2021-10-13
Siluro di Grillo su Conte e il governo. «Tamponi gratis per i lavoratori»
Giuseppe Conte e Beppe Grillo (Ansa)
L'Elevato entra a gamba tesa, spaccando la maggioranza e spiazzando Giuseppi, che già fatica a far digerire ai 5 stelle l'intesa con il Pd ai ballottaggi. E torna in campo pure Dibba, sparando a zero sul «messia Draghi»Per Soumahoro, paladino dei braccianti coccolato dai dem, la card sarà «strumento di discriminazione»: viene negata a chi s'è inoculato farmaci non riconosciuti dall'EmaLo speciale contiene due articoliBeppe Grillo cento ne pensa e una ne scrive, e quella che scrive è sempre, immancabilmente, una staffilata al suo ex pupillo, Giuseppe Conte. È noto a tutti che il fondatore del M5s ha dovuto digerire la leadership di Giuseppi, dopo averla prima a lungo osteggiata, in maniera clamorosa, e poi depotenziata, con modifiche statutarie tali da rendere la «panchina» dell'ex avvocato del popolo assai traballante. Difficile dargli torto, alla luce di quanto è accaduto nelle ultime settimane: non c'è ormai un solo elettore tra i pochi rimasti ai pentastellati che non si sia reso conto del fatto che l'alleanza strutturale con Pd e Leu ha trasformato il fu M5s in un cespuglietto di scorta di Enrico Letta. Mentre il M5s è devastato dai flop elettorali delle amministrative, e mentre Luigi Di Maio conquista la presidenza del Comitato di garanzia, con i voti degli altri due membri, Roberto Fico e Virginia Raggi, commissariando di fatto Conte, arriva Beppe Grillo a scagliare un altro siluro verso l'ex premier e la corrente del grillismo rosso da lui capitanata. Lo spunto è un ragionamento sul green pass per i lavoratori, che diventerà obbligatorio il prossimo 15 ottobre, che Grillo pubblica sul suo blog e sui social. «I lavoratori senza vaccino», scrive Grillo dopo aver fatto un paio di calcoli, «potrebbero essere 3-3,5 milioni, su 23 milioni di lavoratori, il 13%-15% circa. Se lo Stato decidesse, come auspicabile, di pagare i tamponi per entrare in azienda, per questi lavoratori, servirebbe circa un miliardo di euro fino a dicembre 2021». Beppe considera quindi «auspicabile» che sia lo Stato a pagare i tamponi per i lavoratori non vaccinati: una presa di posizione di grande significato politico, poiché si inserisce come un cuneo nel rapporto tra Conte e il Pd e in quello tra il M5s e l'esecutivo guidato da Mario Draghi. L'ingresso dei pentastellati nel governo Draghi, ricordiamolo sempre, fu caldeggiato proprio da Grillo. Torniamo al post del fondatore: Beppe si rende conto di quanto sarà difficile per i lavoratori non vaccinati sobbarcarsi la spesa per i tamponi da effettuare per non perdere il posto, anche se occorre tenere presente che la gratuità dei test andrebbe a togliere ogni arma alla protesta di chi vede nel green pass un intollerabile strumento di schedatura di massa. Al di là del merito della proposta, è rilevante che Grillo vada a rompere il fronte Pd-M5s su questo delicato argomento, avvicinandosi alle tesi di Lega e Fratelli d'Italia, e non è un caso che, tra i vari commenti negativi alla sua proposta arrivati dalla maggioranza, la reazione più stizzita sia quella di Andrea Orlando, ministro del Lavoro dei dem: «Ho sempre detto», sottolinea Orlando, «che mi sembra ragionevole pensare a tutte le forme possibili di calmierazione, ma far diventare il tampone gratuito significa dire sostanzialmente che chi si è vaccinato ha sbagliato. Io penso invece», aggiunge Orlando, «che noi dobbiamo dire che chi va a lavorare e chi ancora non è convinto può avere anche un trattamento parzialmente diverso rispetto a chi non deve andare a lavorare». Molto diversa, comprensibilmente, la reazione di Matteo Salvini: «Ho visto Grillo», dice Salvini, «chiedere l'estensione della validità dei tamponi e di offrirli gratuitamente, meglio tardi che mai». Da far cadere le braccia, invece, la risposta di Carlo Sibilia, sottosegretario all'Interno del M5s: «Ammesso e non concesso che ci sia un miliardo a disposizione», dichiara Sibilia a Sky Tg24, «userei queste risorse per aiutare le famiglie che hanno avuto decessi a causa della pandemia. Chi oggi non ha il green pass è un no vax». Una tesi, quest'ultima di Sibilia, francamente insostenibile per quanto è grossolana, ma che dimostra quanto nervosismo ci sia nella corrente dei grillini rossi e in quelli inchiodati alle poltrone di governo per la sortita di Grillo. Sortita che va letta in controluce: Beppe è tra i principali sponsor dell'ascesa di Virginia Raggi ai vertici del M5s, in chiave anti Conte e anti grillismo rosso, come anticipato dalla Verità. E torna a farsi sentire anche Alessandro Di Battista, che con la Raggi leader tornerebbe nel M5s: «Salari bassi, schifosamente bassi», scrive il Dibba su Facebook, «precarietà, povertà anche tra lavoratori, bollette carissime, delocalizzazioni, Parlamento violentato dai decreti legge, licenziamenti facili, zero interventi sui trasporti. Tutti a parlare di green pass ma ci sono veri e propri carri bestiame con lo Stato che si volta dall'altra parte. La realtà», aggiunge Di Battista, «cozza con la narrazione agiografica che si fa del messia Draghi». Il succo politico della proposta di Grillo va dunque distillato insieme al «no» della Raggi al sostegno a Roma a Roberto Gualtieri, alla prospettiva di un imminente ritorno in campo di Di Battista, alla elezione di Di Maio al vertice del Comitato di Garanzia. Tutti protagonisti politici assolutamente contrari alla strategia di Conte, quella di trasformare il M5s in un alleato di minoranza del Pd.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/siluro-di-grillo-su-conte-e-il-governo-tamponi-gratis-per-i-lavoratori-2655283197.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-mito-di-letta-critica-il-super-pass" data-post-id="2655283197" data-published-at="1634060579" data-use-pagination="False"> Il mito di Letta critica il super pass È fascista pure Aboubakar Soumahoro? Il sindacalista dei braccianti, l'attivista che l'altro giorno sfilava con Mimmo Lucano alla Marcia della pace, il mito della sinistra pro immigrazione, che Enrico Letta, ad aprile, aveva invitato a partecipare alle «Agorà democratiche», esprime pure lui qualche perplessità sul super green pass. In un video postato su Twitter ieri, con alle spalle i suoi compagni africani della Lega braccianti, Soumahoro si rivolge direttamente al «signor presidente Mario Draghi»: «Ci sono qui gli invisibili, braccianti che attualmente sono impossibilitati ad avere il green pass per potersi muovere lungo la filiera agroalimentare», tuona l'attivista. «Persone che, di fatto, da sempre sono state confinate e attualmente, nonostante le due dosi di vaccino, sono impossibilitate a muoversi perché non hanno il green pass». Evidentemente, Soumahoro si riferisce all'esclusione dal lasciapassare di chi si è vaccinato all'estero con farmaci non riconosciuti dall'Ema, come il russo Sputnik o i cinesi Sinovac e Sinopharm, diffusi nei Paesi del Terzo mondo o in via di sviluppo, nei confronti dei quali il Dragone aveva giocato la carta della «geopolitica dei vaccini». E non sempre con risultati brillanti: Cile e Seychelles, ad esempio, erano ripiombati in lockdown nonostante una massiccia e rapida campagna di inoculazioni con i medicinali forniti da Pechino. Il sindacalista, ad ogni modo, prosegue con parole taglienti: «Non vogliamo che questo sia di nuovo uno strumento per acuire le già esistenti disuguaglianze». Di più: «Le già esistenti dimensioni di deriva discriminatoria. Diritto alla salute per tutti e diritto al lavoro per tutti!». Insomma, non va proprio tutto bene. Persino il celebratissimo paladino degli agricoltori sfruttati, coperto di elogi per il suo impegno contro il caporalato e in difesa degli «invisibili», s'è visto costretto a rovinare la retorica del foglio verde come geniale viatico per la «ripartenza», come mezzo per riconquistare la «libertà» e la «normalità». E viene spontaneo, appunto, domandarsi: se il giochino di media e partiti di sinistra è quello di equiparare i no pass ai no vax ed entrambi alle camicie nere, è fascista anche Soumahoro? Sono fascisti anche i Cobas, o gli studenti, che lunedì hanno protestato in varie città, peraltro dando fuoco alle foto del premier e sbeffeggiando Maurizio Landini? Fino a prova contraria, anzi, la Cgil stessa, prima di finire assediata da Forza nuova e, di conseguenza, omaggiata dall'inquilino di Palazzo Chigi, aveva dato filo da torcere a governo e industriali, sollevando una serie di legittime perplessità sul lasciapassare esteso ai luoghi di lavoro. È meglio dare atto che esiste un dissenso fondato, probabilmente nemmeno politicamente connotato, di puro buon senso? O qualcuno crede sia possibile nascondere la polvere del super green pass sotto al tappeto nero del «pericolo fascista»? Che qualcosa non stia funzionando l'ha intuito addirittura Letta. Il quale, con La Stampa, ha indossato i panni del «medio progressista» di Fantozzi, il despota illuminato che anziché decapitare i sudditi riottosi, li guida alla salvezza con benevolo paternalismo: la piazza anti pass «esiste ed esistono minoranze [...]. Bisogna avere atteggiamenti inclusivi, di tolleranza nei confronti di coloro che faticano a stare dentro questo quadro di regole». Come definirli? Camerati che sbagliano...