2025-08-03
Altro che il cambiamento climatico. Sindaci verso il processo per alluvione
L'alluvione a Prato nel novembre 2023 (Ansa)
Per gli eventi del 2023 i pm chiedono il rinvio a giudizio per politici e tecnici di Prato e diverse città toscane. I capi di accusa: disastro e omicidio colposo. Morti e distruzione si potevano evitare con la giusta manutenzione. Non con la folle transizione ecologica.Dicono che sia tutta colpa del cambiamento climatico, del riscaldamento globale, del poveraccio con la scatoletta su quattro ruote alimentata a benzina che inquina e causa i peggiori sconvolgimenti. Poi, però, salta fuori che forse anche la politica c'entra qualcosa. C'entrano le manutenzioni non fatte, i piani di prevenzione non rispettati, gli interventi mancanti. È il caso di Prato, città funestata da una alluvione il 2 novembre del 2023. Il procuratore Luca Tescaroli e i sostituti Alessia La Placa e Valentina Cosci hanno chiesto il rinvio a giudizio dell’ex sindaco della città toscana Matteo Biffoni, pezzo grosso del Pd locale, del sindaco di Montemurlo Simone Calamai e di numerose altre persone tra amministratori e tecnici. L'elenco è lungo: l'ex vicesindaco di Prato Simone Faggi, l’assessore all’Urbanistica Valerio Barberis; l’assessore alla Protezione civile di Montemurlo Valentina Vespi. E ancora la dirigente Pamela Bracciotti e il capo della protezione civile di Prato Sergio Brachi, gli omologhi del Comune di Montemurlo Sara Tintori e Stefano Grossi. Poi Fabio Martelli, responsabile di settore del Genio civile Valdarno centrale e pure Luca Della Longa, direttore del quarto tronco di Autostrade per l’Italia. Le accuse sono di disastro colposo e, per la maggioranza degli indagati, anche di omicidio colposo, dato che dall'alluvione furono uccisi Antonio Tumulo e Alfio Ciolini, quest'ultimo annegato nel salotto di casa trasformato in una prigione d'acqua. Il centrodestra, anche giustamente, affonda il coltello nella ferita. «Abbiamo piena fiducia nel lavoro della magistratura e auguriamo buon lavoro agli inquirenti», dicono la parlamentare Elisa Montemagni, commissario provinciale di Prato della Lega, e Claudiu Stanasel, ex capogruppo leghista in Consiglio comunale. «Ma è evidente che questa vicenda non sia più solo un caso giudiziario: è anche una questione politica e amministrativa, che chiama in causa le responsabilità di chi ha governato il territorio negli ultimi anni, ignorando segnali e criticità nella gestione del rischio idrogeologico. E il Partito democratico, che amministra da sempre questi territori, non può continuare a voltarsi dall’altra parte, o far finta che la colpa sia di qualcun altro. Davanti a tragedie come quella dell’alluvione, servono serietà, umiltà e assunzione di responsabilità politica. A rendere ancora più grave il quadro complessivo è che questo pesante atto della magistratura si somma alla situazione di un capoluogo, Prato, attualmente commissariato a seguito delle dimissioni del sindaco Bugetti, coinvolta in una separata inchiesta per corruzione. Un’intera classe dirigente del Partito democratico locale è ora al centro di vicende giudiziarie che mettono in discussione anni di gestione amministrativa». Al di là dei consueti scambi di cortesie politici, però, il nodo della faccenda è un altro. Tutti i politici e professionisti di cui sopra, secondo l'accusa, sarebbero responsabili di non aver fatto tutto ciò che si doveva per mettere in sicurezza il territorio. La domanda a cui risponderanno le udienze (la prossima è fissata per il 2 di novembre) è banale quanto angosciante: si potevano evitare i disastri o comunque limitare i danni e salvare vite? Secondo la Procura, sì. Eppure, subito dopo il dramma nel 2023, tutti puntavano il dito verso il cambiamento climatico. «Abbiamo ancora gli occhi gonfi di tristezza e stupore per l’enorme tragedia che ha colpito Campi Bisenzio, Prato, Montemurlo, Agliana, Quarrata (oltre a Lamporecchio e Rosignano)», diceva Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana. «I dati del bilancio finale di Città Clima 2023 ci dicono che questa diventerà la nostra nuova normalità». A sinistra erano in molti a ripetere queste frasi sull'emergenza climatica, la necessità di cambiare rotta eccetera. A un paio di giorni dalla tragedia di Prato, Elly Schlein attaccava proprio sui temi green: «Purtroppo un altro evento climatico estremo si abbatte sulla Toscana e sul Veneto. Grande vicinanza alle popolazioni colpite e alle famiglie dei morti che purtroppo ci sono stati. Però al governo c’è chi continua a negare l’emergenza climatica e blocca le rinnovabili e non investe ancora a sufficienza sulla prevenzione del dissesto». Il problema è che è un po' troppo facile scaricare ogni responsabilità sul clima che muta e sull'emissione di CO2. Soprattutto quando ci sono di mezzo le carenze dei propri amministratori locali, compresi quelli che finiscono sotto indagine. Anche se fossero vere tutte le teorie sull'origine antropica del riscaldamento globale, i politici risulterebbero decisamente più credibili se prima di lanciarsi in discorsi ambiziosi dimostrassero di aver svolto con responsabilità il proprio lavoro. Tradotto: prima di pensare alle emissioni sarebbe il caso di considerare le eventuali carenze delle amministrazioni locali, il modo in cui si occupano della pulizia dei fiumi, della tutela degli argini e della gestione del suolo. Troppo spesso e da troppo tempo, le paternali sul green servono soprattutto a scaricare il barile con eleganza. E invece di contribuire a combattere l'inquinamento, servono a inquinare il dibattito.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)