2022-08-20
Lodo Z: la grande trappola del Pd è pronta
Sergio Mattarella (Getty Images)
Pur di evitare un governo a guida Meloni, i dem con l’avallo del Quirinale tenteranno di ricomporre la maggioranza Ursula dopo il voto. Con la regia di Zampetti, il piano ha bisogno che il partito di Letta sia primo. E che Forza Italia molli l’alleanza.Come usa in sacrestia sono solo sussurri. Si mormora della sindrome 2013: Giorgio Napolitano appena rieletto al Quirinale, Enrico Letta presidente del Consiglio da perdente. A volte ritornano. Si prega per la resurrezione democristiana con una maggioranza Ursula sotto un cielo di cinque stelle. Il popolo ha bisogno di una guida illuminata. Se fa da solo o pecca o sbaglia, comunque fa male. Ecco perciò il lodo Z. Niente a che vedere con le insegne da guerra di Putin, sia chiaro, anche se al parlamento europeo – dice VoteWatch – il Pd è quello che vota più spesso a vantaggio del fu compagno Vladimir. No Z dal cognome di Ugo Zampetti l’alter ego del presidente della Repubblica di cui è il segretario facente funzione. Pare, dicono i solitamente bene informati, che abbia fatto le prove davanti allo specchio per leggere il rituale conferimento d’incarico al nuovo presidente del Consiglio, ma al momento di dire «il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricevuto al Quirinale Giorgia Meloni…» non gliela fa ad andare avanti. Sicuramente è solo un pettegolezzo a livello di sacrestia. Per lui questo o quella pari sono, sia ben chiaro. Però, dicono sempre in sacrestia, gira un’idea apparentemente mattarella. Dipende da come va il voto. Ma non tutto, serve solo il punto di partenza; il resto viene da sé. Se si realizzasse la condizione iniziale l’idea potrebbe trovare molte gambe su cui camminare, potrebbe avere molti ambiti – alcuni anche familiari come fra zio e nipote – in cui svilupparsi, avrebbe anche alcune teste che ci stanno già lavorando. È di una semplicità palmare ed è (non) scritta nella Costituzione. Enrico Letta la ritiene praticabile e per questo si erge a paladino della Carta. In campagna elettorale si stanno scalmanando ed insultando, stanno promettendo, distribuendo posti, importunando bagnanti e mobilitando badanti, ma non hanno letto l’articolo 92, secondo comma, l’unico che parla di come si forma un governo. Dice solo: «Il presidente della Repubblica nomina il presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri». Non c’è altro. Sergio Mattarella può affidare il governo a chiunque. L’unica condizione è che (articolo 94) «Il governo deve ottenere la fiducia delle due Camere» dove si presenta entro 10 giorni dalla formazione. La discussione su Giorgia Meloni vincente nel centrodestra che diventa presidente del Consiglio si fonda su una logica supposizione, ma non su un precetto. Perciò soccorrerebbe il lodo Z. Prevede che il Pd sia il primo partito. È questa la ragione vera che ha indotto Enrico Letta a spostarlo a sinistra. Sa che in base al lodo Z il centro moderato è già disponibile. Bisogna evitare che vi sia un eccesso di radicalismo a sinistra e lasciare un po’ di spazio ai 5Stelle perché portino a casa un risultato decente. Poi a condurli come il figliol prodigo in sacrestia ci pensa Giuseppe Conte. Se il Pd fosse il primo partito Sergio Mattarella sarebbe pienamente legittimato ad affidare un incarico esplorativo al segretario del partito perdente in coalizione, ma vincente come lista. Altrimenti – pensano i grandi architetti del lodo Z -se non fa questo che ci sta a fare al Quirinale dove risiede per la seconda volta senza obiezione alcuna grazie al silenzio della Costituzione sulla rielezione? Lo stesso silenzio che avvolge la figura del presidente del Consiglio, un silenzio che il Pd non vuole che sia rotto né ora né mai ed è perciò che agita lo spettro del vulnus democratico che il centrodestra si preparerebbe a compiere con una riforma presidenzialista. Una volta incaricato Letta il resto va liscio. A Villa Nazareth – la succursale in politica della segretaria di Stato vaticana - stanno già lavorando perché l’ex loro allievo Giuseppe Conte stringa la mano a Enrico Letta come tra amici di parrocchia. C’è uno zio importante da sollecitare per impedire che venga il tempo delle destre. Se zio Gianni – non insensibile alle istanze vaticane - parla col Cavaliere sempre più in cerca di una legittimità dal Ppe (i democristiani d’Europa) una larga intesa si può trovare e promettendo visibilità ai due capoclasse dei Parioli e di Pontassieve il gioco è fatto. All’opposizione restano Matteo Salvini e Giorgia Meloni col 39% dei voti? E che problema c’è? La nostra – come s’usa dire in questi casi e come si ripete dal 2011 ad oggi – è una Repubblica parlamentare e se il governo trova la fiducia nessuno osi invocare la rappresentatività violata. Per andare avanti vuoi che un’impennata del Covid, una guerra, una crisi energetica, un veto europeo non si raccatta per dire che c’è un’emergenza, che serve una maggioranza ampia a tutela dell’interesse nazionale e che quindi non si può tornare a votare? È lo schema di Giorgio Napolitano del 2013 riadattato e corretto e che produsse proprio Enrico Letta come presidente del Consiglio. Tra l’altro è l’unico modo per salvare il Pd che sta insieme solo fin che può spartire potere. È una di quelle preghiere che si sussurrano a mezza bocca in sacrestia, ma col pallottoliere in mano che si può sgranare come il rosario. Se il Pd prende il 24, Conte il 10, i Carenzi il 6, il Cavaliere il 10, ma con un bel bottino di suoi all’uninominale che fa transitare da destra al centro, con un po’ di esteri, i senatori a vita e le autonomie il gioco è fatto, l’Europa è contenta e il Papa benedice. Si può tranquillamente fare a meno di Nicola Fratoianni e di Angelo Bonelli, invitati a corte giusto per un giro turistico. C’è l’ostacolo dei 5Stelle che non piacciono a Calenda e a Forza Italia? Il lodo Z è perfettamente democristiano e Conte è il più democristiano di tutti. Guardiamoli in faccia i contraenti. Enrico Letta viene dall’Azione cattolica, Matteo Renzi è figlio di un democristiano, ex scout prodiano, Antonio Tajani un ex monarchico amatissimo dai democristiani di tutta Europa, Maurizio Lupi è democristiano dentro, Giuseppe Conte è un «seminarista» di villa Nazareth devotissimo a San (padre) Pio. Un bel campo largo e santo perimetrato dopo che gli altri lo hanno arato.