2024-11-19
La sinistra all’attacco del ministro. Ma il padre di Giulia apre al dialogo
Per il titolare del dicastero dell’Istruzione Giuseppe Valditara i femminicidi di oggi «sono il frutto di una grave immaturità narcisista del maschio». Mentre l’opposizione insorge, Gino Cecchettin chiede un impegno collettivo.È sempre intorno alla disinformazione e alla mistificazione ideologica che è andata in scena, ieri, l’ennesima polemica tra governo e opposizione, innescata dalle parole pronunciate dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara in un videomessaggio trasmesso nel corso della presentazione della fondazione Giulia Cecchettin alla Camera dei deputati.Dopo il discorso di Gino Cecchetin, il papà della ventiduenne di Vigonovo (Venezia) uccisa a coltellate dall’ex fidanzato Filippo Turetta un anno fa - ispirato all’impegno collettivo nel promuovere la cultura dell’amore e del rispetto - il ministro ha puntato il dito sui «rischi nuovi». «Deve essere chiara ad ogni nuovo venuto, a tutti coloro che vogliono vivere con noi, la portata della nostra Costituzione, che non ammette discriminazioni fondate sul sesso», specifica Valditara, per poi sottolineare che «occorre non far finta di non vedere che l’incremento dei fenomeni di violenza sessuale è legato anche a forme di marginalità e di devianza in qualche modo discendenti da una immigrazione illegale. Non si può accettare la cultura della violenza verbale e fisica, dell’insulto e della minaccia, della prepotenza e della mancanza di rispetto verso ogni persona». Apriti cielo: «Intervento imbarazzante, Valditara sceglie di strumentalizzare un tema così importante per alimentare la propaganda anti-immigrati di questa ultra destra», è insorta Laura Boldrini, deputata Pd e coordinatrice dell’intergruppo della Camera per le donne, i diritti e le pari opportunità. «Parole indecenti» anche per il senatore del Pd Marco Meloni, «mi vergogno per lui», mentre per il segretario di +Europa, Riccardo Magi «la sua affermazione (di Valditara, ndr) è smentita da ogni statistica». «Grave che il ministro dica cose infondate, non c’è alcuna correlazione tra femminicidi e immigrazione», ha dichiarato la capogruppo di Alleanza verdi e sinistra (Avs) alla Camera, Luana Zanella, unendosi al coro di proteste indignate.Certo, Giulia Cecchettin è stata «uccisa da un ragazzo bianco, per bene», come ha sottolineato la sorella Elena. Ma i dati Istat del 2019 sulla violenza contro le donne ci hanno detto che, su una popolazione di stranieri residenti in Italia pari a circa 5 milioni di persone (l’8,8 per cento rispetto alla popolazione totale), il 41,7 per cento di tutte le violenze sessuali è stata commessa da stranieri, rispetto al 39,5 per cento del 2018. Nel 2019, l’inclinazione alla violenza sessuale da parte degli stranieri è stata 7,7 volte più alta rispetto a quella degli italiani. Anche i dati del Ministero degli Interni del 2021 raccontano che un reato su tre è commesso da un immigrato e il 39 per cento delle violenze sessuali è compiuto attualmente dalla popolazione straniera. Non è un caso che, tra i reati compiuti contro le donne, rientrino la costrizione o l’induzione al matrimonio e la deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso. Eppure, per la senatrice di Avs Aurora Floridia «la violenza di genere non ha passaporto» e quella di Valditara è soltanto «propaganda». Dello stesso avviso Alessandra Moretti (Pd), secondo la quale «Valditara sbaglia sulla lotta al patriarcato, che è una battaglia comune per sradicare maschilismo, violenza e sopraffazione». La polemica è divampata dopo le essenziali precisazioni del ministro sulla manipolazione tutta italiana del concetto di patriarcato: «Come fenomeno giuridico, è finito con la riforma del diritto di famiglia del 1975, che ha sostituito alla famiglia fondata sulla gerarchia, la famiglia fondata sulla eguaglianza», ha spiegato Valditara, rammentando anche le parole del filosofo Massimo Cacciari («il patriarcato è morto duecento anni fa»). L’argomentazione è chiara,«il femminicidio oggi sembra più il frutto di una grave immaturità narcisista del maschio che non sa sopportare i no», ma attenzione a dirlo e guai anche a dire che la soluzione non è la manomissione ideologica ad uso politico che è stata fatta finora del contrasto alla violenza sulle donne. «Ci sono due strade», ha spiegato Valditara, «per consentire a una donna di sentirsi sicura, libera, non discriminata e di avere pari opportunità di realizzazione personale e professionale: una concreta, ispirata ai valori costituzionali. L’altra, ideologica. I percorsi ideologici - per il ministro - non mirano mai a risolvere I problemi ma ad affermare una personale visione del mondo. La logica è quella che vorrebbe risolvere la questione femminile lottando contro il patriarcato». Piuttosto, per Valditara, «ci sono ancora nel nostro paese residui di maschilismo, diciamo pure di machismo, che vanno combattuti». Come? «La vera battaglia è culturale e parte innanzitutto dalla scuola, ma non coinvolge solo la scuola: coinvolge la famiglia - grande assente nei sermoni dell’opposizione - la cultura di massa, l’uso dei social, la stessa pubblicità». La propaganda, insomma, che non ha fatto presa su Gino Cecchettin: nel suo addolorato e accorato discorso, di «lotta al patriarcato» non c’è traccia. Pour cause.Piuttosto, per Valditara, «ci sono ancora nel nostro paese residui di maschilismo, diciamo pure di machismo, che vanno combattuti», promuovendo quel «cambiamento culturale - evocato dal ministro per la famiglia Eugenia Roccella - attraverso un confronto aperto».
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