2024-07-12
Siluro dei donatori a Biden: congelati i fondi elettorali Prende piede l’ipotesi Kamala
Sospese le sovvenzioni al presidente. Incognita sul destino dei 240 milioni già raccolti in caso di ritiro. Intanto, il team del dem sonda l’opinione sulla candidatura della Kamala Harris.La candidatura di Joe Biden continua a scricchiolare. Peter Welch è diventato il primo senatore del Partito democratico a invocare un suo ritiro dalla corsa elettorale, mentre il deputato dem, Adam Schiff, ha chiesto che il presidente si sottoponga a un test cognitivo: una posizione di fatto espressa anche dalla governatrice del Michigan, Gretchen Whitmer, che è attualmente considerata una possibile candidata sostitutiva di Biden. Come se non bastasse, secondo un sondaggio del Washington Post, per il 67% degli americani (e, in particolare, per il 56% degli elettori dem), il presidente dovrebbe abbandonare la corsa. Cnn ha inoltre rivelato che i finanziatori dell’Asinello stanno diventando sempre più nervosi: alcuni avrebbero anche temporaneamente sospeso le donazioni in attesa di capire i prossimi sviluppi. Politico ha infine confermato che Barack Obama, storico amico di George Clooney, non avrebbe affatto dissuaso l’attore, che a giugno raccoglieva fondi per Biden, dal chiedere il ritiro del presidente. Lo stesso conduttore di Msnbc, Joe Scarborough, ha riportato che il team del presidente vedrebbe la mano di Obama dietro la fronda in corso.In questo quadro, emerge con sempre maggiore insistenza una domanda: nel caso Biden dovesse ritirare la propria candidatura, che fine farebbero i fondi elettorali da lui raccolti? La risposta non è affatto semplice. Le normative americane sui finanziamenti elettorali sono infatti particolarmente aggrovigliate. Inoltre, non è mai successo che un presidente rieleggibile si ritirasse in una fase tanto avanzata della campagna elettorale. A giugno, il totale dei fondi detenuto dal campo dem ammontava a circa 240 milioni di dollari: di questi, 65 milioni sono in mano al Comitato nazionale democratico, mentre 91 milioni fanno capo alla campagna presidenziale. Ebbene, quale potrebbe essere il destino di questo denaro in caso di un passo indietro dell’inquilino della Casa Bianca?Secondo The Hill, «Biden avrebbe il controllo totale sui milioni di dollari raccolti dalla sua campagna presidenziale se decidesse di ritirarsi dalla corsa contro l’ex presidente Trump». «Anche se Biden non fosse il candidato, avrebbe l’autorità di dare istruzioni al tesoriere della sua campagna su cosa fare con i fondi rimanenti, che si tratti di un trasferimento completo al Comitato nazionale democratico o a un super Pac che supporta il nuovo candidato», ha dichiarato alla testata Steve Roberts, che ha lavorato nella campagna presidenziale del repubblicano Vivek Ramaswamy. «Potrebbe andare tutto a Kamala Harris, potrebbe andare tutto al Comitato nazionale dem. O a qualsiasi cosa nel mezzo», ha aggiunto, sempre parlando con The Hill, Tom Moore, che è un esponente del think tank progressista Center for American Progress. Lo scenario più probabile è comunque che la maggior parte dei fondi venga «ereditata» dalla Harris, in quanto fa parte del ticket presidenziale insieme allo stesso Biden ed è quindi associata al comitato «Biden for president».Sorge tuttavia spontanea un’altra domanda. Nel caso la Harris diventasse la candidata, i finanziatori potrebbero chiedere un rimborso? Secondo l’Associated Press, teoricamente potrebbero, ma soltanto a patto che la campagna presidenziale dia a sua volta l’ok per concederglielo. Questo significa che non c’è un diritto di risarcimento automatico. «Una volta che un donatore effettua un contributo, rinuncia ai diritti su quei fondi», ha dichiarato l’ex funzionario della Federal election commission, Kenneth Gross. Di contro, qualora né Biden né la Harris dovessero alla fine essere i candidati, la campagna potrebbe dover procedere a rimborsare i finanziatori. Non solo. Un eventuale trasferimento di soldi a un altro candidato sarebbe sottoposto a stringenti limitazioni. «Le leggi sul finanziamento delle campagne elettorali consentono trasferimenti diretti a un’altra campagna federale solo fino a un massimo di 2.000 dollari», ha riferito Forbes.Destino parzialmente differente spetterebbe ai 65 milioni di dollari attualmente in mano al Comitato nazionale dem. Secondo Usa Today, «se Biden si ritirasse dalla campagna, questo denaro verrebbe probabilmente utilizzato per sostenere la campagna di chiunque vinca la nomination alla Convention di agosto». Infine, c’è la questione dei Super Pac: per quanto affiliato a una campagna elettorale, questo tipo di comitato di raccolta fondi opera in modo autonomo dai candidati che sostiene. Ragion per cui, secondo Usa Today, il Super Pac che supporta Biden, Future Forward, «potrebbero decidere di spendere il denaro per aiutare a eleggere il nuovo candidato democratico alla presidenza, di trasferire il denaro a un altro super Pac o di rimborsare il denaro ai donatori». Ricordiamo che, attualmente, Future Forward avrebbe in cassa oltre 92 milioni di dollari.Resta comunque il fatto che le normative sui finanziamenti elettorali sono un ginepraio e che permangono vari punti interrogativi. Per ora, l’unica cosa certa è che la Harris potrebbe uscire politicamente rafforzata come eventuale sostituta di Biden. Nonostante la sua impopolarità, nel caso fosse lei la candidata si registrerebbero infatti meno problemi sulla questione del trasferimento dei fondi elettorali: si tratta di un fattore che potrebbe teoricamente avvantaggiarla in sede di Convention. Non a caso, il New York Times ha riferito che la campagna di Biden starebbe conducendo sondaggi per testare un’eventuale competizione tra la Harris e Trump. Lo stesso quotidiano ha infine rivelato che alcuni consiglieri del presidente avrebbero intenzione di convincerlo a fare un passo indietro.
Pedro Sánchez (Getty Images)
Alpini e Legionari francesi si addestrano all'uso di un drone (Esercito Italiano)
Oltre 100 militari si sono addestrati per 72 ore continuative nell'area montana compresa tra Artesina, Prato Nevoso e Frabosa, nel Cuneese.
Obiettivo dell'esercitazione l'accrescimento della capacità di operare congiuntamente e di svolgere attività tattiche specifiche dell'arma Genio in ambiente montano e in contesto di combattimento.
In particolare, i guastatori alpini del 32° e i genieri della Legione hanno operato per tre giorni in quota, sul filo dei 2000 metri, a temperature sotto lo zero termico, mettendo alla prova le proprie capacità di vivere, muoversi e combattere in montagna.
La «Joint Sapper» ha dato la possibilità ai militari italiani e francesi di condividere tecniche, tattiche e procedure, incrementando il livello di interoperabilità nel quadro della cooperazione internazionale, nella quale si inserisce la brigata da montagna italo-francese designata con l'acronimo inglese NSBNBC (Not Standing Bi-National Brigade Command).
La NSBNBC è un'unità multinazionale, non permanente ma subito impiegabile, basata sulla Brigata alpina Taurinense e sulla 27^ Brigata di fanteria da montagna francese, le cui componenti dell'arma Genio sono rispettivamente costituite dal 32° Reggimento di Fossano e dal 2° Régiment étranger du Génie.
È uno strumento flessibile, mobile, modulare ed espandibile, che può svolgere missioni in ambito Nazioni Unite, NATO e Unione Europea, potendo costituire anche la forza di schieramento iniziale di un contingente più ampio.
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