. C’è possibilità a oltre 40 anni dai fatti di arrivare alla verità su questa strage?«La nostra Associazione (Avdau, Associazione per la verità sul disastro aereo di Ustica) nella persona della sua Presidente, Flavia Bartolucci, ha presentato un esposto alla Procura di Roma sollecitandola a individuare gli autori dell’attentato e avanzando alcune ipotesi percorribili; personalmente ritengo che, nonostante il tempo trascorso, non sia infondato sperare di giungere alla verità. A condizione che nella ricerca delle responsabilità, si parta dalle effettive e tecnicamente dimostrate cause della caduta del Dc-9».Quindi secondo lei ci sono le prove dell’attentato. Ma chi aveva interesse a far saltare per aria il Dc-9 e perché?«Una pista porterebbe direttamente al terrorismo di Stato libico, l’altra a quello palestinese; due piste che tra l’altro potrebbero confluire verso un unico braccio armato. Se si pensa che in quel periodo Gheddafi ordinò gli attentati del volo PanAm precipitato a Lockerbie nel 1988 e del volo Uta caduto nel deserto di Tenerè nel 1989, due episodi somiglianti in maniera preoccupante, nelle modalità e nelle possibili motivazioni, alla tragedia di Ustica. Non indagare sarebbe irresponsabile, anche in considerazione che il dittatore libico nutriva in quegli anni una forte irritazione verso il nostro Paese, manifestata un giorno senza mezzi termini da una nutrita delegazione ricevuta alla Farnesina da Giuseppe Zamberletti, all’epoca ministro degli Esteri facente funzioni. Considerato inoltre che molti armadi potrebbero oggi aprirsi senza tema di ritorsioni; e che appunto, se qualcuno sa, possa oggi parlare». Beh in realtà qualcuno parlò forte e chiaro. Il fu presidente della Repubblica Francesco Cossiga disse che ad abbattere il Dc-9 era stato un caccia francese…«Conoscevo e conosco Francesco Cossiga meglio di molti altri, non fosse altro per aver dato lui avvio alla Fondazione che oggi presiedo. Il suo non sporadico ricorso ad esternazioni non sempre condivisibili e plausibili è cosa nota, ed in quanto tali vanno rubricate le sue affermazioni riguardanti un ruolo della Francia nella caduta del velivolo Itavia. Importante è invece ciò che Cossiga ha dichiarato alla magistratura, non i suoi vaneggiamenti. Tra l’altro lui stesso smentì le sue precedenti dichiarazioni consegnando nel 2009 all’Ansa il suo ripensamento, e neppure in due esami testimoniali sotto giuramento, nel 1995 e 1996, fece cenno alcuno ad una responsabilità francese ai pm Salvi e Priore che lo interrogavano».Ma anche il Mig libico precipitato sulla Sila era un falso indizio? Eppure avvalorerebbe la tesi del conflitto aereo… «Il Mig libico è una delle tante fake messe in giro per dare sostanza alla tesi del missile. Numerose e probanti sono le testimonianze che dicono che quel velivolo è effettivamente precipitato nella Sila tre settimane dopo il Dc-9, ossia il 18 luglio. E tuttavia l’invenzione vera e propria che il Mig avesse avuto un ruolo nella tragedia del Dc-9 è ancora oggi dura a morire. Tra l’altro la tesi del collegamento tra i due eventi sarebbe stata contenuta in una fantomatica perizia mai rinvenuta in cui due medici legali, Zurlo e Rondanelli, avrebbero retrodatato la caduta del Mig libico rendendo possibile l’ipotesi del missile. Perché lo avrebbero fatto, si chiede il giudice istruttore Stagliano, che sul caso aveva indagato? “Molto semplicemente per dare una mano ad un vecchio amico del prof Zurlo, quel tale signor Davanzali, amministratore della Società Itavia, proprietario dell’aereo precipitato che, secondo le stesse affermazioni dello Zurlo, aveva tutto l’interesse a dimostrare che il Dc-9 fosse stato abbattuto”, dice il giudice. Più chiaro di così!»
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