2021-06-30
Nazista l’idea di farci inginocchiare per chiedere scusa di essere bianchi
Enrico Letta e Laura Boldrini (Ansa)
Prima di Letta e della Boldrini, fu un certo Hitler ad addossare le colpe dei singoli alla loro intera razza. E non è vero che noi occidentali siamo più cattivi. Anzi, dove non c'è il cristianesimo la ferocia abbonda.Continua, capeggiato da Letta Enrico il grigio, anzi meglio l'incolore, l'ordine a innocenti di inginocchiarsi e chiedere perdono per colpe che non hanno mai commesso. Letta Enrico ci tiene molto, e aggrotta inutilmente la fronte nell'espressione del pensatore oppure del maestrino che bacchetta bambini scemi. Anche la signora Boldrini Laura si è aggiunta ai richiedenti e ci avrebbe stupito il contrario. Come dimenticarla inginocchiata nell'aula di Montecitorio, ovviamente senza mascherina, mentre tutti gli altri ce l'avevano, sia perché non fosse nascosto il suo bel viso pieno di dolore, sia perché la mascherina non è per le élite. La pretesa che innocenti si inginocchino a chiedere perdono per colpe non loro si posa su tre presupposti completamente idioti e può essere considerato il pilastro di un progetto oscenamente astuto. Primo presupposto completamente idiota: noi bianchi, all of us, abbiamo fatto cose tremende e dobbiamo inginocchiarci per chiedere perdono di quanto siamo sporchi, brutti e cattivi. Il concetto, cioè, è che la responsabilità sia collettiva e tribale. Questo concetto, già abrogato dal codice di Nabucodonosor, ulteriormente limitato dal giudaismo, dove le colpe dei padri contro Dio possono ricadere sui figli ma mai oltre la terza generazione, frantumato nel cristianesimo, è stato trionfalmente rilanciato dal nazismo. Si tratta di un concetto razzista. La responsabilità è individuale e personale: ognuno è responsabile di tutte le sue azioni e solo delle sue azioni. Che io debba avere la responsabilità di un'azione compiuta da un tizio che non sono io, indipendentemente dal fatto che questo fosse un mio parente o semplicemente uno che ha caratteri somatici analoghi ai miei, è un'idea che poteva venire in mente non solo a giganti del pensiero come Letta Enrico e Boldrini Laura, ma che è venuta in mente anche a tale Hitler Adolfo ed è lo schema della strage delle Fosse Ardeatine e di qualsiasi azione di rappresaglia. Secondo presupposto completamente idiota: noi siamo stati sporchi, brutti e cattivi, gli altri sono stati meglio. Qui non si tratta nemmeno di stabilire quanto piccoli siano i libricini su cui Letta Enrico e Boldrini Laura hanno studiato la storia, si tratta di due strutturazioni disfunzionali del pensiero che sono la legge del tutto o nulla (se non è perfetto fa schifo), e, ancora peggio, l'incapacità di prospettiva. La ferocia è insita nell'essere umano, fa parte del pacchetto base. Da sempre i più forti prevaricano i più deboli, li uccidono per sottrarre loro la terra e i beni, o li fanno schiavi. Noi siamo stati più forti degli altri, tecnologicamente più avanzati perché nella nostra civiltà si sono fusi quattro elementi straordinari che l'hanno resa formidabile: la spiritualità biblico evangelica, la filosofia greca, il diritto romano e la ferocia dei barbari. Siamo una civiltà spirituale, duttile, pragmatica e violenta e questo ci ha reso invincibili. Il cristianesimo del Nord Africa e della Siria era infinitamente più perbene del nostro, ma non è sopravvissuto allo scontro con l'islam. Noi avevamo la ferocia dei barbari e abbiamo retto. Gli altri non sono stati più buoni, erano semplicemente meno forti, ma la loro storia è ben più atroce della nostra, anche perché alle altre civiltà è mancata la potenza del cristianesimo che è arrivato alla distruzione della schiavitù e del cannibalismo. Dove il cristianesimo non c'è la ferocia è maggiore. In India era serenamente previsto il rogo delle vedove, che potevano essere anche bambine di dieci anni date in sposa a un sessantenne. Dei milioni di schiavi morti in Arabia e in Persia non esistono i discendenti non gli era permesso riprodursi, quindi è facile dimenticarsene. Gengis Khan nelle sue guerre con mezzi artigianali, tutto fatto a mano, è riuscito ad ammazzare un numero di morti paragonabile a quello delle vittime della seconda guerra mondiale. Gli irochesi mangiavano i nemici catturati cotti ma vivi: evito i particolari. La ferocia europea era maggiore prima del cristianesimo, con innocenti bruciati vivi o sbranati negli anfiteatri per la gioia pubblica, con la pessima abitudine dei barbari, in particolare degli alemanni, di scuoiare vivi anche donne e bambini. È riesplosa con il cristianesimo sospeso. Mentre le suore della Consolata andavano in Africa a morire di malaria per curarla, mentre i missionari fondavano lebbrosari, la «scienza» creava ideologie razziste, che ripeto sono state teorie «scientifiche» prima che politiche. Con il cristianesimo sospeso nelle due terrificanti religioni atee del ventesimo secolo, comunismo e nazismo, i morti si sono contati a metri cubi.Terzo presupposto idiota: il considerare le persone di origine africana, tutte, migliori di quelle di origine italiana. Infatti Roberto Saviano dichiara che l'Italia sarà un Paese decente solo quando i sindaci saranno di origine africana. Si sta scatenando una violenza cieca di alcuni immigrati di origine africana sugli autoctoni, assassinati a colpi di coltello o di piccone. Pamela e Desirée sono state crimini etnici. Noi non siamo tutti cattivi e questo umilia l'enorme percentuale di persone perbene. Gli altri non sono tutti buoni e questo scatena la piccola percentuale costituita da psicopatici e aspiranti terroristi.Negli stessi giorni in cui tutti siamo invitati a inginocchiarci per colpe che mai abbiamo commesso, Mario Draghi ha affermato che, se non li integreremo, gli immigrati diventeranno i nostri nemici. La maggioranza della nostra immigrazione è costituita da maschi islamici in età militare. L'islam per sua stessa affermazione domina e non può essere dominato. Quindi nessun islamico può integrarsi alla vita di non islamici, è vietato dal Corano e dalla umma: siamo noi che dobbiamo integrarci a usi, costumi e tradizioni altrui. Si tratta di cedere a persone che non hanno vinto una guerra militare d'occupazione.Ecco perché la campagna di Black lives matter è così fondamentale, ecco perché Letta Enrico l'incolore e Boldrini Laura la coloratissima ci vogliono in ginocchio: è un tassello fondamentale. Inginocchiarsi a che serve? Il mindfucking, la tecnica estrema di manipolazione mentale per spingere le persone e i popoli contro i propri interessi, può metterci in condizioni di asservimento psicologico, portarci a dipendere mentalmente da altre persone, ad accettare una punizione (persino la morte) per espiare tali colpe. Tutta la mia stima a chi si è inginocchia solo davanti a Dio e quando deve prendere in braccio un bimbo piccolo.
Il simulatore a telaio basculante di Amedeo Herlitzka (nel riquadro)
Gli anni Dieci del secolo XX segnarono un balzo in avanti all’alba della storia del volo. A pochi anni dal primo successo dei fratelli Wright, le macchine volanti erano diventate una sbalorditiva realtà. Erano gli anni dei circuiti aerei, dei raid, ma anche del primissimo utilizzo dell’aviazione in ambito bellico. L’Italia occupò sin da subito un posto di eccellenza nel campo, come dimostrò la guerra Italo-Turca del 1911-12 quando un pilota italiano compì il primo bombardamento aereo della storia in Libia.
Il rapido sviluppo dell’aviazione portò con sé la necessità di una crescente organizzazione, in particolare nella formazione dei piloti sul territorio italiano. Fino ai primi anni Dieci, le scuole di pilotaggio si trovavano soprattutto in Francia, patria dei principali costruttori aeronautici.
A partire dal primo decennio del nuovo secolo, l’industria dell’aviazione prese piede anche in Italia con svariate aziende che spesso costruivano su licenza estera. Torino fu il centro di riferimento anche per quanto riguardò la scuola piloti, che si formavano presso l’aeroporto di Mirafiori.
Soltanto tre anni erano passati dalla guerra Italo-Turca quando l’Italia entrò nel primo conflitto mondiale, la prima guerra tecnologica in cui l’aviazione militare ebbe un ruolo primario. La necessità di una formazione migliore per i piloti divenne pressante, anche per il dato statistico che dimostrava come la maggior parte delle perdite tra gli aviatori fossero determinate più che dal fuoco nemico da incidenti, avarie e scarsa preparazione fisica. Per ridurre i pericoli di quest’ultimo aspetto, intervenne la scienza nel ramo della fisiologia. La svolta la fornì il professore triestino Amedeo Herlitzka, docente all’Università di Torino ed allievo del grande fisiologo Angelo Mosso.
Sua fu l’idea di sviluppare un’apparecchiatura che potesse preparare fisicamente i piloti a terra, simulando le condizioni estreme del volo. Nel 1917 il governo lo incarica di fondare il Centro Psicofisiologico per la selezione attitudinale dei piloti con sede nella città sabauda. Qui nascerà il primo simulatore di volo della storia, successivamente sviluppato in una versione più avanzata. Oltre al simulatore, il fisiologo triestino ideò la campana pneumatica, un apparecchio dotato di una pompa a depressione in grado di riprodurre le condizioni atmosferiche di un volo fino a 6.000 metri di quota.
Per quanto riguardava le capacità di reazione e orientamento del pilota in condizioni estreme, Herlitzka realizzò il simulatore Blériot (dal nome della marca di apparecchi costruita a Torino su licenza francese). L’apparecchio riproduceva la carlinga del monoplano Blériot XI, dove il candidato seduto ai comandi veniva stimolato soprattutto nel centro dell’equilibrio localizzato nell’orecchio interno. Per simulare le condizioni di volo a visibilità zero l’aspirante pilota veniva bendato e sottoposto a beccheggi e imbardate come nel volo reale. All’apparecchio poteva essere applicato un pannello luminoso dove un operatore accendeva lampadine che il candidato doveva indicare nel minor tempo possibile. Il secondo simulatore, detto a telaio basculante, era ancora più realistico in quanto poteva simulare movimenti di rotazione, i più difficili da controllare, ruotando attorno al proprio asse grazie ad uno speciale binario. In seguito alla stimolazione, il pilota doveva colpire un bersaglio puntando una matita su un foglio sottostante, prova che accertava la capacità di resistenza e controllo del futuro aviatore.
I simulatori di Amedeo Herlitzka sono oggi conservati presso il Museo delle Forze Armate 1914-45 di Montecchio Maggiore (Vicenza).
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